TORMENTO ED ESTASI
L'incontro con l'arte di Lamberto Ciavatta è ricco di reminiscenze, pregnante di significazioni, denso di sorprese e - proprio per la natura di condensato di vicende umane e tecniche che definisce la produzione dell'Artista - richiede una attenta preparazione spirituale e culturale.
Personalità complessa e cristallina ad un tempo, profondamente segnata dai contatti con l'og-gettività ed incisa dal bulino della cronaca e della storia degli ultimi lustri, scavata da mille istanze scaturite dall'inquietudine, Ciavatta proietta nel prodotto del genio creativo la sua poliedrica esperienza esistenziale, senza il tramite del pudore " artistico " o la necessaria ipocrisia del mezzo espressivo.
Tormento ed estasi rimbalzano da un angolo all'altro delle tele, parlando al recettore con il linguaggio dell'anima, prim'ancora che con quello degli strumenti.
La dimensione umana si fa prepotente nell'em-pito dell'afflato che tutta la permea e la comprende, e vorrebbe superare in incisività il pur cospicuo dato squisitamente tecnico, di cui il pittore si serve con dovizia ed armonioso equilibrio distributivo.
L'esuberante vigoria del sentimento, che nasce da un'interiorità sofferente e sofferta, trova adeguato contrappunto nella manifestazione meramente creativa, che si giova di un patrimonio di erudizione e d'una sensibilità interpretativa ormai rari.
In questa dialettica costante tra l'intimo anelito e le necessità espressionali consiste il substrato di sintesi che struttura le composizioni e caratterizza l'intera produzione di Ciavatta.
Ma, al di fuori e al di là di questo contrassegno distintivo, il pittore vive una sua vicenda culturale che non rimane pura curiosità e semplice esercitazione intellettualistica, perché penetra profondamente nelle pieghe del processo interpretativo e ne delinea le motivazioni demarcanti.
Al fuoco divampante dell'ispirazione, il retroterra dell'applicazione studiosa trova modo di affiorare in balenii e rivoli di nativa propensione a collocare il bello nel contesto storico per proiettarlo in atmosfera modernizzante o decisamente moderna.
L'acquisizione dei concetti estetici, in Ciavatta, è infatti progressiva educazione alla contemplazione delle testimonianze del passato, perché da esse il pittore deve carpire il segreto del concreto derivato dall'astrazione filosofica ed idealizzante.
L'esame attonito delle forme e l'analisi sistematica della sostanza si rincorrono nella formazione dell'Artista, per cristallizzarsi nelle sue composizioni plastiche, influenzate forse, ma autosufficienti e, pertanto, originali.
I CANONI CLASSICI
I canoni classici, tanto vituperati oggi da sedicenti innovatori privi di adeguata preparazione per poter arrecare con successo validi contributi alla perenne novità dell'arte, sono umilmente recepiti con l'estatica consapevolezza del limite, ma anche con la piena coscienza della sapiente possibilità di trasfigurazione nel crogiuolo rivoluzionario dell'ispirazione. La traslazione dell'elemento culturale avviene per naturale compenetrazione nella sfera morale e per puntuale riscontro di questa alle pressanti sollecitazioni che necessariamente il mondo dei fenomeni e gli avvenimenti esercitano sull'erudito.
Dal perfetto equilibrio tra i due aspetti della sua personalità, realizzato da Ciavatta con maturata analisi introspettiva e con acuto senso dell'indispensabile distacco critico, nasce la congerie delle sensazioni e dei sentimenti che struttura le immagini e le rende autonomamente vive.
La manifestazione pittorica è pertanto eloquente, allusiva, quasi implicita narrazione di una sequenza di eventi interiori e non soltanto l'arresto sulla tela dell'attimo creativo, che per sua natura è senza storia e fuori del tempo.
II pennello deve scavare nel colore per suscitarne toni rivelatori come parole, in una variazione incessante e duttile come il linguaggio, sonante come la voce che si modula al riso ed al pianto, alla gioia ed alla sofferenza.
L'immagine che scaturisce dalla commistione dei segni si struttura di meditate rievocazioni d'un passato miracolosamente rimasto in vita nel presente, perché alimentato dalla continuità delle stagioni spirituali dell'Artista.
Siffatta concezione del processo creativo taglia ogni possibile legame con il voluto modernismo delle correnti nuove, perché ne rifiuta l'improvvisazione incontrollata, l'istintività compositiva fine a se stessa, la dichiarata autonomia rispetto a qualsìvoglia esperienza storica che non sia quella dei grandi - e non sempre realmente tali - rivoluzionar! dell'arte contemporanea.
La pittura di Ciavatta polemizza con quanti non ammettono la necessità di richiami alla tradizione - palesi o impliciti - nella sostanza compositiva e nella realtà dei significati.
Non è possibile creare senza il riflesso - sia pure inconscio - dell'interrotta catena di vicende e d'esperienze che costituiscono il patrimonio spirituale ed intellettuale dell'Artista, chiamato ad immergere la verità intuita nel tessuto impalpabile della dialettica umana in perenne dinamismo.
Nel suo alveo, nel quale si realizza il " tutto scorre " eracliteo, ogni trasformazione oggettiva contiene e presuppone tutti i fenomeni, di cui è appunto filiazione, senza soluzioni di continuità.
Il singolo evento è, pertanto, chiara cristallizzazione di quelli che comunque l'hanno preceduto.
Ecco perché la pittura di Cìavatta non è isolamento d'angoli visuali o rappresentazione di monadi con vita propria.
L'interrelazione tra forme, segni e colori rendono inattuabile siffatto pur rispettabile ideale (quello delle " monadi " appunto), in quanto anche nella valutazone del gusto estetico di oggi giacciono nascosti secoli di tentativi e di sperimentazioni.
Per questo motivo dipingere vuoi dire anche e soprattutto trasferire all'osservatore scintille di umanità vera, barlumi di vitalità ininterrotta nel tempo, costretta dal genio pittorico a concentrarsi per un attimo nello spazio angusto della tela nella ripetuta tensione ad esprimersi nel concreto.
Chi sa cogliere il messaggio che quotidianamente promana dal mistero dell'universo, anche se ne decifra soltanto qualche parola, narra al mondo attonito un immenso avvicendarsi di contrasti e di armonie che aprono all'intelletto le vie dell'intuizione, capace di accedere alle parvenze dell'imperscrutabile, sia pure per il breve lucore di una scintilla.
Questa posizione di Ciavatta non è scaturita da un'improvvisa rivelazione o da un'intuizione chiarificatrice che ha aperto all'Artista imprevedibili orizzonti.
Essa, invece, si è gradualmente formata in un'annosa metamorfosi di eventi spesso dolorosi e prostranti, talora esaltanti, ma sempre capaci di lasciar tracce indelebili nella plaga spirituale d'un interprete dell'umano.
Chi vive intensamente le problematiche che contrassegnano le vicende terrene non può esimersi dal partecipare al dramma comune dell'eterna trasformazione meccanicistica che tutto travolge.
Ciavatta ha avvertito il peso di questa responsabilità e l'ha radicato nella coscienza, con il conseguente impegno ad esprimerlo nelle forme e con i mezzi che la sua intuizione ispirativa gli ha di volta in volta fornito.
E' un imperativo categorico, che si rivela in ogni aspetto della vasta produzione del Nostro, nella quale giacciono condensate le dirette testimonianze del dolore e della meditazione sulla sofferenza.
Dalla mano che traccia il segno il sentimento si trasmette - per sublime sortilegio - direttamente nella materia pittorica.
Ma non è l'individuale afflizione dell'artista quella che poi si rivela e si sprigiona dalle immagini: è invece l'astrazione cosmica del dolore, cristallizzata nelle composizioni per proiettarne l'intimo significato al di fuori delle linee che delimitano i contorni delle figure.
Il gioco eterno tra il particolare e l'universale qui si risolve nell'unità creativa, dalla quale promana il senso del superamento del contingente.
I GRANDI TEMI MORALI, RELIGIOSI E CULTURALI DELLA STORIA
nell'elevazione della materia a forma pura, quasi non contaminata dalla volontà dell'uomo.
Nel permanente tentativo di realizzare questo suo ideale, cullato nel subconscio e fatto affiorare nelle diverse tormentate esperienze, Ciavatta ha costituito e costituisce l'esempio di come la ricerca sia il fermento essenzialmente dell'Artista e dell'Arte.
Le sperimentazioni continue, la tensione costante al superamento del presente, il concetto di trabseunte in contrapposizione all'anelito verso il definitivo, hanno dato al pittore l'afflato espressivo che l'ha condotto alla prestigiosa temperie attuale.
Ecco, perché egli è soprattutto - sul piano umano - un fedele testimone di vita, un immaginifico cronista dell'affanno dell'uomo, un minuzioso cicerone nel museo sempre nuovo della sofferenza.
Il ciclone della guerra, sotto questo aspetto, è stato determinante per gli squarci crudelmente rivelatori che ha aperto agli occhi increduli dell'artista.
La violenza eletta a sistema, la morte esaltata nel peana del suo trionfo, la raffinata interpretazione dell'efferatezza, l'abiezione come costume hanno offerto un quadro in cui lembi di umanità venivano proiettati sul recettore con pennelli intrisi di sangue.
Ciavatta ha osservato attonito il brancolare nel buio delle mani scheletriche, il pianto lacerante dei bambini, lo strazio irripetibile delle madri, l'accanimento dei vincitori, la strage dei vinti.
Ne è stato sconfitto, prostrato, condotto sulle vie del dubbio e della identificazione di se stesso.
Sono rivissuti in lui i grandi temi morali, religiosi, culturali della storia che è distruzione continua per continuamente ricostruire.
La profonda meditazione, che è seguita alla vicenda di cui è stato partecipe, ha condotto Ciavatta ad individuare la grande verità che traccia le linee del disegno imperscrutabile del Supremo e da all'uomo una misteriosa forza per ristrutturarsi dopo essersi ogni istante disintegrato.
Da siffatta considerazione è scaturita la lunga esperienza postbellica di Ciavatta, che ha tradotto ed illustrato in tappe di assoluta distinzione artistica il suo itinerario fino agli approdi attuali. La produzione del pittore è perciò narrazione di un ciclo e di un'evoluzione spirituale che ha percorso di pari passo il cammino della società europea negli ultimi trent'anni.
La prostrazione iniziale, in cui la comune coscienza della disfatta ha suggerito e suscitato eventi spesso determinanti, viene considerato punte di partenza por la ricostruzione.
E' un partire da zero, una ricerca dell'origine dal fango iniziale, dal magma eruttivo di mille vulcani preistorici.
I "COKES"
Dalla materia informe Ciavatta comincia appunto a ricreare ectoplasmi di razionalità, nel disperato tentativo di restituire un senso alla vita spenta.
Il pittore stesso cerca la propria identità nell'estenuante e paziente riedificazione del bene perduto.
Si spiega così la stagione informale del Nostro, che plasma la materia per fermare nel concreto lo spasimo del tentativo, più che per proiettare sulla tela il significato d'un traguardo raggiunto.
Dall'anonimità fangosa gli strumenti traggono i primi barlumi di oggettività definita e delimitata nello spazio, nell'intento di affermare di nuovo il concetto d'individualità.
Ma Ciavatta vuole rendere più tangibile questo suo faticoso cammino verso la luce dell'autentico, quasi voglia collocare fuori della tela le immagini, plasmate in tutte le dimensioni.
Si chiarisce così anche l'esigenza della scultura, che vede l'artista interpretare la realtà vagheggiata in un rincorrersi di volumi già in movenze ben individuate di sofferta corposità.
Anche la materia pittorica si fa più evidente, più tumida, più realistica. La violenza del dramma si esprime nel tratto marcato cui le paste rispondono duttilmente. Ne sono originale realizzazione i " cokes ", che Ciavatta suscita da un'intima progressiva necessità di concretezza rappresentativa.
Il frazionamento dell'informe per determinare la diversificazione dell'oggettività procede incessante, fino a soffermarsi sull'acquisizione di concetti pollockiani, in un figurativismo già ben inquadrato nella sfera della coscienza ispirativa.
Ma Pollock non è un modello: è soltanto una coincidenza o, meglio, una confluenza di esperienze. Dove però la tensione pollockiana si arresta, il pellegrinaggio dì Ciavatta va oltre ad esplorare le estreme possibilità del modulo adottato.
L'immagine dell'uomo comincia cosi a ricomporsi dall'anonimo atomismo, e si racchiude in stille, in filamenti, in sbavature di materia rappresa. E' quasi il ritrovarsi dopo lo smarrimento, è l'incedere dello spirito che non può arrestarsi, è una tappa della rinascita dopo l'autodistruzione.
Questo primo successo invita l'Artista al raccoglimento ed all'analisi interriore, dalla quale deriva l'individuazione di un punto focale nell'accorrere dell'umanità verso la rinnovata speranza.
Si fa prepotente, a questo punto, l'esigenza primaria del sentimento religioso e la sua supremazia quale catalizzatore di un indispensabile processo di redenzione.
Sorge, dal crogiuolo dell'anima, la figura dolorante ma possente del Cristo, che tanta significazione assume nella storia artistica del Nostro. In essa si fondono le aspirazioni, i sacrifici, le paure.
CLASSICITÀ' RINASCIMENTALE
Innovatore e interprete
nascoste, i barlumi di orizzonti intravisti all'alba di un nuovo giorno, più vero perché conquistato nella sofferenza e nella vittoria sulle miserie morali.
Da siffatta considerazione si parte il desiderio di esplorare a fondo gli angoli remoti di questa risorta umanità, con il diretto scandaglio delle grandi problematiche attuali. Ne scaturisce la grandiosa architettura delle visioni corali, popolose di personaggi, di volti smunti ma eloquenti, d'immagini indefinite nella struttura ma vivide nella loro forza di comunicazione, con notazioni che richiamano le irripetibili costruzioni dantesche, specie quelle delle bolge infernali.
Il collegamento con la classicità di Dante è inconsapevole forse nel pittore, ma prelude ad una più chiara e cosciente contemplazione dì quello che è il fenomeno storico più d'ogni altro esemplativo della resurrezione dello spirito: il Rinascimento.
Gli ideali rinascimentali vengono acquisiti da Ciavatta con sottile sensibilità morale prim'ancora che artistica, perché il pittore si abbandona completamente ad essi come in una plaga di ritrovata quiete.
Nella solennità delle immagini, nella perfezione delle forme, nella compostezza delle figurazioni risiede infatti il senso dell'equilibrio che ogni artista autentico persegue per tutta la sua esistenza.
IL RAGGISMO
Ma il Nostro, pur contemplando attonito ed estatico la " sua " scoperta, non può - per innata autonomia interiore - soggiacere al pur possente fascino della classicità rinascimentale. Egli è per natura un innovatore, un interprete, un rivoluzionario sublime.
Trae quindi dai grandi artisti del passato gli aspetti salienti delle strutture, i pensosi atteggiamenti dei volti, gl'ideali contemplativi che trovano origine nella speculazione filosofica del tempo. Non ne recepisce, però, il segno ed il colore, perché essi gli appartengono autonomamente e gli consentono una personalissima e compiuta estrinsecazione dell'effervescenza ulteriore.
Ciavatta ha, infatti, già un suo canone, un suo modulo, un suo concetto pittorico nuovo, di cui è creatore dal nulla perché esso non trova riscontro nella precedente esperienza pittorica europea e transeuropea : il raggismo.
Il termine, anche se già usato a proposito d'una corrente fiorita nella Russia dell'inizio del secolo, indica tutt'altro mezzo, tutt'altra tecnica, tutt'altra impostazione compositiva.
La luce si adagia sulle forme con raggi paralleli creando bagliori nei punti voluti e ponendo in evidenza i tratti essenziali delle immagini.
I bagliori ed i baluginii si avvicendano in una fantasmagoria luminescente che realizza i colori, i chiaroscuri, le ombre, e proietta sull'osservatore, con stupefacente immediatezza, l'interiorità del personaggio. Tecnica raffinata ed impegnativa, che dal cromismo rinascimentale si protende a toccare le meraviglie del Dorè, fondendo l'uno con le altre in una suprema unità di stile e di tono.
E' un'autentica " irradiazione " di empito formale e contenutistico, quasi un messaggio che invita alla contemplazione del bello nella sua compiutezza, dell'ideale - cioè - perduto di vista nell'esagitato mondo della pittura moderna, da quella alternativa a quella concettuale.
Sotto questo aspetto il raggismo costituisce una risposta polemica a quanti hanno dichiarato guerra alla tradizione, che invece acquista attuale e maggiore validità proprio perché interpretata e quotidianamente alimentata con mezzi moderni.
Ecco perché Ciavatta si colloca a buon diritto nel novero dei pochi artisti che continuano il filone della pittura classica e classicista. La sua formazione affonda radici nella storia stessa della pittura, clie non è una serie di episodi illustri, ma è arte di sintesi essa medesima, quella sintesi - cioè - che il Nostro ha realizzato nella produzione attuale, in un afflato ispirativo che abbraccia tutta l'umanità in una visione superiore dello spirito trionfatore della materia. |