Prima che lo scavo abbia inizio.
Ogni scavo necessita di una preparazione. Vanno raccolte informazioni geologiche e geomorfologiche sul sito stesso e del suo territorio, nonché tutte le informazioni relative a precedenti ricerche. Nel caso delle ricognizioni intorno all'Astura, di fondamentale importanza si è rivelato lo studio di Fabio Piccarreta, che tuttavia non ebbe la possibilità di scavare nessuno dei siti che individuò. Lo staff dell'università di Groningen ha invece potuto scavare il sito di Piccarreta 13 ( P13 ); quest'ultimo, a causa dell'erosione marina, esponeva chiaramente i livelli archeologici, circostanza che si è rivelata utile alla pianificazione dello scavo stesso. Come prima cosa sono state individuate le dimensioni del sito e si è impiantata una griglia per permettere il posizionamento preciso dei ritrovamenti. È stata poi progettata l'esecuzione di alcune trincee, in maniera da dividere il lavoro in differenti porzioni.
Un escavatore fornito dalla base militare ha rimosso quindi la porzione superficiale e sterile del suono, in maniera da poter iniziare immediatamente ad indagare i livelli archeologici.
Individuazione dei resti metallici
Il sito P13 è localizzato sulla stessa spiaggia che gli alleati utilizzarono per lo sbarco durante la seconda guerra mondiale. Precise misure precauzionali sono state dunque prese in quanto materiale esplosivo poteva ancora essere presente all'interno del sito; un artificiere della base militare scansionava regolarmente con un metal detector la superficie del sito, durante gli scavi. Fortunatamente nessun esplosivo venne ritrovato. Nonostante ciò ordigni bellici continuano ad essere trovati lungo la costa, e vengono fatti denotare all'interno di un'area attrezzata del poligono militare.
Tecniche di scavo
Il sito P13 è stato indagato tramite numerose trincee. Il terreno è stato asportato a livelli spessi tra i 10 ed i 30 cm; differenze di colore o tessitura del suolo potevano portare all'individuazione di un nuovo livello. Sia i livelli di suolo che i reperti in essi contenuti devono essere interpretati; molto importante è stabilire per esempio, quando un determinato strato si sia formato. Nel sito P13 non sempre è stato agevole stabilire l'età dei livelli, sia a causa della natura estremamente dinamica dell'ambiente costiero, sia a causa delle successive attività di epoca romana che hanno disturbato gli strati dell'età del Bronzo.
" Features "
I livelli archeologici possono contenere le cosiddette features, per esempio fosse o buchi di palo che si riconoscono per la terra solitamente più scura contenuta al loro interno e per la forma, talvolta anche per la loro disposizione regolare. Queste features possono indicare l'esistenza di antiche strutture. Le cosiddette amphora pockets risalenti all'età romana, scavate lungo la linea di costa, sono un buon esempio di features strutturali; esse non sono altro che fosse scavate nella sabbia, create per gettarvi i resti delle anfore precedentemente utilizzate per il trasporto delle merci.
Sezioni di formazione naturale
Per capire il processo di formazione dello strato, i livelli e i materiali associati devono essere descritti, misurati e disegnati meticolosamente, mentre alcuni campioni di suolo devono essere prelevati dai vari livelli, per controllare la presenza di resti organici. Per capire lo sfruttamento della zona costiera nel periodo compreso tra l'età del Bronzo e il periodo romano, non è stato necessario scavare tutti i siti sconosciuti nella zona. Infatti molti di questi, a causa dell'erosione marina, mostravano chiaramente sezioni esposte; queste ultime hanno fornito moltissime informazioni di carattere archeologico.
Sezioni costiere Un certo numero di sezioni sono state pulite per permettere la lettura dei livelli, la loro interpretazione,ed il prelievo dei manufatti e dei campioni di suolo. Presso il depuratore, vicino Nettuno, una sezione lunga circa 100 metri, databile all'età del Ferro e al periodo arcaico, ha restituito in maggioranza frammenti di grossi contenitori di terracotta. Presso le Grottacce, una sezione di circa 200 m di lunghezza, databile a partire dall'età repubblicana fino al primo periodo imperiale, interamente disegnata, ha fornito importantissime informazioni circa la produzione di anfore romane, precedente all'impianto della villa imperiale di Le Grottacce. Poiché gli archeologi sono abituati ad osservare fenomeni di disturbo antropici in contesti naturali, anche se di piccola entità, sono stati scoperti anche alcuni nuovi siti che non erano stati precedentemente notati. I siti scoperti fino ad oggi, tuttavia, sono probabilmente solo una piccola percentuale di quelli che giacciono sotto la sabbia delle dune; ciò suggerisce un continuo ed intensivo sfruttamento della costa in antico. |