Dalle antiche foreste del Carbonifero con equiseti giganti e felci arboree alle attuali foreste temperate e tropicali l'occhio dello scienziato è sempre stato un acuto osservatore delle complesse dinamiche esistenti in un ecosistema forestale, che oggi risulta pesantemente colpito dalle conseguenze della frammentazione che l'uomo continua a provocare, ignorando i limiti imposti dalla "capacità portante" di qualsiasi ambiente.
Citando solo alcune delle più importanti funzioni che si svolgono all'interno di un bosco, sono noti la sua capacità tampone rispetto alle escursioni termiche e più in generale agli stress ambientali, la resistenza offerta da questo ecosistema al crescente effetto serra, l'offerta di un'ampia diversità di nicchie per le specie vegetali e animali.
Nell'ambito delle foreste decidue temperate, i querceti misti a cerro e farnetto dell'Italia centrale rappresentano degli "hot spot" di biodiversità, poiché nel paesaggio agricolo e urbanizzato anche questi lembi residuali di bosco riescono ad esercitare la loro funzione "tampone" e a conservare al loro interno piccole aree umide dove si concentrano specie rare minacciate dall'estinzione.
Il bosco di Foglino, con i suoi 550 ettari di superficie, rappresenta un esempio di questi "hot spot", totalmente immerso in una matrice antropica ad elevata frammentazione nell'Agro Pontino: la diversità floristica, vegetazionale e fitogeografica che questo bosco conserva lo rende una sorta di "laboratorio a cielo aperto" per studenti e scienziati che intendono effettuare studi diacronici di monitoraggio di specie e comunità e sperimentare nuove metodologie di rilievo delle componenti biotiche applicate ad una griglia ambientale a livello di micro- e meso-scala.
Dott.ssa Anna Testi
Dip. di Biologia Vegetale - Orto Botanico
Università di Roma "La Sapienza"
|