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SANTA MARIA
DEL QUARTO

a cura degli
UFFICI DI STAFF DEL SINDACO

EDIZIONI DEL GONFALONE 2002

 

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IL RESTAURO ARCHITETTONICO

Le notizie che abbiamo di questa piccola chiesa sono poche e frammentarie, né tanti sono i documenti che ne parlano.
Con le chiese di San Francesco, di San Rocco, di San Giovanni, è questo uno dei più antichi luoghi di culto di Nettuno sopravvissuti alle trasformazioni e alle distruzioni.
In mancanza di documenti storici più certi, il merito di averci tramandato una testimonianza significativa, per la ricostruzione delle vicende di Santa Maria del Quarto, va attribuito sicuramente a don Vincenzo Cerri, per tanti anni arciprete parroco della Collegiata di San Giovanni Battista ed Evangelista, storico e cultore delle memorie locali.
Si tratta di una memoria anonima, datata 1712, da lui ritrovata nell'archivio della Collegiata:

Questo è il testo letterale del documento, riportato nel libro "Nettuno", di don Vincenzo Cerri, Collana Caritas, Nettuno, 1974, pag. 155, conservato nel Fondo bibliotecario "lOOLibri per Nettuno", inv. n. 49/50:

"Circa un miglio lontano da questa terra di Nettuno per la strada detta il Quarto anticamente vi era vicino la strada una Cappelletta et a pie di essa una fontana sorgiva, et in detta Cappelletta vi era dipinta una Immagine della Vergine Maria. Onde andava per la detta terra un homo accattando elemosina, quale non so se dal infantia, overo da malatie fosse muto, per il che capitando un giorno, per quella strada s'incontrò a bere in quella fontana et vedendo quella sacra immagine le pregò di cuore, a liberarlo dalla sua indesposizione, e di fatto miracolosamente fu liberato, et venendo in Nettuno cominciò a parlare, et palesò il miracolo, a tale rivelazione concorse in quel loco Popolo infinito, e giornalmente la Gloriosa Vergine dispensava pudicamente grazie a suoi servi che le dimandavano. Fu fatto consapevole all'Eminentissimo Cardinal Vescovo d'Albano, il quale attesa la relatione ordinò vi fusse fabbricato un Tempio, cioè del Quarto. Cominciò il devoto popolo a cumular elemosine, e con l'aggiunto di Sua Eminenza e del Eccellentissimo Contestabile Colonna, allora Padrone di Nettuno, fu eretta la chiesa dove al presente si honora la devota e Miracolosa Immagine dipinta al Muro levata da quella Nicchia e portata in altra Nicchia al Altar Maggiore, et in quella Nicchia dove era vi fu fabbricata una piramide de materia con una Croce nel estremità di essa, quale sta in mezzo la strada fori della Chiesa, e l'acqua che stava ivi fu portata in un pozzo dentro la Chiesa, e serviva per darla da bere all'Infermi, li quali miracolosamente ricevevano la salute.
Queste memorie ci sono state tramandate da Cristoforo Trippa, Priore della Confraternita del Carmine, nel 1712. Le ha scritte in un libro iniziato dal suo zio Leonardo Trippa nell'anno 1648".

Secondo questo documento, quindi, sulla strada anticamente chiamata "il Quarto", circa un chilometro e mezzo lontano dal Borgo, esisteva una cappelletta, ai cui piedi scorreva una fontana di acqua sorgiva, ritenuta miracolosa. Nell'edicola sacra era custodita una immagine della Madonna. Si tramandava in quegli anni che un mendicante muto, non si sa se dalla nascita, oppure per una malattia contratta successivamente, passando per questo luogo, si fermò a bere alla fonte. Vedendo l'immagine della Vergine, la implorò di restituirgli il dono della parola. Il muto realmente guarì e, venendo a Nettuno, cominciò a parlare.
Alla rivelazione del miracolo, Il popolo dei fedeli iniziò ad accorrere numeroso alla cappelleria del Quarto chiedendo grazie alla Madonna.
Di tali fatti straordinari fu informato il cardinale vescovo di Albano, il quale ordinò che in questo stesso luogo fosse costruito un tempio.
I fedeli di Nettuno cominciarono allora a raccogliere elemosine e, con altri sostanziosi contributi offerti dal Cardinale vescovo e dal contestabile Colonna, allora padrone di Nettuno, fu costruita la chiesa.
Al suo interno fu posta l'immagine venerata della Madonna, staccata dal muro della cappelletta e trasferita in una nicchia sull'altare maggiore.
Al posto dell'antica cappelletta fu costruita una piramide con una croce in cima.
L'acqua sorgente fu incanalata in un pozzo dentro la chiesa e veniva utilizzata per darla da bere agli infermi, i quali miracolosamente guarivano.

 

(1) Interno durante le fasi del restauro.
Archivio Multimediale Immagini del Comune di Nettuno
(foto Raniero Avvisati, dicembre 2001)

 

Questo è il racconto lasciateci dall'anonimo cronista del 1712, ma abbiamo tre storie locali successive, che parlano della chiesa e delle vicende di Santa Maria del Quarto: una narrazione, abbastanza approssimativa, del canonico don Giovanni Matteucci ("Cenni storici dell'Anzio antico, Nettuno e Porto d'Anzio", Roma, 1872, pagg. 96-97, conservato nel fondo bibliotecario "100Libri per Nettuno", inv. n. 181); un altro racconto, più preciso, che ci ha lasciato Calcedonio Soffredini ("Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno", Roma, 1879, pagg. 168-171, conservato nel fondo bibliotecario 100Libri per Nettuno", inv. n. 105); la storia di Giuseppe Brovelli Soffredini ("Nettunia", Nettuno, 1923, ristampa del 1993, pagg. 131-132, conservata nel fondo bibliotecario "100Libri per Nettuno", inv. n. 47).

Per rintracciare un riferimento storico più certo, bisogna risalire all'epoca del feudalesimo, nei primi secoli del mille.
"Sul principio del secolo XII s'installava un cenobio di Monaci Basiliani nel fabbricato di S. Nicola, prossimo a Nettuno, a nord del Castello... In detta località si stabilì la sfera d'influenza dei Monaci Basiliani appartenenti al Monastero di S. Maria di Grottaferrata" (Giuseppe Brovelli Soffredini, op. cit., pag, 81).
La chiesa di S. Nicola oggi non c'è più, ma è opinione comune che fosse posta all'incrocio tra le odierne via Santa Maria e via Cavour.
I monaci dì Grottaferrata conservarono il feudo di Nettuno fino al 1140, quando il conte di Tuscolo, Tblomeo I lo tolse con la forza ai religiosi. Tuttavia il papa Innocenzo III Lotario dei conti dì Segni lasciò ai Basiliani il benefìcio della chiesa di S. Nicola.
Dovendo successivamente lasciare quel luogo, i monaci impiantarono un loro cenobio in via del Quarto.
II piccolo convento esisteva ancora nei primi tempi in cui, dopo gli Orsini, i Colonna acquistarono il dominio su Nettuno, ricevendolo da papa Martino V (Colonna) nel 1427.

 

 

2. Frammenti dell'affresco recuperato.
Archìvio Multimediale Immagini del Comune di Nettuno
(foto Raniero Avvisati, dicembre 2001)

 

E veniamo al XVII secolo e alle tracce che riusciamo ancora a trovare sul posto. La cappelletta sulla via del Quarto, di cui narra Leonardo Trippa, nel libro arrivato al nipote Cristoforo, Priore della Confraternita del Carmine nel 1712, era ormai ridotta in pessime condizioni.
Nel 1619 fu demolita e al suo posto fu costruito un nuovo tempio, con le elemosine dei fedeli. Si parla anche di contributi dati dal cardinale vescovo e dal contestabile Colonna, ma mentre sul primo non si hanno elementi per dubitare, qualche incertezza c'è sui secondi, Ì quali avevano venduto tutto il feudo al Papa Clemente VIII Aldobrandini il 23 settembre 1594, quindi 25 anni prima.
A testimonianza di quell'opera, con la data del 20 aprile 1619, fu posta nella chiesa una lapide, in cui sì leggono i nomi del cardinale Francesco Sforza, vescovo di Albano e dei cittadini che curarono la costruzione, Leonardo Trippa e Ferdinando De Baptistis.

 

3) Lapide del 20 aprile 1619.
Archìvio Multimediale Immagini del Comune di Nettuno
(foto Raniero Avvisati, dicembre 2001)

 

L'anno successivo, il Comune di Nettuno decise di costruire un nuovo convento vicino alla chiesa non ancora ultimata, incaricando i cittadini Francesco Segneri e Niello della Corte e assegnandogli un contributo di 1500 scudi.
Del 20 gennaio 1622 abbiamo traccia di un altro avvenimento.
Secondo quanto tramanda Giuseppe Brovelli Soffredini (in un documento che abbiamo ritrovato all'Archivio Centrale dello Stato, fasc. 1865, Sezione Araldica), "il 20 gennaio 1622, il Pontefice Gregorio XV Ludovisi, venuto appositamente in Nettuno, con il suo cardinale vescovo, benedì di propria mano la detta Chiesa restaurata e per memoria di tale avvenimento venne posta una lapide, vicino l'altare maggiore di detta Chiesa, nella quale vi sono tre stemmi, quello del Pontefice, quello del Cardinale vescovo e quello di Nettuno, scolpiti a grafite. Tale lapide è tuttora [anni 1920-1930] visibile ed esistente...".
Si tratta della piccola lapide posta alla parete destra entrando, accanto all'altare maggiore.

 

4) Lapide del 20 gennaio 1622.
Archivio Multimediale Immagini del Comune di Nettuno
(foto Ciulla-Ridolfi, febbraio 2002, g. e.)

 

Il 20 febbraio 1622, Francesco Segneri e Niello della Corte acquistarono da un certo Pietro Andrea Tempesta, per il prezzo di 250 scudi, una vigna e un canneto e vi fecero costruire il convento per sette religiosi.
Nel 1627 Fabio e Francesco Segneri, figli di Paolo e, rispettivamente zio e padre del più celebre oratore gesuita Paolo Segneri senior (Nettuno 1624 - Roma 1694), ricostruirono l'abside della chiesa e vi posero la lapide che ancora oggi vi si può leggere sul pavimento, in memoria dell'evento.

 

5. Stemma della famiglia Segneri su lapide.
Archivio Multimediale Immagini del. Comune di Nettuno
(foto Raniero Avvisati, dicembre 2001)

 

I lavori di restauro furono completati dal Comune, il quale collocò sul frontone esterno lo stemma del dio Nettuno col tridente, che esiste ancora oggi.

 

6, Bassorìlievo con dio Nettuno sul frontone.
Archivio Multimediale Immagini del Comune di Nettuno
(foto RanieroAvvisati, dicembre 2001)

 

Nello stesso convento si insediarono, in epoche successive, i monaci Riformati di San Francesco, gli Osservanti, i Figli di San Francesco di Paola, che, a loro volta, lo abbandonarono intorno al 1660, probabilmente dopo l'epidemia di peste che aveva colpito Nettuno nel 1656. Il convento, con i terreni circostanti, fu poi venduto (o, come riferisce altra fonte, ceduto in enfiteusi) con decreto del pontefice Alessandro VII (Chigi) a tale Francesco Papi di Marino per cinque scudi. Calcedonio Soffredini (op. cit., pag. 169) supponeva che questi fosse un occulto mandatario dei Colonna, i quali volevano forse tornare in possesso di quei beni, che nel 1594 Felicia Orsini, vedova di Marcantonio Colonna, aveva venduto al Papa Clemente VII (Aldobrandinì).
Effettivamente, dopo l'acquisto fatto da Francesco Papi, gli eredi vendettero terreni e convento al principe Colonna, il quale lo trasformò in un casino di caccia.
Verso il 1700, questi beni appartenevano di nuovo al papa.

 

7) Interno, mezzo busto di uomo.
Archivio Multimediale Immagini del. Comune di Nettuno
foto Ciulla-Ridolfi, febbraio 2002

 

 

7) Interno, volto di donna
Archivio Multimediale Immagini del. Comune di Nettuno
foto Ciulla-Ridolfi, febbraio 2002

 


Risulta, infatti, che il Capitolo della Collegiata di San Giovanni acquistò terreni e convento per 60 scudi, mentre la chiesa, con atto del notaio Carlo Campi, fu ceduta in perpetua proprietà al Capitolo dal cardinale vescovo di Albano l'11 agosto dell'anno 1762, con l'obbligo di conservare al culto la sola tribuna, di restaurare la sagrestia, dotarla delle suppellettili sacre e rendere abitabili le stanze del convento. Passando il tempo, però, né la chiesa fu conservata al culto, né il Capìtolo osservò nessuno degli obblighi assunti con il contratto Campi.
Nel 1855 il Comune di Nettuno costruì il cimitero dove una volta c'era il casino di caccia, riparò la chiesa ormai cadente e la restituì al culto. Il cimitero vi fu poi trasferito nel 1860. Da allora la chiesa di Santa Maria del Quarto diventò il sepolcreto privilegiato di tante famiglie nettunesi.

Benedetto La Padula

 

Altare maggiore.
Archivio Multimediale Immagini del Comune ai Nettuno
(foto Raniero Avvisati, marzo 2002)

 

 


(2) I Colonna tennero il feudo di Nettuno dal 1427 al 1594.






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