Ci sono date nella vita delle persone, che segnano i momenti più belli e più brutti della loro esistenza. Il 22 gennaio 1944 ha segnato per tutti i nettunesi la linea di confine tra la guerra e la pace, tra gli stenti e il benessere, tra i lutti e la rinascita.
Questa popolazione, non ultima tra le tante che hanno dovuto subire gli scempi della guerra, ha sopportato anch'essa distruzioni, disagi, il dolore dello sfollamento e la perdite di vite umane. Ma ha anche saputo reagire con forza e determinazione, continuando a dare alla sua città quegli impulsi di crescita che proseguono incessanti da secoli, grazie alla propria operosità e alla dedizione di amministratori avveduti e lungimiranti. Grazie soprattutto alla volontà forte di coltivare e diffondere i propri sentimenti di identità e di appartenenza con il territorio.
Dopo sessant'anni, il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha accolto la domanda presentata il 25 settembre 2003 per dare un riconoscimento istituzionale ai sacrifici che questo popolo ha sopportato a causa della guerra, e ha voluto conferire la Medaglia d'Oro al Merito Civile al Gonfalone della Città di Nettuno, con proprio decreto del 17 aprile 2004, su proposta del Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu. Domenica 25 aprile, nel cortile d'onore del Palazzo del Quirinale, questo nostro Gonfalone è stato così decorato dalle mani del Capo dello Stato.
Oggi noi segniamo con profondo orgoglio questa data accanto a quella del 5 dicembre 1889, quando il Sindaco Stefano Grappelli fece approvare dal consiglio comunale la prima bandiera di Nettuno, dei colori celeste e verdemare. La segniamo accanto alle date del 13 febbraio 1953, quando il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi concesse al comune lo stemma con il dio Nettuno e del 6 ottobre 1953, quando il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi concesse il gonfalone comunale di colore azzurro, accogliendo le istanze dei sindaci dell'epoca, prima Mario De Franceschi, e poi Ennio Visca. E la segniamo accanto alla data del 24 febbraio 2003, quando lo stesso Presidente Ciampi, accogliendo la domanda di questa Amministrazione, che mi onoro di rappresentare oggi come allora, ci ha concesso il titolo di "Città", con il quale noi abbiamo fregiato le nostre insegne istituzionali e il nostro nuovo gonfalone.
Colgo l'occasione odierna per ricordare tutte le persone che furono e sono ancora vittime della guerra e per indicare, specialmente alle nuove generazioni, quegli obiettivi di benessere e di successo che essi desiderano e sperano di raggiungere, nella pace e nella concordia, senza tuttavia dimenticare mai le asperità che i loro genitori hanno dovuto superare per ottenere i risultati di oggi.
Ai più giovani, che non hanno vissuto quelle vicende, voglio dire che si sforzino di farsele raccontare e di conoscerle, perché la pace non bisogna darla mai per scontata. La pace è quella che costruiamo giorno per giorno, con la memoria del passato e la fiducia nell'avvenire, con la fede nel valore della tolleranza, con il rispetto per le diversità, in spirito di civile convivenza e fratellanza internazionale.
Dai nostri studenti, il 22 gennaio scorso, un Manifesto per la Pace è stato inviato ai Capi di Stato di tutto il mondo. Molti ci hanno risposto, dalla Federazione Russa al Regno Hascemita di Giordania, dalla Repubblica di Croazia alla Repubblica Bolivariana del Venezuela e ci hanno manifestato sentimenti di apprezzamento e di solidarietà.
In questi giorni, mentre ancora in troppe parti del mondo si muore per le intolleranze e le ingiustizie, mentre il nostro stesso Paese subisce le minacce del terrorismo, voglio ricordare le parole di questi studenti: "Vogliamo una Pace non superficiale, ma profonda e dolce come lo zucchero".
Guardiamo con fiducia all'Europa. L'Europa che solo sessantenni fa era uno scenario tetro di guerra, ora è un laboratorio sereno di pace, nel quale tutti siamo impegnati.
Con queste intenzioni, oggi presento e affido idealmente la Medaglia d'Oro alla cittadinanza, nella cerimonia di intitolazione di una delle nostre piazze più belle ai Martiri per la Pace, nel ricordo dei caduti di Nassìriya, in Iraq il 12 novembre 2003.
Quattro alberi di ulivo, ai lati della piazza, saranno lasciati a testimonianza di questa professione di pace, di questa speranza di pace, delle emozioni che riusciamo ancora a provare.
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