Verso la fine di aprile del 1980, subito dopo la consegna del 1° "Trofeo Antonio Marcucci" che viene assegnato ogni anno al "giocatore più utile" della Serie Nazionale e che ho voluto istituire per ricordare, ma soprattutto, per onorare la memoria di mio marito, il Sindaco di Nettuno, Antonio Simeoni, così mi scriveva:
"Gentile Signora,
l'occasione della cerimonia predisposta dal "Baseball Club" per il trofeo "Marcucci" da Lei posto a disposizione, mi da l'occasione per esternante l'apprezzamento personale e quello della intera cittadina per l'iniziativa che dovrà sicuramente avere la rilevanza nazionale sportiva che merita per ricordare il caro Tonino.
Il predetto "Trofeo", autentico gioiello di opera d'arte ideato e realizzato da uno degli artisti contemporanei più noti ed apprezzati, rappresenta oltre il valore artistico un incommensurabile significato ideale e morale che perpetua, nel futuro, l'attività sportiva ed umana di uno dei più prestigiosi atleti del miglior periodo del baseball locale.
Il Suo gesto è veramente nobile ed apprezzabile da parte di tutti ed in ispecial modo da parte di questo Comune che ha avuto ed ha l'onore di disporre di una delle più famose squadre italiane di baseball e di annoverare fra gli atleti uomini come l'indimenticabile Tonino.
Come ho accennato nel mio brevissimo intervento, il Comune intende contribuire alla esaltazione di questa attività sportiva che ha portato e porta il nome di Nettuno in Italia ed in tutti i Paesi europei ed extra europei, promuovendo la stampa di apposito volume sulla storia di questo sport. In tale contesto la figura di Tonino MARCUCCI, atleta ed uomo, dovrà essere ampiamente evidenziata perché il suo ricordo rimanga vivo come esempio di abnegazione ed impegno nella caratteristica della più autentica passione per i colori nettunesi.
Con rinnovati sensi di stima, Le porgo i miei migliori saluti."
Antonio Simeoni
Dopo lunga perplessità, perché consapevole di non avere la capacità necessaria, decisi di assumermi l'incarico, con la speranza di essere sostenuta ed aiutata da persone più valide e più capaci di me. E così è stato: Luciana Della Fornace, per l'amicizia antica e profonda che ci lega, mi ha dato il suo prezioso e validissimo aiuto che ha reso tutto possibile; lavorare con lei è stato un privilegio.
Dopo due anni di ricerche (aiutata in questo da Horace Mac Garity al quale va tutta la mia riconoscenza) e di fatiche, sono riuscita, insieme a Sante De Franceschi, che ha curato la parte tecnica, a portare a termine questo lavoro, che dedico a mio marito.
Rifacendo la storia del B.C. Nettuno, ho rivissuto con lui gli anni della nostra giovinezza; ho ripercorso momenti della nostra vita, della nostra "stagione felice". Il riandare con la memoria a quei giorni lontani, è stato un gioire e un soffrire al tempo stesso. Ma soprattutto, mi è tornato chiaro, vivo alla mente cosa e quanto avesse rappresentato il baseball per Tonino, fino a quale punto fosse stato importante per lui e, dopo, quanto profondo fosse il suo rimpianto di "quegli anni" ormai trascorsi. Ancora vivissimo e intatto è in me il ricordo del giorno in cui mi resi conto dì tutto questo in modo inequivocabile: in un limpido pomeriggio d'autunno, andando a piedi verso Anzio, ci trovammo davanti al cancello di Villa Borghese, dal quale si accede ai due vecchi campi di calcio e di baseball. Entrammo. Il recinto era stato abbattuto; le tribune, in parte crollate, stavano andando in rovina, ma il diamante si vedeva ancora nettamente. Tonino si fermò su "casa base", con le braccia abbandonate lungo i fianchi; lo sguardo perduto sul mare, che si intravedeva in lontananza nascosto, a tratti, dai verdi, snelli pini marittimi; un sorriso lieve sulle labbra. In quel momento, sono sicura, davanti agli occhi lucenti di lacrime, gli scorsero immagini epiche, risentì l'urlo della folla e, forse, il rumore secco e inebriante del bastone che spedisce la palla fuori dalla rete... Lo chiamai più volte, ma lui, sommerso dai ricordi, non mi sentì, non mi rispose.
Maria Antonietta Marcucci
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