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GIOVANNI PAOLO II
VISITA NETTUNO

1 settembre 1979

di
don Vincenzo Cerri

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LAMPI TRA LA FOLLA
di Oscar Rampone


Oggi Nettuno ha due mari: Uno di liquido azzurro, e l'altro di folla multicolore; il primo sussurra e carezza diga e spiagge; il secondo vocia, brulica e ondeggia: marea umana richiamata a Nettuno dalla visita di Papa Wojtyla. Così oggi, per le vie, sulle terrazze, ai balconi, non vi sono soltanto i trentamila nettunesi, non solo i villeggianti settembrini, e quelli agostani che hanno ritardato la partenza, ma le migliaia e migliaia dì persone affluite da Anzio, Pomezia, Aprilia, Latina, Sabaudia e tutti i centri vicini. senza contare quelle provenienti da Roma.
Mai nella sua storia. Nettuno aveva riunito tanta gente.

Alle 17,30 il papa, che si era levato in volo da Castel Gandolfo, scende dal cielo e si posa sul piazzale della caserma Piave. Poco dopo, lo sportello dell'elicottero si apre, e la sua figura slanciata vestita di bianco si affaccia sorridendo alle autorità, agli allievi sottufficiali di polizia schierati, alla folla dei loro familiari.

Da questo momento si accende una fiammata di commozione che presto avvolgerà tutta la città e, punteggiata di episodi toccanti, durerà per tutta la breve e intensa visita del pontefice.

Oggi per Nettuno esiste solo Papa Wojtyla. La città è magnetizzata, focalizzata su lui, e vibrano insieme perché tutto ciò che il Papa fa è amore: amore per i bimbi, per gl'infermi. per gli sposi, per le famiglie.
La messa che egli celebra è amore per Dio, la benedizione che impartisce amore per l'umanità. Fioriscono i primi commoventi episodi, che si moltiplicheranno durante le ore nettunesi di Papa Wojtyla.

Viene avvicinato al pontefice un giovanissimo invalido sulla sedia a rotelle, I genitori intendono richiamare sul ragazzo una benedizione, alla quale forse attribuiscono un potere miracoloso. Quando sono innanzi al papa ed egli rivolge la sua attenzione all'invalido, essi non guardano più il pontefice, ma il volto del loro caro per vedere l'effetto che il Papa avrà su di lui. Gli occhi del Papa si riempiono di bontà sorridente, poi, affettuosa e leggera, la mano si posa sul capo del paraplegico che trasalisce. Ed ecco che sul quel volto devastato, afflitto da sempre, fiorisce una bellissima smorfia di felicità.

Due sposi chiedono la benedizione e il Papa acconsente accompagnandola con strette di mano e parole così buone e cordiali, che l'augurio papale diventa certezza di un futuro felice. Intanto la notizia del suo arrivo è dilagata. La folla è in attesa. li lungomare è un formicaio nel quale a stento si riesce a mantenere un corridoio.

Gli occhi di tutti sono puntati verso il municipio, più in su, verso piazza Mazzini e via Gramsci,. di dove arriverà il Papa. Il quale, intanto, ha lasciato la scuola di polizia e, in piedi nella macchina scoperta, scende per via Santa Barbara, fra due ali di folla plaudente. Ora è innanzi all'ospedale, dove tutti gli ammalati, ad eccezione di quelli veramente gravi, sono affacciati per raccogliere la benedizione apostolica. Quindi la macchina, che prosegue a passo d'uomo, imbocca via Gramsci e, finalmente, la marea umana che ha invaso il centro della città vede spuntare laggiù, al di sopra della folla, come succede per il simulacro della Madonna delle Grazie, la figurina snella e candida di papa Wojtyla, la quale, però, non è immobile come quella della Madonna: le braccia del Papa si muovono, rispondono alla folla.

E mentre la macchina avanza lentamente sotto le bandiere e gli striscioni che gridano "Viva il Papa", "Nettuno saluta il Papa", mentre centinaia di macchine fotografiche e cineprese vengono puntate sul Pontefice, un fragoroso saluto corale di applausi ed evviva si leva dalla folla e piove dalle terrazze e balconi gremiti. Migliaia di mani si tendono verso il Pontefice, mani di bimbi, di giovani, di adulti: di vecchi. Mani lisce e morbide, o ruvide e callose, mani forti e sicure, o scarne e tremanti. Mani antiche su cui la vita ha inciso la sua storia, e mani tenere di bimbo, dalle linee non ancora segnate.

Le braccia del Papa si agitano in un lieto gesto di saluto, che si alterna con quello lento e solenne della benedizione apostolica; si abbassano verso la folla o si levano verso i balconi, con garbo ed eleganza jeratica. Tutti sentono che in quel gesto vi è un cuore paterno e fraterno, la capacità, e il cuore di tutti trabocca di amore e di riconoscenza.

Come tutte le folle del mondo, la folla di Nettuno, sedotta dalla personalità carismatica del Pontefice, si accende di entusiasmo. A guardarla attentamente, si colgono espressioni di suggestiva bellezza: facce irradiate di luce interiore rispecchiano un'emozione così viva che si sente ma non si racconta. Facce in cui si legge fede, meraviglia, stupore, ammirazione, devozione. Occhi sgranati o socchiusi, lucenti di gioia o velati di lacrime.

Ora il Papa è sceso dalla macchina, ed è tra la folla che si stringe a lui. Una mamma gli mostra il suo ragazzetto. Il pontefice gli circonda il collo col braccio, ed attira la testolina contro il suo fianco. La mamma esulta, mentre il volto del piccolo riflette un'emozione indescrivibile. Egli stesso forse riuscirà ad analizzarla e comprenderla solo fra molti anni, quando avrà raccontato innumerevoli volte questo eccezionale episodio della sua vita.
Un anziano semiparalizzato da una trombosi si trova improvvisamente fra le braccia del Papa. Scoppia in singhiozzi, mentre i volti delle persone vicine esprimono un'esultante sorpresa.
Un ragazzino dagli occhi spalancati sente di trovarsi al centro di una tavola, in cui tutti vivono per Uno o quell'Uno per tutti. Non riesce a convincersi che possa esistere un uomo simile. Si vuole assicurare che quest'uomo sia vero. Si protende verso il Papa, con dita timide gli tocca la mano e... il volto del piccolo s'illumina: " E' proprio vero! E' proprio come noi! "sembra gridare a tutti.
Una giovane suora indiana, che fa parte dell'istituto polacco delle suore claveriane di Nettuno, cinge il collo del papa con una collana di fiori - omaggio tradizionale del suo paese ed egli, commosso, carezza paternamente quel volto bruno.

Ora il Papa si china a baciare un bambino. li volto della mamma si accende, assume una espressione di rara bellezza. Ella è lì adorante. E' una signora polacca, perciò per lei il pontefice non è soltanto cielo, è anche terra, la sua Terra.
Un'altra signora polacca, una pittrice, offre ai Papa un dono floreale molto significativo: 40 garofani bianchi e rossi i colori della bandiera polacca -' a ricordare l'invasione nazista della Polonia, che avvenne esattamente 40 anni fa. Anche questa volta il Papa è commosso: è la voce della sua Terra.
.Omaggi diversi gli vengono consegnati dalle coreografiche priore, mentre gli sportivi offrono la palla da tennis o la mazza da base-ball; e tanti, tanti altri omaggi di ogni genere, tra cui non manca quello gastronomico: un eccellente pranzo per 18 offerto da un ristorante nettunese molto popolare.


Il Papa è ripartito in elicottero alle 22,30. Si è fermato, dunque, per cinque ore soltanto. E tuttavia i suoi gesti, le sue parole, le sue attenzioni per i vecchi ed i bimbi, i deboli e gl'infermi, i suoi consigli ai giovani, le sue espressioni di bontà piovute sulla folla durante l'omelia hanno acceso un gran fuoco.

Tutta Nettuno è diventata un immenso rogo in cui bruciavano i sentimenti più puri. In quelle ore gelosie ed invidie sono scomparse, si sono placati gli odii e spenti i rancori. Nettuno, che è buona, è stata più buona di quanto lo sia mai stata. Ed era bello sentirsi tutti affratellati nella bontà.

Quando brucia un simile rogo, sotto la cenere resta sempre della brace. Ecco perché la visita di Papa Wojtyla è stata per Nettuno un dono di valore inestimabile.

Oscar Rampone




A cura del Servizio Caritas
Parrocchia S. Giovanni
Nettuno

Con la partecipazione di OSCAR RAMPONE

AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE
CONCESSA DA DON VINCENZO CERRI

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