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LA FESTA DI NOSTRA
SIGNORA DELLE GRAZIE
A NETTUNO

Collana Caritas

di
DON VINCENZO CERRI

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Canto Popolare della Madonna delle Grazie


Nostra Signora delle Grazie

Protettrice di Nettuno

Canto Popolare

contenente

La storia della Sacra Immagine

(di Don Vincenzo Cerri )

Per assecondare il desiderio di molti Nettunesi che ne hanno fatto richiesta, volentieri pubblichiamo il << Canto Popolare>> contenente la storia di Nostra Signora delle Grazie, composto da Mons. Temistocle Signori, Arciprete Parroco di Nettuno, nel 1905.

Lettera di Mons.Temistocle Signori:

Ai devoti di Nostra Signora delle Grazie

Ecco un canto, vorrei poter dire anch'io - che forse non morrà - non per la sublimità dei concetti, nè per la leggiadria delle forme; sibbene perchè in un modo semplice, chiaro, popolare abbraccia tutta la storia della venerabilissima Immagine di N. S. delle Grazie, delizia e tutela di queste riviere. Si abbia pertanto buona accoglienza fra gli altri canti, composti per onorare la nostra amata Regina. Esso, con affettuoso intercalare, viene per accrescere l'amore, la gratitudine, l'entusiasmo, specialmente nell'annua sua trionfale solennità. Può formare tutto un assieme, e può essere diviso in cinque parti, più o meno lunghe da servirsene a piacimento secondo il tempo e le circostanze.

Fu composto nel primo cinquantenario della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, e quindi può anche servir di ricordo della faustissima ricorrenza. Alle tante magnifiche corone, che per così lieto avvenimento vennero intrecciate all'Augusta Donna, ripiena della Divina Grazia e perciò trionfatrice gloriosa del serpente infernale, aggiungasi quest'umile fiorellino.

Faccia la Buona Madre, che il suo nuovo canto abbia a surrogare nelle case, nelle officine, nelle campagne tanti altri canti sciocchi, profani e purtroppo bene spesso indecenti ed osceni. Sicchè, cantando le sue lodi, le sue grandezze, le sue innumerabili beneficenze, si accrescano sempre più l'amore e la gratitudine in verso di Lei, e prenda proporzioni ognor più vaste la sua devozione, pegno fidissimo d'ogni specie di grazie per il tempo e per l'eternità.

Nettuno, 25 Marzo 1905

TEMISTOCLE SIGNORI
Arciprete Parroco

 

CANTO POPOLARE

I ) LA VENUTA

Un canto innalziamo
Con lodi leggiadre
Di grazia alla Madre.
E a chi la creò

INTERCALARE

Evviva la Madre
Prodigio d'amore
Evviva il Signore
Che a noi la donò

Dai lidi Britanni
Si sciolse una nave;
Il vento soave
Le vele gonfiò

Sedeva graziosa
Sul caro naviglio
La Madre col Figlio
Che intatta portò

Tra genti macchiate
Di turpe eresia
La Vergin Maria
Restarsi sdegnò

Di spiriti celesti
Un fulgido coro
Al ricco tesoro
Corteggio formò.

Correva la nave
D'Italia le sponde.
Quand'ecco sull'onde
Nettuno spuntò.

Insorse periglio
Di sorte funesta
Tremenda tempesta
Sul mar si scagliò.

Lottava il battello
Coll'onde frementi;
La furia dei venti
Il corso troncò.

Allor che non v'era
Speranza di scampo
La nave in un lampo
Il lido afferrò.

Da forza sospinta
Mirabile arcana
La Vergin sovrana
Fra noi si recò.

De' pii marinari
La schiera salvata
L'effige adorata
Riprender tentò.

Tre volte infieriva
La crude procella
L'Immagine bella
Tre volte approdò.

Evviva gridiamo,
La Vergine evviva;
Beata la riva
Dov'Ella stanziò.

Fu gran beneficio
Fu vago portento:
Dall'ampio contento
La sponda esultò.

Si tinse d'azzurro
Il cielo già bruno,
Gentil su Nettuno
Il sole brillò.

Si effuse d'intorno
Un'aura gioconda;
Di grazie feconda
Un'era spuntò.

Il popolo in folla
Accorse commosso,
Da un fremito scosso
Di gioia restò.

In piccola Chiesa
Sul lido già eretta
La Vergin diletta
Benigna albergò.

E' quì che d'affetto
Diè splendide prove;
E' quì che le nuove
Sue genti Vegliò.

E' qui che si spande
La Mistica Rosa
E' qui che odorosa
Il suol profumò.

E' qui che risplende
Del mare la stella;
La Vergine bella
Sul mar si specchiò.

II ) LE GRAZIE

Qui regna Maria
Del ciel Tesoriera;
La patria riviera
Di Gloria inondò.

D'immensi favori
Le genti fa sazie;
Di Madre di grazie
Il nome acquistò.

Oh Nome soave
Che giubilo infonde!
Ch'ai voti risponde
Di chi l'invocò.

E' dolce i portenti
Chiamare a memoria
Che fida la storia
Nei fasti vergò.

Intatta su tutto
Mantenne la fede:
Dal lido ove siede
Gli errori sgombrò.

Le tristi respinse
Potenze infernali,
Dai colpi fatali
I figli guardò.

Gli sguardi ebbe fissi
sul popolo amato,
Del Giudice irato
Lo sdegno placò.

Dal dì che sul mare
Spiegò la possanza,
L'immane baldanza
Dei flutti domò.

Più volte la fame
Più volte la peste
Pietosa da queste
Contrade fugò.

Disperse possente
Di guerra gli orrori,
D'ostili furori
L'orgoglio fiaccò.

Le nostre protesse
Campagne ubertose
Procelle furiose
Disciolse mandò.

Se fier terremoto
Scuoteva le mura
Nettuno sicura
Per lei non crollò.

Se duro e riarso
Mostrassi il terreno
Un nembo ripieno
D'umore versò.

Se i campi inondava
Soverchia la pioggia,
Col braccio che sfoggia
La piena arrestò.

Fe' salve le viti
Fe' salve il bestiame;
Le preci le brame
Propizia appagò.

Da quanti perigli
Comuni e privati
Noi fummo campati
Ridire chi può?...

Da Satana ossessa
Gemeva una donna
La nostra Madonna
Il mostro cacciò.

Fu pur la salvezza
Di quei marinari,
Che d'empi corsari
All'ira campò.

Condotto un de' nostri
Già schiavo in Turchia,
Pregando Maria
In Patria tornò.

A molti in diverse
Funeste cadute,
Soccorso e salute
Lei pronta arrecò.

Si vide sommerse
Nel mar due sorelle
La Vergin su quelle
Il braccio spiegò.

Un occhio perdeva
Graziosa bambina
L'amata Regina
Quell'occhio sanò.

Destrier s'infuriava
Un uom trascinando
La Vergin chiamando
Incolume andò.

Cadeva un levita
Dal sommo dell'ara,
La Vergine cara
Da morte lo serbò.

Fur mille sanati
Da morbi ribelli;
Di voti e gioielli
L'Imago si ornò.

Le genti straniere
Anch'esse son grate,
Su tutte l'Anziate
Nel culto spiccò.

Lei tutti ricopre
Col provvido manto
Dei miseri il pianto
Commossa asciugò.

III ) IL CULTO E LE ONOREFICENZE

Evviva la nostra
Special Protettrice,
La Donna felice,
Che il serpe schiacciò.

Del Nono gran Pio
La voce risuona,
Primaria Patrona
A noi la donò.

Il sommo Leone
Propizio pur venne
Più illustre e solenne
Il rito accordò.

Pio Decimo apparve
D'affetto a dar pegno,
D'un Tempio più degno
L'impresa esaltò.

Oh sorga ben presto
Il nobile ostello!
Più vasto e più bello
Il cuor l'ispirò.

Ai tanti favori
Accrebbe decoro
Il serto, che d'oro
La Diva fregiò.

Del celebre approdo
Echeggian le feste:
Di gioia celeste
Nettuno avvampò

Assiste l'Immago
Di Paolo la Prole
La sacra sua mole
D'onore colmò.

A Lei tutto giorno
Lo stuol de' devoti
E suppliche e voti
Di porgere usò.

Ma crebbe il fervore
Al giunger del maggio:
De' padri retaggio
Il culto sfoggiò

E' scena che incanta
Fra noi se cammina
L'Immago divina
Che i cuor si rubò.

S'inoltra sul trono
Di luce raggiante
Col vago sembiante
Noi tutti beò.

Di raggi scintilla
Il manto reale
Che gara filiale
Di stelle ingemmò.

Rassembra l'aurora
Che lieta s'avanza;
Di viva esultanza
Ogn'alma inebriò.

Quell'aria, quel viso
Si dolce e ridente,
Di pianto sovente
Il ciglio bagnò.

Par dica ai fedeli:
- Offritemi i cuori;
Novelli favori
Su voi spargerò.

Qui volli la stanza,
Qui scelsi il mio seggio,
Qui grazie largheggio,
Qui sempre starò.

Così ci ripete
Dall'aria festosa
Nei dì che gloriosa
Tra i figli sostò.

Oh pegni sublimi
D'amore materno!...
Amiamo in eterno
Chi tanto ci amò.

IV ) L'INVITO A LODARLA

Lodiam la Patrona
Con slancio d'affetto:
Più fervido in petto
L'amor si destò.

Lodatela voi,
Garzoni e donzelle
Un serto di stelle
In ciel v'apprestò.

Voi pur la lodate
Maturi negli anni,
Nei torbidi affanni
Il duol vi calmò.

Lodatela o padri,
Lodatela o figli;
Da mille perigli
Il piè vi francò.

Lodiamola tutti,
Lodiamola assai;
fra tanti chi mai
Lei troppo lodò!!..

Volgiamole spesso
Con fede quell'Ave,
Che sempre soave
Al cuor le tornò.

Nei crudi frangenti
Stringiamoci a Lei;
Quantunque siam rei,
Giammai ci spregiò.

Nei tanti bisogni
S'invochi il suo Nome,
E' dolce siccome
Il miel che stillò.

Chiamiamola in vita,
Chiamiamola in morte;
Fu dolce la sorte
Di chi la chiamò

Ma siam degni figli
Di Madre sì pura;
Nei falli chi dura
La Madre oltraggiò.

La nostra alla sua
Sia vita conforme;
Sì premano l'orme
Ch'ai figli tracciò.

Siam fidi, siam grati
All'alma Patrona
Che d'ogni persona
Si ben meritò.

O Madre di grazie
Proteggi Nettuno;
Proteggi ciascuno
Che in te confidò.

Ravviva la fede,
Ridesta la speme
Risuscita insieme
L'amor che salvò.

V) L'OFFERTA DEL CUORE

O Vergine bella,
Di grazia portento,
Il cuor ti presento,
L'accette tel dò.

E' misero il dono,
E' degna l'offerta
Ben troppo più merita
Chi amor prodigò.

O Madre pietosa,
Deh! piglial il cuore,
Un dono migliore
Di questo non ho.

Dai falli lo monda,
D'amore lo accendi,
Costante lo rendi
Nel ben ch'abbracciò.

Perisca quel giorno
Che te non rammenti,
Da turbini e venti
Disperso lo vò.

Ricordati o Madre,
Che niuno giammai
Lasciasti nei guai
Se aiuto cercò.

Ansiose ti tendo
Le supplici mani,
Non cadano vani
I preghi che fò.

Io t'amo Regina
Ti lodo, t'abbraccio;
Mi scuso, mi taccio,
Più dirti non so.

Per te se nel cielo
D'entrar mi si dia,
Più degno o Maria,
Il canto alzerò.

Si sciolgano a Dio
Eterne canzoni,
Che tutti i suoi doni
In te radunò.

 





OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO"
EDITO DALLA "COLLANA CARITAS"
AUTORIZZAZIONE PER LA PUBBLICAZIONE
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