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LA FESTA DI NOSTRA
SIGNORA DELLE GRAZIE
A NETTUNO

Collana Caritas

di
DON VINCENZO CERRI

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GRAZIE E FAVORI ATTRIBUITI ALL'INTERCESSIONE DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

(Estratto dalle " Memorie Storiche sul Santuario
e sulla Statua della Madonna delle Grazie "
di Temistocle Signori anno 1881)


Sarebbe molto interessante conoscere gli innumerevoli benefici attribuiti dai devoti della Madonna delle Grazie alla sua materna intercessione; ma, purtroppo, non se n'è conservata memoria. Solo monsignor Temistocle Signori, nel libro citato, riferisce alcuni casi a lui personalmente noti o appresi da testimonianze di indubbia fede.
Li riportiamo qui in succinto.

 

NETTUNO SCAMPATA DALL'AGGRESSIONE DEI MUSSULMANI

Prima che fosse domato l'orgoglio dei Mussulmani, i nostri mari erano spesso infestati dalle scorrerie di quei barbari, che sbarcavano all'improvviso ora in questa ed ora in quella spiaggia, arrecando desolazione e terrore, saccheggiando paesi, conducendo schiave le persone e compiendo ogni sorta di iniquità. In un anno imprecisato, questa tremenda catastrofe stava per abbattersi anche su Nettuno. Sette lunghe navi, fortemente armate e cariche di pirati, approdarono a Torre Astura, dopo aver saccheggiato diversi paesi della Calabria ed, in ultimo, Sperlonga, presso Terracina. Nell'intento di aumentare la loro preda, tutti quei pirati si misero in marcia verso Nettuno. L'imminente pericolo di veder bruciate le loro case, di perdere tutte le loro sostanze, d'esser condotti in misera schiavitù, gettò tutti nella più profonda costernazione. Allora, con tanta fiducia nella protezione della Madonna delle Grazie, accorsero in massa al suo Santuario e accadde l'inverosimile: le truppe saracene, improvvisamente terrorizzate dalla presenza di un invisibile nemico, retrocedendo, s'incalzano, si danno a precipitosa fuga e risalgono in fretta sulle loro navi.
Che cosa era accaduto? Un nettunese, testimonio oculare, già schiavo dei saraceni e poi liberato, chiamato volgarmente "Titta Gueccio", dichiarò che una legione di guerrieri celesti biancovestiti, dal sembiante minaccioso, con le spade fiammeggianti, incominciò ad inseguire le orde feroci costringendole ad una pazza, ritirata.

LA CARESTIA DEL 1648

Data la scarsezza della raccolta, il prezzo del grano era salito, in quell'anno, fino a 18 scudi il nibbio. Grande somma per quei tempi. Poi venne a mancare il pane e il paese languiva nella più straziante miseria. I buoni Nettunesi fecero ricorso alla Madonna delle Grazie e la provvidenza non si fece attendere. Una forte tempesta fece naufragare un vascello carico di frumento, a poca distanza dal Santuario. Gran parte del grano che era stato gettato nel mare per alleggerire la nave, fu raccolto dai Nettunesi, e il rimanente fu acquistato a buon mercato.
Ce ne fu per un bel pezzo!

NETTUNO LIBERATA DALL'AGGRESSIONE DI SOLDATI FRANCESI

Un testimonio contemporaneo narra che nel 1798, al tempo dell'occupazione francese, il capo della guarnigione di Porto d'Anzio chiese d'urgenza rinforzi militari a Roma per dare l'assalto a Nettuno. Si sparse rapidamente la notizia tra lo spavento dei Nettunesi. Alcuni fuggirono, altri si nascosero, mentre molte donne si recarono al Santuario della Madonna delle Grazie per implorare la sua potente protezione. Un gruppo di uomini decise di tendere un'imboscata ai rinforzi che giungevano da Roma lungo il tratto della strada romana che s'inoltrava nella selva. Mentre i soldati a cavallo provenienti da Roma avanzavano ignari del pericolo, un cacciatore fece partire un colpo. Bastò quello a mettere in fuga i Francesi, che terrorizzati sparavano all'impazzata, a destra e a sinistra della strada. Quando giunsero ad Albano, riferirono di aver visto i boschi di Nettuno pieni di gente armata decisa ad impedire ad ogni costo la loro marcia. L'assalto a Nettuno non ebbe luogo e dal cuore di ognuno si sprigionò un clamoroso inno di ringraziamento alla celeste Regina.

NETTUNO SOCCORSA NELLA SICCITÀ'

Nell'anno 1816 una grande siccità colpì la campagna di Nettuno. Ancora un poco e tutto il raccolto sarebbe stato compromesso. Si fece ricorso all'intercessione della Madonna delle Grazie con un solenne pellegrinaggio di penitenza presieduto dal Vescovo diocesano, che in quei giorni si trovava a Nettuno in sacra visita. Passò qualche giorno e il cielo si ricoprì di nubi e cadde copiosa la pioggia. Il cronista dell'epoca afferma che questo favore non una, ma più e più volte si ebbe mediante l'intercessione della Madonna.

ABBONDANZA NELLA CARESTIA

All'inizio dell'ottocento i nostri vecchi raccontavano che dopo le funeste vicende del governo francese, vi fu un anno di raccolto così scarso che i Nettunesi dovettero importare il grano da Norma. Pur essendo di infima qualità, lo si vendeva a caro prezzo: 32 scudi il rubbio. Prezzo favoloso per quei tempi. Il granoturco, poi, proveniente da Terracina, di cattivo sapore, lo si poteva acquistare a 22 scudi il rubbio. Insomma, mancava il pane. In tali ristrettezze il clero promosse tridui di preghiere alla Madonna delle Grazie. Il popolo accorse fiducioso. Ed ecco il prodigio: in poco tempo le nostre selve furono popolate da una straordinaria quantità di selvaggina, tale da assicurare il nutrimento dal mese di ottobre fino alla nuova raccolta. Prima comparvero le anitre, che prese con facilità dai cacciatori, venivano poi vendute a basso prezzo.
Poi fu la volta dei colombi, mai visti in così gran numero. Ai colombi seguirono le quaglie, mentre i fiumi e le piscine fornivano in abbondanza rane ed anguille. Grazie, Maria!

NETTUNO PER TRE VOLTE LIBERATA DAL COLERA

Nel 1837 in quasi tutta l'Europa infuriava il flagello del colera, provocando strage e rovina. Il contagio, che si diffondeva a macchia d'olio, giunse fino al forte Sangallo di Nettuno. Fu allora che i Nettunesi fecero ricorso alla protezione di Maria e decisero di trasportare in paese, con una processione penitenziale, la venerata Immagine. Se non che, il Parroco del tempo, Don Innocenzo Gorla, per impedire il propagarsi del male tra la gente, non permise la processione; ma privatamente, nottetempo, fece trasportare la sacra Immagine alla Collegiata. Incredibile: il flagello del colera si arrestò alle mura di Nettuno e tutto il popolo, riconoscente, volle che a ricordo di tanto beneficio fosse collocato un quadro nel Santuario con la relativa iscrizione. Lo stesso pericolo si riaffacciò minaccioso nel 1856 ed anche in quell'occasione i Nettunesi ne rimasero esenti. Ancora più rimarchevole il fatto che accadde undici anni dopo, nel quale i Nettunesi toccarono con mano, per così dire, la protezione della loro celeste Patrona.
Il colera riprese ad imperversare in molte province italiane. Il 5 agosto 1867 un certo Agostino Pennafina, di Genzano, domiciliato a Nettuno, colpito dal morbo, dopo dodici ore morì. Lo spavento, il terrore dei Nettunesi fu generale. Solo un miracolo poteva impedire il diffondersi del male contaggioso. E il miracolo venne. Come per il passato, i Nettunesi fecero ricorso al potente aiuto della loro Regina e il 9 agosto, in processione di penitenza, trasportarono la statua della Madonna e quelle di San Rocco e San Sebastiano alla chiesa di San Francesco, dato che la Collegiata in quell'anno era chiusa per lavori di restauro. Fu un avvicendarsi continuo di preghiere comunitarie, dalla mattina alla sera. Intanto in altre contrade il terribile morbo mieteva vittime in grande quantità. A Nettuno si arrestò a quell'unico caso. La prima domenica di ottobre la sacra Immagine fu riportata al Santuario tra la commozione e la gratitudine di tutto il popolo, che anche questa volta volle ricordare ai posteri tanto beneficio, con un quadro raffigurante l'avvenuta liberazione.

LIBERAZIONE DI UN'OSSESSA

Nell'anno Santo 1700 il popolo di Nettuno volle compiere un pellegrinaggio di penitenza a Roma, per l'acquisto del santo Giubileo, portandosi dietro la miracolosa immagine di Nostra Signora delle Grazie. Il 16 giugno, la processione nettunese, attraversando la città per recarsi in San Pietro dal Papa Innocenzo XII, si trovò a passare davanti al Pantheon. Tra la folla che assiepava la piazza, c'era una donna ossessa. All'apparire della Statua costei incominciò ad agitarsi paurosamente e dopo urli e spaventosi contorcimenti, si calmò, rimanendo libera dallo spirito immondo.
Questo fatto è anche attestato da un testimonio oculare, che ne lasciò memoria in un libro della Confraternita del Carmine, dove così si esprime: "Per la strada davanti la Chiesa della Rotonda di Roma, la Beata Vergine di San Rocco deliberò una spiritata, quale stava sotto il supportico di detta Chiesa, e fu veduta da me quale stavo presente per essere primo mazziere di detta Processione."

MARINAI SCAMPATI DALL'AGGRESSIONE DEI PIRATI

Era l'anno 1777. Alcuni marinai tornavano dalla pesca del corallo, quando furono sorpresi da una furiosa tempesta. A questo pericolo già grave se ne aggiunse un altro peggiore, che li riempì di terrore: alcune navi piene di pirati stavano per aggredirli e già erano sotto il tiro dei loro moschetti. Che fare? Videro da lontano il nostro Santuario e pieni di fede si raccomandarono alla Vergine Maria. Fu in quel momento che le loro barche, come se avessero le ali ai fianchi, si sottrassero velocemente all'inseguimento dei barbari, che per non cacciarsi sotto il tiro delle batterie terrestri, credettero più vantaggioso abbandonare la preda agognata.
Quei buoni marinai, grati per lo scampato pericolo, offrirono alla celeste Patrona le due belle corone d'argento che tuttora si vedono, dove è scritto: A DIVOZIONE DELLI MARINARI DEL BORGO RETO - 1777.

SCHIAVO NETTUNESE RIACQUISTA LA LIBERTÀ'

Onorato Mancini, nativo di Nettuno, devotissimo della Madonna delle Grazie, mentre solo si inoltrava in un bosco, fu aggredito, fatto schiavo dai saraceni e portato in Turchia, dove rimase molti anni. Ogni giorno, però, pregava la Vergine Santissima perché gli ottenesse di tornare in patria. Giunse inaspettatamente il giorno della liberazione, quando, eludendo la sorveglianza dei custodi, potè imbarcarsi su di una nave che lo ricondusse a Nettuno, verso l'anno -1839.

UN CARRO CARICO DI NETTUNESI SI ROVESCIA -TUTTI INCOLUMI

Nel mese di ottobre dell'anno 1857 alcuni Nettunesi, sopra un carro guidato da Giovanni Colozzi, percorrevano la vecchia strada che dal Santuario, rasente il mare, salendo, conduceva verso Cretarossa. Quando erano a circa dieci metri di altezza dalla spiaggia, improvvisamente il carro ribaltò e due sorelle, Margherita e Maria Vittoria Tamburini in Petrilli, precipitarono nella riva sottostante. Si udì un grido: Madonna delle Grazie, salvaci! Quando si riebbero, notarono, con loro grande meraviglia, che nessuno di essi era rimasto offeso minimamente, neppure la suddetta Maria Vittoria che era incinta e prossima al parto. A ricordo fu collocata nel Santuario una tabella votiva.

DUE SORELLE SALVATE DA SICURO ANNEGAMENTO

Due brave ragazze romane, Clelia e Salomea Testa, devotissime della Madonna delle Grazie, si trovavano a Nettuno per cura marina. La mattina dell' 11 agosto 1867, di domenica, dopo aver partecipato alla Santa Messa, vollero prendere un bagno. Entrate in mare e avanzatesi alquanto, Clelia fu travolta da un'ondata e cominciò a gridare aiuto. La sorella maggiore si lanciò in soccorso, ma ambedue si videro perdute. Come esse stesse diranno poi, in quel momento si raccomandarono alla Madonna delle Grazie. Quando, poco dopo, furono estratte dal mare, le due giovani, Salomea specialmente, sembravano ormai cadaveri, ma poche ore dopo ambedue erano perfettamente guarite. Salomea inviò al Rettore del Santuario un'ampia e commovente relazione del fatto, da cui appare non solo il suo riconoscente amore verso la Vergine delle Grazie, ma l'evidente protezione della Madonna con tanta fede invocata.

INFERMO MORIBONDO RIACQUISTA PERFETTAMENTE LA SALUTE

Questo fatto fu riferito all'Arciprete Monsignor Temistocle Signori da Francesco Pazienza, di Guarcino, affetto da tumore maligno al viso. Era in fin di vita, quando gli fu consigliato di rivolgersi con fiducia alla Madonna delle Grazie di Nettuno.
Lo fece e promise che, se fosse guarito, si sarebbe recato ogni anno a Nettuno, nel giorno della festa, in pellegrinaggio di penitenza. Pregò, attese con fiducia e guarì perfettamente. Sei anni dopo, continuando a mantenere la promessa, dopo essersi confessato, .raccontò la grazia ricevuta.

 

UNA FANCIULLA RICUPERA LA VISTA

Maria Pollastrini, di Anzio, nel 1878, aveva una bambina di nome Cleofe, che da tre mesi soffriva di grave infiammazione in un occhio, senza che potesse aprirlo. Vedendo che a nulla giovavano le medicine, fece ricorso alla protezione della Madonna. Era il sabato della festa. All'improvviso la bimba la guardò, aprendo anche quell'occhio che sembrava irreparabilmente perduto. Piena di riconoscenza corse a ringraziare la Madonna e lasciò testimonianza del fatto.

VENTI GIOVANI IN PELLEGRINAGGIO NOTTURNO AL SANTUARIO

Era la notte del 26 dicembre 1880. Una comitiva di venti giovani nettunesi si trovava riunita in una casa per il giuoco della tombola. Improvvisamente il pavimento cedette e tutti precipitarono, insieme ai mobili, nella cantina sottostante, piena di attrezzi agricoli. Risultato: qualche leggera scalfitura e qualche contusione; nient'altro. Di più: una bimba di nove anni che dormiva nella stanza attigua, destatasi di soprassalto, impaurita corse nel buio e precipitò anch'essa; ma si ritrovò incolume tra le braccia del fratello...
Tutti furono convinti di essere stati particolarmente protetti dalla loro celeste Patrona; per questo decisero all'istante di recarsi in pellegrinaggio al Santuario, pur essendo notte inoltrata. Qualche giorno dopo, vollero che si celebrasse una solenne Messa di ringraziamento per lo scampato pericolo e tutti si accostarono ai Sacramenti.

NEL FURORE DELLA GUERRA

Con un balzo di oltre cento anni, veniamo ai giorni nostri. Ci risulta che tante famiglie nettunesi avrebbero da raccontarci cose molto interessanti a questo riguardo. A limitarci soltanto agli anni dello sfollamento, i fatti sarebbero tali e tanti che non si finirebbe. Scegliamo fra tutti un solo caso, che ci sembra degno di particolare rilievo. E' accaduto all'inizio dell'ultimo conflitto mondiale. Protagonista: un giovane nettunese (P.N.) devotissimo della Madonna delle Grazie, richiamato alle armi il 7 maggio 1940.
Destinato a Livorno, dopo un mese fu imbarcato sulla nave "Liguria" e condotto a Tobruk, sulla costa dell'Africa settentrionale. Da Tobruk fu trasferito a Bardia, al 30° Reparto G.A.F..
Il mattino del 21 giugno 1940, alzatesi di buon'ora, notò una decina di navi ancorate presso la costa. Diede subito l'allarme ai suoi compagni, ma non gli credettero, convinti che si trattasse di navi italiane. Poco dopo incominciò un bombardamento infernale. Una grossa scheggia ruppe l'inferriata della finestra da dove egli si era appena allontanato e sì conficcò nella parete opposta. Sotto quell'inferno di fuoco si vide perduto e pensò: "E' finita; non tornerò più a Nettuno! Madonna delle Grazie, aiutami!". - In quello stesso istante "vide" o gli "sembrò di vedere" la Madonna delle Grazie, che gli disse: "Non temere; tu ritornerai a casa". Fu come ridare la vita ad un morto, perché si sentì immediatamente rincuorato e sicuro. Dopo quella inattesa promessa si mostrò così certo del suo ritorno in patria, da sembrare alle volte quasi temerario nell'affrontare i pericoli della guerra.
Da quel tragico giorno passarono ancora sei lunghi anni tra sofferenze e umiliazioni inaudite. Fu fatto prigioniero dagli Inglesi e portato in Egitto prima; poi in India, dove rimase tre anni in campo di concentramento. Di là fu trasferito in Inghilterra e solo il 16 aprile 1946 fu rimpatriato e potè tornare a casa. La "promessa" della Madonna che egli aveva conservato gelosamente nel cuore e che gli fu sempre di grande incoraggiamento, anche nelle più difficili situazioni della lunga prigionia, era perfettamente compiuta. Il signor N.P. attesta con giuramento che quanto sopra è esposto corrisponde a verità.

SAREMO TANTO GRATI A TUTTI COLORO CHE VORRANNO FARCI CONOSCERE LE GRAZIE OTTENUTE PER INTERCESSIONE DELLA MADONNA





OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO"
EDITO DALLA "COLLANA CARITAS"
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