La contraddizione è la principale caratteristica di Gabriele D'Annunzio: contraddizione fra la pace, che dice continuamente di volere, e l'irrequietezza che ha scosso tutta la sua vita, soprattutto negli anni a cavallo tra la fine dell'ottocento e i primi del novecento, durante la "Belle Epoque", con la sazietà dei piaceri parigini e l'abbondanza di donne, che egli ha così bene conosciuto e lo scialo di denaro degli editori.
Di quel tempo mi parlò a lungo Carlo Ludovico Bragaglia, il quale aveva sei anni il primo gennaio del 1900 e ricordava, nelle strade di Roma, l'aria pulita che si respirava a pieni polmoni (e la gente la si vede anche nelle foto di Alinari, senza un minimo di velo di smog) e il grande silenzio che c'era in giro, un silenzio che dava fastidio ai giovani pieni di vitalità e d'inquietudine, che diedero vita al teatro futurista nelle cantine di casa Bragaglia.
L'irrequietezza di D'Annunzio lo spinse ad agire, diventando, da poeta e scrittore, uomo politico e combattente, grande suscitatore di entusiasmi per la guerra mondiale, aviatore del volo su Vienna, autore della beffa di Buccari. comandante dell'impresa di Fiume.
Mussolini lo considererà un temibile concorrente sulla scena politica mondiale, e lo relegherà nella dorata prigione del Vittoriale, dove, con il decadere dell'energia e il disfarsi del corpo, resterà fino alla morte, preferendo indossare l'uniforme, che egli amava, di generale dell'Aeronautica.
Gli anni passati a Nettuno, e in particolare l'estate-autunno del 1903. quando scrisse le lettere raccolte in questa preziosa pubblicazione a cura di Benedetto La Padula, concludono un periodo tumultuoso dedicato ai successi editoriali e alla mondanità più sfrenata, e gli consentono di riordinare la sua vita, di scrivere "La figlia di Iorio", di transitare verso il futuro di uomo politico e combattente.
All'adorata figlia Cicciuzza compra un teatrino di marionette che ama far vivere e si diverte ad animare.
Ma è Villa Borghese il teatro più grande, dove D'Annunzio muove i personaggi che, in vari modi, gli sono cari, avendoli presenti di persona o attraverso queste lettere: la Duse (soggiogata e ormai per l'età quasi materna), l'editore Giuseppe Trèves che tempesta di richieste impetuose, l'illustratore Adolfo De Carolis, l'amico Annibale Tenneroni, la stessa figlia Cicciuzza, prima gravemente ammalala, poi da lui amorevolmente accudita nei parchi e nel maneggio della Villa, dove la signora (Duse) le manifesta il suo affetto: il deputato abruzzese Pasquale Masciantonio, il pittore Francesco Paolo Michetti,
Giovanni Pascoli, cui vorrebbe dedicare "La figlia di Iorio". Tutti questi personaggi si muovono nel teatrino ideale di Villa Borghese attraverso il genio "immaginifico" del Poeta, come nelle precise, scrupolose, quasi maniacali elencazioni delle necessità pratiche della vita quotidiana.
Altro palcoscenico è la città di Nettuno, con il suo passato neroniano e ciceroniano, dove D'Annunzio trova di che soddisfare il suo immenso bisogno di protagonismo e la sua convinta coscienza della propria genialità.
Bene ha fatto il Comune di Nettuno a pubblicare questi documenti dannunziani, che potranno interessare non solo gli esperti, ma anche un vastissimo pubblico di lettori, soprattutto giovani, che qui troveranno di che soddisfare la loro curiosità sulla vita privata di questo passionale protagonista del ventesimo secolo. |