Nel Borgo Medioevale, nel centro di Nettuno, da S. Giacomo fino a via Palermo, quasi ogni vecchio fabbricato ha la sua cantina scavata in parte nella Duna Antica e in parte nel Macco.
Gli scavi sono stati eseguiti, molto spesso, senza un ordine preciso: alcune gallerie invadono proprietà altrui e proprietà Comunale.
Quasi tutte queste gallerie non sono molto antiche: alcune mappe indicano il 1910 e le rappresentano così come sono ora.
In più di una galleria abbiamo trovato date che indicano il 1830.
Le gallerie hanno quasi tutte la stessa tipologia: un’entrata sulla strada o all’interno del caseggiato, una scala con gradini, in genere scavati nel Macco, che immette su un corridoio, ai lati del quale si aprono delle nicchie profonde, in genere, 1,40 - 1,80 metri, e larghe circa 1,40 metri.
La maggior parte delle nicchie ha il piano rialzato di una ventina di centimetri rispetto al piano del corridoio, per facilitare il travaso del vino dalle botti inserite nelle nicchie stesse.
In alcune gallerie, al primo corridoio ne seguono altri, o a 90° dal primo, oppure ad un livello più basso con accesso tramite scale.
Anche in questi corridoi, da entrambi i lati, sono scavate delle nicchie. Nicchie più piccole che ospitavano bottiglie con vino o spumante, si trovano sulle pareti, lungo le scale. I corridoi terminano con una nicchia frontale e, in alcune, è scavato un pozzo d’aerazione che raggiunge il livello della strada. In altre nicchie si apre un pozzo che raggiunge la falda freatica. Tra gli scalini e le pareti si trovano, in quasi tutte le gallerie due fascioni, tipo rotaia, che servivano a far rotolare le botti. In genere i corridoi sono larghi circa 1,40 metri, le volte alte 1,90-2,00 metri; rare le gallerie con altezze superiori ai 2,40-2,50 metri.
Le grotte visitate sono dentro il Borgo, a piazza Segneri, piazza Colonna, via Ongaro, lungo le mura del Borgo, in via Matteotti e di fronte al Porto, in via della Resistenza nettunese, Fontana vecchia, Palazzo Pamphily.
Fuori del Borgo in via Gramsci, piazza S. Francesco, piazza del mercato, via S. Maria, via XXIV Maggio, villa Borghese, Divina Provvidenza, villa Donati, via Romana.
La maggior parte delle grotte non presenta iscrizioni o incisioni particolari che farebbero pensare ad un’assidua frequentazione. Ora non sono più utilizzate e quasi completamente vuote, salvo casi rari e con pochi residui di bottiglie e damigiane.
Nelle grotte dove non c’è un pozzo aeratore per la circolazione dell’aria, l’umidità raggiunge il 90-95% e si condensa sulle volte e pareti. In quelle ventilate l’umidità, anche se elevata, è sopportabile.
Il Macco nelle grotte si trova nella facies semilitoide concrezionata oppure nella facies sabbiosa argillosa addensata perché più facile a scavarsi, raramente nella facies litoide.
La Duna Antica, che ricopre il Macco per 2-3 metri dal livello stradale, se è allo stato naturale e non imbevuta d’acqua, si comporta come sabbia fortemente addensata, poco compressibile.
Il Macco che si trova a 2-3 metri dal livello topografico superficiale, in alcuni punti è “cariato”, vale a dire eroso come in un paesaggio carsico ed i vuoti e le spaccature, in genere camini cilindrici, sono riempiti dalle sabbie rossastre della Duna.
L’ingresso di una grotta
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Una grotta datata
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Una discesa
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Particolare della scala
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La discesa della grotta
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La discesa della grotta
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Fascioni laterali
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costruiti per far rotolare le botti del vino
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Le volte all’interno delle grotte
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Una grotta di grandi dimensioni
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Un corridoio
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Un doppio corridoio
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Nero delle candele sulle pareti
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Cancello che separa due grotte contigue
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Crolli parziali all’interno di alcune grotte
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Crolli parziali all’interno di alcune grotte
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La nicchia aveva un piano rialzato (30 cm circa)
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per facilitare il travaso del vino dalle botti
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Dimensioni di una nicchia
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Nicchia per devozione
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Una nicchia balneare
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Nicchia usata come piano d’appoggio
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Accesso ad un pozzo
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Un pozzo scavato nel Macco
per la captazione dell’acqua
Acqua in fondo al pozzo
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Ingresso di una grotta in superficie
Vista dalla grotta in superficie
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Cavi elettrici usati dagli Americani nel 1944
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Una grotta di grandi dimensioni
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Le sabbie rossastre della duna riempiono
l’erosione del Macco
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Macco “cariato” cioé eroso
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Nell’insieme il Macco lungo le volte e le pareti risulta integro; solo in alcune grotte le volte dei corridoi risultano percorse da fessure e spaccature non recenti, ma da tenere sotto controllo, soprattutto se al disopra, nel fabbricato, si dovessero ritoccare i carichi statici. Poiché il Macco si presenta in una serie di banchi con facies diversa, quella sabbiosa concrezionata addensata, permeabile per porosità, quella sabbiosa limosa argillosa addensata impermeabile, può accadere che accumuli di acqua nelle sabbie permeabili della Duna Antica, vengano filtrati dal Macco della facies permeabile e si arrestino là dove incontrano il Macco della facies impermeabile. Rivoli di liquido fuoriescono come piccole sorgenti al contatto dei due tipi di terreno e lentamente riempiono i luoghi più bassi della grotta. Questa situazione è generalizzata in tutto Nettuno. Laddove strati di Macco permeabile vengono a contatto con strati di Macco impermeabile, in genere ad un’altezza di l-2,50m dal livello del mare, si formano delle sorgenti o polle d’acqua, come alla Fontana Vecchia.
La quasi totalitàdelle grotte era adibita a cantina. Solo alcune potevano avere una funzione originaria diversa, ma poi furono trasformate in cantine.
Particolare quella sotto l’ex ospedale di Nettuno. Su una parete si trovano nicchiette e su di una vi è intagliata una piccola croce e una lettera “M”, forse Maria. Probabilmente una cappella. Si notano ripiani che potevano ospitare salme. Alcune volte sono più elaborate, a crociera. Si ha la sensazione di una chiesa primitiva.
Chiesa S. Francesco:
particolari all’interno della grotta
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Altra grotta con enorme sviluppo di gallerie e cunicoli scavati nel Macco per centinaia di metri, quella sotto Villa Borghese.
Purtroppo alterata nella forma originaria, ampliata, corredata di pavimenti cementati, adibita a quartier generale della quinta armata americana nell’ultima guerra.
Villa Borghese: tunnel nel Macco che porta al mare
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Villa Borghese: ingresso della grotta
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Nelle grotte e cunicoli osservati, non c’è alcun riferimento che possa far risalire una escavazione da parte dei Romani.
Solo sotto l’Ospedale Barberini, al livello topografico e con entrata dalla Piazza S. Francesco, vi è una lunga galleria ora divisa in due: parte del muro della parete di sinistra è formato da blocchetti di lava leucitica raffigurante “l’opus reticulatum” che si ripete all’esterno ma questa volta con “cubilia” di Macco.
Chiesa S. Francesco:
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Piazza San Francesco: blocchetti di lava leucitica
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Ospedale Barberini: presenza romana
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Ospedale Barberini: cubilia di Macco
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