Subito dopo la seconda guerra mondiale, il baseball arriva in Italia.
A Roma e a Napoli, dove nel 1888 Albert Spalding, organizzatore del primo tour mondiale della storia del baseball, era passato con la sua squadra, ormai si era spento perfino il ricordo!
Né tra il 1919 e il 1923 avevano lasciato traccia i generosi tentativi dei giovani Max Ott e Guido Graziani, che rientrati in Italia temporaneamente dagli Stati Uniti, l'uno a Torino, l'altro a Roma, avevano cercato, con giovanile entusiasmo, di far appassionare gli italiani a questo gioco. Ma il loro ritorno negli U.S.A. fece dimenticare ai ragazzi torinesi e romani il baseball.
Intorno agli anni '30, l'Accademia di Educazione Fisica della Farnesina, si interessò al baseball, così popolare in America e inviò un gruppo di giovani allievi per apprenderne le regole. Al ritorno, gli accademisti si esibirono in partite molto interessanti che appassionarono il pubblico romano. Ma l'interesse iniziale si spense ben presto e si riaccese solo dopo lo sbarco degli alleati anglo-americani in Italia. Come era successo in circostanze analoghe, i soldati americani, nei, momenti di riposo, giocavano nelle retrovie a softball e a baseball. Alcuni giovani sportivi italiani notarono presto il nuovo gioco e i soldati furono "ben felici" di spiegare loro le regole. Molti di questi soldati, dopo la guerra, rimasero in Italia e divennero allenatori di basketball, baseball e soprattutto di softball che ebbe una rapida diffusione in molte città italiane.
Soltanto a Roma, tra il 1946 e il 1948 erano nate ben 52 squadre! Nel 1946 sul "Corriere dello Sport" di Roma apparve un breve annuncio con il quale si invitavano i ragazzi romani, desiderosi di apprendere il gioco del softball, a recarsi presso la sede dell'Y.M.C.A. (Young Men's Christian Association) per ritirare palle, bastoni, guantoni. "A poco a poco i prati della periferia romana e quelli di Villa Borghese furono presi con timido assalto dai "regazzini" muniti di palle e bastoni; di guanti ve n'era uno solo e doveva servire per un minimo di nove giocatori. Il softball progrediva a vista d'occhio!..." scriveva Manfredo Matteoli che pieno di entusiasmo entrò a far parte di questa "povera", ma dinamica famiglia sportiva; in seguito divenne il segretario generale della F.I.PA.B., carica che ricoprì per alcuni anni, negli anni in cui la "palla a base" è vissuta soltanto dell'entusiasmo di tutti: degli atleti, dei dirigenti di club, dei dirigenti federali!
Milano, 12 marzo 1948 - MAX OTT
firma l'atto costitutivo della L.I.B. |
Sempre nel 1946 a Roma, si era costituita la Lega Italiana di softball (L.I.S.), che ebbe come presidente Guido Graziani. Quasi contemporaneamente a Milano nel 1948, per opera di Max Ott, nasceva la Lega Italiana di Baseball (L.I.B.) che riuniva circa una cinquantina di squadre. Quello che Graziani e Max Ott non erano riusciti a fare nel lontano 1920, si realizzava a ventisei anni di distanza!
Nel 1948 la L.I.S. cambiò denominazione per assumere quello di F.I.B.S. (Federazione Italiana Baseball Softball); questo perché i dirigenti si erano resi conto del grande successo che il baseball stava riportando.
Nel 1949 la Lega Italiana di Baseball (L.I.B.) e la Federazione italiana Baseball - Softball (F.I.B.S.) disputarono separatamente i campionati nazionali, aggiudicando i titoli l'una al Firenze B.C., l'altra alla Lazio B.C.. Facevano parte della L.I.B. le seguenti squadre: Firenze B.C., Ambrosiana B.C., Milano B.C., Bologna B.C., Torino B.C., Inter B.C.. Della F.I.B.S. facevano parte: Lazio B.C., Ferrovieri, Libertas Roma B.C., Rimini B.C., Libertas Alessandria B.C. Libertas Modena B.C..
L'anno precedente il titolo era stato assegnato al Bologna B.C., che vinse il torneo indetto dalla L.I.B..
Sempre nel 1948 la L.I.B. di Milano e la F.I.B.S. di Roma, chiesero al CONI di essere ufficialmente riconosciute, ma tale richiesta non venne accolta, dal momento che per lo stesso sport essa veniva avanzata da due leghe separate. Fu a questo punto che, dopo lunghe trattative e diversi incontri, le due leghe decisero di fondersi in un'unica federazione: la F.I.PA.B. Primo presidente della Federazione Italiana Palla a Base è stato il principe Steno Borghese. Era il 28 gennaio 1950.
La Federazione Nazionale si costituiva: della Giunta Esecutiva, del Consiglio Direttivo composto di 15 membri, dei Comitati Regionali e Provinciali, della Commissione Tecnica Federale, della Commissione d'appello federale, del Comitato Federale Arbitri.
Quello stesso anno si disputava il primo campionato italiano di baseball al quale parteciparono, per la serie nazionale, otto squadre:
Il 15 ottobre, ultima domenica di campionato, battendo il Bologna, la Libertas Roma vinceva il primo scudetto del Campionato italiano di baseball di serie A.
Il principe Borghese guidò la Federazione dal 1950 al 1961; in tutti questi anni, insieme ad uomini come Graziani, Max Ott, Grassi, Matteoli, Pende, Visca, Rondoni, Fasano, Lippi, Ridarelli, Combi, Ciabatti, Ugo, Manetti, Baccarini, Germonio, e tanti altri con tenacia e con coraggio, ha svolto una intensa attività che gli ha permesso di raggiungere eccezionali risultati e i progressi sono stati davvero notevoli. Nei primi dieci anni di vita, gli anni eroici del baseball italiano, questo sport ha fatto passi da gigante; il suo sviluppo così rapido ha sorpreso tutti, tanto da poter dire che mai nessuno sport si è sviluppato in Italia cosi rapidamente. E, anche se c'era tanta strada da fare, ormai si stava diffondendo tra larghi strati del pubblico sportivo e soprattutto tra i giovani e i giovanissimi.
II tavolo della Presidenza al IV Congresso della F.I.PA.B.
Da sinistra: il prof. Grassi; il Principe Borghese;
il prof. Ugo, presidente dell'Assemblea;
il dott. Batacchi, rappresentante del C.O.N.I.:
e, in primo piano, Manfredo Matteoli |
In questi primi anni molteplici furono i problemi da risolvere, sia a livello di Federazione, che di clubs. Quasi tutti, se non tutti i clubs erano assillati continuamente da problemi di ordine economico che mettevano ogni anno in pericolo l'inizio del campionato con la conseguente completa sospensione di ogni attività.
Altro grave problema: la mancanza di campi da gioco! Le partite, infatti, anche quelle di campionato, venivano disputate in campi di fortuna o, il più delle volte, su quelli di calcio mal adattati per il baseball. E ancora: l'urgente organizzazione di periodici corsi per arbitri "per rendere sempre più operante questa categoria; uno sport come il baseball richiede nell'arbitro doti non comuni, data la responsabilità eccezionale che esso ha in campo..." dirà Gianni Falchi; infine, la diffusione nel sud e nelle isole dove era praticamente ignorato. "Che il baseball ed il migliore qualitativamente, debba fermarsi a Nettuno, è cosa troppo parallela al "Cristo" di Levi che si è fermato a "Eboli..." scriverà Alberto Manetti! Ma nonostante le molteplici e gravi difficoltà incontrate in questi suoi primi anni di vita e considerando gli innumerevoli sacrifici affrontati, è doveroso asserire che i consuntivi sono stati lusinghieri per tutti, sia per i giocatori che per i dirigenti di club, che per gli organi tecnici, ma soprattutto ammirevole è stato il coraggio dei "fedeli": "una chiara presidenza, un'agile e moderna segreteria, un ottimo bollettino, una discreta C.A.F...." dirà ancora A. Manetti, tutto (e non mi sembra poco) ha contribuito a far "piantare in Italia solide radici al baseball che si sta diffondendo con una rapidità sorprendente, ottenendo ogni primato, sia per il numero delle società costituite e affiliate, sia per il numero degli atleti praticanti, sia per le masse sempre crescenti di simpatizzanti e di spettatori". Certo non si può dire che oltre alla gravita e alla mole dei problemi, non ci siano stati contrasti, inevitabili divergenze, profondi dissidi, né che non siano stati commessi degli errori; ma l'entusiasmo, il profondo amore che tutti, fin dall'inizio, hanno avuto per questo sport meraviglioso, ha reso possibili tanti successi, tali da far dimenticare i sacrifìci affrontati.
Questo, dunque il clima che aleggiava al 4° Congresso di Casalecchio di Reno del 24 e 25 gennaio 1953! Ora, visto a trent'anni di distanza, ci sembra romanticamente goliardico, ma saturo di speranze, di volontà di fare, di idee "rivoluzionarie" e soprattutto di tanto, vero, commovente entusiasmo.
Nei due anni trascorsi dal 2° Congresso del 6 e 7 gennaio 1951 tenuto a Firenze, le Società rappresentate, da 23 erano passate a 49; gli atleti tesserati da 328 a 1462; dei circa 200 spettatori che nel 1951-52 assistevano alle partite, si era passati a 1500-2000, con punte massime di 7000 spettatori circa, come successe in occasione della mitica partita Roma-Nettuno del 14 settembre 1952. Si arrivava, quindi, al 4° Congresso di Baseball di Casalecchio consapevoli di aver ottenuto grossi successi, anche se tanto e tanto era ancora il lavoro da fare. Tra i numerosi temi da discutere, vennero, soprattutto, portate sul tappeto alcune modifiche da apportare al numero delle squadre che dovevano partecipare al Campionato dì serie A, B, e C.
Il Principe Borghese si congratula con il capitano del Nettuno, Marcucci, dopo la proclamazione della squadra campione d'Italia 1952. Da sinistra: Borghese; il dott. Visca. presidente del Nettuno: Marcucci e l'ing. Rondoni vice-presidente degli scudettati |
Nel 1952 dieci squadre avevano disputato il campionato nazionale di serie A con un girone di andata e un girone di ritorno; la serie B aveva dato vita ad un torneo di 6 gironi comprendendo complessivamente 33 squadre. Ora, intendimento della Federazione era di arrivare ad un campionato di serie A con otto squadre; 14 squadre di serie B e l'istituzione della serie C. Alcune Società fecero delle proposte: fare un campionato a 2 gironi di 6 squadre ciascuno, oppure aumentare a 14 il numero delle squadre partecipanti al campionato di serie A, organizzato in due gironi con una finale, di quattro squadre, per il titolo. E questo, non solo per "migliorare il livello tecnico del gioco", ma soprattutto per i vantaggi economici che ne sarebbero derivati: evitare ad alcune società le lunghe e costose trasferte delle squadre. Queste ed altre proposte vennero presentate, ma al congresso di Casalecchio la formula fu rispettata: il campionato di serie A rimase inquadrato nel girone unico a 10 squadre.
E furono indicate importanti mete da raggiungere nel più breve tempo possibile; incrementare l'attività, internazionale e soprattutto costituire la federazione europea del baseball di cui l'Italia si faceva promotrice.
Steno Borghese, riconfermato presidente della F.I.PA.B. per acclamazione, durante la sua relazione per il 1952, sintetizzava così i traguardi raggiunti "...49 società affiliate, 1462 giocatori cartellinati, 58 arbitri, un importante incontro internazionale (Italia - Spagna), penetrazione lenta, ma sicura nel sud Italia, 80 mila chilometri di trasferte, 272 partite complessivamente e infine 60 milioni di giro finanziario. Mete per il prossimo futuro: migliorie negli organi tecnici e direttivi; incremento dell'attività internazionale (per questo anno è prevista la partita di ritorno con la Spagna e un incontro in Italia con il Belgio) per giungere alla partecipazione ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona del 1955 e alla costituzione della Federazione europea di baseball, di cui l'Italia è promotrice..."
Gennaio 1953 - I tre delegati "Netiunesi"
al congresso di Casalecchio di Reno.
Da sinistra: l'allenatore Mc Garity, il presidente Ennio Visca
e il vice-presidente Rino Rondoni.
A questo quarto congresso della F.I.PA.B.,
Ennio Visca viene eletto vicepresidente della federazione. |
A conclusione del Congresso, il neo-eletto Consiglio Direttivo, si riuniva per provvedere alla nomina dei due vice presidenti Ennio Vìsca di Nettuno e Franco Milesi di Milano, della Giunta Esecutiva e del Segretario Generale Franco De Vitis.
L'importanza della riunione casalecchiese fu enorme, tenuto conto dell'elevato numero dei congressisti che vi parteciparono e della importanza dei temi trattati; fu laborioso ma anche travagliato e con punte polemiche tali, che per lungo tempo rimase nella storia dei congressi di baseball come il più movimentato e il più turbolento!
Alcune spinose questioni erano state sollevate; non tutte erano state risolte, ma c'era stata, senza dubbio, la volontà profonda, tenace di proseguire il lavoro, cercando di migliorare, di acquistare una maturità, una preparazione, una capacità tali da dimostrare a tutti che il baseball italiano aveva alle sue spalle "una schiera agguerrita di dirigenti centrali e periferici. Le persone capaci e competenti che uscirono dalla votazione di Casalecchio e che tarmarono il nuovo C.D., avrebbero dovuto lavorare davvero sodo, per organizzare campionati ineccepibili, stendere il nuovo Statuto, assettare l'organico federale con la formazione di comitati regionali, potenziare l'attività giovanile, prendere contatti con le federazioni straniere".
Febbraio 1954 - Tavolo della presidenza al V° congresso della F.I.PA.B. durante lo svolgimento dei lavori.
Febbraio 1954 - V° congresso della F.I.PA.B. di Trieste. Al centro il Sindaco della città, l'ing. Bartoli, alla sua sinistra il vice-presidente della F.I.PA.B. Ennio Visca e alla sua destra Rino Rondoni e il dolt. Giovanni Cappella dirigenti
del Nettuno B.C.
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Tutto questo veniva ampiamente riconosciuto alla 5a Assemblea delle Società, tenuta a Trieste nel febbraio 1954: dopo i primi, difficili anni di assestamento, di trasformazioni, di esperienze, durante i quali ognuno aveva generosamente e duramente lavorato per il baseball italiano, tutto faceva prevedere che ormai il suo cammino non si sarebbe più arrestalo. Era cominciato sui prati di periferia, nelle strade, nei vicoli; era cresciuto tra indicibili sacrifici, tra successi e insuccessi, ma con orgoglio e baldanza diveniva uno dei protagonisti dell'attività sportiva nazionale.
All'inizio della stagione 1954 da tutte le parti della penisola giungevano domande di affiliazione!!!
Finalmente nel 1953 la F.I.PA.B veniva ammessa nella grande famiglia del C.O.N.I. (1) Nel lontano 1948, l'allora segretario generale dr. Zauli aveva detto a Max Ott: "Non aspettate che noi facciamo del baseball un grande sport: fatelo voi, poi vi aiuteremo. Ma ciò avverrà solo quando ci avrete dimostrato che veramente siete stati capaci, da soli, di diventare grandi".
Nel 1961 le redini della F.I.PA.B. furono prese dal prof. Giuseppe Ghellini di Bologna che, a sua volta, nel 1968 passò le consegne e Bruno Beneck.
Gli anni 60 furono densi di avvenimenti e di soddisfazioni sia in campo nazionale che internazionale. Le società affiliate erano cresciute a dismisura e i tesserati superavano largamente i 20.000. Quanti e quanti erano ormai coloro che subivano il fascino ineguagliabile del baseball, che negli anni eroici aveva fatto gioiosamente accettare sacrifici inauditi a tanti giovani che lo praticavano con passione ed entusiasmo; ora stavano diventando davvero molti coloro che gioivano e soffrivano seguendo la squadra del cuore!
Ora i clubs, ben organizzati ed efficientemente guidati, ma sempre con l'entusiasmo iniziale, operavano con una maggiore capacità organizzativa e tecnica, con strutture che si stavano avvicinando sempre più a quelle del grande baseball professionista; molti di questi clubs, ottimamente sponsorizzati, hanno condotto campionati ad alto livello. Anche per la Federazione, nonostante le continue difficoltà che ancora sussistevano, il bilancio si poteva considerare ampiamente positivo: molti problemi erano stati affrontati e risolti brillantemente. A coronamento di una così intensa e proficua attività, il secondo decennio si chiudeva con due prestigiose partecipazioni ad incontri estremamente importanti: il primo Campionato Mondiale al quale partecipava la Nazionale Italiana che terminava al decimo posto, ma che aveva la soddisfazione di battere la forte squadra olandese, nostra tradizionale avversaria, per 6 a 2 e le Universiadi di Torino.
Nel 1970 la Federazione mutò denominazione per assumere quella di F.I.B.S.: Federazione Italiana Baseball e Softball. Nel 1969 era stato infatti rilanciato il softball, anche se limitatamente all'attività nel settore femminile. L'ultimo campionato nazionale maschile di softball era stato disputato nel 1949! Subito dopo la guerra aveva avuto un grande sviluppo, ma poi era stato soppiantato dal baseball più spettacolare. (E dire che i tecnici americani, a chiunque voglia affermarsi nel baseball, consigliano di praticare il softball!).
Il terzo decennio iniziava sotto i migliori auspici. Nei venti anni trascorsi, gli atleti, i tecnici, i dirigenti avevano lottato per l'affermazione di questo sport, con amore, disinteresse, passione, lealtà, tenacia; ora i risultati erano tangibili, esaltanti! Le società affiliate erano 347; le squadre con attività ufficiale 614; i tesserati 26.043 e gli appassionati non si contavano più!
Nel 1971 e nel 1972 l'Italia partecipava ai mondiali di Cuba e di Managua (Nicaragua).
Ma l'impresa più esaltante di questo terzo decennio è stata la partecipazione alla la Coppa Intercontinentale dell'Italia, che ne fu la promotrice.
Lo scopo che aveva spinto la Federazione Internazionale a indire la "Coppa internazionale" era quello di sensibilizzare il Comitato Olimpico Internazionale, tanto da far ammettere il baseball dilettantistico ai Giochi Olimpici, II torneo, al quale parteciparono le squadre degli Stati Uniti, del Canada, dell'Italia, della Cina Nazionalista, dell'Argentina, del Nicaragua, del Giappone, del Portorico, venne disputato in Italia sui campi del Bologna, e del Parma. La Nazionale Azzurra diede una prova mirabile che la faceva entrare definitivamente nel giro del grande baseball. Il 5 settembre 1973, dinanzi a 10.000 spettatori, sul campo del Parma l'Italia compiva un'impresa eccezionale; batteva la rappresentativa statunitense per 6 a 5 dopo aver superato la Cina nazionalista e l'Argentina.
II primo sindaco di Roma del dopoguerra
Ing. SALVATORE REBECCHINIconsegna
al rappresentante della F.I.PA.B., AUGUSTO CIABATTI,
la bandiera dell'UNIONE BASEBALL; èpresente l'addetto all'ambasciata Americana RALPH BIAGI. |
Nello stesso anno, l'8 settembre, un altro avvenimento di grande importanza per il baseball: a Bologna, che ancora una volta era protagonista di grossi avvenimenti (il 28 gennaio 1950 vi "nasceva" la F.I.PA.B.) si riunivano 25 Paesi che rappresentavano i cinque continenti e davano vita alla Federazion Mundial Baseball Amateur (F.E.M.B.A. che in seguito sarà denominata A.IN.B.A.); per il Continente Europeo fu nominato Vice Presidente Bruno Beneck.
Nel 1978 la più alta espressione organizzativa, fu raggiunta dal baseball italiano, quindi dalla F.I.B.S., in occasione dei Mondiali disputati sui campi del Rimini, del Bologna e del Parma. L'Italia, pur classificandosi al 5° posto, fu una delle squadre più brillanti della manifestazione oltre che una eccezionale "padrona di casa". I Mondiali del '78 rappresentarono dunque un vero e proprio esame di maturità sia in campo tecnico (le prove degli azzurri furono eccellenti) sia in quello organizzativo e la prova fu superata brillantemente.
Intanto in campo nazionale, i campionati ad un solo incontro (1948-1964) divenivano campionati a due incontri (1965-1974) e dal '75 al '77 a tre incontri, per tornare al doppio incontro nel 1978. Dal 3979 la serie nazionale,a 8 squadre, disputa un campionato con un girone di andata e uno di ritorno, con il doppio incontro del venerdì e del sabato, e con la formula successiva dei play offs per l'aggiudicazione del titolo. Ci sono però proposte per un campionato a 16 squadre con doppio girone di qualificazione: le prime tre classificate di ogni girone dovrebbero disputare i play offs per lo scudetto, così come le ultime due di ogni girone si dovrebbero incontrare per la retrocessione.
Purtroppo le squadre che ancor oggi disputano campionati di Serie A, sono sempre quelle del nord e del centro Italia e Nettuno rimane la città più a sud del "grande baseball nazionale"! Le regioni de! meridione, anche se enormemente interessate a questo gioco, hanno la possibilità di disputare soltanto campionati di serie C, B e A2. L'handicap maggiore è sempre stato quello di trovare l'appoggio dello sponsor che permettesse loro di portare tranquillamente avanti il lungo campionato, che garantisse cioè la serie nazionale (l'eterno problema di sempre e di tutte le squadre!)
Il presidente della F.I.PA.B. principe STENO BORGHESE
a Messina |
"Il baseball va verso il sole!" è stato e continua ad essere lo slogan della federazione, ma nonostante la volontà di tanti sportivi meridionali soprattutto siciliani, che pare siano formidabili lanciatori di sassi e quindi particolarmente dotati per riuscire nel nostro sport, decisi a far conoscere, apprezzare ed amare il baseball, questo gioco meraviglioso, continua, invece, nel sud, ad essere la "cenerentola" dello sport. (Nel 1982 il Consiglio Federale ha creato una speciale commissione, presieduta da un dirigente del valore di Aldo Notari - il presidente del Parma - che dovrà creare delle strutture per una maggiore diffusione del baseball nel sud, ma soprattutto per migliorarlo tecnicamente là dove è già operante tanto da poter dire che "siamo uno sport esteso con dignità su tutto il territorio nazionale").
Lou Campo nel 1953 era convinto che in breve gli italiani, tutti gli sportivi italiani, avrebbero apprezzato e seguito con entusiasmo il baseball: "...diventerà in Italia, lo affermo senza presunzione, lo sport di masse" diceva; "il grande pubblico sportivo che da ottobre a maggio affluisce negli stadi di tutta Italia al seguito delle squadre di calcio, fra qualche anno riempirà gli stadi di baseball nei mesi estivi, per seguire i campionati nazionali. Non vi è, infatti, altro sport "estivo" che, per fascino e spettacolarità, sia in grado di attirare nei nostri stadi questa fiumana di tifosi. Noi appassionati di baseball, con sacrifici che solo i dilettanti puri dello sport possono compiere (e chi vive nel nostro ambiente sa quali e quanti sacrifici ci addossiamo quotidianamente), con la nostra tenacia possiamo superare i gravosissimi problemi finanziari, preparare e moltiplicare le squadre e il "grande pubblico" verrà, soprattutto se il baseball sarà in grado di ospitarlo... se stadi di baseball prenderanno il posto dei campetti di periferia e potremmo cominciare a pensare anche alle partite in notturna. Ebbene, dateci il tempo e la possibilità di far conoscere il nostro sport e un giorno, forse nemmeno tanto lontano, noi giocheremo in notturna!".
Forse per quel che riguarda il baseball "sport di masse" non è proprio del tutto così, anche se il nostro sport, pur nelle ristrettezze di mezzi, ha ottenuto un successo che non ha precedenti nella vita sportiva nazionale, ma per quel che riguarda gli "stadi", non solo sono stati costruiti degli ottimi campi, ma la gran maggioranza è dotata di impianti di illuminazione per le partite in notturna.
A Nettuno, a Bologna, a Parma, a Grosseto, a Novara, a San Remo, a Lucca, a Castiglione della Pescaia... si gioca "sotto il cie-lo stellato".
"Con la luce artificiale il baseball è più affascinante..." dicono gli americani che adottarono con entusiasmo la "novità". Nel 1935 lo spettacolo in notturna ebbe negli Stati Uniti un immediato successo, non solo, ma salvò dozzine di leghe minori negli anni di crisi dopo il 1930, operando miracoli finanziari per i clubs più poveri.
Molte società sportive di baseball, intorno agli anni '50, avevano preso accordi con le Amministrazioni Comunali per ottenere, durante l'estate, quei campi che il calcio abbandonava per le ferie. Ma ben presto si cominciarono a costruire i primi stadi di baseball. Il primo fu costruito a Nettuno nello stupendo scenario di Villa Borghese; fu infatti il principe a cedere una grossa fetta del suo parco per la costruzione del campo... "i ragazzi del Nettuno" fecero il resto! Poi fu la volta di Casalecchio sul Reno che per le "Calze Verdi" costruì lo "Yankee Stadium", seguito man mano dagli altri clubs.
Rimangono pur sempre i "campetti" ai bordi delle grandi e delle piccole città, che brulicano di ragazzi e di ragazze che giocano a baseball o a softball, o in vere squadre organizzate ed attrezzate o tra compagni di scuola e di giochi, che discutono continuamente e animatamente soprattutto per le decisioni prese dagli arbitri improvvisati! Com'è nato in questi giovani l'interesse e l'amore per il baseball? "Sono gli anziani che con il loro spirito di abnegazione, con la loro ferrea volontà e con immensi sacrifici, hanno spianato la strada al baseball italiano".
In campo giovanile, infatti, il successo è stato esaltante! Oggi, ogni società dispone di eccellenti vivai di giovani e giovanissimi che sono le promesse della serie nazionale. Squadre di allievi e pre allievi disputano interessanti campionati regionali e giovani talenti stanno venendo fuori dappertutto. Un gran numero di tecnici qualificati ha svolto un lavoro capillare raccogliendo, selezionando, preparando i giovani che hanno saputo conquistare nel 1977 il terzo posto assoluto ai mondiali d'Argentina, senza dimenticare i successi della nazionale juniores del 1976, del 1978, del 1980 e il "Torneo Americano", un quasi campionato del mondo, riservato agli juniores, disputato negli Stati Uniti a Newark nello Stato deil'Ohio, dove gli "azzurrini" hanno messo in evidenza una buona tecnica individuale, riuscendo a cogliere risultati davvero sorprendenti.
Se si pensa alle proposte che vennero fatte al 4° Congresso di baseball nel 1953, si può constatare in modo tangibile l'enorme lavoro compiuto e ci si può rendere conto che i sogni che sembrano irrealizzabili, siano divenuti una bella realtà! Allora, dunque, l'Assemblea di Casalecchio demandò al Consiglio Direttivo Federale la regolamentazione di una nuova categoria detta "Propaganda" che avrebbe dovuto comprendere tutte quelle squadre di ragazzi di età fra i 12 e i 17 anni e che avrebbero dovuto dar vita a brevi campionati da disputare in campi chiaramente con misure ridotte, ma non troppo per non compromettere la regolarità del gioco (24 metri la distanza delle basi, 16 metri la distanza del lanciatore, 65 metri per il fuoricampo); anche le partite dei campionati di propaganda non avrebbero dovuto superare le cinque o sei riprese.
1953 - Nettuno, campo adi Villa Borghese.
Il celebre giocatore Joe di Maggio con tre arbitri italiani:
Giulio Marciti, Amerigo Moscianese e Giovanni Serra. |
1953 - Tecnici americani fanno "scuola" di baseball a Nettuno
sul campo di Villa Borghese ad un folto gruppo di giocatori italiani,
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È indubbio che, anche in campo giovanile, i traguardi voluti sono stati ampiamente raggiunti con risultati notevoli. Oggi i Giochi della Gioventù, i campionati degli allievi e pre-allievi, la propaganda nelle scuole, continuano ad essere gli obiettivi più importanti verso i quali tendono i federali per far conoscere, apprezzare, amare il baseball ai ragazzi, molti dei quali saranno un giorno i futuri campioni. Per anni l'istancabile, il mitico Max Ott ha continuato, soprattutto fra i giovani e i giovanissimi, a propagandare il "suo" gioco; così come una intensa azione di propaganda nelle scuole fu compiuta, intorno agli anni '70, da Giancarlo Mangini e Renato Germonio che se ne andavano in giro muniti di proiettore e pizze cinematografiche! "È importante che i ragazzi pratichino lo sport e soprattutto il baseball, perché ha molto da insegnare. È la disciplina migliore per preparare alla vita un giovane" dirà in una intervista Tom Lasorda, un abruzzese d'America, manager dei "Dodgers" di Los Angeles.
Nel 1981 è stata creata la "Commissione Attività Giovanile" che, tra le numerose iniziative, ha innanzitutto svolto, per mezzo della commissione di Propaganda, una intensa azione di promozione e di diffusione del baseball e softball tra i giovani. Le categorie di allievi, pre-allievi, ragazzi e juniores nel 1982 hanno raggiunto un totale di 401 squadre per il baseball e di 88 squadre per il softball che disputano regolari campionati.
1953 - Giocatori italiani e tecnici americani
in una foto "ricordo" di fine corso.
Il Presidente del B.C. Nettuno Ennio Visca e l'allenatore Me Garity insieme ai tecnici statunitensi.
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Un'altra importantissima e coraggiosa iniziativa della Federazione è stata quella di ingaggiare tecnici americani da mettere a disposizione dei comitati regionali e di inviare altrettanti tecnici italiani, ospiti di "college" americani, nella "mecca" cioè del grandissimo baseball, per corsi di aggiornamento tecnico. L'esperimento ha dato i suoi frutti e i risultati non sono mancati. Di questo ne era convinto, fin dal lontano 1953, il presidente della F.I.PA.B. Steno Borghese, anche se si riferiva, momentaneamente, alla sola nazionale: "Per migliorare il livello tecnico, si dovrebbe contare sull'opera di un allenatore americano assunto con il preciso compito di allenatore federale...". Nel 1953 si tennero a Nettuno alcuni allenamenti ai quali furono invitati dei tecnici americani (tra gli ospiti c'era anche il famoso giocatore italo-amerieano Joe di Maggio) che incontrarono a turno i giocatori italiani dei vari ruoli e tennero delle interessanti lezioni che rimasero per lungo tempo nel ricordo dei giovani basebollisti.
Negli ultimi anni un intenso lavoro è stato svolto dalla Federazione al fine di migliorare al massimo la preparazione dei tecnici. Nel biennio 80-82 sono stati organizzati 77 corsi per aspiranti tecnici: 40 corsi nel 1981 con 606 iscritti, dei quali 332 sono risultati idonei; 37 corsi nel 1982 con 536 iscritti. E ancora: 2 corsi per allenatori e 4 per istruttori di baseball; 1 corso per allenatore e 2 per istruttore di softball. Ai corsi nazionali tenuti a Roma hanno partecipato tecnici francesi, spagnoli, finlandesi, Inoltre, si sono tenuti degli stages di aggiornamento generale per tecnici nel Veneto, nel Friuli, Venezia Giulia e Toscana.
A coronamento di anni e anni di intenso lavoro, di sacrifici, di dedizione completa è giunta per la gente del baseball la soddisfazione più grande: il "vecchio gioco" è entrato nel programma delle Olimpiadi di Los Angeles 1984, sia pure come sport dimostrativo! Il direttivo dell'A.IN.B.A., non accontentandosi di questo primo successo, sta lavorando alacremente per il definitivo riconoscimento ufficiale del baseball come disciplina olimpionica; soprattutti il primo vice-presidente dell'organizzazione mondiale, il nostro presidente Bruno Beneck che, con una lunga e paziente operazione di "tessitura", conquistando molte simpatie anche negli ambienti sportivi d'oltre oceano, ha portato, nell'arco di un quinquennio, il baseball alla ribalta olimpica. Un progetto ambizioso che è stato coronato da un completo successo e che è valso a Beneck e al baseball italiano, il plauso dei massimi esponenti del C.I.O. e del presidente della speciale commissione che ammette gli sport alla manifestazione olimpica John Ubbard.
II presidente della F.I.B.S. Bruno Beneck
insieme ad un amico d'eccezione:
Tom Lasorda allenatore
dei "Dodgers" di Los Angeles.
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...Non bisogna dimenticare che questo gioco è simbolo del costume e della vita americana" ha detto Beneck all'assemblea di Lake Placid nel 1980 "sarebbe assurdo, quindi, che mancasse proprio quando l'Olimpiade è organizzata negli States".
Il baseball è giocato in 75 Paesi. È lo sport nazionale degli Stati Uniti, della Corea, del Giappone, è in continua espansione in tutti i continenti (e imminente l'inserimento dei paesi africani; a Mosca è diventato operativo un programma di addestramento di baseball all'università; la Cina ha invitato a più riprese tecnici americani e cubani), non era giusto, quindi, continuare a tenerlo fuori dei programmi ufficiali.
Infine, a conclusione di questa breve storia del baseball italiano, c'è da aggiungere che i bilanci ampiamente positivi, il raggiungimento di traguardi difficili, ottenuti grazie ad una attenta programmazione e ad un lavoro tenace, hanno valso a dirigenti e giocatori il plauso di tutti anche per aver fatto, attraverso il baseball, "conoscere e apprezzare il nostro Paese"; è ciò che disse l'ambasciatore italiano in Giappone in occasione del Campionato Mondiale 1980, dove, fra l'altro, gli azzurri hanno dimostrato di essere orgogliosi della loro italianità, non intesa come chiusa visione nazionalistica e di sentire lo sport come strumento di conoscenza, di scambio, di comprensione reciproca che serve ad arricchire lo spirito e a migliorare la convivenza fra gli uomini.
Tanto tempo fa il Segretario Generale del Comitato Olimpico aveva detto: "...noi vi aiuteremo... quando ci avrete dimostrato che siete stati capaci da soli di diventare grandi..." A oltre trent'anni di distanza, il presidente del C.O.N.I. Franco Carraro ha elogiato pubblicamente la F.I.B.S. per aver "onorato lo sport italiano tutto".
Non c'è dubbio che le prospettive per il futuro siano ottime: "con molte difficoltà, ma con grande volontà, il nostro baseball si sta costruendo la sua strada"; comunque si può dire con assoluta certezza che le mete più ambite e più importanti sono state raggiunte!
Alla XXII Assemblea Generale della F.I.B.S. nel novembre 1982 si sottolineava la necessità che fra tutte le "forze operanti" si instaurasse una maggiore partecipazione e una crescente collaborazione, un dialogo costruttivo e non fatto soltanto di sterili contestazioni, una reciproca comprensione che deve scaturire da rapporti chiari, precise assunzioni di responsabilità e il profondo impegno, da parte di tutti, di migliorare costantemente. Lo slo-gan dell'Assemblea di Genova è stato: "per una Federazione funzionante al meglio!".
Nel 1952 il primo presidente della FIPaB Steno Borghese diceva: "...I traguardi finali a cui tendiamo sono: riconoscimento ufficiale da parte del Comitato Olimpico Nazionale; riconoscimento della costituenda Federazione Europea da parte del C.I.O.; l'ultima e più ambita meta: inclusione nel programma dei Giochi Olimpici. Attualmente la nostra maggiore preoccupazione è quella di compiere i più rapidi progressi nel miglioramento del livello tecnico del gioco, in modo da poter affrontare i futuri incontri internazionali con sempre maggiore tranquillità. Anche la categoria arbitri dovrà essere aumentata e perfezionata. Sentiamo di esser-ci assunta una grande responsabilità lanciando in Italia questo sport, fino a pochi anni fa completamente sconosciuto; ci rendiamo conto che questa responsabilità aumenta con il progresso inaspettatamente rapido del baseball. Possiamo bene affermare che esso ha piantato in Italia solide radici e segni certi indicano che si sta diffondendo sempre di più e che gli anziani stanno trasfondendo nei giovani la loro passione per questo magnifico e atletico gioco".
Forse, durante lo scorrere degli anni, a volte si è sbagliato; incontrando delle difficoltà, si è tentennato e, incerti, si è esitato, ma non si è mai ritornati indietro, mai!
NOTE
1) Nel 1953 la F.I.PA.B. fu accettata dal C.O.N.I. quale membro aderente per un quadriennio, che sarebbe scaduto il 23 novembre 1957; in quella data fu ammessa ufficialmente e definitivamente. |