II primo petalo del suo fiore
è l'improvvisa luminescenza
sui polpastrelli delle sue dita
sospese sulla tela bianca.
Il secondo petalo è il suo stile
macerato e sofferto,
aperto alla meditazione,
all'entusiasmo e al coraggio.
Il terzo petalo ricorda la pianta tagliata
dal potatore in inverno
che rigorosa rinasce in primavera e dice:
fammi male e ti darò dei figli.
Il quarto petalo è il processo mentale
del non avere fine dentro un sistema
di grandezza cognite e incognite,
fluenti d'una quasi divina responsabilità.
Il quinto petalo chiama il reale
come la spiga chiama dalla terra i metalli
per il suo processo vitale fino al vertice
del nutrimento estetico.
Il sesto petalo è per l'uomo oppresso
che la sua luce può liberare, per chi,
libero di nutrirsi di ghiande coi porci,
lui, riconduce alla casa paterna.
Il settimo petalo lo ha messo in guardia
da grossi calabroni che ronzano e gravano:
il critico, il favore, l'intrigo, il giornale:
succhiano, secernano e volano via.
L'ottavo petalo è intriso della rugiada
che lava la polvere dall'anima e dal linguaggio,
teso ad un centro di verità per capire
questo, questo mondo.
Il nono petalo completa la corona:
è una costellazione giovane,
e tu non ti puoi distendere sotto
come una solitaria bestia.
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