31 dicembre 1943
Corre voce che la quinta armata americana sta per ricacciare i tedeschi dal fronte di Cassino. I Nettunesi sperano sempre di tornare presto alle loro case. Frattanto, hanno celebrato il Santo Natale al freddo e al gelo. Non fra genti, ma fra i giumenti....
E siamo all'ultimo giorno dell'anno.
A mezzanotte si odono numerosi colpi di cannone e di mitraglia.
-Ci siamo - fanno alcuni- forse i Tedeschi incominciano a ritirarsi. Macché: non si tratta di battaglie, né aeree né terrestri. I Tedeschi ammazzano a colpi di cannone l'anno vecchio e annunciano al mondo l'entrata del nuovo !........
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22 gennaio 1944
Erano le due di notte. Ci svegliò improvvisamente un poderoso cannoneggiamento sulla zona del poligono di artiglieria. A breve distanza, un secondo; poi un terzo... Si pensò che i guastatori tedeschi, in vista della ritirata dal fronte del Garigliano, costretti quindi ad abbandonare Nettuno, facessero brillare le mine poste sulla fascia costiera. Nei brevi intervalli che seguivano, si udiva assai distinto un sordo rumore come mille macchine in moto.
Uscimmo all'aperto. Dal mare si elevavano grandi bagliori verso il cielo con paurosi riflessi all'intorno. Incominciammo a preoccuparci seriamente. Tanto più che anche in direzione di Torre del Padiglione e dietro la grande pineta della "Campana" si susseguivano enormi fiammate. Eravamo circondati dal fuoco, un fuoco d'inferno che sembrava convergere su di noi. Ad accrescere il nostro terrore, un cannone tedesco, da un nascondiglio non lontano, prese a tuonare con tanta rabbia, da far tremare anche le nostre povere capanne.
Era come un grandioso temporale nel buio della notte.
Alle prime luci del giorno notammo, tra la fitta nebbia, un gran numero di palloni frenati sulla costa. Fattosi più chiaro, apparvero centinaia di aerei a quote diverse, che si incrociavano con fragore assordante.
Eravamo tutti intenti a guardare quel pauroso spettacolo quando alcuni ragazzi, dall'alto degli alberi, cominciarono a gridare a squarciagola: "Le navi, le navi...sono centinaia... guardate... guardate".
don Vincenzo Corri
Nettuno in fiamme. Note di guerra 1939-1945
Dov'erano e come vivevano i nettunesi ? Per chi voglia avvicinarli e conoscere adesso la loro storia, prima che gli americani vengano su dalla spiaggia, il quadro si fa confuso e non ha più i colori del mare. Sullo sfondo, le macerie dell'Italia dell'8 settembre, abbandonata a se stessa; e qui, davanti a noi, la luce irreale, livida, del paese deserto. Il Borgo medievale, la Marciaronda, i tamarischi del lungomare, la facciata del palazzo comunale con la torretta, l'orologio e gli stemmi sotto il cornicione, via Romana, il caffè della Posta e, più avanti, il castello Sangallo, non avevano che l'aspetto scheletrico di Torre Astura, paralizzata per sempre. Dal giorno dell'occupazione, i tedeschi si erano piazzati con il loro comando nel vecchio edificio del presidio militare in piazza Mazzini......
Mancava un quarto alle due. Orlando [Castaldi, il fornaio] disse: "State un po' fermi. Qualcosa sta succedendo". Poi, prendendo per un braccio Branella: "Li sento, li sento...Arrivano gli americani! E lo stesso rumore che facevano con Patton". S'infilò la giacca e convinse i compagni a tirare giù la saracinesca e scappare, passando però ad avvertire l'altro suo fratello Dante e lo zio Luigi, che lavoravano al forno di Bernardini. Avevano appena voltato l'angolo di via Cavour, quando il cielo s'incendiò, la terra tremò ed ebbero l'impressione di saltare in aria con le case.
Per il resto dei nettunesi, non era accaduto niente. Perfino quelli vicini al mare, i pochi che dormivano in paese, si destarono appena e, dopo essersi rigirati tra le coperte, poterono riprendere sonno, pensando ai soliti bombardamenti. Soltanto don Steno, a Villa Borghese, buttato giù dal letto dalle scariche dei lanciarazzi, si era affacciato in vestaglia alla loggetta della sua camera, e forse fu l'unico spettatore -tra i pini altissimi, i lecci, le palme del maremoto che avrebbe sommerso Nettuno-Anzio...
Francesco Rossi - Silvano Casaldi
22 gennaio - 26 maggio. Quei giorni a Nettuno
Quella giornata del 22 gennaio 1944 ad Anzio e Nettuno era assolata e fredda. Si poteva scorgere verso sud l'azzurro dei Colli Albani. La campagna brillava di rugiada. Una di quelle giornate perfidamente serene, che ti fanno sentire felice come in attesa di qualcosa che deve accadere. E accadde. All'improvviso, l'immensa lastra di cristallo azzurro del cielo sembrò infrangersi sotto il crepitio della mitraglia e gli schianti delle granate. Era il giorno dello sbarco...
Sorpresa e stupore colpirono sette o ottomila abitanti sparsi nella campagna di Anzio e Nettuno dopo che qualche mese prima un' ordine dei tedeschi li aveva evacuati dall'abitato cittadino e trasferiti a cinque chilometri dal paese. Era gente accampata alla meglio in case coloniche, baracche e capanne precarie.
Un microcosmo di società, nel giro di poche ore, subì un impatto violento. Cambiarono quasi improvvisamente, abitudini, tradizioni, alimenti, come non era mai accaduto, e come non lo sarebbe stato mai più...
Paolo Senise
Lo sbarco ad Anzio e Nettuno - 22 gennaio 1944
Lo sbarco anglo-americano è stato effettuato ai due lati di Nettuno Sono in corso le contromisure germaniche, 4 grosse navi da sbarco avversarie affondate e 8 danneggiate - 13 aerei abbattuti Nel settore occidentale gli "alleati" che hanno nuovamente attaccato sono stati respinti con elevate perdite - II nemico fronteggiato sul Garigliano dalle artiglierie tedesche.
L'Agenzia Internazionale d'Informazioni comunica che nella zona di combattimento, a sud-ovest di Roma, truppe esploranti delle Forze di invasione hanno compiuto assaggi, specialmente in direzione di Littoria. Si sono sviluppati piccoli combattimenti, nel corso dei quali gli angloamericani si sono trincerati nelle vicinanze delle strade. Apparecchi germanici e caccia bombardieri hanno attaccato ripetutamente...
E' più logico pensare che lo sbarco sia stato compiuto più per alleviare il compito alla massa attaccante della V armata fra il Garigliano e il Volturno, che per puntare direttamente su Roma.
Il Messaggero
lunedì 24 gennaio 1944 - Edizione di Mezzogiorno
...primo risultato dell'azione è stato l'occupazione di Nettuno, la città della Rocca degli Orsini, che domina il tratto di costa tra la foce del Tevere e il Capo Circeo. Essa ci è apparsa in un quadro di azzurro e di sole, diversa da ogni altra cittadina o paese finora investito dalla guerra. Qui i Tedeschi, sorpresi, non hanno avuto il tempo di effettuare distruzioni. A tergo del suo ridente abitato, si estende la pianura, a macchia e a pascolo, che giunge a Littoria e a Cisterna con un raggio di circa venti chilometri. Un'agevole strada diretta verso il Nord si spinge nei pressi del lago di Albano ad incontrare la via Appia che porta a Roma e che è già a tiro delle artiglierie alleate...
La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 gennaio 1944 |