Signor Presidente della Camera dei Deputati,
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Signor Vice Presidente del Senato,
Signor Ministro dell'Interno,
Signor Ministro della Difesa,
Autorità civili, militari e religiose,
Signor Presidente della Provincia di Cuneo,
Signori Sindaci dei Comuni insigniti di Medaglia d'Oro al Valor Militare o al Merito Civile,
Cari familiari di chi è oggi stato insignito,
Caro Professor Spini.
La celebrazione di questa cerimonia nel cortile d'onore del Palazzo del Quirinale, da 134 anni residenza del Capo dello Stato, che a me piace considerare anche la Casa degli Italiani, costituisce per tutti noi un momento di riflessione sulla storia della nostra Patria: sul nostro passato, ma anche sul nostro presente e sul nostro avvenire. E' stato detto: i popoli che non hanno memoria del loro passato, non sono padroni del loro futuro.
Ringrazio gli oratori che hanno ricordato a tutti noi gli eventi, gloriosi e drammatici, che hanno motivato la consegna odierna delle Medaglie d'Oro: eventi lontani nel tempo, ma sempre presenti nella nostra coscienza.
In particolar modo il mio grazie va al Professor Giorgio Spini, che ci ha ricordato momenti della nostra storia che egli visse in prima persona con lucida coscienza, e di cui, storiografo insigne, ha poi approfondito lo studio. Ci conoscemmo nei drammatici giorni in cui iniziavamo a vivere l'esaltante, corale, esperienza della nostra rinascita di popolo libero e unito. Quei giorni ci hanno formato. Non li dimenticheremo mai.
Quante speranze allora coltivammo nel nostro animo di giovani. Quale commozione suscita ancora oggi in noi la celebrazione del 25 aprile 1945, data dell'insurrezione generale delle forze della Resistenza, che liberò molte città in tutta l'Italia del Nord prima della resa, il 2 maggio, di quasi un milione di soldati tedeschi alle Forze Alleate. Di queste faceva parte anche il Corpo Italiano di Liberazione.
La guerra in Italia, la sua dolorosa divisione erano finite. Celebriamo oggi la Giornata della Liberazione e della riunificazione, anche territoriale, della nostra Patria. Essa precedette di diversi giorni la disfatta e la resa incondizionata, l'8 maggio, di tutte le armate del Terzo Reich, dopo il suicidio, il 30 aprile, nel bunker di Berlino, dell'uomo che, spinto dalla sua disumana follia, aveva insanguinato tutta l'Europa.
La celebrazione odierna non è cosa soltanto nostra, di noi che vivemmo in prima persona gli entusiasmi e i dolori di quelle giornate. E' celebrazione che scandirà per sempre la vita della nostra Repubblica. E' festa anche dei giovani d'oggi. A voi giovani noi anziani ci rivolgiamo.
Non è la nostalgia della nostra giovinezza che ci anima. Questa non è una festa di reduci. Siamo qui come testimoni delle giornate che segnarono per il popolo italiano, per i popoli d'Europa ammaestrati dall'immane tragedia che avevano vissuto, la riconquista e la riscoperta della libertà: la libertà che rimane ancora oggi il bene supremo, consacrato dalla Costituzione repubblicana, della nostra Nazione; la libertà, che da un senso alla vostra vita, che vi consente di sperare nel vostro avvenire; la libertà, in cui oggi tutti ci riconosciamo e che tutti ci unisce.
Noi abbiamo il dovere di ricordare a voi giovani, perché ne resti una forte traccia nei vostri cuori, i nostri sentimenti di quelle giornate: non soltanto la memoria, ma l'essenza, l'anima di quelle giornate. Vogliamo ricordarvi, e trasmettervi, lo spirito che animò allora, e che riunificò in uno slancio di rinascita comune, dalle Alpi alla Sicilia, il nostro popolo; l'aria di libertà, che allora sentimmo di poter finalmente respirare in un' Italia libera e democratica, ci diede la forza per affrontare le dure prove del dopoguerra, della ricostruzione istituzionale e materiale.
La nostra speranza è che avvertiate in voi giovani, nell' affrontare i problemi della vita di oggi e i problemi del vostro avvenire, lo stesso entusiasmo, la stessa fiducia nella capacità di costruire un futuro migliore, che noi, i giovani di allora, avvertimmo: e con essi, l'impegno solenne a mantenere fede agli ideali di libertà dei cittadini e all'unità della Patria.
Noi, testimoni di quelle giornate, vogliamo trasmettervi le passioni sincere e profonde che ci permisero, in quella primavera del '45, di portare nei nostri cuori, senza lasciarcene sopraffare, le tragedie del tempo che avevamo vissuto: il ricordo degli amici caduti, delle popolazioni innocenti martoriate dalla guerra, del conflitto che aveva dilaniato la Nazione.
L'entusiasmo per la libertà riconquistata ci permetteva di guardare avanti.Ci diede la forza di metterci insieme al lavoro, animati dalla speranza, anche in città, come la mia, martoriate e semidistrutte dalla guerra, nelle quali scarseggiavano l'acqua e il pane, in cui si accettava, con animo fraterno, la temporanea coabitazione con altre famiglie più sfortunate nelle case rimaste in piedi. Tutto ci mancava, ma eravamo liberi. Al mattino affrontavamo ogni giornata con la convinzione che prima di sera avremmo compiuto un altro passo avanti, verso la ricostruzione materiale, civile e politica delle nostre città, della nostra Patria amata.
Ragazze, ragazzi, affrontate con lo stesso spirito i problemi dell'oggi e del domani, i problemi del vostro futuro. Inseritevi sempre più nella società civile, scegliendo quelle iniziative sociali, economiche o politiche che più sì addicono alla personale inclinazione di ciascuno di voi.
Noi, gli anziani, cercando di far rivivere in voi giovani lo spirito del 25 aprile 1945, vi vogliamo aiutare a risolvere insieme i problemi dell'oggi, a costruire insieme il vostro futuro.
Ve lo ripeto con l'affetto che vi porto: abbiate fiducia, abbiate entusiasmo. Che lo spirito della Giornata della Liberazione riscaldi i vostri cuori, illumini le vostre menti; che il Tricolore dell'Italia libera e unita in un'Europa libera e anch'essa unita, sia sempre simbolo del vostro essere cittadini. Guardiamolo insieme quel Tricolore, che sventola lassù, sul più alto pennone del Quirinale, come in ogni Comune della nostra Patria.
Viva l'Italia! |