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CRONISTORIA DI NETTUNO

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Cronistoria di Nettuno
1942 - 1944

di don Vincenzo Cerri

1943

19 settembre dopo l'annuncio dell'armistizio firmato tra l'Italia e le potenze alleate, l'esercito tedesco si sostituisce rapidamente a quello italiano per continuare la lotta contro gli Anglo-Americani. Ne segue in Nettuno una guerriglia che dura un paio di giorni. I Tedeschi s'impadroniscono della città.

 

1943

II Comando tedesco, superata la debole resistenza dei soldati italiani, imprigionati e portati in campo di concentramento gli
ufficiali, rimasto padrone incontrastato di tutta la zona, si affretta ad emanare l'ordine di sfollamento, entro le ore 24 del 22 settembre, da tutta la città di Nettunia (i due nuclei cittadini di Nettuno e di Anzio riuniti in un solo Comune).
Sul cielo di Nettuno va addensandosi la più grande e spaventosa bufera della sua storia. Le famiglie di Nettuno prendono la via dell'esilio. Molte di esse, sicure di poter tornare presto alle proprie case, sono ospitate presso, parenti ed amici nei vicini paesi; molte altre, a causa dei lavori agricoli in corso, si accampano nei vigneti entro un raggio di una decina di chilometri. Alcune, però, ottengono il permesso di rimanere. Questa notizia provoca il ritorno di un gran numero di Nettunesi; ma il Comando tedesco emette un nuovo ordine di sfollamento sotto la minaccia della fucilazione:

"MANIFESTO N° 4"
ATTENZIONE
Tutti coloro che non abbiano ancora sfollato da Nettunia hanno tempo di farlo fino alle ore 22 di questa sera.
Chiunque sarà, da domani, trovato a circolare senza regolare autorizzazione sarà allontanato a mezzo della forza pubblica senza facoltà di portare con sé bagagli di sorta. Chi sarà trovato nascosto nei rifugi, nelle cantine, o anche nelle abitazioni, verrà FUCILATO.

1943
Il Comandante del Presidio
Militare Tedesco
Lt. QUERBACH

È necessario obbedire. Chi può, trova ospitalità presso casolari; i più occupano ed aggiustano alla meglio vecchie capanne e se ne costruiscono di nuove; altri s'intanano in grotte naturali...La situazione, però, è caotica. Il Comandante Querbach (il terzo tra i quattordici che si succederanno fino al 22 gennaio 44) cerca di rimediare alla meglio. Egli, ricercato dagli Alleati perché criminale di guerra, come si dice, impulsivo, rigoroso e a volte spietato, pure si mostra benevolo verso la popolazione di Nettuno in molte circostanze. Tra l'altro, fa giungere da Littoria cento quintali di farina che distribuisce anche agli sfollati di Aprilia, sotto il suo personale controllo.
Frattanto i soldati tedeschi fanno esplodere le mine collocate lungo il litorale allo scopo di precludere ogni via di accesso alla città.
In via confidenziale, lo stesso Comandante tedesco consiglia di allontanarsi con sollecitudine, perché Nettunia "sarà inesorabilmente distrutta".

 

23 ottobre.1943

Il Comando Militare tedesco pubblica un nuovo manifesto;

"ATTENZIONE !
I fogli verdi distribuiti dalla Commandatura di Nettunia per lavori agricoli e vendemmia vengono sospesi al 28-10-43.
Chiunque si trovi ancora al 29-10-43 in possesso di tali permessi verdi oppure fa uso di transito per i due Comuni di Anzio e Nettuno viene arrestato subito e trasportato a lavori forzati.
I permessi bianchi perdono la loro validità al 31-10-43.
Una proroga di tali permessi non viene accettata.
Il Comandante del Presidio Tedesco avverte la popolazione che la zona da uno a cinque Km. deve essere sfollata completamente entro il 31-10-43. Dal 31-10-43 in poi verranno fatte brillare o saltare le case coloniche in dette zone.
Il bestiame ed i prodotti agrari verranno requisiti dal detto Comando.
Nettunia 23-10-43
IL COMANDANTE"

 

1943 novembre

La popolazione di Nettuno sparsa per la campagna vive giorni di ansietà e di paura dei soldati tedeschi che la fanno da padroni. Da un momento all'altro, di notte e di giorno, c'è da aspettarseli: portano via galline, maiali, farina, biade, quel poco, insomma, che è stato salvato con tanta fatica. Un sacerdote, a nome della popolazione, va a protestare presso il Comando militare. Gli rispondono che sono stati chiesti rinforzi di polizia, ma che non arrivano mai...
In realtà, le truppe che tornano dal fronte per qualche giorno di riposo, si servono di tutto e di tutti. Se hanno bisogno di mano d'opera, circondano una determinata zona e sequestrano tutti gli uomini atti al lavoro. Anche le donne, specie le giovani, devono vigilare continuamente per non cadere nelle loro mani.
Mancano l'assistenza medica e i medicinali più comuni: alcuni sacerdoti, sfidando ogni pericolo, si recano a Roma in cerca di aiuto.

 

1943

Anche la statua della Madonna delle Grazie, tanto cara al popolo di Nettuno, deve essere trafugata per sottrarla alle rapine e alla devastazione.
Il 5 dicembre, il Padre Pietro e il coraggioso fratel Gabriele, passionisti, chiedono ed ottengono l'uso di un vagone ferroviario per trasportarla a Roma. Durante la notte sosta nella galleria della stazione sorvegliata da fratel Gabriele, e il giorno seguente, alle ore 6, parte alla volta della capitale. Viene posta prima all'oratorio della Scala Santa e, poi,, nella basilica dei santi Giovanni e Paolo, esposta alla venerazione del popolo romano.

 

1943 31 dicembre.

A notte avanzata si odono improvvisamente numerosi colpi di cannone. I Nettunesi, usciti all'aperto, vedono il cielo solcato da lunghi nastri di stelline rosse: i proiettili traccianti della contraerea. Pensano lì per lì se non stia per scoccare l'ora tanto attesa della liberazione; ma non sono battaglie, né aeree né terrestri. Guardano l'orologio: scocca invece la mezzanotte...
I Tedeschi ammazzano a colpi di cannone l'anno vecchio e salutano l'inizio del 1944...

 

1944 1° gennaio.

Si nota un'insolita attività aerea e si ode spesso l'eco prolungata di intensi bombardamenti nelle vicinanze dei monti Lepini. Anche su Nettunia si intensificano le incursioni dei cacciabombardieri alleati. Solo nel pomeriggio del 17, nel giro di qualche ora, sono stati effettuati ben cinque bombardamenti a ondate successive. Anche di notte romba sempre il motore di qualche aereo che, fatti pochi giri e lanciati dei razzi illuminanti, sgancia paurosamente e si dilegua, superando la debole reazione della contraerea nemica.
I Nettunesi non immaginano neppure a che cosa possano preludere tutte queste strane azioni di guerra...

 

22 gennaio 1944

Sono le due di notte del 22 gennaio. I Nettunesi sono svegliati improvvisamente da un poderoso cannoneggiamento prove
niente dal mare. A breve distanza ne segue un altro, poi un terzo. Si pensa che i guastatori tedeschi, in vista della ritirata dal fronte del Garigliano, costretti quindi ad abbandonare Nettuno, facciano brillare le mine poste lungo la fascia costiera. Negli intervalli, si ode un sordo rumore come di mille macchine in moto.
Dal mare si levano verso il cielo grandi e paurosi bagliori che danno un riflesso sanguigno tutt'intorno. Anche in direzione di
Torre del Padiglione e a nord de La Campana, enormi fiammate si susseguono a brevi intervalli. I Nettunesi sono circondati da un cerchio di fuoco infernale. Ad accrescere il terrore, un cannone tedesco prende a tuonare fortemente da un nascondiglio nella grande pineta, provocando paurosi scuotimenti delle povere abitazioni.
Alle prime luci del giorno si nota un gran numero di palloni frenati lungo la costa. Fattosi poi più chiaro, centinaia di apparecchi sfrecciano a tutte le quote con un fragore assordante. Il mare di Nettuno pullula di navi di ogni tipo. Non passa molto e agli occhi sbalorditi dei Nettunesi appaiono sorridenti i primi fanti americani... L'azione è stata davvero sorprendente, e non solo per i tedeschi!
Il potente cannone della Campana viene presto eliminato, mentre aumenta sensibilmente il numero degli aerei di scorta alle operazioni terrestri.
I buoni Nettunesi fraternizzano ben presto con i "paesani", che hanno scaricato nella zona ogni ben di Dio, insieme ad un'enorme quantità di materiale bellico.
Un aereo tedesco riesce a penetrare nella fitta rete di quelli americani: è l'inferno. Da mare e da ogni angolo della zona di sbarco, migliaia di cannoni, antiaerei e quelli automatici multipli delle navi più grandi, lanciano proiettili traccianti contro il malcapitato, che non riesce più a trovare una via di scampo.

Il rombo assordante degli aerei, il fragore dei carri armati, quel tuonare continuo dei cannoni che notte e giorno martellano le linee nemiche: il rumore degli automezzi che dal mare si dirigono verso il fronte, il timore di possibili contrattacchi tedeschi nel tentativo di ricacciare in mare le truppe sbarcate, rendono nervosi e sfiduciati i Nettunesi che, senza volerlo, si son venuti a trovare al centro di una delle più rischiose azioni militari della seconda guerra mondiale.
Intanto la radio italiana, annunciando l'avvenuto sbarco alleato, va ripetendo: "...Nettuno è in fiamme!".
L'azione anfibia, comandata da! generale Lucas, forte di 16 navi da trasporto e 146 mezzi da sbarco, è appoggiata da 7 incrociatori, 24 cacciatorpediniere e 96 unità di altro tipo. Sul settore di sbarco le forze tedesche sono quasi assenti.

I Tedeschi stanno ammassando truppe per arrestare l'avanzata degli Alleati, mentre iniziano una propaganda demoralizzante attraverso la radio e mediante numerosi volantini lanciati con mortai e cannoni. Uno di questi, da una parte reca il disegno qui riprodotto; nel retro, tra l'altro, dice:
"Vi ricordate l'inferno di Dunkerque?... Quante navi sono state affondate e quanti bravi "Tommies" vi hanno lasciato la pelle! E ora l'inferno a Nettuno! Le spiagge di Nettuno sono coperte di materiale come le spiagge di Dunkerque, e soldati americani e inglesi sono schiacciati dalla macchina militare tedesca."
In realtà i Tedeschi preparano una robusta rete difensiva costituendo un anello di ferro intorno alla testa di sbarco e infliggono gravissime perdite agli Alleati, sia nel settore di Cisterna che a Campoleone, e affondando numerose navi ancorate al largo.
Sembra che i soldati americani non vogliano più andarsene da Nettuno...


1944 25 gennaio.

La "Gazzetta del Mezzogiorno" (La Gazzetta di Puglia riere delle Puglie) pubblica:

LO SBARCO A NETTUNO (10). A Roma si ode il cannone. Non v'è operazione più interessante dal punto di vista tecnico e tattico, della costituzione di un'importante testa di sbarco. Essa rappresenta l'immediato irrompere di un complesso di forze dallo stato potenziale a quello della battaglia. Chi si fosse spinto con noi nella zona in cui si svolse l'azione, avrebbe visto la superfieie del mare pullulare di chiatte d'assalto, di motopescherecci, di vedette, di tutte le speciali imbarcazioni costruite per operazioni di tal genere, e il cielo ricoperto come da un ombrello impenetrabile per gli aerei che in gran numero proteggevano lo sbarco.

Si ALLARGA LA TESTA DI SBARCO.
I "commandos" muniti delle loro armi automatiche per l'assalto,sono discesi d'un balzo sulla spiaggia, pronti ad eliminare le
prime resistenze per consentire alle fanterie di prendere terra. Ma l'urto è mancato per effetto della sorpresa che ha colto in pieno il nemico. Solo qualche colpo di fucile si è udito qua e là, fra le tenebre, da parte di pochi uomini della vigilanza costiera. Sbarcati i primi battaglioni, gli Alleati hanno raggiunto quelle località della costa che dovevano costituire i primi limiti della base di arrivo. Poi, nuove forze e mezzi sono stati fatti scendere dai pontoni e l'organizzazione della testa di sbarco ha avuto inizio. Ora le truppe stanno aprendosi a ventaglio per aumentare l'ampiezza di questa testa, mentre pattuglie vengono spinte innanzi, in direzione della via Appia. Primo risultato dell'azione è stato l'occupazione di Nettuno, la cittadella della rocca degli Orsini, che domina il tratto di costa tra la foce del Tevere e il capo Circeo. Essa ci è apparsa in un quadro di azzurro e di sole, diversa da ogni altra cittadina o paese finora investito dalla guerra.
Qui i Tedeschi, sorpresi, non hanno avuto il tempo di effettuare distruzioni. A tergo del suo ridente abitato, si estende la pianura, a macchia e a pascolo, che giunge a Littoria e a Cisterna con un raggio di circa venti chilometri. Un 'agevole strada diretta verso nord si spinge nei pressi del lago di Albano ad incontrare la via Appia che porta a Roma e che è già a tiro delle artiglierie alleate".

Il Comando americano invita i dottori Ciro e Pietro Donati a prestare immediatamente servizio, sollecitandoli a impiantare un ospedale nella villa di loro proprietà. I due medici, consapevoli dell'importanza e dell'urgenza dell'invito, si pongono immediatamente al lavoro con instancabile e ammirevole disinteresse. Dal 26 gennaio all'8 aprile presteranno le loro cure ad oltre cento feriti ed a moltissimi malati.
Prima che anche ad essi pervenga l'ordine di sfollamento, il Comando militare Alleato esprime il proprio compiacimento con questa lettera:
"Prima della vostra partenza desidero esprimere il mio riconoscimento per la splendida assistenza medica che voi avete reso agli abitanti di questo paese durante i difficili giorni della guerra. Voi avete lavorato duro, avete lavorato senza ricompensa, curando i malati ed i feriti e dirigendo un ospedale civile tra grandi difficoltà, lo vi auguro un buon viaggio ed un sollecito ritorno in questa zona".




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