Il Sanatorio Orsenigo di Nettuno è strettamente legato alle ultime ore di vita della piccola martire. Non è sicuramente questo lo studio approfondito della vita e dei personaggi che vivevano a le Ferriere di Conca nella proprietà del conte Mazzoleni né l'occasione per indagare i motivi e le perversioni che portarono alla morte e al martirio di Maria Goretti. Lo scenario sembra sicuramente quello dì un tentato atto di pedofilia da parte di un giovane diciassettenne che con un punteruolo il 5 luglio del 1902 alle ore 15,00 colpisce ripetutamente all'addome la povera Marietta. Volontariamente restringo l'indagine sulla martire ai risvolti sanitari a cominciare da una successione di eventi che pur in situazioni drammatiche e in un periodo storico diverso da quello attuale lasciano pur tuttavia intravedere un notevole ritardo dell'intervento sanitario che compromise seriamente la possibilità di salvare la bambina. Dopo aver adagiato la piccola sul letto e fasciate le ferite alla meno peggio la mamma Assunta mandò a chiamare i primi soccorsi ma solo grazie all'interessamento del conte Mazzoleni furono avvisati i Carabinieri e la Croce Rossa di Carano. Dopo aver caricato Maria, l'ambulanza, si avviò con la mamma verso Nettuno dove arrivò al Sanatorio Orsenigo verso le ore 20 accolta dal direttore e cappellano padre Martino Guijarro qui la bambina venne adagiata su un lettino nel reparto donne dove oggi si trova la cappella eretta in sua memoria.
Bisogna notare che erano trascorse quasi cinque ore dall'aggressione!
II padre cappellano la confessò lasciandoci questa testimonianza "la sala che ora è d'aspetto, ed allora era di operazione, era splendidamente illuminata dalla luce elettrica. Il centro era occupato da un apparato operatorio in cui giaceva mezza coperta Maria Goretti, la cui bionda capigliatura, in totale disordine, sul bianco guanciale, dava un aspetto angelico e maestoso alle delicate forme del volto tanto pallido per abbondante perdita di sangue". Arrivarono i chirurghi che dopo una sommaria visita decisero di operarla. L'operatore fu il dr. Domenico Bartoli assistito dai colleghi Perotti, Onesti (medico personale di G. d'Annunzio ad Anzio) e Gazzurelli. Riscontrarono quattordici ferite che ledevano il cuore, il polmone e gl'intestini: sicché il caso era assolutamente disperato.il Marini riferisce che nonostante ciò quei bravi chirurghi riuscirono a prolungarne la vita per ben 20 ore. Condotta a letto in una camera fu assistita assiduamente dall'infermiera Donna Luisa Cucalon de Bagner e da due degnissime monache delle Piccole Suore dei Poveri, suor Beniamina e suor Aurelia.il farmacista del Sanatorio fra Meirado volle pregarla di ricordarsi di lui nel cielo. La Santa morì tra atroci spasmi e deliri il 6 luglio alle ore 15, 45.
Il mattino seguente il dr. Impallomeni effettuò l'autopsia della salma. La descrizione delle lesioni in essa riscontrate lascia sgomenti e dagli atti processuali risulta:
"1, 2 piccole ferite sulla faccia interna del braccio destro." di un millimetro circa:una prossima all'altra.
3 ferita del torace a destra, sotto la clavicola, estesa tre millimetri
4, 5, 6, 7, 8, 9 sei ferite sul dorso come appresso:
a)lungo la scapola sinistra in corrispondenza della settima cestola, estesa nove millimetri.
b)lungo la colonna vertebrale in corrispondenza dell'ottava vertebra dorsale estesa cinque millimetri.
c, d, e) tre ferite a sinistra, fra la linea scapolare e la paravertebrale, in corrispondenza della decima costola e dell'undicesimo spazio intercostale, estesa ciascuna dodici millimetri
f) altra ferita al di sotto di questa, estesa centimetri due e mezzo.
10 ferita al fianco: piccola
11, 12, 13. 14 vasta ferita rettilineare, replicata sull'addome estesa centimetri dodici alla parte diritta del ventre e diretta obliquamente da destra a sinistra.
15 piccola contusione al gomito destro
16 piccola ecchimosi al ginocchio sinistro
17, 18 due piccole ecchimosi sul quarto medio della superficie
anteriore della gamba sinistra.
Quattro delle suddescritte ferite lesero il pericardio, il cuore all'orecchiette destro e il polmone sinistro, nonché il diaframma.
Cinque penetrarono nella cavità addominale e lesero l'intestino tenue, l'iliaca e il mesentere".
Causa della morte fu la peritonite settica originata dalle ferite intestinali, nonché la grave emorragia prodotta dalle numerose lesioni.
Il brutale assassino non poteva crivellare quelle misere carni con più selvaggia ferocia. |