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L'ICONOGRAFIA E LA STORIA DI
SANTA MARIA GORETTI
DA CORINALDO A NETTUNO
A SANTA NEL MONDO

a cura di Vincenzo Monti

 

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Cap 04 - ICONOGRAFIA

 

Affrontare lo studio dell’iconografia di un santo ed in particolare di Santa Maria Goretti pone problemi particolari, per la vastità del materiale, per la sua ubicazione a volte in luoghi di culto lontani dai contesti culturali maggiori e soprattutto perché non esiste una specifica ricerca sull’argomento.
L’iconografia spesso considerata sorella minore della storia dell’arte è vista e considerata come una realtà molteplice di cui si serve sia il potere laico o religioso. L’immagine infatti non nasce per appagare il senso di bellezza formale o esteriore ma da ben precise necessità didattiche, narrative e con evidente valore semantico.
Il termine iconografia, derivante dalle parole greche “EIKON” e “ GRAPHIA”, è la determinazione di una immagine, data dall’esigenze della volontà dell’artista, da quella del committente e riconosciuta da quella del pubblico che stabilisce i canoni di rappresentazione di un’immagine che rimane standardizzata nella ricerca figurativa per lungo tempo e che può cambiare solo per precise esigenze didattiche e culturali.
Si tratta di una tipologia di immagini lontane da fonti storiche, che non descrivono mai direttamente l’immagine fisica vera ma divengono una raffigurazione di un’ ideale.
Questo accade in quasi tutta l’iconografia cristiana, soprattutto per la Vergine, gli Angeli e i Santi dei secoli più antichi che diventano personificazioni eroiche delle virtù ed eroi mitizzati nella loro umanità. Il cavaliere –santo, è bello, giovane, ardito e la timida fanciulla trasformata in eroina dall’animo nobile e da profondi sentimenti. La bellezza e la purezza divengono fulcri di narrazioni fiabesche esaltanti. In particolare per l’iconografia religiosa vi è un incontro indivisibile tra narrazione, a volte orale o anonima, e l’immagine di uso didattico e divulgativo. Dove esiste il culto, nascono i racconti devozionali e l’espressione figurativa che avrà il compito fondamentale di trasmettere di generazione in generazione il messaggio del santo.
Nell’iconografia cristiana occidentale si uniscono, ben presto oltre i comuni attributi della croce, del libro e del rotulo altri in riferimento alla vita o al martirio del santo per la sua crescente importanza di culto con eventuale speciale patrocinio su città e persone. Per la nostra Santa Maria Goretti come dice Giovanni Alberti, “si passa dall’anonimato più nebuloso alla celebrità planetaria in maniera velocissima. La sua storia di bambina di Dio, la morte violenta, l’universo delle Paludi Pontine, il perdono al suo uccisore si rivelano subito ingredienti di notevole interesse. Scrittori, artisti e gente della strada si sono in fretta immedesimati nella straordinaria vicenda del piccolo fiore di campo. Dal 1950 in poi l’ampia attività letteraria ed artistica su Maria Goretti si è arricchita in maniera progressiva ed originale. I settori vanno dalla biografia al teatro, dall’album di fumetti al recital, dal disco…” a quadri, miniature, bassorilievi, statue, monete, giornali, ex voto, cartoline, francobolli, oggetti di uso quotidiano e non per ultimo un elevato numero di santini di S. Maria Goretti, con i tratti somatici delle ragazze del luogo di provenienza dell’editore.
Abbiamo cercato di prendere in considerazione le immagini e le opere più importanti di artisti che sono disseminate soprattutto in Italia ed attraverso schede offrire al lettore la vasta panoramica di un’ iconografia che nel tempo non ha conosciuto pause e a tutt’oggi permette una continua devozione alla santa bambina nel mondo.
Non possiamo iniziare a scrivere di iconografia di S. Maria Goretti senza fare cenno alla più discussa e storica rappresentazione artistica: quella del pittore nettunese Giuseppe Brovelli Soffredini, datata 1929. Il giornalista Giordano Bruno Guerri afferma nel suo libro “Povera santa, povero assassino ”che“ A Nettuno c’era un pittore ignoto alla storia dell’arte…che in un anno eseguì cinque ritratti della bambina… che occorreva un viso che aiutasse la fiacca fantasia popolare. Maria, morta senza il lusso di una fotografia, offriva il vantaggio di poter essere inventata, e così fu fatto”.
Sia i Brovelli che i Soffredini figurano tra le famiglie più antiche e nobili di Nettuno ed Anzio fin dal 1600-1700. Nel 1886 con decreto reale, Don Benedetto Brovelli, cameriere segreto di papa Pio X, si fregia anche del cognome Soffredini. Da Giovanni Brovelli Soffredini nasce a Nettuno il 18 agosto 1867 Giuseppe, primogenito che ricoprì la carica di agente consolare di Francia presso il porto d’Anzio, carica che i Brovelli si trasmettevano di generazione in generazione. Quindi di famiglia nobile e ricca, nella sua casa erano appese numerose tele di grandi artisti della storia dell’arte italiana tra i quali l’auto ritratto del pittore Pompeo Girolamo Batoni, oggi donato al Museo di Roma. Giuseppe Brovelli Soffredini, stimolato da questo ambiente familiare, dedica tutta la sua vita a scrivere e pitturare quasi esclusivamente avvenimenti, ricerche storiche (ricordiamo il libro “Neptunia” con la storia del territorio di Anzio e Nettuno), paesaggi e folklore del suo paese. Infatti nei quadri troviamo vedute del colle di Nettuno (proprietà della famiglia, proprio a due passi dall’ospedale Orsenigo), di Villa Borghese, marine di Torre Astura e del vecchio borgo, la chiesa di S. Francesco, numerose donne in costume tipico nettunese, molti quadri che rappresentano la processione della Madonna delle Grazie nei quali costantemente disegna scene e personaggi con tale espressione viva e vera che intere generazioni di nettunesi si sono riconosciute con estrema facilità. Il 5 luglio del 1902, un episodio di tentata violenza nei confronti di una piccola bambina delle vicine paludi pontine, in un piccolo paese, come al tempo Nettuno, era rimasto impresso ad un personaggio di spicco come Giuseppe Brovelli Soffredini. Infatti, da ricordi orali della mia famiglia,parente del pittore, mi viene riferito che subito dopo la morte di Maria Goretti, Giuseppe fu accompagnato nella stanza riservata alle donne dell’ospedale dei Fate-bene-fratelli di Nettuno e rimasto fortemente colpito dalla bambina morta fa subito un piccolo disegno che come tutti i pittori completa nel suo studio di casa.
Il disegno viene utilizzato, molto probabilmente, due anni dopo nel 1904 in occasione del Cinquantesimo di sacerdozio dello zio, don Benedetto Brovelli Soffredini.

 

 

 

 

 


Da allora il disegno rimane nell’archivio del pittore e utilizzato solo quando viene commissionato un quadro per la causa di beatificazione dai PP.Passionisti . Nel 1929, G. Brovelli Soffredini, cerca di ottenere un’immagine più veritiera possibile e come sempre per il suo modo semplice ma efficace di pitturare chiede l’aiuto ed il conforto della madre di Maria Goretti, Assunta, nella ricerca di una riproduzione fedele della bambina morta molti anni prima.

 

 


Le tante prove, i ritratti, le bozze, i disegni della santa, non devono mettere in dubbio l’esperienza visiva dal vero del pittore, sicuramente addolcita, modificata, creata per uno scopo ben preciso, la beatificazione, com’è sempre avvenuto nei secoli per tutta l’iconografia di santi e beati. Lo scopo del pittore è raggiunto con il riconoscimento ufficiale della mamma Assunta che alla vista del quadro cade in deliquio e la committenza dei P.P. Passionisti con le parole di P. Aurelio “una tipica sembianza di vergine cristiana, pura come un angelo e forte come un leone, ingenua e mite, ma quasi fiera e appassionata di purezza”.Nessun inganno. Nessun falso pittorico.
Successivamente, nel 1938, P. Mauro dell’Immacolata, postulatore della Causa di Maria Goretti, incarica le suore Francescane Missionarie di Maria dove aveva preso i voti Teresa Goretti , esperte di pittura, di creare un’immagine con simboli di purezza e di martirio, giglio e palma, e sullo sfondo di una campagna il santuario di S. Rocco a Nettuno. Da entrambe le immagini viene fuori un’iconografia della santa bambina che ha fatto il giro del mondo.

 





 

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