NETTUNO NASCE DA ANTIUM
A circa 60 chilometri da Roma, a sud di Ostia, "stava sul mare, a piccola distanza da esso, in luogo facile a difendersi" (1), una delle più grandi e potenti città degli antichi popoli Volsci: il suo nome era ANTIUM.
I critici moderni ci sanno dire ben poco intorno alle origini dei Volsci e sono incerti anche nel fissare l'epoca del loro insediamento nell'Agro Pontino, dove fondarono circa 30 città, senza contare i castelli, i borghi ed altri piccoli centri (2).
È assai probabile che essi abbiano occupato questa regione tra il IX e l'VIII secolo a.C. (3).
Moltissimi resti archeologici rinvenuti in varie località del Lazio, tra cui Velletri, Terracina, Circeo, Fondi ed Anzio (4) dimostrano che le popolazioni volsche subirono fortemente l'influenza della civiltà etrusca, dalla quale appresero l'arte della scultura in cui divennero abilissimi. Plinio (5) afferma che la maggior parte delle statue innalzate a Roma per pubblico decreto, fu opera di artisti volsci ed etruschi. Perfino i nomi di alcune città hanno schietto sapore etrusco: VEL-athri (Volterra) etrusca e VEL-itrae (Velletri) volsca; TAR-chna (Tarquinia) etrusca e TAR-rakina (Terracina) volsca; VOL-ini {Bolsena e Orvieto) etrusca e VOLS-ki (Volsci) popolazioni pontine (6).
Lo stesso nome "Antium" sembra avere origine etrusca. Infatti nel vocabolario di C. Egger (7), sotto il nome di Antonio, si legge: "Tagliavini ritiene che il nome Antonio derivi dall'etrusco, come Antenium, Antilium, ANTIUM, Antullam".
Ogni città volsca formava una repubblica sotto il governo di un magistrato chiamato "Meddix-Tuticus". In caso di guerra tutte costituivano un fronte unico e si federavano tra loro, eleggendosi a guida quella che appariva la più forte.
UBICAZIONE DELLA CITTA' DI ANTIUM
Gli storici affermano concordemente che l'ANTIUM volsca occupava gran parte del territorio dell'attuale Nettuno; all'incirca da San Francesco fino alla località detta "Vignacce". Nella parte più alta della riviera (oggi: villa Borghese), sorgeva l'acropoli della città. Lungo tutto questo tratto si rinvennero grandi massi quadrilateri di pietra arenaria, che certamente dovevano essere resti delle antiche mura. Lo storico nettunese Giovanni Matteucci (8) ne trova conferma dai "ruderi tanti disseppelliti" in quella zona; mentre "a ponente (meno la via ardeatina) non si rinvennero mai ruderi di antica costruzione da tanti antichi e recenti scavi per fabbriche e vigneti".
Il medesimo Matteucci (9) così descrive la città:
"... era posta su di una prominenza (ora detto il colle delle vignacce o vigne devastate) in sassuoso luogo, che perciò Strabone nominò rupe: "Antium sita est in rupe": ed in tal felice posizione, che dominava con l'occhio l'ampiezza del mare e le vastissime laziali campagne. Sulla sommità di quall'ameno colle, torreggiava l'acropoli, o fortezza, che per tre secoli incirca fece fronte al romano valore. Intorno ad essa giaceva la famosa città ben murata e difesa: stendendosi quindi in più verso levante su quelle graziose cotlinette fin quasi alla gran piazza del commercio di terra e di mare: forum prò venalibus et navalibus (oggi: piazza Mazzini)" (10).
LA CITTADELLA E IL PORTO CENONE
L'antica città volsca di ANTIUM aveva anche un porto nella cittadella fortificata, sita nel luogo stesso dove si trova oggi il borgo medioevale di Nettuno. Il porto, come la cittadella, era detto "Cenone", o "Antium Navale". Già da tempo, al centro del villaggio "Cenone" era sorto un tempio dedicato al dio del mare, che in seguito diede il nome a tutto l'abitato. A proposito del "Cenone" così scrisse G. Brovelli Soffredini (11):
"Da storici ed archeologi, ad eccezione del Nibby, è confermato che il porto "Cenone" anziate era nel basso del castello di Nettuno, alla parte di levante, prossimo al fiume Loracina. Dalla foce di questo fiume fino al castello di Nettuno, per oltre cento metri entro il mare, esistono strati di profonde costruzioni, ricoperte dalle onde, e al termine di queste ruine le acque hanno una profondità rilevante. Il Ligorio, vissuto nel secolo XVI, dichiara d'aver osservato , a' suoi tempi, gli avanzi e il punto dove erano assicurate le navi.
Anche lo storico Cluerio stima che il porto Cenone fosse nell'intervallo tra l'attuale castello e il fiume Loracina.
Cito in ultimo il Volpi (12), che scrisse: "II porto Cenone anziate era nel luogo ove ora è il castello dì Nettuno; le sue rovine e vestigia, che fino alla presente età (sec. XVI) si vedono, indubbiamente appartengono a detto porto".
Cicerone, nelle sue lettere ad Attico, mentre descrive la bellezza e l'amenità della sua villa in Antium, accenna, anche al castello Coenon, situato alquanto più a sud della città, quindi nell'odierna Nettuno (13).
Dionisio d'Alicarnasso racconta (Lib. VIII) che il console Numicio marciò contro ANTIUM (anno 285 di Roma) e non potendo espugnare la città, attaccò col suo esercito il CENONE, che era insieme il porto degli Anziati, il foro per il mercato e il deposito dei loro viveri. Incendiò le case, demolì l'arsenale e portò via ventidue lunghe navi (14).
Orbene presso l'attuale Nettuno fu rinvenuta un'iscrizione marmorea (vedi: documenti storici), risalente forse al secondo secolo dopo Cristo (Matteucci, pag. 19), nella quale si accenna all'esistenza di un tempio di Apollo, di una sorgente di acqua, di un foro per il mercato di erbe e di bestiame, di depositi di grano e di vestigia del "porto di Nettuno" (PORTUS. EX. NEPTUNI). La sorgente corrisponde assai bene alla nota "fontana vecchia"; i depositi di viveri ai numerosi pozzi di grano ormai colmati, che erano visibili fino a pochi anni fa nella piazza detta appunto "dei pozzi" (oggi: piazza Mazzini), e il porto all'antico CENONE.
Del resto l'esistenza in Nettuno di un grandioso tempio al dio del mare fa supporre che vi fosse pure un porto. Si noti che anche Nerone fece erigere un piccolo tempio al dio Nettuno sul ripiano che dominava il suo splendido porto in Antium.
Scrive Tomassetti (15): "... Vennero essi a schierarsi con i nemici di Roma, nella prima guerra latina, e in breve toccarono una sconfitta per opera del console Postumio Cominio, nel 263 della città. Rinnovarono le ostilità e in breve soffersero un secondo rovescio dal console Tito Numicio Prisco, nel 286, che produsse loro la perdita dell'arsenale marittimo Cenon, che corrisponde, per consenso dei topografi, al Castello di Nettuno, nome di un tempio che dovette, col tempo, essere sostituito all'arsenale stesso".
Che l'antico porto di Cenone fosse nei.pressi del castello medioevale di Nettuno si rileva anche da numerose e antiche carte topografiche.
Com'è noto, nei Musei Vaticani vi è la galleria delle Carte Geografiche, opera del Padre Ignazio Dante di Perugia, matematico, cosmografo ed architetto, eseguite dal 1580 al 1583. Esse rappresentano in quaranta quadri le varie regioni d'Italia e delle isole vicine. È un grandioso e importantissimo documento della scienza geografica e cartografica del cinquecento. Nella carta del Lazio figura anche Nettuno, sotto il cui nome è spiegato: OLIM, CENO, ANTIUM NAVALE (una volta Cenone, Antium navale).
La stessa iscrizione si trova in un'altra carta della raccolta "Monumenta Carthographica Vaticana", che aggiunge "Antium d. templum Fortunae ubi natus Nero imp. et Col. (Antium distrutta - Tempio della Fortuna -dove nacque l'imperatore Nerone e Colonia}".
Anche le carte storiche di Innocenzo Mattei (1674), di Guglielmo De Lisle (1741), di William Gell. (1834) e di Attilio Zuccagni-Orlandini (1844), riportate da Amato Pietro Frutaz nella sua monumentale opera: Le Carte del Lazio, Roma, 1972, pongono l'antico porto "CENONE" nell'attuale Nettuno.
Da questi documenti si rileva non solo che l'antichissimo porto CENONE era nei pressi del castello medioevale dell'attuale Nettuno, ma anche che il porto col suo castello costituiva parte integrante della città, cioè di ANTIUM.
E' interessante anche quanto dice il Matteucci (14):
"..... Ci resta esaminar ora se questo porto poteva essere a destra o sinistra del nostro Nettuno. Intorno all'antico Anzio ed in poca sua distanza osserviamo due seni, né ivi può averne più in natura. In primo è l'avvallamento grandioso che vediamo tra il palazzo che mirasi fra il colle di Nettuno e l'altro colle di San Rocco: queste due colline sporgevan una volta ben entro al Mare: si ravvicinavano certo e formavano come una curva, siccome deducesi dal suolo stesso; impedito così il libeccio ed altri venti nocivi, meno il mezzodì, che li serviva d'ingresso.
Di tanto ci assicurano e l'ottimo Agrim, Qualeati nelle sue piante topografiche del 1760, vedendosi vigneti non pochi, ove ora è mare; e la tradizion de' più vecchi del castello, anche per via di fatto proprio, avvisandoci, che i due colli terminavan ben entro a mare, e che nella giovinezza loro era il mare ben distante dal paese. Fra questi, circa dieci sopraottuagenari in oggi fra i più: Fiorilli, Fattozzi, Mariola Francesco, Andolfi Domenico di oltre anni novantanove; Ammiraglia Agata soprannonagenaria, Jannucci Canonico vantando 45 anni di coro; Nocca Francesco nonagenario ecc. Questi venerandi vegliardi nuovi Nestori, oltreché ci mostrano la salubrità dell'aria marina e la robustezza loro, conservata già dalla frugalità e severi buon costumi, ci assicuravan dell'inoltramento del mare verso terra e del notevole straripamento e perdita delle due estremità dei due accennati Colli".
Questa corrosione continua tuttora.I nostri vecchi ricordano assai bene la strada che passava sotto il Santuario della Madonna delle Grazie, dove adesso è spiaggia e mare. Anche noi abbiamo visto tante volte franare il terreno fra il Santuario e il Poligono d'Artiglieria durante forti mareggiate.
Da ultimo citiamo Rosalinda Paoli:
"I Romani, non osando affrontare la città, potente e molto fortificata, decisero di prostrare gli Anziati nella fonte della loro ricchezza e della loro forza: la flotta. Assalirono infatti il CENONE, un castello che, secondo Dionisio, serviva agli Anziati come emporio e darsena, ove riunivano tutto il frutto del loro commercio, e più spesso delle loro scorrerie piratesche. Il CENONE, considerando appunto il fatto sopradetto, che l'esercito romano non osava affrontare la città, doveva trovarsi a qualche chilometro da essa, e pare che avesse preso questo nome dal borgo che si era raccolto intorno all'arsenale. Si pensa possa corrispondere all'odierna Nettuno, non essendovi altro luogo, a sud di Anzio; fino a Torre Astura, che potesse offrire, naturalmente, una qualche protezione alle navi in sosta." (17).
Dunque, Nettuno era in Antium, il centro della ricchezza e della forza degli Anziati; com'è oggi, del resto, il porto innocenziano nei confronti della nuova cittadina.
ANTIUM ROMANA
Divenuto grande e potente, l'antico popolo anziate, in alleanza con le altre città volsche e coi popoli latini, sostenne per oltre duecento anni lunghe e sanguinose lotte contro Roma, finché il Console C. Menio, nell'anno 415, ne espugnò la città sottomettendola alla potenza romana.
Le navi furono distrutte e i loro rostri furono portati a Roma come trofeo di vittoria. Parte della città fu data alle fiamme e le terre furono confiscate e date in godimento ai legionari.
Da allora i ricchi patrizi e gli stessi Imperatori, invaghiti della sua incantevole posizione e del suo purissimo clima, la scelsero come luogo di delizie e di diporto e l'arricchirono di ville e di sontuosi edifici, di cui tuttora si vedono gli avanzi dal capo di Anzio fino a Torre Astura.
Il Lombardi (18) scrive:
"La colonia romana (Antium) occupò dapprima la stessa posizione (dell'Antium volsca): ma divenendo in seguito angusta per l'aumento dei cittadini e pe' vasti edifici che vi si costruivano, convenne che a poco a poco si dilatasse fuor della cerchia primitiva, scendendo fino al mare, e dilungandosi col suburbano fino alle Caldane verso ponente, e fino ad Astura verso levante".
Nell'anno 12 dell'era cristiana, secondo Svetonio (19), vi nacque Caligola e il 15 dicembre dell'anno 37, Nerone (20), il quale, divenuto imperatore, vi fece costruire superbi palazzi, templi, circhi e un grande porto, rendendola una delle più celebri città dell'epoca.
Il Nibby (21) dice che "andando da Anzio a Nettuno tutta la spiaggia vedesi ricoperta di rovine imponenti di fabbriche, residui di ostraco, pavimenti di mosaico ecc. indizi tutti della popolazione che aveva occupato tutta questa costa".
E il Lombardi (22), dopo aver riportato le parole di Plinio il giovane:
"... tutto il lido è ornato di ville, le une contigue, le altre separate, che per la loro differente bellezza formano il più incantevole aspetto del mondo, ed insieme offrono ai tuoi occhi più d'una città". aggiunge: "...A levante, poi, tutta la deliziosa curva fino ad Astura ne era fiorita, com'è a vedersi dagli avanzi che tratto tratto appariscono sul lido".
La testimonianza degli autori antichi ed i sontuosi resti archeologici documentano l'opulenza nell'età imperiale di ANTIUM, particolarmente frequentata da Augusto, Tiberio, Caligola, Nerone ed Adriano, che preferiva questa celebre località costiera a tutte le città italiane (Philostr. Vita Apoll. VIII, 20). La testimonianza di Filostrato riporta all'asserzione di Cicerone (Ad Att. IV, 8) che, descrivendo il suo soggiorno ad Antium, affermava: "Nihil quìetius, nihil alsius, nihil amoenius" (Nessun posto più quieto, più fresco, più piacevole),
NETTUNO SORGE SULLE ROVINE DI ANTIUM
È chiaro, dunque, che l'ANTIUM volsca e imperiale era compresa per lo più nel territorio dell'attuale città di Nettuno. Tito Livio (23) scrive che il pretore romano Caio Lucrezio, circa l'anno di Roma 583, si fece costruire una villa in ANTIUM, nei pressi del fiume LORACINA, Questo fiume, si sa, scorre a levante del castello medioevale nettunese.
Il questore di ANTIUM, Lucio Verazio Afro, abitava nella zona detta anticamente di San Biagio, poco distante dall'attuale piazza Mazzini, dove fu rinvenuto un cippo eretto sopra il suo sepolcro (24). Altri cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, furono rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni durante gli scavi del 1937. Depositati in seguito nel Municipio di "Nettunia Porto", scomparvero durante la seconda guerra mondiate.
Calcedonio Soffredini (25) ci fa sapere che Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa presso le acque Caldane, a sei miglia dalla città di ANTIUM. Orbene, partendo dalla detta località (Tor Caldara) e andando verso sud, le sei miglia (nove chilometri, essendo il miglio romano di circa 1500 metri) terminano in Nettuno, presso l'attuale piazza Mazzini.
Da notare inoltre che l'antica strada che univa Roma ad ANTIUM sbocca tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno (Via Romana).
Si aggiunga infine che ANTIUM aveva molti templi alcuni dei quali, tra i più importanti, erano situati in varie località dell'attuale Nettuno. Il tempio della dea Fortuna sorgeva quasi certamente nell'area della Chiesa di San Francesco, costruita sulle fondamenta, ancora visibili, di un tempio pagano (26), dove fu rinvenuta una base marmorea con la scritta: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASO S.D.D.
Il tempio di Esculapio presso il "CENONE" (27). Il tempio di Ercole, nei pressi del Forte Sangallo, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua di questo dio mancante della gamba che pochi anni prima era sfata trovata più a ponente (28).
Il tempio di Apollo era a levante, nelle adiacenze del castello (29), mentre il grandioso tempio del dio Nettuno si levava nell'area ora occupata dal castello medioevale (30).
A proposito di questo tempio Edoardo Martinori (31) scrive: "Probabilmente su quello scoglio tagliato a picco sul mare, dovette anticamente sorgere il tempio al dio del mare, donde il nome di Nettuno rimasto al castello. Quel tempio faceva parte della città volsca di Antium". Davanti al castello, insabbiati sul fondo marino, sono stati rinvenuti diversi capitelli e colonne appartenenti a questo tempio.
Un'altra importante testimonianza la troviamo in un'antica edizione dell' ALCEO, del poeta Antonio Ongaro, stampata a Venezia nel 1582 dal tipografo Francesco Ziletti, dove si legge:
"La scena si finge ne i lidi dove fu già Antio, dove è hora Nettuno Castello de i Signori Colonnesi".
Anche sopra una vecchia stampa di Nettuno, qui riprodotta, si legge testualmente: "NETTUNO, olim ANTIUM", cioè: NETTUNO, una volta ANTIUM.
Il Volpi parlando di Antium scrive: "Hodie nihil eius exstare censet Volaterranus, sed in eius vestigiis Neptunium nunc aedificatum" (32).
Nel libro delle Sacre Visite del 1720 conservato nell'archivio della Curia Vescovile di Albano Laziale, si legge: "Nettuno superstite alle rovine dell'antica Anzio vel ex iisdem emersit (o emerse dalle medesime)".
In conclusione, secondo gli storici, l'antica città volsca di ANTIUM con la sua acropoli, prima che divenisse colonia romana, era situata sulla zona più alta della riviera {villa Borghese). Laddove è ora il castello e nelle sue immediate adiacenze sorgeva il grandioso tempio al dio Nettuno con le abitazioni dei suoi sacerdoti e delle famiglie del borgo, e vi erano il foro dei mercati, il deposito dei viveri e l'arsenale. "Era la parte più ricca, il cuore della città, era l'emporio d'ogni ben di DIO... Non come oggi, ma assai più grande ed esteso quel colle, e dentro mare" (33).
In seguito, dopo l'avvento dei Romani, essendo "destinata allo svago e al riposo dei nobili", come dice Strabone (34), ANTIUM si estese a occidente e ad oriente fino ad Astura, su tutto il territorio ora occupato dalle due cittadine di Nettuno e di Anzio, con "moltissimi edifici di grande magnificenza e splendore" (35).
DISTRUZIONE DI ANTIUM
Plinio il Vecchio, morto nell'anno 79 d.C. nell'eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, scrive:
"Antium patria Neronis distabatque ab urbe Roma XXX M.P. nunc poene totum in ruinis iacet" (36).
Strano che l'ANTIUM romana fosse già quasi tutta in rovina meno di dieci anni dopo la morte di Nerone, avvenuta il 9 giugno dell'anno 68. Forse ciò si deve attribuire alla "damnatio memoriae" in uso presso il popolo romano, che ebbe la tristissima sorte di essere governato dal più vano, lussurioso e crudele fra quanti indegni sovrani registri la storia antica.
Marziale (37), fra gli altri, descrive la trasformazione della "Casa aurea" in Roma avvenuta dopo la morte di Nerone e conclude: "Roma è stata resa a se stessa, e sotto il tuo governo, o Cesare (Flavio Vespasiano), sono delizie del popolo quelle che erano state delizie di un padrone" (38).
C'è da supporre che Plinio sia stato colpito dalla visione della grandiosa villa neroniana abbandonata e danneggiata dal popolo in odio al tiranno. Ma nel secondo secolo, epoca del massimo splendore dell'Impero romano, queste costruzioni furono restaurate. È certo che la popolazione continuava a vivere nella città dove, come diremo tra poco, nel secondo secolo Papa San Vittore inviò San Callisto per sottrarlo alla persecuzione, e i Vescovi residenziali dimorarono per governare la Diocesi anziatina almeno fino all'anno 500 d.C.
Anche il porto neroniano si conservò certamente fino al. 536 perché si sa da Procopio (39) che alcune navi vi approdarono per inviare viveri alla città di Roma assediata dai Goti.
Sul principio del secolo VI la città di ANTIUM, come tante altre, fu saccheggiata e distrutta dai Goti, che scorrazzavano per il Lazio e per il litorale romano seminando distruzione e morte. Il Papa San Gregorio Magno così si esprimeva in quel tempo: "Dovunque vediamo lutti, dovunque ascoltiamo gemiti: sono distrutte le città, abbattuti i castelli, devastate le campagne e la terra è ridotta a deserto. Da ogni parte siamo circondati di spade, da ogni parte ci si para davanti il pericolo di morte... Ahi, non mi regge più l'animo a parlarne".
NETTUNO CONTINUA LA STORIA DI ANTIUM
Nettuno è il quartiere superstite, quindi il legittimo e naturale erede dell'antica città di ANTIUM volsca e romana.
Il Lombardi (49), fra gii altri, lo afferma esplicitamente quando scrive che gli Anziati, dopo le incursioni barbariche, si fortificarono "nel prossimo fabbricato già tempio di Nettuno" dando così "origine al paese di tal nome, sotto la cui dipendenza tutto il territorio anziate fece passaggio", e che la storia di Nettuno riempie "la lacuna lasciata vuota nella storta anziate dalla sua caduta fino al risorgimento innocenziano".
Vorremmo precisare però che quel "prossimo fabbricato" - come abbiamo già detto - non era estraneo alla città, ma ne era parte integrante, sebbene prossimo al mare. Appariva, press'a poco, come si presenta oggi il borgo medioevale rispetto a tutta la città di Nettuno, nel cui attuale territorio era costruita in gran parte l'ANTIUM volsca e romana. Non tutti distinguono bene questa da quella, né l'ANTIUM distrutta dalla Nettuno in ANTIUM riedificata. Altri, poi, insinuano che l'antica città sorgesse solo intorno ai quartieri imperiali neroniani; il che, come abbiamo visto, non è esatto.
Scrive Tomassetti: "... il moderno Anzio. Comune di 3.500 abitanti, e di recente costituzione (1858), essendo stato sempre appodiato di Nettuno (Comune di 5.500 abitanti), vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio (50).
E più avanti: "... Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato, nel medioevo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare". (51)
Parole conclusive in proposito le fornisce il Matteucci (52) quando scrive:
"Contempliamo inoltre le Chiese tante, ma tante, antichissime: " alcune crollate già dal gran peso de' secoli; altre reggentisi a mal appena. Ed il pervetusto suo Duomo, l'antichissimo Cenobio Francescano, le Chiese del Sagramento, Carmine, Ospedale, S. Rocco, S. Croce, S, Nicola, S, Maria del Quarto, S. Biagio, S. Barbara, S. Giacomo, S. Anastasio, Astura, Campoleone, Solforata.., (Chiese tante che non conta forse illustre città). Questi testimonii parlanti ancora, ci avvisano, ci convincono, che Nettuno fu sempre gran popolo, celebre in pietà e ricchezza ad erigere Chiese tante:.. Dall'orribil contagio, (infausto anno 1656) vedesi in oggi inconsiderato, negletto, ridotto a ben poco quello sgraziato Paese. Ma un'occhiata e riflessione a quel celebre pervetusto Cenone... all'abbondanza di quegli horrei (pozzi di grano) visibili ancora, al suo gran Foro prò Venalibus et Navalibus (foro dei mercati e arsenale), alla vivezza e ricchezza sua Campestre, ad Mensuram Neptuni, a' suoi sacri antichi Monumenti (oltre quanto con sorpresa ne diremo in seguito) e sarem convinti che Nettuno è il resto della illustre (Antium): progenie e sangue Volsco-Romano: che fu sempre in pie e gran popolo Nettuno, degenere " non mai all'antico valore, industria e pietà degl'Avi foro. Così: Multa renascentur, quae jam cecidere...
Distrutto (Antium) e miseramente perduto così dalla sua nuova origine per isolamento, si resse e governò da sé Nettuno, come altri non pochi Castelli Avanzi delle foro città d'istrutte, e subentrò naturalmente in tutti i diritti e prerogative dell'antica sua Madre, in padronanza di quel vasto territorio boschivo largo di circa novemila rubbie romane: de' resti del suo porto neroniano: col castello Conca, siccome antica Anziate Colonia, e che gli restò unito sempre finoacchè per la mal'aria estinto affatto, si ridusse a semplice Tenuta. È questa altra irrefragabile prova che Nettuno non fu mai spoglio di Abitatori Anziati: mentrechè se dopo secoli fosse sorto, quel territorio sarebbe stato già prima incorporato o all'Agro Romano o, come la sua Diocesi Anziatina, così anche il territorio, sarebbe stato incorporato ad Albano; o Tenimento in possesso dì qualche Feudatario. E questi dopo qualche secolo non avrebbero permesso mai annidarsi colà forestieri, molto meno divenirne padroni in ogni diritto Comunale: Né alcuno era si daben uomo da farsi fuggire, o lasciar alla buonora un sì ghiotto boccone per secoli, finché non venne il nuovo paesello. Fatti tanti che leggiamo e vediamo accaduti in nuovi paesi dentro una Comune, o sotto i Feudatari e Baroni: come appunto in Nettuno per il nuovo paesello di Porto d'Anzio, l'Allumiere nella Tolfa ecc.".
ANDAMENTO STORICO DI ANTIUM
ANTIUM VOLSCA
(sec. IX-VIII a.C.)
ANTIUM ROMANA
(415 a.C. - sec. VI d.C.)
NETTUNO
(sec. VI - sec. XII)
Sede del tempio dedicato al dio Nettuno
NETTUNO
(1700-1827)
(col porto innocenziano proprietà della Camera Apostolica)
NETTUNO E PORTO D'ANZIO
(1827-1856)
NETTUNO
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ANZIO
(1°-1-1857)
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NETTUNIA
(1939-1945)
(comprende tutto il territorio dell'antica Antium)
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NOTE
(1) A. Nibby, romano (1792-1839) Analisi storico-topografico-antiquaria della carta dei dintorni di Roma, Tom.l.
(2) Al tempo dei Volsci la palude pontina o non esisteva o, come affermano alcuni, era forse circoscritta ad una piccola zona presso Terracina. I resti delle grandiose costruzioni idrauliche rinvenuti sul fiume Amasene e nell'Agro Pontino mostrano la geniale perizia del popolo volsco nel condurre le acque ed impedire la formazione della palude, rendendo fertilissimo un terreno che per la sua naturale configurazione è atto a raccogliere acque stagnanti.
(3) Catone (Apud Servium, X, 5) dice che nel secolo VIII il territorio dei Volsci e dei Rutuli era già dominato dagli Etruschi.
(4) Nel 1938, a nord della città, fu scoperta una necropoli del secolo IV-III a.C. di fattura e rito di sepoltura schiettamente etruschi.
(5) Plinio (celebre scrittore di cose naturali; nacque a Como nel 23 d.C. e morì vittima dell'eruzione del Vesuvio nel 79), Natur. Hist. I.
(6) Cfr. D. Di Legge, Privernum Metropolis Volscorum, 1972.
(7) C. Egger, Lexicon nominum virorum et mulierum, Libreria Vaticana, 1957.
(8) G. Matteucci, Arciprete Parroco di Nettuno: Cenni storici dell'Anzio Antico, Nettuno e Porto d'Anzio. Roma, Vaselli, pag. 7, 1872.
(9) G. Matteucci: op. cit. pag. 7
(10) Qualche studioso moderno sostiene che il nucleo originario della città volsca di Antium sorgesse nel luogo occupato oggi dal borgo medioevale di Nettuno, che a quei tempi doveva essere uno sperone roccioso ad andamento irregolare, per tre quarti precipite verso il mare, fornito di un'abbondante sorgente di acqua pura {la "Fontana Vecchia"), requisiti essenziali allora per la fondazione di una città fortificata. Ne trova conferma dalla consuetudine dei popoli italici di costruire le città su colline che potessero offrire sufficienti garanzie di difesa naturale e potessero essere facilmente recintate di mura, e dalla posizione dell'antica strada romana che termina tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno.
11) G. Brovelli Soffredìni: Neptunìa, pag. 32
(12) Volpi, Vetus Latium Profanum (1726).
(13) Cicerone: Ep. Ad Atticum, IV, 8; Lib. XII, epist. 19; Lib. XIII, ep. 26, ecc.
(14) Dion. D'Alicarnasso, Lib. VIII: "Et oppidulum maritimum captum quod Antiatibus erat navale si-mul et forum rerum ad victum pertinentium... Captae, illic etiam sunt naves longae XII Antiatum... Post haec incensa sunt oppidi aedificia, diruta navium receptacula, ac aequata solo moenia, ne Castellum relictum Antiatibus in posterum usui esse posset. (... Fu occupato un Castello marittimo che era insieme il porto degli Anziati e il foro del mercato dei viveri... Vi furono catturate anche 22 lunghe navi degli Anziati... Quindi furono incendiate le case del castello, distrutto l'arsenale e rase al suolo le mura, affinchè quel castello non potesse mai più servire agli Anziati).
(15) Tomassetti: La Campagna Romana, vol, II pag. 372.
(16) Matteucci, op. cit. pag. 20. Lo storico, giustamente fa notare che l'antico Cenone non era un porto propriamente detto, ma un seno, un porto naturale. Per questo Livio e Dionisio d'Alicarnasso lo chiamano "navale", cioè luogo di approdo delle navi.
(17) Rosalinda Paoli: "I grandi centri del passato: Anzio, pag. 15.
(18) F. Lombardi: Anzio Antico e Moderno-Roma, 1865, pag.'86.
(19) Svetonio: In C. Calig. cap. VIII.
(20) Tacito, XV, 23 - Svetonio, In Ner. cap. 6.
21) Nibby. op. cit. Tom. II. pag. 404.
22) F.Lombardi, op. cit. pag. 102-103
(23) Tito Livio, Lib. XLIII, 5.
(24) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.
(25) Calcedonio Soffredini: Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno 1879, pag. 34.
(26) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.
(27) G. Matteucci. op. cit. pag. 10.
(28) G. Matteucci, op. cit. pag. 10.
(29) Calcedonio Soffredini, op. cit. pp. 64 e 65.
(30) F. Lombardi, op. cit. pag. 164.
(31) E. Martinori: Lazio Turrito, Roma, 1934, pag. 96.
(32) "II Volterrano ritiene che oggi nulla rimane (di Antium), ma che sulle sue rovine è stato edificato Nettuno".
(33) G. Matteucci, op. cit. pag. 44. - Sono tuttora visibili Sul fondo marino, a mezzogiorno di Nettuno, specialmente in tempo di bassa marea, antichissime costruzioni che si estendono per lungo tratto, dal forte Sangallo fino a levante del castello.
(34) Strabone, Lib. V.
(35) Anche oggi, dopo forti mareggiate, affiorano di tanto in tanto, lungo il lido fino ad Astura, avanzi di cornici e marmi pregiati che ornavano quelle magnifiche costruzioni.
(36) Plinio, 3.5.9.: "Antium, patria di Nerone, distava da Roma trentamila passi; ora giace quasi tutta in rovina."
(37) Marziale, Lib. De Spectaculis.
(38) Tra l'altro Vespasiano prosciugò il lago della Domus Aurea e nello stesso posto fece erigere l'anfiteatro Flavio.
(39) Procopio di Cesarea (circa il 500 d.C.): Storia della guerra dei Goti.
(49) F. Lombardi, op. cit. pp. 286 e 389.
(50) G. Tomassetti, op. cit. vol. Il, pag. 366.
(51) G. Tomassetti, op. cit. vol. Il, pp. 381 e 382
(52) G. Matteucci, op. cit. pp. 51 e 52.
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