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Ferdinand Gregorovius
sul litorale del Lazio

a cura di
Benedetto La Padula


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da: Pellegrinaggi in Italia II


La fantasia difficilmente riuscirà ad immaginare una macchia più adatta al brigantaggio di quella di Astura, non vi sono querce dai tronchi alti e spessi, ma folti intrichi di sughero, olivi selvatici, mastice, rovi di prugnolo e mirti. I boschi sono fitti di piante rampicanti, coperte dall'edera al punto tale da formare delle cupole, l'una accanto all'altra, come verdi moschee impenetrabili al sole o alla pioggia. Abbiamo trovato dei cespugli di mirti, alti come alberi ed il tutto era pervaso da un odore di selvatico che penetrava tutti i sensi.

Il suolo è ondulato, attraversato da piccoli ruscelli e paludoso. Qui dimorano il cinghiale, la tartaruga ed il serpente; spesso abbiamo visto ali e penne di galline selvatiche sparse in terra, avanzi di un pasto di aquile, la cui vista sottolineava ancor più la funesta poesia del luogo.

Riuscimmo felicemente ad evitare le mandrie e quando vedemmo un bufalo ritardatario ci fermammo in un cespuglio finché passò. Dopo essere saliti in tutti i sensi ed aver attraversato siepi, ruscelli e fossati, arrivammo finalmente alla libera costa del mare e ci riposammo presso un muretto che doveva appartenere ad un antico palazzo romano poiché si vedevano tracce di mosaici. Astura non era più che ad un'ora di distanza, mentre passeggiavamo sulla spiaggia deserta, seguendo le onde malinconicamente fruscianti, fui invaso dalla tristezza che penetra l'anima davanti alle vestigia di un grande passato.

Non è soltanto il ricordo della fine del giovane Corradino e della stirpe degli Svevi che da a queste rive la sua impronta malinconica e penetra l'anima tedesca più di ogni altra, ma è anche il carattere del paesaggio. ...

All'interno la regione è limitata dalla palude boscosa sulla quale si ergono imponenti i monti Volsci che giungono fino al mare ove si eleva, come un'isola, capo Circeo; nel mezzo si stende la candida spiaggia che finisce in una duna. Su di essa vi è una cappellina di pietra e pochi passi oltre, in mezzo al mare, il castello di Astura, un piccolo quadrato dalle mura merlate con al centro una torre. La cappella ed il castello sono gli unici edifici in questa solitudine sconfinata. Ovunque si spinga lo sguardo, non si scorge anima viva, tranne alcune figure sui merli del castello e due pescatori grigi seduti silenziosamente sul muro, come stregati dal calore scintillante del sole, essi intrecciavano senza pronunciare una parola, una specie di fitta rete di giunchi per circondare i pesci, mentre la barca dondolava sull'acqua smeraldina....

Entrammo nel castello: esso è collegato alla terra ferma da un ponte di pietra e da un ponte levatoio che conduce all'interno. Nel cortiletto si eleva la torre ottagonale, sopra la quale corre una terrazza con un cannone arrugginito. La guarnigione, otto uomini di artiglieria, faceva in quel momento delle esercitazioni nella sala e don Pasquale, il luogotenente di Astura, guardava dalla terrazza come uno che vorrebbe essere in qualsiasi altro posto fuorché in questo. Ci condusse poi nella sua stanzetta sulla torre; egli dipinge bene e si conforta, nella triste solitudine, con disegni e arabeschi pompeiani. Il luogotenente ci disse che ogni torre è custodita da una guarnigione di otto uomini con un maresciallo o ufficiale e che la guardia della costa era diventata più severa per timore dei colpi di stato mazziniani.

Visitammo le piccole stanze del castello, quella torre era triste ed alle pareti i ragni tessevano la loro tela, mentre nelle screpolature si era infiltrato lo scorpione, ma la veduta che si stende all'infinito e nel deserto verde verso il mare scintillante solcato dalle imbarcazioni è commovente e direi persino inebriante. E' la torre per un bardo, suonare l'arpa e morire al canto del cigno, quando il sole cadente imporpora capo Circeo allora in questa solitudine e serenità, qualcosa che non può essere espresso a parole sembra che sorvoli il mare: è un senso di beatitudine impossibile a descrivere, è come se il sonno e la morte volassero sul mare e che quel battello che sembra vagare come un fantasma intorno a capo Circeo portasse il dio del sogno a spargere sulle acque del mare il sonno e la pace.....

Astura è la vedetta del romanticismo, la torre della poesia tedesca in Italia, appartiene ai romantici, come la grotta azzurra di Capri. In quella serena solitudine ne ho preso in loro nome possesso ed ho dichiarato il leggendario castello, proprietà nazionale tedesca....

La torre sola è del tempo dei Frangipani, le altre mura sono state costruite successivamente, perché già nell'anno 1286 i Siciliani, vendicata la morte di Corradino su re Carlo con i tanto cruenti Vespri Siciliani, giunsero davanti al castello al comando del capitano della loro flotta Bernardo da Sarriano, lo distrussero tutto, fatta eccezione della torre, e pugnalarono il figlio di Frangipani. Oggi, sul muro esterno si vede l'arma dei Colonna, perché questi potenti ghibellini romani possedettero un tempo il castello. Dopo i Frangipani, Astura divenne feudo dei Gaetani, successivamente fu posseduto dai Malabranca, dagli Orsini, dai Colonna, che nell'anno 1594 lo vendettero a Clemente VII. Oggi Astura è possedimento dei Borghese. Ma anche ricordi storici più antichi si allacciano ad Astura.

Già davanti al ponte del castello mi aveva colpito un pavimento di marmo a mosaico, solo leggermente coperto dalla sabbia della costa e subito osservai che questo castello in mezzo alle onde poggiava sulle fondamenta di un grande palazzo romano, fondamenta che sporgono ancora da tutti i lati, liberamente sotto lo specchio dell'acqua e che sono molto più estese del castello....

Quando lasciammo Astura, decidemmo di non tornare sulla strada lungo il mare, ma di passare piuttosto per il bosco della cui bellezza avevamo tanto sentito parlare. Incapaci di trovare la strada attraverso il fitto intrico, ci facemmo guidare da un soldato della torre, un bel giovane atletico che ci accompagnò per alcune miglia e che ci servì anche di difesa, non contro i briganti ma certamente contro i bufali ed i tori.

Andammo verso destra per un tratto lungo la spiaggia e vicino al mare vedemmo i più bei tori neri di una figura così meravigliosa che Giove non ne avrà scelto uno più bello quando trasportò attraverso il mare la bella Europa. Presto fummo circondati dagli alberi; camminavamo tra odoranti cespugli di mirti e sotto gigantesche querce dalle cime larghe, su dei sentieri boscosi, rallegrandoci del calar del sole che faceva giuocare le sue luci dappertutto attraverso i rami degli alberi.

Il bosco vicino ad Astura è molto bello, pensavo alle coste della mia patria e alle querce dagli alti tronchi, allo scintillio del mare e potevo completamente tornare col pensiero al passato...

Le piante assumono una magnificenza tropicale, l'edera circonda fittamente le querce maestose, tronco accanto a tronco, io ero colmo di ammirazione per la magnificenza mai vista prima di allora di questa natura, perché l'edera stessa ha il tronco spesso come quello di un albero ed avvolge la grande quercia, abbracciandosi fortemente intorno ad essa; come il serpente di Laocoonte si stringe quasi volesse strappare dal suolo il gigantesco tronco assieme alle radici e soffocarlo con gli abbracci erculei....

Avevamo già percorso qualche miglio, in contemplazione sempre vivace ed allegra. Il soldato di Astura ci aveva posto sul sentiero che ci avrebbe nuovamente condotto verso il mare. Egli ci lasciò quando l'intrico degli alberi si fece meno fitto. Ci disse che presto avremmo raggiunto una macchia più bassa e che avremmo potuto vedere il mare. Ci incamminammo dunque soli fra mirti ed olivi, ambedue allegrissimi.

Ad un tratto vedemmo pararsi davanti a noi una mandria che contava senz'altro più di cento teste di bestiame. Ci fermammo. Un toro si adombrò, alzò la fronte, ci guardò con maestosa serietà, poi si staccò dal gruppo e ci venne incontro....

Raggiungemmo felicemente Nettuno e di qui, pieni di gioia, contemplammo la strada percorsa e il castello Astura, che di nuovo, come un cigno, sembrava nuotare sulle onde della sera in una lontananza di sogno....




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO" Edizioni del Gonfalone 2005
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