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VITE DI ANDREA SACCHI

Giovanni Pietro Bellori
Giovanni Battista Passeri

a cura di
Bianca Tavassi La Greca

Il limbo: collana diretta da
Eugenio Bartolini

© UGO MAGNANTI EDITORE

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Note ai testi 2

BELLORI
- Per la biografia belloriana di Andrea Sacchi, si fa riferimento alla versione filologica fornita nella edizione Einaucli, G. P. Bellori, Le Vite de' pittori, scultori e architetti moderni, a cura eli E. Borea, con Introduzione di G. Previtali, "I Millenni", Torino 1976, cui si rimanda per l'ottimo apparato critico e bibliografico.

1 - Quantomeno sorprendente l'anomalo accostamento di personalità arti-stiche rilevanti proposto eia Bellori: una triade composta da Paolo di Mariano di Tuccio Tacconi da Sezze, detto Paolo Romano (1451-1477), Pietro Cavallini (1273-1308) e Michelangelo (1475-1564). Di Paolo Romano "eccellentissimo nella scoltura", la statua di S. Pietro posta sul ponte di Castel S. Angelo è considerata addirittura "fra le poche eccellenti della moderna scoltura". Anche la citazione di Pietro Cavallini sorprende, in quanto artista appartenente a quel "rozzo secolo" non particolar-mente apprezzato da Bellori. Ma, come si dicevate in particolare l'audace accostamento Paolo Romano / Pietro Cavallini / Michelangelo che risulta incomprensibile da parte di un teorico della levatura eli Bellori.

2 - Prosegue l'elenco belloriano di autori da menzionare per la loro eccellenza nelle arti praticate nella città eli Roma: nella "perfetta età" di Raffaello (1483-1520) non sarà mai lodato abbastanza "il gran genio di Giulio Pippi romano" (1499 e.-1546) in pittura e in architettura. Merito eli Giulio Romano è per Bellori l'aver rinnovato "lo stile eroico degli antichi insieme con Rafaelle suo maestro".

3 - La data, il luogo di nascita e la paternità di A. Sacchi è in realtà questione piuttosto controversa. Il padre naturale dovette essere un certo Nicola Pellegrini di Fermo. Benedetto Sacchi, modesto pittore e suo primo maestro, adottandolo, verosimilmente gli diede il cognome. G. Bottari, nella prima edizione del testo eli Passeri (Vite de' pittori, scultori e architetti che hanno lavorato in Roma, morti dal 1641 fino al 1673, Roma 1772) lo dice nato a Nettuno. La notizia è poi suffragata da LI. Posse, che ci fornisce anche la data eli nascita: 30 novembre del 1599 (Thieme Becker, Kunstler Lexikon, XXIX, 1935, sub voce). A. Sutherland ITarris parla invece di Lermo e dell'anno 1600 (Andrea bacchi, Oxford 1977, 1), mentre A. d'Avossa ritorna all'indicazione della cittadina di Nettuno e all'anno 1599 (Andrea Sacchi, Roma 1985).

4 - Secondo alcuni critici, come si diceva, Benedetto Sacchi, mediocre pittore, è stato forse il padre adottivo di Andrea (v. nota 3).

5 - Giuseppe Cesari, detto il cavalier d'Arpino (1568-1640), autore di grandi decorazioni nella città di Roma, è una personalità di spicco della pittura tardomanierista, noto anche per i rapporti burrascosi con Caravaggio.

6 - Polidoro da Caravaggio (1500 e.-1546), allievo di Raffaello, è noto in particolare per le decorazioni a grottesche ed ornati di facciate di palazzi, in gran parte oggi cancellati.

7 - II disegno di Adamo ed Eva, per il quale Sacchi vinse un premio presso l'Accademia di S. Luca. Sull'attività disegnativa di Sacchi, cfr. in particolare A. Sutherland Harris, Die Handzeichnungen von Andrea Sacchi in Kunstmuseum Dùsseldorf. Die Handzeichnungen von Andrea Sacchi und Carlo baratti, Dùsseldorf 1967 e, della stessa autrice, Drawings by Andrea Sacchi: Additions and Problems, "Art Bulletin", 1971, 384-391 (p. 390 per quanto riguarda l'Adamo ed Èva) e Academy Drawings by Andrea Sacchi: Addenda, "Master Drawings", XI, 1873,2, 160-161.

8 - La protezione di questo grande mecenate, Francesco Maria del Monte (1549-1627), menzionato frequentemente nella storiografia artistica anche come protettore di Caravaggio, è fattore di grande importanza per la carriera di Sacchi.

9 - Annibale Carracci (1560-1609) e la sua scuola sono punti di riferimento imprescindibili per A. Sacchi: il Classicismo naturalistico emiliano viene senza alcun dubbio preferito alla corrente caravaggesca che negli stessi anni -i primi decenni del secolo XVII- aveva avuto un gran numero di adesioni fra gli artisti.

10 - Sulla permanenza a Roma di Francesco Albani (1578-1660), cfr. in particolare A. Boschetto, Per la conoscenza di Francesco Albani, "Proporzioni", 1948, 109-146.

11 - La cappella dedicata a S. Diego nella chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli fu affidata da Enrico d'Herrera ad Annibale Carracci, che chiamò accanto a sé Francesco Albani cui affidò l'esecuzione degli affreschi (non più in loco), per i quali aveva fornito cartoni e disegni.

12 - Per gli affreschi carracceschi della Galleria Farnese, Bellori si dilunga nella Vita di Annibale Carracci (ed. cit. Einaudi, 57 ss.), ma aveva già trattato il tema in Argomento della Galleria Farnese dipinta da Annibale Carracci disegnata e intagliata da Carlo Cesio, Roma 1657.

14 - L'opera intitolata La Vergine, il Bambino e S. Giuseppe è andata perduta. Per ulteriori notizie, cfr. A. Sutherland Harris, Andrea Sacchi cit., scheda 3, 49-50, con relativa bibliografia.

15 - Anche su questa opera perduta, rappresentante S. Urbano con S. Chiara e S. Francesco, cfr. A. Sutherland LIarris, op. cit., scheda 5, 50.
15 Stesse sorti per quest'opera con VEstasi di S. Teresa. Cfr. A. Sutherland Harris, scheda 4,50.

16 - Pure gli affreschi per il casino del cardinale del Monte sono andati perduti. L'esecuzione di questi affreschi risale agli anni 1622-1625, prima della morte del cardinale del Monte avvenuta nel 1627. Sulla preziosa documentazione grafica in proposito, cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 11,53.

17 - S. Gregario e il Miracolo del Corporale: la data di questo dipinto si può collocare fra il 1625 e il 1627 sulla base di documenti che ne attestano i pagamenti. Nel 1627 l'opera è dichiarata finita. Cfr. per ulteriori notizie A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 9,52.

18 - II dipinto del Seppellimento di S. Petronilla, ora nella Pinacoteca Capitolina a Roma, è opera di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666), altro esponente di spicco della scuola carracce-sca, che lo aveva eseguito per un altare petriano.

19 - Per la datazione di quest'opera, la Visione di S. hidoro, la critica propende per il 1622, in coincidenza con la canonizzazione del santo, avvenuta appunto in quell'anno. La chiesa a lui consacrata, iniziata nel '22, fu finita nel '26: potrebbe essere questa la ragione che induce Bellori a considerarla un'opera posteriore rispetto al Miracolo del Corporale, di cui ha già dato la descrizione. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 6, 50-51.

20 - Il cardinale Antonio Barberini (1608-1671), nipote di Urbano VIII (il cui pontificato va dal 1623 al 1644), è con il cardinale del Monte l'altro grande mecenate di A. Sacchi. Per merito di questi due personaggi, l'artista ha la possibilità di inserirsi nell'ambito delle grandi famiglie ari-stocratiche romane e soprattutto di beneficiare di importanti commissioni pubbliche e private.

21 - L'affresco della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona (1597-1669), che decora la volta del grande salone di Palazzo Barberini, affidato al pittore dal fratello di Antonio, Francesco, anch'egli cardinale dal 1623, fu ultimato nel 1639. Cfr. G. Briganti, Pietro da Cortona o della pittura barocca, Firenze 1962.

22 - L'affresco della Divina Sapienza, per il quale Andrea Sacchi riceve pagamenti a partire dal 1629 e per tutto l'anno successivo, è terminato nel 1631 e non nel 1634, come dirà più avanti Bellori. Questi parla di una lodevole emulazione che si viene a istituire fra i due pittori "i migliori... che in quel tempo sorgevano alla fama". Bellori in realtà non apprezza la svolta che caratterizza la pittura del '600 a seguito del grande affresco di Pietro da Cortona: non a caso questo artista non fa parte del novero di pittori scelti da Bellori come protagonisti delle sue Vite. Cfr. in proposito, in questo stesso testo l'Introduzione. Per un'analisi dettagliata ed esauriente dell'affresco barberiniano cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., 8-13, scheda 17, 57-59. V. anche F. Grillo, Tomi-naso Campanella nell'arte di Andre a Socchi e Nicola Poussin, Cosenza 1979, fi-79 e A. d'Avossa, Andrea Succhi, Roma 1985, 23-25.

23 - Ovid. Metani. I 468-471: "Dalla faretra colma di saette trasse due dardi di differente effetto: l'uno scaccia, l'altro accende amore. Quel che l'accende è d'oro e brilla nell'aguzza cuspide; quel che lo scaccia è spuntato e sotto l'asta cela piombo".

24 - Non unanimi le interpretazioni delle varie figure dipinte da Sacelli per l'affresco della Divina Sapienza. Cfr. in proposito G. Tezi (Hyeronimus Tetius), Aedes Barberinae ad Quirinalem descriptae, Roma 1642 e, a riguardo v. anche G. Incisa della Rocchetta, Notizie inedite su Andrea Succhi, "L'Arte", 1924, 64, D. Gallavotti Cavaliere, II programma iconografico per la Divina Sapienza nel Palazzo Barberini: una proposta, scritti in onore di G. C. Afgan, Roma 1984, I, 269-292, oltre ai testi già citati di A. Sutherland Harris e di A. d'Avossa.

25 - Sulla interprelazione critica di Bellori che valuta l'affresco Bacchiano superiore e più consono alle aspettative del pubblico rispetto a quello cortonesco, cfr. in questo stesso testo l'Introduzione.

26 - La Visione di S. Romualdo, che si trova attualmente nella Pinacoteca Vaticana, considerata dalla critica una delle opere migliori di Sacelli e che ha avuto un numero considerevole di copie, data al 1631; la chiesa fu costruita nel 1632 dai monaci dell'Ordine Camaldolese in vicolo del Piombo a Roma. Cfr. per ulteriori notizie A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 21, 61-62.

27 - II Miracolo di S. Antonio da Padova, commissionato dal cardinale Antonio Barberini senior (1569-1646), fratello di Papa Urbano Vili, per la chiesa di S. M. della Concezione a Roma, è collocabile negli anni compresi fra il 1631 e il 1636, anno della dedicazione della chiesa. Per restringere ulteriormente il periodo di esecuzione si può anticipare la conclusione dell'opera al 1633, anno del contratto per i quattro dipinti della cripta di S. Pietro e prima comunque del 1635, anno della partenza del pittore per il nord Italia. Gir. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 35, 70-71.

28 - La descrizione si ferma ad uno dei dipinti citati per la commissione della chiesa dei Cappuccini. Della Visione di S. Bonavenlura Bellori parlerà più avanti (cfr. qui nota 34).

29 - dipinti per la cripta della basilica di S. Pietro si ispiravano ai soggetti della sculture poste al piano terreno nei piloni della stessa basilica: la Veronica di Francesco Mochi (1580-1654), la S. Elena di Andrea Bolgi (1605-1656), S. Longino di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e S. Andrea di Francesco Duquesnoy (1597-1643). I dipinti, situati attualmente nella sacrestia dei Canonici e sostituiti da copie, si collocano nel periodo compreso fra il 1633 e il 1634. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., schede 36-39, 71-74.

30 - Lacuna nel testo; la parola mancante potrebbe essere: paesaggio.

31 - Dei cartoni preparatori per i mosaici per la cappella della Colonna e di S. Michele Arcangelo in S. Pietro, quello ricordato da Bellori con S. Tommaso d'Aquino si trova ora nella Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini. Il mosaico fu eseguito da G. B. Calandra nel 1632. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 19, 60-61.

32 - Agostino Carracci (1557-1602), fratello di Annibale, eseguì una copia della Comunione di S. Cimiamo, in cui la componente emiliana si sposa con quella veneta, mentre la composizione acquista una solennità statuaria di grande bellezza. L'originale della Comunione di S. Girolamo è opera di Domenico Zampieri, detto il Domenichino (1581-1641), altro esponente della scuola emiliana, che lavora a Roma ai primi del '600: in questo dipinto si nota una connotazione classicistica che è elemento costante dell'opera di questo artista.

33 - II Ritratto di Francesco Albani, di cui una versione si trova al Museo del Prado a Madrid, può essere datato al 1635 durante il viaggio di Sacelli nell'Italia settentrionale, viaggio che si colloca ira il '35 e il '36. Il ritratto, non finito, fu poi acquistato da Carlo Maratti, allievo di Sacchi, alla sua morte. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 44, 77-78. Gir. anche più avanti nota 79.

34 - La Visione di S. Bonaventura per la chiesa dei Cappuccini, completata dopo il viaggio al nord di Andrea Sacchi, fu probabilmente iniziata nel 1635 e finita nel '36. Evidentemente la inaugurazione della chiesa, nell'agosto del '36 era stata ritardata per poter includere anche il secondo dipinto eli Sacchi. L'opera difatti sembra affrettata e conclusa con l'aiuto di diverse mani. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 45, 78-79.

35 - Bellori nota nella tavolozza di Andrea Sacchi un addolcimento dovuto alla visione diretta e allo studio dell'opera di Correggio, laddove Passeri da a questo viaggio un'interpretazione decisamente negativa.

36 - Sulla collaborazione in questo dipinto di Filippo Gagliardi (pittore morto nel 1659), cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 45, 78.

37 - L'affresco raffigura il Sogno di S. Giuseppe e si trova a S. Giuseppe a Capo le Case a Roma: si può collocare verisimilmente nel 1653. Difatti nel 1653 il cardinale Antonio Barberini, tornato a Roma da Parigi, affida agli artisti del suo entourage numerose commissioni. Cfr. A. Sutherland. Harris, op. cit, scheda 80, 100.

38 - II restauro è opera di Carlo Maratti, allievo prediletto di Andrea Sacchi.

39 - La Morte di S. Anna è un'opera tarda dipinta per la chiesa di S. Carlo ai Catinari a Roma: collocata nella chiesa nel novembre del '49 fu probabilmente commissionata ad Andrea Sacchi qualche anno prima. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 75, 97-98.

40 - Un documento del 1637 ricorda Andrea Sacchi come "pittore e architetto" del cardinale Antonio Barberini (Thieme Becker, Kunstler Lexikon, XXIX, 1935, sub voce. Cfr. in particolare N. Wibiral, A proposito di Andrea Sacchi architetto, "Palladio", 1955,56-61.

41 - dipinto con Cristo crocifisso e i SS. Domenico, 'Tommaso d'Aquino, Pietro Martire, un Domenicano e S. Caterina da Siena, nella sacrestia di S. M. sopra Minerva a Roma è stato posto dalla critica negli anni '37-'39. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 46, 79.

42 - La Madonna con Bambino e i SS. Ignazio di Loyola, Francesco Saverìo, Cosma e Damiano, eseguita per il soffitto della vecchia farmacia del Collegio Romano a Roma, fu dipinta a fresco nel 1629, come ricorda una iscrizione che parla anche, tra gli autori, di Emilio Savonanzi. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 16, 57.

43 - L' Angelo Custode di cui Bellori non indica la collocazione, si trova nel duomo di Rieti e risulta un'opera tarda da collocare intorno agli anni '40. V. L. Mortari, Opere d'arte in Sabina, Catalogo della Mostra, Rieti 1957, 55. Cfr. anche A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 64, 91.

44 - La pigrizia di Sacchi è caratteristica più volte sottolineata dalle fonti, tanto da far pensare che essa costituì un elemento negativo per la carriera dell'artista, anche se Bellori cerca di attenuare e giustificare tale accusa.

45 - Da un punto di vista critico Bellori rimarca con grande ammirazione il naturalismo Bacchiano.

46 - Ricorre sempre nei testi teorici del '600 l'abilità degli artisti relativamente al binomio disegno / colore, come elemento valutativo di giudizio di un artista. A detta di Bellori Andrea Sacchi, che fin da giovane aveva curato con costanza lo studio del disegno, riesce altrettanto bravo nell'uso del colore e il merito viene riportato allo studio della produzione di Correggio, ma soprattutto all'attenzione all'opera dei Carracci.

47 - Raffaello e Annibale Carracci sono i due cardini del Classicismo che Bellori considera numi tutelari dell'opera di Sacchi.

48 - Questo episodio è ripreso dalla biografia di Passeri, secondo la critica, per la quale Bellori avrebbe utilizzato ampiamente le notizie fornite da questi.

49 - Carlo Maratti discepolo di Andrea Sacchi diventa a sua volta il paladino della corrente classicistica romana del secondo '600.

50 - La difesa di Raffaello, anche sotto il profilo dell'uso impareggiabile del colore, fa emergere tra le righe dispute teoriche che dovevano costituire tema di dibattito nei circoli letterari del tempo. Come è noto, il disegno tosco-romano ed il colore veneziano sono stati sempre oggetto di accalorate discussioni presso i teorici dell'arte.

51 - La pigrizia di cui è accusato Sacchi viene ammessa in questo passo da Bellori che la giustifica poi in tarda età col sopravvenire di indisposizioni fisiche.

52 - II cardinale Antonio Barberini, della corrente filofrancese, procura la prestigiosa commissione della decorazione della chiesa di S. Luigi dei Francesi ad Andrea Sacchi. Ma tale lavoro non giunge mai a compimento.

53 - Dal racconto di Bellori sembra che Sacchi abbia quanto meno cominciato il lavoro che egli descrive in termini entusiastici, pur dovendo ammettere che le stesse impalcature dovettero essere smontate per la mancata esecuzione dell'incarico. La volta fu poi dipinta nella seconda metà del '700 da Charles Natoire e fu cancellata ogni traccia di pittura precedente. Per la storia della decorazione di S. Luigi dei Francesi, cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 81, 100-101.

54 - L'anno della morte è esatto: ma l'età di sessantuno anni e mezzo conferma la reale data di nascita: 1599 (cfr. qui nota 3).

55 - Pier Paolo Naldini (1619-1691) è ricordato dalla critica per un classici-smo particolarmente sentito, che si riflette nelle sue opere.

56 - Qui giace il romano Andrea Sacchi, il quale avendo dipinto a lungo per l'eternità, persino da morto in questo sepolcro vive in eterno per la fama. Raffigurò a Palazzo Barberini i misteri della Divina Sapienza con colori quasi divini, fregiò con i suoi dipinti la Basilica Vaticana e il Battistero Lateranense. In seguito si guadagnò la beneficenza e il favore di lavorare per il pontefice Urbano Vili e per l'eccellentissimo principe cardinale Antonio Barberini, e per la fama del suo nome lasciò presso i suoi discepoli e presso testimoni stranieri le testimonianze della sua arte e della sua vita. Giorno 21 giugno, anno 1661".

57 - Dell'attività di Sacchi architetto poco sappiamo: ne parlano di sfuggita sia Bellori che Passeri. Cfr. qui nota 40.

58 - Gli anni della decorazione sacchiana di S. Giovanni in Fonte vanno dal '39 al '49. La decorazione a fresco dell'interno del Battistero Lateranense fu eseguita con la supervisione di Sacchi. Gli otto dipinti raffiguranti Storie di S. Giovanni Battista sono eseguiti ad olio su tela e sono autografi di Andrea Sacchi: attualmente gli originali, sostituiti con delle copie, si trovano nei depositi della Pinacoteca Vaticana. Gir. A. Sutherland Harris, op. cit., schede 53-61, 84-88.

59 - I cartoni si riferiscono agli affreschi di cui alla nota precedente: gli affreschi furono eseguiti da Carlo Maratti, suo allievo, Giacinto Gimignani (1611-1681), Andrea Camassei (1602-1649) e Carlo Magnoni (pittore di Senigallia morto nel 1653).

60 - La decorazione di cui parla Bellori è, insieme agli affreschi, frutto di collaborazione della bottega sacchiana.

61 - L'opera è andata distrutta.

62 - L'opera ricordata soltanto da Bellori, La Vergine, il Bambino e S. Basii/o, deve essere riportata agli anni intorno al 1635. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 50, 82.

63 - L'oratorio fu distrutto. Il dipinto, rappresentante la Immacolata Concezione, è stato collocato cronologicamente tra il '40 e il '50. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 79, 100.

64 - La Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, databile al 1651 si trova ora a Perugia, alla Galleria Nazionale dell'Umbria. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 78, 99-100.

65 - L'opera rappresentante il Martirio di S. Andrea, ora nella chiesa di S. Scolastica a Rieti, è di dubbia attribuzione. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda R 19, 109.

66 - La data dell'opera con S. Francesco di Sales e S. Francesco di Paola può essere collocata ai primi del 1640. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 62, 90.

67 - Il dipinto che rappresenta S. Pietro si trova dal 1851 nella Pinacoteca Comunale di Forlì. Gli anni '31-32 sono plausibili per la datazione che ha raccolto nella critica posizioni alquanto controverse. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 20, 64-65.

68 - II dipinto rappresentante S. Filippo Neri: la visione di S. Giovanni Battista non esiste più. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 77, 99.

69 - Anche quest'opera, dal titolo La Vergine con il Bambino e i SS. Antonio, Francesco, Pietro e Antonio Abate, è sconosciuta alla critica. Da ricordare che il cardinale Antonio Barberini, protettore di Sacchi fu arcivescovo di Reims: da qui la commissione. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda L 27, 107. Cfr. qui nota 51.

70 - L'opera con S. Francesco che sposa la Povertà, da identificare con un dipinto che si trovava nella Collezione Corsini a Firenze e ora di ignota collocazione, può essere ascritta agli anni intorno al '33. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 34, 70.

71 - Le tre Maddalene, dipinto dal soggetto insolito, da collocare negli anni 1632-1633, dovrebbe identificarsi con l'opera che si trova a Firenze agli Uffizi, in deposito dal convento di San Salvi. Per la ricostruzione complessa della storia del dipinto, cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 30, 67-69.

72 - Del Battesimo di Cristo, che risulta in diversi inventari di casa Barberini, si hanno tracce fino alla metà dell'800. Per la versione del Battistero Lateranense, cfr. qui nota 58.

73 - II dipinto intitolato Pasce oves meas non iu mai eseguito.

74 - Adamo che piange per la morte di Abele, la cui attuale ubicazione è sconosciuta, è ascrivibile agli anni intorno al 1635. Cfr. A. Sutherland Flarris, op. cit., scheda 41, 75-76.

75 - L'Ubriachezza di Noè (non di Lot), di cui si conoscono varie versioni, si può collocare intorno al 1645. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 72, 95-97.

76 - Agar e Ismaele nel deserto, opera giovanile degli anni intorno al '30, si trova ora al Museo Nazionale di Copenaghen. Cfr. A. Sutherland liarris, op. cit., scheda22, 63.

77 - II dipinto che rappresenta Dedalo e Icaro, collocato nella Galleria di Palazzo Rosso a Genova, è degli anni precedenti al '45. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 49, 81-82.

78 - II Ritrailo di padre Mostro è un'opera sconosciuta alla critica.

79 - II Ritratto di Francesco Albani, ora al Museo del Prado di Madrid, fu eseguito durante il viaggio compiuto da Sacchi nell'Italia settentrionale fra il 1635 e il 1636. Fu dipinto a Bologna, prima tappa del viaggio ed è quindi collocabile nel '35. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 44, 77-78. V. anche qui, più indietro, nota 33: Bellori nomina due volte questo ritratto nella biografia sacchiana.

80 - Per il Ritratto di Giovanni Cristofano, sconosciuto alla critica, cir. A. Sutherland Flarris, op. cit., scheda 65, 91-92.

81 - II Ritratto di monsignor Clemente Merlint, situato nella Galleria Borghese di Roma è degli anni '31-'32. Cfr. A. Sutherland Flarris, op. cit., scheda 27, 65-66.

82 - Per il Ritrailo di Marc'Antonio Pasqualini, ora nel Northamptonshire, il tardo 1630 è ipotizzato come data plausibile di esecuzione. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 51, 82-84.

 


PASSERI

1 - L'anno effettivo di nascita di Andrea Sacchi -1599- è errato nell'una e nell'altra biografia (1600 per Passeri, 1601 per Bellori). Le notizie sono comunque complessivamente abbastanza attendibili perché di prima mano: poco più avanti Passeri dice di aver conosciuto il padre del pittore e di avere avuto da lui alcune confidenze in merito.

2 - La formazione alla scuola di Francesco Albani, ricordata dai due biografi, è importante per l'orientamento dell'artista nei confronti del Classicismo naturalistico della scuola emiliana dell'epoca.

3 - Ambedue i biografi insistono sull'importanza assegnata da Sacchi al disegno: Bellori parla di una scuola di disegno da lui fondata in età matura. Cfr. qui Bellori, nota 8.

4 - Su La Vergine, il bambino e S. Giuseppe, cfr. qui Bellori, nota 13.

5 - Sull'Estasi di S. Teresa, cfr. qui Bellori, nota 15.

6 - Su S. Urbano con S. Chiara e S. Francesco, cfr. qui Bellori, nota 14.

7 - La Visione di S. Isidoro fu dipinta per la chiesa omonima: cfr. qui Bellori, nota 19.

8 - Filippo d'Angioli (d'Angeli) Romano, detto Filippo Napoletano, fu attivo a Roma nella prima metà del '600.

9 - Urbano VIII Barberini, papa dal 1623 al 1644, fu realmente grande mecenate e protettore delle arti e con lui i nipoti Francesco e Antonio.

10 - S. Gregario e il Miracolo del Corporale, dipinto nel periodo giovanile, fu ultimato nel 1627: cfr. qui Bellori, nota 17.

11 - In questo brano Passeri, che dichiara Sacchi "romano" (in realtà, secondo attendibili documenti, il pittore sarebbe nato a Nettuno, nelle vicinanze di Roma), avanza un dubbio sul totale apprezzamento del pubblico romano nei confronti dell'artista, tanto da dichiarare in proposito: "nemo propheta in patria". Egli lamenta infatti che l'opera non abbia avuto un' "oncia di grazia nella lode, e nell'applauso".

12 - Diversa l'interpretazione dei due biografi sulla protezione del cardinale Antonio Barberini nei confronti dell'artista: "si affaticò per introdursi" al suo servizio, dice Passeri; "incontrò la grazia del cardinal Antonio Barberini" dice Bellori, essendosi Andrea con le sue opere sollevato alla conoscenza dei signori e prelati della corte. Bellori, il cui classicismo rigoroso lo rende particolarmente sensibile alla pittura di Sacchi, descrive anche il pubblico romano molto favorevole alla sua opera.

13 - Sul grande affresco della Divina Sapienza dipinto da Sacchi a Palazzo Barberini, cfr. qui l'Introduzione.

14 - L'interpretazione del significato complessivo dell'affresco dipendente in linea eli massima dal Libro della Sapienza di Salomone (capp. VII-VIII) presenta alcune varianti nei confronti della descrizione di Bellori.

15 - Entusiasticamente Passeri riconosce a Sacchi -definito "gran pittore"-doti di sapienza compositiva nella organizzazione del tema, abilità nel colore e nel disegno.

16 - Questa frase, che riconosce ad Andrea Sacchi particolare bravura anche nel campo tecnico della conduzione dell'affresco, suona però nel complesso come giustificativa rispetto a critiche correnti: Passeri si premura di chiarire di essersi servito nei suoi giudizi del parere di intenditori "sensati, ed intelligenti".

17 - Comune ai due biografi la critica al pittore per la sua pigrizia. Cfr. in proposito qui l'Introduzione.

18 - Ancora una volta si pone l'accento sulla magnanimità del cardinale Antonio Barberini.

19 - Dopo averlo criticato per la pigrizia Passeri riporta la difesa che il pittore stesso adduceva di fronte a tali accuse: un perfezionismo che gli impediva di assumere troppi impegni e di liquidare frettolosamente le commissioni.

20 - La Visione di S. Komualdo, opera universalmente apprezzata dalla critica di tutti i tempi, viene qui portata ad esempio per la perfezione in essa raggiunta dal pittore: in particolare si lodano "il buono di quel colorito" e la "finezza del disegno". Cfr. qui Bellori, nota 26.

21 - Si parla qui della chiesa dei Cappuccini, nell'attuale Via Veneto a Roma, fatta costruire dal cardinale Antonio Barberini senior, fratello del pontefice. Cfr. qui Bellori, nota 27.

22 - II Miracolo di S. Antonio da Padova: di quest'opera Passeri apprezza la "armonia concorde" dell'insieme che appaga occhio ed intelletto. Cfr. qui Bellori, nota 27.

23 - Si tratta dei quattro dipinti eseguiti in corrispondenza delle statue poste nelle nicchie dei piloni di S. Pietro: S. Andrea, che richiama l'omonima scultura di Francesco Duquesnoy, detto Francesco il Fiammingo (1597-1643).

24 - La Veronica si riferisce alla scultura del toscano Francesco Mochi (1580-1654), opera che risente dell'influsso berniniano per il concitato movimento con cui è ralfigurata.

25 - II S. Longino corrisponde all'opera del grande genio del XVII secolo, Gian Lorenzo Bernini (1598-1680).

26 - La S. Elena fa riferimento alla statua di Andrea Bolgi (1605-1656). Gir. qui Bellori, nota 29.

27 - Opinione comune ai due biografi è la propensione di Andrea Sacchi per la pittura di Antonio da Correggio (1489-1534), che resta il riferimento dominante della sua pittura dopo il viaggio nell'Italia settentrionale.

28 - La Visione di S. Bonaventura per la chiesa dei Cappuccini a Roma risente difatti della ulteriore esperienza fatta dal pittore nel viaggio al nord, soprattutto per quanto riguarda la pittura veneziana. Cfr. qui Bellori, nota 34.

29 - E questo, come accennato nella Introduzione, un tema di divergenza fra i due biografi: il viaggio di Sacchi nell'Italia settentrionale, visto da Bellori positivamente, da Passeri è considerato un elemento di disturbo nella carriera del pittore che, a suo dire, faticherebbe a ritrovare al suo ritorno un modo personale di esprimersi.

30 - I dipinti per il Battistero Lateranense in parte furono affidati ad altri artisti dallo stesso Sacchi: Passeri attribuisce ciò alla pigrizia di cui viene spesso accusato il pittore. Le Storie del Battista sono autografe, mentre gli episodi che si riferiscono a Costantino sono di altri autori. Cfr. qui Bellori, note 58 e 59.

31 - In questo caso Passeri si dimostra più analitico di Bellori nella descrizione dei dipinti con Storie di Costantino per S. Giovanni in Fonte: Giacinto Gimignani (1611-1681) è autore della Visione di Costantino.

32 - Andrea Camassei (1602-1649) è autore della Battaglia tra Costantino e Masseniio.

33 - Carlo Maratti (1625-1713) esegue la Distruzione degli idoli.

34 - Carlo Magnoni (morto nel 1653) è autore del dipinto che illustra Costantino che distrugge gli idoli pagani.

35 - Infine le Storie del Battista, dipinte ad olio su tela, disposte nelle otto facce interne del cupolino di forma ottagonale, sono opera autografa di Andrea Sacchi: attualmente gli originali, sostituiti con delle copie, si trovano nei depositi della Pinacoteca Vaticana.

36 - Urbano VIII morì nel 1644. Alla sua morte i membri della famiglia Barberini attraversarono un periodo di disgrazia presso il nuovo pontefice Innocenze X, per cui dovettero rifugiarsi in Francia. Solo dopo qualche anno, a seguito delle pressioni francesi, Innocenzo X si decise a reintegrarli nei loro beni.

37 - Innocenzo X Pamphili regnò dal 1644 al 1655. Anch'egli, al pari di Urbano Vili si contraddistinse per mecenatismo e amore per le arti.

38 - II cardinale Don Camillo Pamphili, nipote di Innocenzo X, figlio di Pamphilio e di Olimpia Maidalchini, abbandonò la porpora per sposare Olimpia Aldobrandini.

39 - Di questi rapporti fra Sacchi e il principe Camillo Pamphili non risulta traccia nella biografia belloriana. Né vi è traccia dell'opera per lui eseguita, Venere e Cupido. Cfr. A. Sutherland Harris, op. cit., scheda 73, 97.

40 - II rapporto con il principe Camillo dovette essere di breve durata, a detta di Passeri, data la scarsa liberalità del principe.

41 - Sui lavori per S. Luigi dei Francesi, rimasti allo stadio delle impalcature, concordano i due biografi, sebbene Bellori faccia intendere un avvio del progetto cui invece Passeri non accenna.

42 - Alessandro VII Chigi, papa dal 1655 al 1667, anch'egli mecenate e protettore di Bernini. Sotto il suo pontificato Cristina di Svezia, convertitasi al Cattolicesimo, si trasferì a Roma e divenne anch'essa protettrice delle arti, avviando a Palazzo Corsini una notevole attività culturale eia cui ebbe origine l'Arcadia.

43 - Anche quest'episodio relativo ai rapporti brevi fra Sacchi ed Alessandro VII, come quello che riguarda Camillo Pamphili, non viene riportato da Bellori.

44 - Sull'alunnato di Carlo Maratti presso Sacchi concordano i due biografi, come sulla stima che Sacchi nutriva per il suo allievo, nonché sulle speranze da lui riposte nei successi del giovane.

45 - Passeri insiste sui miti della pittura per Sacchi: Raffaello e gli esponenti della scuola emiliana carraccesca, che da Raffello traeva nutrimento e stimolo.

46 - Raffaello viene mitizzato nella visuale di Sacchi e paragonato ad un angelo, secondo la narrazione dei biografi seicenteschi.

47 - Ancora Raffaello ed Annibale Carracci sono additati come esempi cui deve un buon pittore necessariamente ispirarsi; essi vengono presi a pretesto per giustificare la pigrizia del pittore, come modelli irraggiungibili, di fronte ai quali l'artista è costretto ad abbandonare il pennello avvertendo la inadeguatezza della sua preparazione.

48 - L'episodio di Domenichino e del fondaco del mercante viene ripreso testualmente da Bellori che deve aver preso visione della biografia sac-chiana di Passeri.

49 - Strana questa scala di valori rappresentata da tre pittori -Raffaello,
Domenichino, Civoli- di cui l'ultimo, Ludovico Cigoli (1599-1613) non è
certo all'altezza della levatura degli altri due.

50 - Esatta la data di morte di Andrea Sacchi: 1661.

51 - La Vergine, il Bambino e S. Giuseppe: per questo dipinto cfr. qui
Bellori, nota 13.

52 - Per la Venere cfr. qui nota 39.

53 - Per Noè ubriaco, cfr. qui Bellori, nota 75.

54 - Per Caino e Ab eie cfr. qui Bellori, nota 74.




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