Qualche cenno storico su i Cavalieri di Malta ci permetterà dì capire l'attività ospedaliera che venne creata a Nettuno durante la seconda guerra mondiale.
I cavalieri vantano una storia millenaria al servizio dell'umanità. L'Ordine fu fondato a Gerusalemme all'inizio del Medioevo ed è ancor oggi attivo e vitale ed è universalmente conosciuto come Sovrano Militare Ordine di Malta. Dall'epopea in Palestina, alla battaglia di Lepanto, alle audaci battaglie nel Mediterraneo." alle infermerie di Rodi e di Malta, fino all'attività svolta su i treni che trasportavano migliaia di feriti durante le due guerre mondiali, tra le vittime in tutte le calamità naturali odierne i Cavalieri hanno scritto pagine di storia in difesa della Cristianità e sono sempre accorsi tra gli esseri umani in sofferenza.
Come un tempo a Gerusalemme ancor oggi nei paesi in guerra, negli ospedali, nei laboratori e nei centri per la lotta al diabete, nei centri di riabilitazione ed assistenza agli anziani, svolgono la loro opera in ossequio alla regola "servi dei signori malati". L'emblema della loro Croce bianca ottagona in campo rosso costituisce ancor oggi il simbolo dell'altruismo e della carità cristiana.
L'Associazione dei Cavalieri del S.M.O.M. oggi ha sede a Roma in Piazza del Grillo tra i resti del Foro di Augusto e in un palazzo in via Condotti sede del Gran Maestro. L'Ordine a Roma venne fondato dal Gran Magistero con lo scopo di provvedere all'assistenza sanitaria e religiosa dei malati e feriti di guerra cooperando al servizio sanitario militare in base alla Conferenza Internazionale di Ginevra e con particolari convenzioni col Ministero della Guerra Italiano. L'Associazione si compone di tutte "le Dame e i Cavalieri appartenenti alla lingua d'Italia" che si obbligavano a corrispondere a quell'epoca un'offerta in denaro di 500 lire annue. L'attuale organizzazione del Sovrano Militare Ordine di Malta non è molto dissimile a quella dei primi secoli.
La sovranità è esercitata dal Principe e Gran Maestro che governa con il Consiglio costituito da quattro alte cariche: Gran Commendatore, Gran Cancelliere, l'Ospedaliere e il Ricevitore del Cornili) Tesoro. Il capitolo generale è l'assemblea suprema dei Cavalieri, convocato ogni 5 anni. Il Gran Maestro ha titolo di Eminenza o Altezza ed è riconosciuto come capo di stato.
Il Sommo Pontefice nomina come suo rappresentante un Cardinale che deve assistere il Gran Maestro per quanto concerne la spiritualità.La vita e le attività sono regolate dalla Carta Costituzionale e dal Codice.Attualmente l'Ordine intrattiene rapporti diplomatici con 80 stati, ha un proprio ambasciatore presso la S. Sede e recentemente è stato ammesso all' O.N.U..
Dall'archivio Storico di Piazza del Grillo a Roma si evidenzia come l'Associazione Cavalieri Italiani di Malta si era già distinta durante il primo conflitto mondiale con l'organizzazione di treni capaci ciascuno di 306 letti che provvedettero allo sgombero degli ospedali in zona di guerra trasportando 85.784 feriti e 62.232 ammalati. Nel 1940 l'Associazione mobilitò tutti i servizi sanitari e mise a disposizione dell'esercito due ospedali, alcuni posti di pronto soccorso e tre convogli ferroviari. Inoltre dato particolarmente significativo ricondusse in patria dalla Russia 2.552 persone.
Con l'armistizio dell'8 settembre 1943 il suo corpo militare intervenne oltre che nelle zone di operazione anche sul territorio nazionale sconvolto dalla guerra civile e nelle regioni liberate. Vennero potenziati gli ospedali già esistenti a Roma ed innumerevoli centri di assistenza furono attivati in quei giorni drammatici. Allo sbarco degli alleati ad Anzio e a Nettuno per soccorrere le popolazioni duramente provate "dagli eventi bellici si costituì il "Comitato di Assistenza ai Bambini e Malati" sempre gestiti dai Cavalieri del S.M.O.M. e comparve per la prima volta sul territorio di Nettuno la presenza dì un ambulatorio medico -pediatrico insieme a quelli di Grottaferrata ed Ariccia." nei quali oltre a prestare opere sanitarie venivano distribuiti viveri e soprattutto latte.
Un primo posto di soccorso a Nettuno è documentato dal 01/ottobre/1944 al 31/giugno/1945 con circa 1.510 prestazioni di assistenza sanitaria di primo intervento, da qui eventuali feriti gravi venivano poi smistati negli ospedali romani.
La presenza sul nostro territorio del Sovrano Militare Ordine di Malta si deve al Principe Steno Borghese (1944) allora sindaco del paese che insieme al Principe Enrico Barberini proprietario del Forte Sangallo, contattarono l'Ordine.
La trasformazione degli ospedali convenzionati in ospedali civili da parte dell'Associazione costituì quello che a tutt'oggi è il nome dell'Ospedale di Nettano intitolato ad Urbano Barberini figlio del principe Enrico morto in giovane età.(Documento 23)
All'inizio dell'attività dell'Associazione Cavalieri di Malta nel posto di primo soccorso si curavano principalmente ferite da scoppio di materiale bellico. L'incarico della maternità invece; era affidata al dr. Vincenzo Monti, coadiuvato dalle suore Alcantarine dell'Opera Maternità Infanzia.(Documento 24)
La struttura sanitaria era situata nell'attuale piazza S. Francesco in parte sotto il campanile della Chiesa mentre altre stanze si erano ricavate da una scuola ad un solo piano con una piccola scala di accesso che si apriva direttamente sulla piazza e sulla cui facciata spiccava lo stemma della croce bianca su fondo rosso dei Cavalieri dell'Ordine di Malta.
La struttura sanitaria era estremamente piccola ed in gran parte era occupata all'entrata da un posto di pronto soccorso dove venivano medicate le varie ferite con materiali provenienti dalle cassette dei medicinali lasciate dagli alleati dopo lo sbarco. I posti di degenza erano adiacenti al pronto soccorso separati da un arco interno con circa 10 posti letto a destra e 30 a sinistra dove risiedevano anche le suore Alcanterine che erano sempre presenti nell'assistenza sanitaria insieme al medico. La camera mortuaria si affacciava direttamente sull'attuale via Sangallo, di fronte alla casa dei Brovelli - Soffredini.
Dal 1950 con la trasformazione in ospedale civile venne dato l'incarico di responsabile sanitario e primario chirurgo al dr. Eugenio Gandolfo, coadiuvato dai medici Monaco, Cappella e Potenza. Tra il personale infermieristico si ricorda Raffaele Petrone tuttofare e il donatore universale sig. Cappelli sempre richiamato nelle situazioni di urgenza e pronto a donare il sangue.
La "cosiddetta" sala operatoria era collocata in fondo a sinistra nell'odierno reparto di oncologia e dai racconti dei medici che hanno vissuto un'epoca di "chirurgia d'assalto" ci si arrangiava con tutti i mezzi, alcuni ricordano che i ferri chirurgici minimi ed indispensabili provenivano dalla nave della Regia Marina Militare Duilio che aveva donato tutte le proprie attrezzature compresa la radiologia all'ospedale di Nettuno.
Il Responsabile Sanitario del Sovrano Militare Ordine di Malta era allora il Generale Baduel assistito dal delegato per le opere civili Generale Nasalli-Rocca. I due effettuarono ricorrenti visite di controllo sul buon andamento della struttura decidendo di costruire il secondo piano come attualmente lo vediamo.
Interessante è il riepilogo della situazione patrimoniale dell'Ospedale U. Barberini di Nettuno al 31 dicembre del 1952 nel quale si evidenzia con quanto coraggio, abnegazione, buona volontà delle persone pur con mezzi minimi si riusciva a dare un'adeguata prestazione sanitaria a tutta la popolazione di Nettuno e delle zone limitrofe.(Documento 25)
Tra il 01 gennaio 1959 fino al 30 novembre 1969 quando la gestione dell'Ospedale tornò al Comune con un consiglio di amministrazione i dati ricavati dai Cavalieri dell'Ordine di Malta mettono in evidenza che i posti letto erano arrivati a circa 100 con numerosi e complessi interventi chirurgici.
Tra i medici che prestarono la loro opera presso l'Ospedale Barberini vanno ricordati anche Bartoli, Pigliucci, Vugovich, Sidari, Del Grosso, Brenci, Centini, Nardella e il chirurgo Natellis che sostituì successivamente Gandolfo.
Tra le levatrici (come venivano definite le odierne ostetriche ma con parti espletati quasi sempre tra le mura domestiche) dobbiamo almeno ricordare la sig.ra Bianca Sellanti, della quale la figlia Ilda Amoretti ci fornisce una preziosa testimonianza: "rivolse le sue cure in particolar modo alle mamme povere o in difficoltà, sempre puntuale secondo le necessità, fece dell'amore per il prossimo il suo ideale, il lavoro fu lo scopo principale della sua vita, senza far mancare l'affetto alla famiglia, madre amorosa ma severa e decisa, pronta ad accudire i suoi figli ed i figli degli altri". A piedi, o trasportata in canna sulla bicicletta, con la carrozzella del sig. Trippa, successivamente con l'unico taxi di Palpini, accompagnata alcune volte dai messi comunali veniva prelevata per assistere le donne di Nettuno sia nel Borgo che nella periferia, con il medico ufficiale di allora dr.Vincenzo Monti e il ginecologo Paolo Gandolfo, pur di far nascere una nuova vita anche in quell'inferno di bombe che venivano dagli aeroplani e dai cannoni tedeschi. Nei casi in cui il parto sì presentava oltremodo difficile e complesso si accompagnava la gravida fino all'Ospedale S.Giovanni di Roma per una maggiore assistenza. La puerpera veniva assistita a casa anche per due settimane ed alcune famiglie bisognose venivano aiutate anche con viveri di prima necessità. Questa esperienza era comune a tutte le levatrici che lavoravano sul territorio di Nettuno tra le quali dobbiamo ricordare: Ada Mantovani, Evelina Palombi e successivamente già tra le mura ospedaliere Rosanna Cappella.
Altri due fratelli medici devono essere ricordati per la loro assistenza agli infermi durante il periodo bellico, gennaio 1944, Ciro e Pietro Donati che come riporta Don Vincenzo Cerri, nel suo libro "Nettuno in fiamme", prestarono gratuitamente il loro servizio ai feriti nella loro abitazione in via Romana 77 adibita per l'occasione ad "ospedale civile" con primo pronto soccorso.
Il ricovero dei feriti e degli stessi componenti della famiglia Donati era situato in una serie di grotte, ancora oggi visitabili, sotto la villa. I viveri ed i presidi sanitari erano riforniti quotidianamente dalle truppe alleate. Tutti i dati anagrafici dei ricoverati venivano trascritti, dai figli di Ciro Donati, in un quaderno con l'aggiunta della diagnosi in entrata ed il giorno della dimissione. In questo documento si ritrovano anche i nomi delle sette donne gravide che partorirono spontaneamente in quei locali disagiati. (Documento 26-27)
Quando nell'aprile del 1944 la famiglia Donati fu trasportata dagli americani nei campi profughi in Sicilia cessò conseguentemente ogni attività di assistenza medica.
Il Comando Militare Americano fece pervenire ai Donati una lettera di ringraziamento per l'assistenza resa agli abitanti di Nettunia.
(Documento 28) |