Il 5 luglio 1903 Gabriele D'Annunzio, proveniente dalla "Capponcina" di Benignano, vicino Firenze, scrive da Roma a Giuseppe Treves, confidenzialmente chiamato Pepi: "Domani partirò per Nettuno...", e l'11 luglio imbuca dall'ufficio postale di Anzio una lettera scritta su carta intestata di Villa Borghese, indirizzata all'impresario francese Josè Schurmann. Nel grande parco di lecci e di pini di villa Borghese ha con sé per alcuni giorni Eleonora Duse, grande interprete delle sue principali opere teatrali e anche, per un periodo, sua appassionata amante.
In villa, nella stessa estate, è data per certa la presenza di Edoardo Scarfoglio, marito di Matilde Serao e fondatore del Mattino di Napoli. Qui vengono a trovarlo amici e collaboratori come Annibale Tenneroni, il giornalista Giuseppe Antonio Borgese, Adolfo De Carolis, il pittore e incisore abruzzese, autore delle illustrazioni di molte sue opere. In Villa Borghese quell'estate è presente la piccola Renata Eva Adriana Anguissola, l'amata figlioletta, chiamata "Cìcciuzza", nata nel 1893 da una relazione di D'Annunzio con la principessa Maria Gravina, moglie del conte Anguissola. In due articoli pubblicati su "Il Tempo" dell'8 e del 9 gennaio 1950, con il nome di Renata Montanarella, ella scrive "Andammo ad Anzio e comprammo un teatrino con tante marionette. E il poeta non disdegnò di inventare tante belle improvvisate commedie per la sua bimba..."
In questo periodo D'Annunzio compone la tragedia pastorale "La figlia di Iorio", completa la "Francesca da Rimini", chiude il terzo libro delle "Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi", intitolato "Alcione" con la lirica "Ditirambo IV" e i sei componimenti che vanno sotto il nome di "Sogni di terre lontane", tra cui il celebre "Settembre, andiamo..." e "II fiumicello", dedicato al fiume Loricina di Nettuno.
Il "Ditirambo IV è terminato il 13 ottobre 1903. Questa è la data scritta di pugno dal poeta in fondo al manoscritto, che pubblichiamo in questa raccolta con tutte le correzioni in originale, per aprire un velo, anche indiscreto, se vogliamo, su quei sentieri agili e accidentati insieme, che conducono il poeta dalla prima intuizione alla composizione finita. "La figlia di Iorio" viene iniziata il 18 luglio e terminata il 29 ottobre del 1903.
E' un soggiorno senz'altro fecondo, quindi, questo, trascorso tra Villa Borghese di Nettuno e la città di Anzio, dove D'Annunzio va a comprare i giocattoli per Cicciuzza e a spedire le sue numerose lettere. Ma è un soggiorno nel quale non mancano le "noie e le pene" che lo affliggono: i problemi con la madre di Cicciuzza, la malattia di Eleonora Duse, i debiti. Nelle botteghe del luogo gli mancano l'acqua minerale Sangemini, il burro, il caffè, i mazzetti di spicanardo [colonia] e finanche un calamaio. Ma D'Annunzio ha avuto senz'altro una stima incondizionata per questo "mare neroniano" e per la "selva di Astura", per la "terrazza Borghesiana" e il "corno dogale del Circeo".
Le lettere scritte da Villa Borghese e il primo manoscritto originale del Ditirambo IV sono un'altra testimonianza prestigiosa dì quanto il clima e il mare, le selve e i panorami di Nettuno siano stati apprezzati in ogni tempo, se pensiamo che già Cicerone, nell'anno 46 avanti Cristo, ne parlava con eguale entusiasmo, scrivendo all'amico Attico e ai familiari dalle sue ville di Anzio e di Astura.
Durante le mie ricerche, condotte per la realizzazione dei progetti "lOOLibri per Nettuno" e "La Festa del Gonfalone 2001-2003", ho avuto notizia dell'esistenza di alcune lettere scritte da D'Annunzio su carta intestata di Casa Borghese. Grande è stata naturalmente l'emozione, quando, nell'autunno del 2000, ho trovato le prime dieci lettere presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e un anno dopo la lettera a Francesco Paolo Michetti presso la Biblioteca Provinciale "A.C. De Meis" di Chieti.
Con analogo stato d'animo ho cercato e trovato al Vìttoriale di Gardone Riviera le liriche della raccolta "Sogni di terre lontane" e il manoscritto di "La figlia di Iorio", e presso la collezione di Alberto Sulpizi e Paolo Blasimme il sonetto a Arturo Della Scala.
Spero che altri, studenti o studiosi, ricercatori o cultori di storia locale, sappiano trarre occasione e stimolo da questa raccolta per fare di più e meglio, ma con lo stesso entusiasmo che ha sostenuto il Sindaco Vittorio Marzoli, i miei collaboratori degli Uffici di Staff e me.
Benedetto La Padula |