Questo volume si presenta, innanzitutto, come un modello di sintesi turismo-cultura: un turismo che è Cultura, quando si fa strumento indagatore della tradizione e della Memoria in un paese, il nostro, che distrugge e smarrisce tradizione e Memoria; una Cultura che, se si pone come ricerca dell' Humanitas, muove, in direzione centripeta, dallo studio della propria terra. In questa ottica, questo libro si legge come specimen probante di armonia Cultura-Politica, che vede le istituzioni politiche, in particolare, il comune di Nettuno, in efficiente collaborazione tecnica-politica accanto a quelle scientifiche: tutte forze promotrici e coinvolgenti per una cultura della politica, in opposizione a una politica della cultura, responsabile di strumentalizzazioni rischiose per i giovani.
Ai fini di una valutazione relativa alla mia specificità scientifica, pure apprezzando la sensibilità e l'umiltà del Sindaco Marzoli, non esito a definire la pubblicazione "letteraria"; ciò sulla premessa di una visione della letteratura aperta alla fruizione di tutti, che esce dal chiuso delle accademie e dei salotti e si pone quale occasione di riflessione, impegno, contemplazione del Bello. Sintetizzo il contributo alla letteratura D'Annunziana in tre indicazioni:
- Psicologica ed umana: queste lettere aprono uno spaccato inedito e arricchiscono la conoscenza del privato, dell'intimo, nella quotidianità del Vate.
- Artistica: si illumina, ulteriormente, la genesi dell'arte D'Annunziana in quella magia misterica, della febbre creativa che lo riscatta presso la Divina, che da perdente si rivela la vera vincitrice, in tutta la forza del suo dolore-amore. "Come Ulisse molte cose conobbi e patii e godetti: e, in verità, nulla è paragonabile all'ebbrezza del lavoro". Nettuno si chiarisce quale e quanta influenza abbia esercitato sulla composizione di opere fondamentali, avvalorando la sintesi panismo-panestetismo in funzione dell'Assoluto del Bello nel poeta. "Partirò domani per Nettuno".
- Indicazione critica: la corrispondenza con impresari, artisti, collaboratori, etc., offre notizie utili a comprendere quanto, al di là del giudizio estetico, sul piano tecnico, il teatro D'Annunziano abbia influito sulle arti visive del Novecento.
A conclusione, il libro, in questa ricomposizione del privato nell'artistico, dell'artistico nell'umano, sollecita, ancora una volta, l'unità del D'Annunzio solare e di quello notturno, al di là dell'antica dicotomia, in quell'equazione arte-vita che è il nutrimento di quell'unica religione del poeta, che è il Bello.
Mi congedo con un fervido messaggio augurale all'intelligenza politica del Sindaco ed alla sensibile passione umanistica di Benedetto La Padula, che già nei banchi di Liceo, primissimo, si proiettava verso orizzonti luminosi.
Giovanna Scarsi
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