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UMANESIMO E RINASCENZA
NELL'OPERA
DI LAMBERTO CIAVATTA

di
Attilio Iovino

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Prefazione di Attilio Iovino


Caro Ciavatta,
credo ancora nella verità della Poesia quando nasce da quel "raptus" che prende l'anima e, per potere divinatorio, ti consente - sotto la pressante spinta ispirativa - di tradurre in immagini il presentimento di anelate convergenze tra sfere spirituali accomunate dall'intuizione del sublime.
Nell'esaltante incontro con la tua opera, il "raptus" mi ha pervarso ed è stato come un " ritorno di fiamma " (tu, vecchio commilitone artigliere, ne comprendi bene il traslato) che mi ha investito fino ad ustionarmi l'anima nel bruciante impatto con i fascinosi temi delle tue creazioni, tanto profondamente intrise di valori eterni, primo fra tutti il culto dell'umanesimo e del bello rinascimentale, oggi - ahimè - rifiutato e addirittura sconfessato in nome di vieti ed insulsi cerebralismi. L'amore universale, il dolore, la speranza del riscatto umano, inverati nel mistero rappresentativo del tuo colore, vivono anche nell'istanza di verità della mia poesia e della mia poetica, quasi che una stessa invisibile mano abbia guidato il tuo pennello e la mia penna, tenaci e inarrendevoli.
Ciò che esplode nella '"rinascenza" della tua arte deriva dallo stesso magma vivificante che ha ispirato talune fondamentali tappe del mio iter poetico, quali '''Disumanesimo", "Poesia del Sole", '''Dove vai, Signore?", ''La morte cosmica", "Riscatto'', "Alla ricerca della verità", "Redenzione", ecc.
E' un'identità d'orizzonti che mi lusinga e mi affascina, perché mi conduce sulle vie dell'arte nella certezza di non percorrerle da isolato ma con autorevole e gradita compagnia. Ecco perché, in un certo senso, ho un debito di riconoscenza nei tuoi riguardi: tu mi hai inconsapevolmente confermato nella verità del mio credo e mi hai fatto intravedere bagliori di quell'universale del quale partecipi con il segreto detta tua ispirala creatività.
Ho sentito perciò l'urgenza di tracciare le brevi note che seguono sulla tua opera, dettate d'ammirato stupore ma anche, se me lo consenti, da vivo fraterno affetto.

Tuo
Attilio Iovino




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