Eastonia rugosa
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II primo a parlare delle conchiglie fossili del Macco del nostro territorio è nel 1742 Desallier D’Argenville (6) nelle tre edizioni della sua famosa opera di storia naturale.
Il prof. Romolo Meli (7), a cui si rimanda per la ricca bibliografia del passato sul Macco e i suoi fossili, scrive nel 1884 “Le arenarie del Macco mostrano scoperte le loro stratificazioni sul bordo del mare fino a Nettuno, ove formano falaise, e vengono scalzate in basso dall’azione erosiva del mare.
E’ notevole il lavoro di demolizione che si osserva sulla spiaggia d’Anzio, tanto dal lato di Torre Astura che verso Tor Caldara. La costa arretra entro terra rapidamente e in taluni punti da un anno all’altro cambia d’aspetto alla spiaggia scoscesa. Il mare scalza le rocce che gli si alzano a picco, ed aumentandone sempre più lo scavo, fa franare prismi considerevoli di quelle rocce per mancanza d’appoggio alla loro base. In qualche punto del litorale d’Anzio, per esempio, oltrepassato di poco la punta sporgente in mare detta dell’arco-muto, si osservano avanzi di mura isolate d’epoca romana giacenti con le loro fondazioni scoperte sul ciglio della costa, che piomba verticale nel sottoposto mare. Dall’ispezione di quei frammenti di costruzioni romane ci convinceremo facilmente che quando furono edificate, dovevano trovarsi ad una conveniente distanza dalla costa e che le rimanenti parti di quei fabbricati sono scomparsi cadendo in mare per l’arretramento della costa.
Lungo tutto il litorale, ovunque il mare percuote le rocce della costa elevata, accade la demolizione e l’arretramento di questa. Il ponticello sul rio Loracina presso la chiesuola di S. Rocco a Nettuno fu costruito quattro volte, e collocato sempre più entro terra perché distrutto dall’azione delle onde marine, come si legge nella lapide che trovasi sul parapetto”. Il Meli (8) il 15 febbraio 1904 organizza un’escursione con il prof. Neviani e gli ingegneri E. Clerici e E. Mattirolo con l’itinerario Nettuno - S. Rocco – Foglino - Grottacce e viceversa, andando poi nelle ore pomeridiane da Nettuno ad Anzio.
Oltre le osservazioni di fauna conchiliologica, ritrova l’Eastonia rugosa sia come fossile che vivente; coglie alcuni aspetti interessanti del nostro litorale.
6 DESALLIER D’ARGENVILLE, “L’histoire naturelle èclarcie dans deux de ses parties principales, la lythologie et la conchylogie ecc“, 1742, Paris DE Bure in 4°- pag. 174.
7 MELI R.,“Cenni geologici sulla costa di Anzio e Nettuno ed elenco dei molluschi pliocenici ivi raccolti“, Annuario Rist. Tecn., Roma, 1884.
8 R. MELI, “Escursione Geologica sul litorale di Nettuno”, Boll. Soc. Geol. ita., XXIII, 1904.
“...Partiti da Roma in ferrovia col treno delle 6.18, giunsero alle 8.30 a Nettuno, e nonostante il vento che soffiava impetuosissimo, proseguirono subito per S. Rocco, con l’intenzione di percorrere la spiaggia.
Giunti al ponticello sul corso d’acqua Loracina, il prof. Meli indicò i resti in muratura dell’antico ponte, demolito in gran parte dall’azione delle onde ed ora giacente entro mare. Dalla lapide murata sull’attuale ponte si rileva che questo fu costruito nel 1852 per la quarta volta, sempre più lontano dalla spiaggia per il continuo avanzarsi del mare entro terra.
Da ciò si può facilmente dedurre quanto quel tratto di costa, da Nettuno lungo i tumuli, fino verso il ponte di Foglino, sia soggetto ad erosione.
Arrivati all’altezza della piccola chiesa di S. Rocco, lo stato agitatissimo del mare, e le onde, che impetuose si avanzavano, frangendosi sulla costa, non permisero di continuare il cammino sulla spiaggia, d’ordinario praticabile, e si dovette per necessità seguire la strada entro terra, allungando notevolmente il percorso della escursione. Sotto S. Rocco, fu osservato il lavoro di corrosione della costa, fatto dalle onde del mare, che in quel giorno vi battevano incessanti.
Il Comune di Nettuno a preservare dalla corrosione la strada rotabile, che, passando a destra del muro di cinta della chiesa, conduceva al poligono militare costruito circa il 1886; vi eseguì, anni indietro, un robusto muro di sostegno, formato di massi squadrati di tufo vulcanico murati a calce, ma, dopo pochi anni, il muro, minacciando rovina per la corrosione operatavi alla sua base dal mare, si dovette di nuovo restaurare e per sempre più preservare la strada soprastante, si foderò esternamente il muro con robusti tavoloni e traverse di quercia, collegate fra loro da forti chiavarde in ferro; ma, in cinque o sei anni, i lavori fatti per mantenere il muro di sostegno della strada, furono demoliti dalla corrosione del mare e si dovette tracciare un’altra via, quella, che passa alla sinistra della chiesa, per andare al poligono militare, e sbarrare al transito la vecchia via, che per metà è già rovinata e non tarderà a scomparire per intero, minata dalla corrosione delle onde del mare, che la percuotono, quando è agitato”.
Nel 1927 Mario Grossi (9) fa le prime esperienze geofìsiche italiane per ricerche d’acqua ad Anzio.
Nel 1932 G. De Angelis D’Ossat (10) esegue uno studio geoidrologico, assiste alla trivellazione di due pozzi nel casale del principe Borghese, rispettivamente a 65 e 100 metri di profondità.
Constata che l’acqua in maggiore quantità e migliore qualità provengono dal banco di Macco. Nel 1935, è il dott. Carlo Alberto Blanc (11), paletnologo di fama mondiale e scopritore del ranio eanderteliano del Circeo, che studia il nostro territorio inquadrandolo nell’Agro Pontino.
Raccoglie alle Grottacce lo Strombus bubonius e la Nassa semistriata.
9 G. GROSSI M., “Nuovo metodo di esplorazione elettromagnetica del sottosuolo, Roma, 1927.
10 G. DE ANGELIS D’OSSAT, “Studio geo-idrologico dell’Anziate” “Pontificia Accademia delle Scienze Nuovi Lincei“, Anno LXXXV, sessione III, 21 febbraio 1932.
11 ALBERTO CARLO BLANC, “Delle formazioni quaternarie di Nettuno e loro correlazione con la stratigrafia dell’Agro Pontino“, Boll. Soc. Geol. it., Vol. LIV-1935, Fasc. I.
Strombus bubonius
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Nassa striata
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Seguono gli studi di Segre (1957) nel commento del foglio geologico 158; di Compagnoni & Conato (1969), Carboni (1975), Dal Pra & Arnoldus (1984), Faccenna ed altri (1994) e quelli più recenti di P. Ballotti, Silvio Evangelista, Paolo Tortora e Publio Valeri che hanno messo in evidenza le facies sedimentarie presenti nei depositi tra Tor Caldara e Torre Astura inquadrandole nel contesto regionale.
Nettuno, inedita foto aerea anni ’30, in cui si vede l’unica immagine della chiesa del SS. Sacramento e del suo ampanile in piazza Colonna. La chiesa è stata distrutta nel dicembre del 1943 a seguito degli eventi bellici della seconda guerra mondiale.
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