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LA FESTA DI NOSTRA
SIGNORA DELLE GRAZIE
A NETTUNO

Collana Caritas

di
DON VINCENZO CERRI

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LA FESTA PATRONALE


Uno dei fatti più importanti della vita cittadina è senza dubbio la festa annuale che la popolazione di Nettuno celebra ai primi di maggio in onore della Madonna delle Grazie. E' un imponente spettacolo di fede e di folklore che i Nettunesi si tramandano da secoli e di cui sono orgogliosi.
Abbiamo avuto occasione di parlarne con il principale responsabile, Monsignor Vincenzo Cerri, Arciprete Parroco della Chiesa di San Giovanni, ottenendo delucidazioni e risposte ad alcune osservazioni che ogni anno affiorano qua e là tra la gente. Ne è venuto fuori un colloquio interessante e degno di essere reso noto ai concittadini, perché si sentano stimolati a mantenere viva una magnifica tradizione che, tutto sommato, fa onore alla nostra città.
Abbiamo sorpreso Don Vincenzo nel suo piccolo studio in via delle Campane; un vano di pochi metri quadrati, piuttosto buio ed affatto "balsamico", dal pavimento di mattoni in terracotta messi lì verso l'anno 1740, forse avanzo dell'antico tempio pagano del dio Nettuno, sulle cui fondamenta poggia l'attuale chiesa di San Giovanni.
Non ci è stato difficile iniziare il discorso notando un grande quadro a olio del pittore nettunese Giuseppe Brovelli Soffredini, raffigurante la Madonna delle Grazie, che sovrasta la piccola porta d'ingresso

Ci è venuto spontaneo chiedergli

- Don Vincenzo, quante volte ha visto la festa della Madonna delle Grazie?

- Bravo; lei ha trovato un modo molto gentile per conoscere la mia età... Beh, togliendo gli anni della prima infanzia e quelli trascorsi in seminario, credo di aver visto la festa della Madonna una cinquantina di volte.

- E la ricorda sempre così?

- Sostanzialmente la festa è quella di cinquant'anni fa; ma nelle sue componenti è cresciuta in proporzione all'incremento della popolazione e alle possibilità finanziarie. La grandiosa processione, che ora percorre lo stesso itinerario sia all'andata che al ritorno, una volta, per tornare al Santuario dopo gli otto giorni, si inoltrava in piazza Segneri, percorreva via Forno a Soccio, via Ongaro, piazza Colonna, via Sacchi, la "via di sopra" e quindi, uscendo dall'arco, si dirigeva al Santuario.

- Per quale ragione è stato poi modificato l'itinerario ?

- Per l'impossibilità di far passare la macchina processionale da un vicolo all'altro, dopo che furono allungate le stanghe.

- Si sbaglia se si dice che il programma ricreativo sia oggi più nutrito che nel passato?

- Senz'altro, è più nutrito; ma anche i nostri avi sapevano divertirsi molto in occasione della festa patronale, con i loro giucchi semplici, popolari, a volte quasi infantili, ma che per essi costituivano un sollievo sano e ricco di gioiosa fraternità. Ho qui tra le mie carte una pagina dello storico F. Gregorovius, che visitò Nettuno nel 1854 e che fu colpito da tale spirito, oltre che dall'amenità del luogo e dalla bellezza degli abiti e delle donne nettunesi. Se me lo consente, gliela leggo.

- L'ascolto molto volentieri.

" ... Porto d'Anzio non si può gloriare della bellezza delle sue donne e della ricchezza dei loro costumi, essendo composta la sua popolazione di elementi vari. Ma non si può dire altrettanto di Nettuno, che si stende ai bordi del mare, a tre quarti d'ora da Anzio. E' una passeggiata magnifica. Si segue una buona strada che passa davanti alla superba villa Borghese, attraverso un bosco di lecci, dove affiorano delle rovine romane. Lungo la spiaggia, la strada è ancora più bella... Una pace profonda avvolge Nettuno, che sembra dormire sotto la protezione delle sue vecchie torri e delle sue alte muraglie screpolate... Sulla piazza di Nettuno s'innalza un'antica colonna solitaria, emblema dei Colonna, antichi feudatari e signori del paese. Le strade sono profumate di garofani che adornano quasi tutte le finestre... Questi fiori annunciano donne ancora più belle. Infatti tutti questi garofani sono come l'emblema delle belle nettunesi, perché il loro costume di gala ne ostenta il colore ardente e fiammeggiante... Basta guardare le donne di Nettuno in un giorno di festa, per formarsi una idea precisa della ricchezza e dell'eleganza dei loro vestiti. Ho preso parte alla festa di San Giovanni e di San Luigi. Durante la prima ho visto una processione snodarsi con musica per le strade. La croce era coperta di fiori, come pure le braccia dei partecipanti. Era uno spettacolo sorprendente incontrare in queste strade strette e oscure visi così trasparenti e abiti così ricchi...
Sembra che la ricchezza di questi ornamenti renda ancor più maestoso il tratto delle nettunesi. Io le ho viste passeggiare sulla piazza della cittadina in rovina, con l'andatura maestosa di una grande dama romana, e non delle meno belle... Quando scoppiarono i petardi e le bombe, terminata la processione, avviluppando di un turbine di fumo tutte queste superbe creature vestite di porpora e d'oro, io credetti di trovarmi davanti all'olimpo popolato di divinità ideali... La festa di San Luigi ha un altro carattere: è una gioia popolare, divertente. S'innalza sulla piazza del mercato qualche cosa che rassomiglia ad un patibolo ornato con rami verdi, da cui pende, attaccata ad una corda, una marmitta oscillante. Alcuni giovani, montati su degli asini e armati di un bastone, cercano di colpire il recipiente; ma quello, toccato o non, si rovescia quasi sempre e bagna il cavaliere, tra le risa degli spettatori. Colui che riesce a colpire la marmitta riceve un premio di due franchi da un prete, che funziona da giudice di campo. Quando la marmitta è rotta e il giuoco è finito, si organizza la tradizionale tombola o lotteria. Un monello tira fuori i numeri da un sacco, annunciati con note spiritosaggini; ed anche questo costituisce occasione per ridere... Così vivono e si divertono le duemila e cinquecento anime di Nettuno, in certo modo separate dal resto del mondo, isolata tra il mare, le paludi pontine e le strade poco frequentate che conducono da una parte ad Anzio e dall'altra a Velletri... Nettuno inoltre possiede campagne e giardini e fornisce di vino Anzio ed invia ogni giorno un carro di pane fresco per il porto, perché lì non sanno fare che delle pagnotte grossolane..."

(F. Gregorovius: Passeggiate Italiane - Roma e i suoi dintorni - Traduzione dall'edizione francese di Giovanni Carrere).

-. Speriamo che i nostri vicini di Anzio non se l'abbiano a male...

- Manco a pensarlo! Non sono da imputarsi ai figli le "colpe" dei padri

- Tornando alla festa della Madonna delle Grazie, è possibile precisare da quanto tempo si celebra a Nettuno?

- Certamente fin dai primi anni del prodigioso approdo. Sappiamo infatti che nel 1643 la Confraternita del Santissimo Sacramento, responsabile della manutenzione del primitivo santuario, fece costruire un nuovo trono, allora detto "talamo", per recare in processione la venerata statua, essendo l'altro "vecchio molto, maltrattato et rotto". Così da un inventario del 1649. Ora, dando a questo vecchio trono almeno 80 anni di esistenza, ci si ritrova molto vicino al 1550, anno dell'arrivo a Nettuno della sacra Immagine.





OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO"
EDITO DALLA "COLLANA CARITAS"
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