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L'ICONOGRAFIA E LA STORIA DI
SANTA MARIA GORETTI
DA CORINALDO A NETTUNO
A SANTA NEL MONDO
a cura di Vincenzo Monti

 

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PRESENTAZIONE VESCOVO DI ALBANO

 

Mi lascio, anzitutto, suggestionare dal termine "iconografia", che compare nel titolo di quest'opera. Icona, lo si sa certamente, è parola che deriva dalla lingua greca e significa "immagine" e, in un senso più ampio, "raffigurazione". Nel suo uso, però, il vocabolo "icona" ha progressivamente assunto un significato religioso. Ed ecco che nei libri di storia, ad esempio, si parla delle "lotte iconoclaste" in riferimento ad un movimento politico-religioso sviluppatosi specialmente in ambito bizantino attorno alla prima metà del VII secolo in base alla convinzione che la venerazione delle icone (immagini) inducesse i cristiani airidolatria. Ciò provocò un grave conflitto teologico cui conseguì pure la distruzione materiale di un gran numero di icone, molte delle quali, per essere sottratte a tale scempio furono portate in Occidente, dove ancora sono conservate e venerate in molti santuari. Oggi, però, il termine ha un uso molto più differenziato e probabilmente molti vi fanno riferimento solo per il loro computer... Dovrebbe, dunque, essere chiaro al lettore di questo bel volume che l'iconografia ha, nel nostro caso, un riferimento religioso e, in specie, a quella forma che è comunemente chiamata "iconografia popolare".
Nei primi secoli del cristianesimo, lo scopo di questa particolare iconografia - lo diremmo con San Gregorio Magno - era d'insegnare agli indotti ciò che la Sacra Scrittura insegna ai letterati, il suo fine, dunque, sarebbe specialmente didattico. Nel corso dei secoli, però, il ricorso alle immagini sacre, specialmente devozionali, conobbe soprattutto in Europa una grande diffusione e attirò un grande numero di fedeli, specialmente pellegrini nei Santuari. Queste immagini riproducono e ripropongono, spesso anche in forme artistiche molto elevate, misteri della Vergine Maria e dei Santi; invitano alla preghiera, aiutano la devozione dei fedeli. Il loro compito precipuo è, dunque, quello di accompagnare l'esplicazione di pagine della Sacra Scrittura, di incitare alla pietà e anche di decorare i luoghi sacri. Accade pure che le immagini siano conservate e custodite non solo nei Santuari e nelle chiese, ma sempre più spesso nelle case private. Sono esempi di una religiosità che non è solo ufficiale e liturgica, ma anche domestica e famigliare. Si definisce, cosi, una sorta di patrimonio affettivo - famigliare che promuove la preghiera nella casa, benedice spazi importanti per la vita di una famiglia cristiana (il letto matrimoniale, la cucina, il laboratorio...). Si pensi anche al diffondersi dei "santini", che hanno la loro stagione d'oro nell'ottocento. Quanti "santini" •spessiscono i libri di devozione, ornano mobili domestici, mura di uffici... I sacerdoti li distribuivano a tutti e specialmente ai bambini, i soldati li portavano con sé al fronte, gli emigranti li conservavano nella loro nuova patria! Anche a questi "santini" va riconosciuta l'attitudine a stimolare la preghiera privata, a sollecitare il colloquio confidenziale con Dio, ad accompagnare lo sviluppo di una devozione. Un'altra espressione di iconografia popolare sono gli "ex voto" [ex voto suscepto: secondo il voto fatto) coi quali si vuole esprimere un sentimento di pietà e di riconoscenza verso il Signore, la Vergine, un Santo. I Santuari, in particolare, ne conservano in grande numero. Essi sono una sorta di memoria: celebrano Dio quale Signore della storia e al tempo stesso invitano alla preghiera. Nello svolgersi del tempo gli "ex voto" conservano inalterato il loro significato: parlano di un intervento provvidenziale, dello scioglimento di una promessa pronunciata nella tribolazione, testimoniano con immediatezza gli elementi base del rapporto che si instaura tra il fedele e il soprannaturale.
Il pregevole volume curato dal Dr. Vincenzo Monti con la sua consueta cura e competenza è come un itinerario in tutte queste diverse forme di iconografia popolare e ad esso, mentre mi congratulo vivamente col curatore e i diversi autori, auspico grande diffusione perché la nostra "Marietta" sia sempre più e meglio conosciuta, amata e imitata.

* Marcello Semeraro, vescovo di Albano





 

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VINCENZO MONTI

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