I risultati sanitari ottenuti dai Fatebenefratelli erano ben noti alla popolazione di Nettuno, pur tuttavia i grossi debiti del Sanatorio, sia per i lavori di costruzione sia di mantenimento, non erano compensati da tutte le rette degli infermi né dall'affitto delle Suore. Nel novembre del 1914 lo stesso direttore padre Llop aveva tentato una vendita al Consiglio dei Ministri a quell'epoca interessato all'acquisto. Nell'anno successivo si tentò una convenzione con la Direzione della Sanità Militare del IX Corpo d'Armata per ricoverare i soldati malati e trasformare completamente la struttura in "Ospedale Militare".
Entrambe le proposte fallirono e cominciarono i primi problemi con l'affitto delle Suore Ospitaliere di padre Menni.
Successivamente la struttura sanitaria fu venduta alla Santa Sede e tale soluzione fu attribuita al fatto che anche la vigna data in concessione dal Comune di Nettuno, per le continue infezioni della peronospera non dava i frutti e i guadagni prestabiliti. In verità da un dattiloscritto conservato nell'Archivio Generale dell'Ordine a firma padre Carreto si fa cenno a "sofferenze morali", ad un aumento dello "scredito nei confronti dell'ospedale". Non risulta molto facile approfondire questo problema.
Già da molto tempo circolavano delle accuse, soprattutto da parte di padre Guijarro (confessore di S.Maria Goretti), nei confronti di padre Menni in particolare perché si diceva che si dedicava maggiormente alla Congregazione delle Suore che non al governo dell'Ordine. Ma, ancora da Nettuno vennero nuove accuse non solo da parte delle suore (che si trasferirono al Villino Girelli) ma anche dal priore Augusto Carreto e forse proprio da queste difficoltà più che da problemi economici giunse l'abbandono e la vendita della Casa.
II 29 gennaio 1921 il Sanatorio Orsenigo fu venduto alla Santa Sede al prezzo di un milione di lire dal quale si doveva detrarre l'ipoteca gravante sui fondi. La cessione di tutti i beni riguardava: il complesso Ospedaliero su due piani, scantinato ed attico (90 vani circa); la chiesa della Madonna del Buon Consiglio; un cortile interno;il giardino; l'orto; e la struttura annessa del reparto donne costituita da 5 vani su due piani; un villino annesso di 8 vani; un tunnel con scale di accesso diretto alla spiaggia; una vigna nelle contrade "Taglio di bosco" e "Corridore" a circa 4 Km da Nettuno con 6 ettari di terra, casa colonica a due piani; due piccoli canneti denominati "Picarello e Pero".
Suor Eletta |
La gestione della nuova "Casa della Divina Provvidenza" fu affidata al Comitato Romano di Previdenza e Assistenza Sanitaria, una società con sede in via del Governo Vecchio 96 a Roma che chiamò subito a prestare la loro opera le Suore del Piccolo Cottolengo, tra cui l'indimenticabile suor Eletta.
Dalla Relazione dell'anno l921 a firma del presidente Giuseppe Fornari, (che per 22 anni si prodigò nella direzione con sapienza dedicando cure affettuose ai fanciulli ospitati) si desume quanto segue: l'Ospedale rimase immutato nel piano terreno ed ospitò 151 malati con una corsia riservata ai militari del presidio. Furono eseguiti nuovi lavori installando zanzariere in tutte le ampie finestre delle corsie per contenere le possibili infezioni malariche. Inoltre la Direzione Generale della Sanità fornì il chinino per la profilassi dei ricoverati e del personale.
L'Ambulatorio con annesso studio dentistico era aperto tutte le mattine e sotto la direzione del dr Bartoli (non sappiamo se sia lo stesso che ha operato santa Maria Goretti) coadiuvato da due suore infermiere. Furono effettuate 5000 prestazioni gratuitamente per i poveri e con "lieve retribuzione" per gli altri. Inoltre veniamo a sapere che nell'estate era molto frequentato dalle Colonie dei villeggianti.Non vengono dati precisi numeri sul pronto soccorso ma molti erano gli infortuni accidentali in particolare si ricorda lo scoppio di un cannone presso il Poligono il 28 maggio 1921 nel quale perdettero la vita due militari e parecchi rimasero feriti.
In fondo all'orto le Casine che erano servite per l'assistenza alle donne furono trasformate in residenza per le Colonie e poi per reparto isolamento.E da notare che a seguito della terribile epidemia detta "spagnola" del 1918 il Pontefice Benedetto XV aveva disposto di ricoverare tutti i bambini orfani presso tale struttura.Infatti con il mutare dei tempi e della mentalità della gente, il ricovero delle donne era stato trasferito dentro la struttura ospedaliera.
La struttura era articolata in due compartimenti. Il primo ospitava adulti malati di tubercolosi non in fase attiva o aperta, ripartiti in quattro classi con la solita differenza di diaria giornaliera e con diverso trattamento a seconda delle classi da cui ne conseguiva una maggiore o minore qualità e quantità dei cibi, per un totale di 168 persone. Il secondo comparto era quello della colonia permanente dei predisposti alla TBC prevalentemente donne e bambine per un totale di 76 persone visitate costantemente dal dr Courrier e che potevano avvalersi di tutta quella terapia naturale fatta di sole, vita all'aperto, igiene fisica, buona alimentazione.
Un breve accenno merita la nascita della Colonia Permanente di Nettano intitolata il "Messaggero" perché fu proprio una sottoscrizione voluta dal benemerito giornale a procurare i soldi per circa 50 bambini affetti da "tubercolosi iniziale degli apici" e che furono inviati dalla capitale a risiedere sulla spiaggia di Nettuno sotto la Casa della Divina Provvidenza in opportune tende concesse dalla Croce Rossa. Furono seguite da altre tendopoli per varie colonie ma tutte afflitte da grossi problemi di reperimento fondi anche perche con il passare del tempo le offerte di solidarietà delle grandi famiglie erano sempre più rare.
Nei mesi freddi molti bambini venivano alloggiati ad Anzio in un padiglione concesso dall'Opera Pia degli Ospizi marini. Nei documenti allegati si riportano le norme per l'elioterapia e per i bagni di mare dell''epoca.(Documenti 18-19-20)
Nell'anno 1921 il personale della Casa era costituito a parte i medici da 21 suore, un cappellano e 4 persone adibite a bassi servizi per assistere un totale di ben 756 persone con un numero di giornate di presenza di 46.720. Da questi dati si comprende come "l'ordine e la disciplina" e quindi il funzionamento fosse affidato quasi ad una autogestione degli ospiti soprattutto fanciulli e giovinetti che sotto la direzione delle suore dovevano giornalmente provvedere alla pulizia del reparto ed alla distribuzione del cibo oltre alla pulizia della propria terrazza, della spiaggia e del refettorio. Senza entrare in un discorso prettamente amministrativo e contabile specifico, dal semplice riassunto complessivo dell' Introito e dell'Esito si nota che la vigna e l'annessa cantina producessero un' enorme spesa a fronte di un introito esiguo e questo nonostante che il vino di Nettuno (cacchione) era conosciuto ed apprezzato in molti locali della capitale.
Invece molto bassa si presentava la cifra che riguardava il compenso al personale.(Documenti 21-22)
Nel 1943 il pontefice Pio XII volle riconfermare la destinazione d'uso dell'ospedale come testimonia una lapide ancora presente:
QUESTA CASA
CHE FRA GIOVANNI ORSENIGO
DEGLI OSPEDALIERI DI S.GIOVANNI DI DIO
AVEVA ERETTO PER OSPITARE E CURARE AMMALATI
BENEDETTO XV P.M.
ACQUISTO' IL 29 GENNAIO 1921
E MUNIFICAMENTE TRASFORMO'
IN CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
PREVENTORIO PER FANCIULLE GRACILI
PIO XII P.M.
CON VENERATO CHIROGRAFO 2 GIUGNO 1943
NE CONFERMO' LA COSTITUZIONE E DESTINAZIONE
E CON NUOVO ORDINAMENTO
PROVVIDE A PIÙ SICURO AVVENIRE
DI TANTA BENEFICA ISTITUZIONE
Non si riesce a capire quale ordinamento sia stato fatto dal Santo Padre per il "sicuro avvenire" dal momento che la struttura man mano non venne più utilizzata per scopi sanitari. Nel 1954 si tentò di riacquistare da parte dell'Ordine dei Fatebenefratelli la Casa di Nettuno ma non si conosce per quali motivi fu scelta la Villa Marzotto a Genzano per farvi l'attuale Istituto San Giovanni di Dio
|