La malaria era una delle malattie infettive più diffuse in Italia agli inizi del 1900. Nel Regolamento del 28 febbraio 1907 erano stati approntati tutti gli strumenti legislativi e terapeutici contro tale pericolo. La profilassi e la cura si basavano in gran parte sull' uso del chinino e nelle zone malariche si consigliava la protezione meccanica con l'istallazione di zanzariere nelle case e la sistemazione per lo scolo delle acque ristagnanti.
Il chinino era fabbricato direttamente dallo Stato ed era distribuito senza prescrizione medica gratuitamente a tutti i lavoratori nelle zone paludose ed ai poveri, agli altri veniva venduto a basso costo. La produzione di tale farmaco doveva essere costante e programmata sia per la cura sia per la profilassi.
Bisognava far capire alle persone che vivevano nelle zone più a rischio che la cura con il chinino doveva essere regolare e continua per non arrivare ad una forma cronica della malaria. Sì cercava inoltre di prevenire l'infezione istruendo le persone a non dormire all'aperto. La lotta alla malaria si ispirava alla grande intuizione del dr. Angelo Celli che nel suo libro tradotto in varie lingue affermava che per combattere tale propagazione nella popolazione serviva sicuramente una "scuola", infatti per il famoso medico l'alleato più pericoloso della malaria era l'ignoranza. (Documento 29) Si cercava di propagandare attraverso i medici, i maestri elementari, i parroci e le società operaie che la malaria si poteva evitare seguendo alcune regole precise e non seguendo i consigli di ciarlatani che vivevano in quelle zone paludose. La propaganda della Direzione Generale della Sanità presso il Ministero dell'Interno affermava che le febbri malariche non risparmiavano nessuna età, classe sociale e nessuna professione ma in realtà la malaria ben discriminava poiché nei vari ospedali morivano soprattutto persone che lavoravano duramente nei campi e nei cantieri, con organismi indeboliti dalla fame e da una vita di stenti e con usanze e costumi radicati nelle paludi. Le classi più agiate erano sicuramente meno colpite mentre la malattia colpiva prevalentemente i poveri ai quali oltre una dose di chinino sarebbe servita una maggiore quantità di cibo.
La lotta alla malaria nell'Agro Pontino ricevette un indirizzo sistematico e scientifico dal 1918 con la figura del maestro che si stabilì prima tra gli uomini delle lestre, condividendo la loro vita., il loro lavoro e persino gli spostamenti nei pascoli. Le prime sperimentazioni nella lotta antimalarica furono fatte a Nettuno presso la scuola elementare di Tre Cancelli situata in mezzo ad un villaggio di capanne abitate da una popolazione nomade che scendeva nell'autunno dai monti Lepini dedita all'agricoltura e alla pastorizia in forme primitivo vivendo in ambienti poveri e sudici. La malaria non poteva essere vinta solo con il chinino ma bisognava convincere quel gruppo di pastori, di carbonai, dì pescatori e di contadini ad abbandonare i loro arcaici metodi di lavoro. La scuola elementare di Tre Cancelli era costituita da due baracche: una serviva da aula per gli insegnamenti ai figli dei lestraioli durante il giorno e verso sera agli stessi adulti che imparavano a risanare l'ambiente delle capanne, a migliorare le condizioni di vita della famiglia a cambiare le tecniche di coltivazione. Un'altra aula serviva per l'alloggio dell'insegnante. I bagni erano sistemati in una tenda.Il complesso era servito da un pozzo profondo 12 metri. La scuola era frequentata all'inizio da circa 15 bambini più tardi quando fu aperto un servizio medico-scolastico contava 100 scolari. La Direzione Generalo della Sanità Pubblica venne alla determinazione di istituire dei corsi di profilassi antimalarica per medici, ingegneri, maestri e agenti di bonifica, vigili sanitari, infermieri cioè per tutte quelle persone che potessero poi essere utilizzate nei luoghi colpiti dalla malaria. Fu così che nel 1920 per cortese concessione delle Autorità Militari si poterono trasferire i corsi al Poligono di Artiglieria di Nettuno ed ebbe inizio la Scuola dì Malariologia (altre scuole esistevano solo a Caltanisetta, Venezia e Cagliari). Tali corsi si "avvantaggiavano" della vicinanza ai luoghi dove la malaria colpiva maggiormente. Tutto il materiale che era stato precedentemente raccolto a Tre Cancelli fu concentrato in due locali al pianoterra di un grande fabbricato del Poligono, arredati con molta semplicità e praticità.La nuova scuola di rnalariologia di Nettuno riuscì in breve tempo a farsi conoscere per i buoni risultati e le ottime ricerche. Vale la pena di ricordare lo studio svolto nella vallata del Loricina dove un gruppo di botanici stilò una serie di catalogazioni di piante favorevoli allo sviluppo delle larve della maledetta zanzara anofele e di piante "antagoniste". Il lavoro si rilevò importantissimo per studiare l'habitat della palude con ricerche sulla flora e sulla fauna.In breve tempo la Scuola divenne un centro per mettere in opera tutti i perfezionamenti tecnici, diagnostici e terapeutici per la lotta alla malaria. Nel 1923 furono ceduti dall'Amministrazione Militare altri e più ampi locali e nel 1° Congresso Antimalarico tenutosi a Roma nel 1925 la Scuola di Nettuno fu elogiata da tutti i congressisti venuti da diversi Paesi.
Il nuovo Direttore Generale della Sanità Pubblica dr. Messea nel 1926 decise di costruire un edificio apposito con una grande aula scolastica e un museo didattico. Il Centro Antimalarico di Nettuno nel tempo divenne meta costante di studiosi che venivano da tutte le parti del mondo per conoscerne 1' organizzazione sanitaria.
Il funzionamento della Scuola viene riportato per esteso nel libro del prof. Maggiora-Vergano del 1931. Nel testo si puntualizzava che l'indirizzo scientifico, didattico ed amministrativo spettava al capo del Laboratorio di Batteriologia della Direzione Generale della Sanità Pubblica.
Il programma didattico a seconda della cultura e capacità dei frequentatori subiva modificazioni ed adattamenti ma sempre con la prevalenza di insegnamenti pratici rispetto a nozioni teoriche. Venivano effettuate visite istruttive ed escursioni in zone malariche e per mezzo di opere di divulgazione, conferenze, esercitazioni, proiezioni fotografiche e cinematografiche si tentava di eliminare cattive abitudini e si cercava di insegnare una valida difesa contro la malaria. Interessanti erano le rappresentazioni cinematografiche che riguardavano l'eziologia e la profilassi della malaria e la lotta antilarvale per mezzo dello spandimento del verde di Parigi con aeroplani.
La scuola rurale di Nettuno insieme all'ottima organizzazione nell'Agro Romano da parte della Croce Rossa Italiana dimostrò che era molto difficile insistere su individui adulti per tentare di modificare abitudini inveterate mentre sembrava più logico agire sulle giovani menti e prepararle con adeguati programmi educativi per creare uno spirito nuovo.Si venivano così a gettare le basi per un'altra generazione che sapesse difendersi dalla malaria che aveva decimato i suoi avi. Agli allievi venivano illustrati "gli ambulatori antimalarici" sia nelle zone infette che nelle zone immuni che solo dopo le correnti migratrici dei contadini dovevano affrontare il problema della malaria. Utile è ricordare l'opera delle "assistenti sanitarie" presenti in ogni ambulatorio o centro diagnostico che provvedevano alla distribuzione del chinino in dosi adeguate a tutti i lavoratori nei campi o nelle capanne andando a trovarli sotto il sole, l'acqua ed il vento. Inoltre manifestavano un'ottima preparazione all'uso del microscopio e quindi permettevano un rapido accertamento diagnostico. La popolazione rurale era molto restia a curarsi ed il maggior merito di queste assistenti sanitarie era la capacità di persuadere i pazienti a sottoporsi a terapia.
Molte di queste assistenti si formavano alla Scuola di Nettuno e poi venivano inviate nei vari Centri delle zone malariche.il coronamento di tutta l'opera legislativa è costituito dal testo definitivo della legge Mussolini del 24 dicembre 1928 n° 3134 che ha dato al risanamento la qualifica di "bonifica integrale" e che si proponeva di risanare negli anni circa due milioni di ettari di terreno e metterli in piena efficienza agricola per una spesa di oltre sette miliardi.
Si trattava di dare alla crescente popolazione nuove possibilità di alimentazione e una dimora stabile avendo come meta "la redenzione della terra malarica".
Con numerose pubblicazioni la Scuola di Nettuno portò notevoli contributi alla propaganda e allo sviluppo scientifico che servì da guida agli allievi contribuendo in modo determinante alla lotta antimalarica.
I corsi che si svolgevano dal mese di aprile fino ad ottobre di ogni anno avevano una lusinghiera frequenza di allievi ed anche i corpi militari come l'Aeronautica e la Guardia di Finanza inviavano i loro dipendenti presso il Poligono di Artiglieria di Nettuno per imparare le nozioni idonee a salvaguardarsi dall'infezione palustre.
Questa attività ottenne la più viva approvazione dell'Unione delle Croci Rosse di Ginevra e della Società delle Nazioni. Il grande e famoso malariologo G.B.Grassi affermò che "non vi è lotta più proficua, non vi è opera più umanitaria e più nobile, che quella della lotta contro il flagello malarico". |