Lungo il filo estetico e critico che dall'America passa per la Francia, per la Germania, scende all'Italia e si diffonde all'Oriente, la più lunga sosta è fatta a Parigi per ritrovare una variazione possibile degli stili.
Ma in questo crogiolo di cultura, la quale è sempre l'espressione d'una realtà storica immediata, l'arte e la critica sono le più recalcitranti ad adattarsi alla sua realtà, non già per pigrizia antica, ma per nuova sovrabbondanza d'umori, cosicché è facile non capire che cosa gli artisti e i critici vogliano.
Che cosa voglia Lamberto Ciavatta io ho potuto capirlo dal commento critico dello scrittore Arcangelo Jurilli; altrimenti non sarebbe stato possibile. Con indagine acuta del chirurgo che lavora tutto bianco intorno ad una grave ferita, questo critico ha tutti i ferri lucidi culturali a portata di mano. E' l'esperto che vede giusto nell'anima squarciata dell'arte e dell'artista, e, attraverso un linguaggio ora incisivo ed ora piquant bon mot, ha la virtù di far emergere la verità dall'ombra che la confonde.
Certamente sarebbe stata difficile la funzione della materia nella collaborazione dei nuovi accenni umanisti e religiosi così vivi in Francia. Infatti i -francesi non hanno dimenticato l'amara lezione del Manifesto dadaista e di Picabia, ed ora sono diffidenti. Ma, come studioso dei contenuti dell'arte moderna quando vi sono, posso dire che Arcangelo Jurilli è riuscito a persuadermi. E' con vivo piacere, dal punto di vista umano e culturale, che io comprendo adesso come e perché la materia-carbone possa riscaldare l'uomo che oggi ha molto freddo anche quando si muove tanto in fretta.
DAVIDE GIOETA
Milano 18-2-1966 |