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CRONISTORIA DI NETTUNO

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Cronistoria di Nettuno
1501 - 1599

di don Vincenzo Cerri

1501

Alessandro VI Borgia (1492 - 1503) assegna il feudo di Nettuno a Rodrigo Borgia, figlio di Lucrezia. Vengono effettuate migliorie per il centro urbano e il rinforzo delle mura perimetrali della città. Si costruisce la fortezza di Sangallo, progettata da Giuliano Giamberti ed eseguita dal suo fratello Antonio da Sangallo.

 

1503

Alessandro VI si reca a Nettuno per inaugurare il forte Sangallo.

 

1504

II papa Giulio II (Della Rovere, 1503-1513) impone a Rodrìgo Borgia di restituire quanto aveva realizzato con gli intrighi paterni. La cittadina di Nettuno passa così a Pompeo Colonna.

 

1505

Giulio II d'intesa con i Colonna, ordina di esplorare il territorio nettunese e scopre immensi tesori d'arte: "la statua di Apollo detta del Belvedere, ora nel museo vaticano; il gladiatore combattente che portava scolpito il nome dello scultore Agasia; Dositheo da Efeso, che trovasi nel museo del Louvre, a Parigi; il gladiatore moribondo, che si ammira al museo capitolino; Nettuno, ora al museo laterano; Cibele, nella villa Panfili al Gianicolo, ed altre opere d'arte pregevolissime" (5).

 

1510

Fioriscono in Nettuno l'agricoltura ed il commercio. Considerevoli la produzione del vino e della seta, vastissimi sono i campi riservati alla semina del grano, numerosissimi i capi di bestiame. Lo storico Alessandro Andrea (1500) scrive che tutto il grano occorrente alle armate dei Colonna proviene dal territorio di Nettuno.

 

1535

II 16 febbraio nasce a Nettuno da Ascanio e Giovanna d'Aragona, il celebre condottiero Marco Antonio Colonna, "l'eroe di Lepanto", il comandante della flotta pontificia nella spedizione contro il Turco (7 ottobre 1571) (6).

 

1550

Mentre in Inghilterra infierisce la persecuzione scatenata dallo scisma di Enrico VIII contro i cattolici e le sacre Immagini, alcuni pii naviganti salvano dal fuoco la venerata statua lignea di Nostra Signora delle Grazie con l'intenzione di portarla verso Napoli. Giunti sul mare di Nettuno vengono sorpresi da una forte tempesta; fanno naufragio, ma si salvano. Riconoscenti, depositano la sacra icona nel piccolo Santuario dedicato alla Annunziata, detto di San Rocco, sito presso la foce del fiume Loracina.

 

1556

II castello di Nettuno è in potere dei Carafa. Essendo poco difeso dalle milizie francesi, Giovanni Carafa Duca di Paliano e Generale dell'esercito pontificio, temendone l'occupazione da parte degli Spagnoli, ordina al Duca di Somma di farlo distruggere. Il Duca gli risponde:
"V. Extia viene ad havere guasta la miglior Terra che ha: perde 6 scudi d'entrata, et rovina mezzo questa Marittima: perché non essendovi fortezza, Nettuno si disabita, disabitandosi Nettuno, li Massari di Marittima saranno in preda ai corsali, sicché viene a fare un gran danno per nullo utile" (Calcedonio Soffr. pag, 155).
I Nettunesi si oppongono energicamente: scacciano il presidio francese, serrano l'ingresso ed inviano le chiavi del castello a Marcantonio Colonna II. Ne segue un combattimento che si risolve con la loro vittoria. I Colonna rientrano in possesso del Feudo di Nettuno e lo conserveranno fino al 1594.

 

1560

20 maggio.Marcantonio Colonna, temendo che la flotta turca, dopo aver distrutto l'armata navale di Francesco II re di Francia, tenti di assalire anche il lido nettunese, ordina "alli magnifici Massari di Nettuno... di fare sgombrare tutte le robbe, donne et putti... e di fare stare vigilante la guardia di Astura e della Torre di Anzo" (Brov. Soffred. pag. 101).
Nel frattempo arma e consolida il forte Sangallo e rafforza la seconda cinta di mura bastionate. A ricordo di quest'opera fa collocare una lapide sulla torre dell'orologio, nella quale si accenna pure alla scoperta di una miniera di vetriolo nel territorio di Tor Caldara (vedi: Documenti storici).

 

1560

Nasce a Nettuno il poeta ANTONIO ONGARO, che alcuni storici dicono padovano forse perché ha studiato a Padova e suo padre era originario di quella città. Tutti gli storici nettunesi invece, seguendo una tradizione locale, gli assegnano i natali a Nettuno, di cui il poeta fa una magnifica descrizione celando se stesso nell'Alceo. D'altra parte non si capirebbe perché l'Ongaro avesse scelto proprio questa terra, quasi sconosciuta ai suoi tempi, come teatro del suo poema.
Ancora giovanissimo studia giurisprudenza e si dedica contemporaneamente allo studio preferito della poesia. Affascinato dalle opere di Torquato Tasso, suo contemporaneo, cerca di imitarlo componendo il poema ALCEO, che recita per la prima volta netta sala dell'antico palazzo baronale di Nettuno alla presenza della corte dei Colonna. "Il pregio e l'eleganza del verso sono degni di ammirazione, ed il poema, per i suoi chiarissimi pregi, può annoverarsi fra le cose preziose che onorano la poesia italiana. Ongaro vi espresse i sogni, le sue speranze fervide, gli amori giovanili, la sua terra natale. È un quadro smagliante nei suoi minimi dettagli, che illustra l'orizzonte di Nettuno sua patria, e che il Crescimbeni storico-letterario, conferma accennando ai primi versi del poeta:

"Alceo prima gloria ed ornamento
Di questo mar, che nacque nel castello
Che dal gran dio dell'onde ha preso il nome" (7).

Muore presso i Duchi di Latera, ramo dei Farnese, alla giovane età di 33 anni.

 

1571

I soldati nettunesi, agli ordini di Marco Antonio Colonna, prendono parte alla famosa battaglia di Lepanto. Il pontefice San
Pio V (Ghislieri, 1566-1572) conferma nella signoria di Nettuno e Torre Astura Marco Antonio Colonna, come premio del suo eroico contributo alla vittoria.

 

1584

1 agosto a Medinaceli (Spagna) muore il grande condottiero Marco Antonio Colonna. La vedova, Felicia Orsini, tutrice dell'erede Marcantonio III per estinguere ingenti debiti, il 23 settembre 1594, vende a Papa Clemente VIII (Aldobrandini, 1592-1605) il castello di Nettuno con tutto il suo territorio, compreso il porto e Torre Astura, al prezzo di 400.000 scudi.

 

1594

L' 11 dicembre il Papa Clemente VIII con una sua lettera ai Nettunesi rende noto l'acquisto fatto di tutto il loro territorio, e allo scopo di "beneficare massimamente il pubblico e privato interesse di detta terra e luoghi circonvicini", promette di "disboscare ed estirpare e ridurre a coltura"..,"il territorio tutto del detto castello"; e perché "gli abitanti dello stesso castello abbondino di molto frumento e di tutto quello che umanamente necessita"..."e perché questo accada al più presto e sicuramente per il commercio", promette di ristabilire almeno in parte il porto neroniano "non del tutto rovinato".

 

1599

Il 30 novembre nasce a Nettuno il famoso pittore e architetto ANDREA SACCHI, ritenuto l'iniziatore e il massimo esponente della pittura classica a Roma nella prima metà del secolo XVII.
È avviato allo studio della pittura dal proprio genitore, quindi si fa discepolo di F. Albani. Rivela già nel 1625 le sue solide qualità di artista e s'impone all'ammirazione di Roma col "Miracolo di San Giorgio" per la cappella clementina di San Pietro in Vaticano. È amico del Bernini, che si decide a maneggiare il colore sotto la sua guida.
Essendo assai pigro, come afferma G.B. Passeri, non dipinge molto; tuttavia "quando si pone ad operare è implacabile nella operazione" e compone alcuni fra gli esempi più grandiosi del seicento romano. Tra i più importanti: "II Miracolo di S. Gregorio" (ora nel Museo Petriano); "II Transito di S. Anna" (Roma, S. Carlo ai Catinari); un "Miracolo di S. Antonio" {Roma, Chiesa dei Cappuccini); il "Noè ebbro" (Berlino, Kaiser-Friedrich Museum); gli affreschi di Palazzo Sacchetti di Castel Fusano; il "Caino e Abele" (Roma, Galleria Barberini); la "Purificazione della Vergine" (Perugia, Pinacoteca); un gruppo di tele per il Battistero Lateranense (qualche anno fa sostituiti con delle copie); il quadro dell'altare maggiore della Chiesa di S. Francesco in Nettuno.
Ma il suo capolavoro è "La visione di S. Romualdo" (Pinacoteca Vaticana) che rivela una straordinaria sensibilità cromatica. G.B. Bellori {Vita di Guido Reni, d'Andrea Sacchi e di Carlo Maratta, Roma, 1700) ci fa sapere che l'artista nettunese, pur dedicandosi alla pittura non tralascia "gli studi dell'architettura ai quali si sente particolarmente inclinato"... "Il Cardinale Antonio protettore della Religione di S. Domenico" gli affida l'incarico di "rinnovare il vecchio e caduto convento della Minerva verso il Collegio Romano", che "Andrea dispone con quel bello e comodo uso di fabbrica che ora si vede", e "distribuisce gli ornamenti della sagrestia". Il Papa Urbano VIII (Barberini, 1623-1644) gli affida la direzione"della architettura, pittura et ornamenti del Battistero di Costantino in Laterano ed essendo l'altre ben condotte egli trascura tanto l'esecuzione delle pitture, che morto Urbano e succeduto Innocenzo, è costretto poi ad accelerare l'opera per lo sdegno del Papa che tanto tempo si fosse trascurato il lavoro volendolo finito per il prossimo Anno Santo 1650..."
"...Il Sacchi, lento nel lavoro, con la sua pennellata larga e pastosa, e le sue creazioni di una particolare grandiosità patetica piena di naturalezza, tra l'asciutta severità dei veri e propri caravaggeschi e l'abbondanza decorativa di un Lanfranco e di un Pietro da Cortona, segna un momento di sereno classìcismo sia formale che cromatico, interessantissimo per gli ulteriori sviluppi della pittura romana del Seicento e dei Settecento" (Encicl. Catt.)-
Muore a Roma il 21 giugno 1661. In S. Giovanni in Laterano gli è stato eretto un monumento.




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