Lamberto Ciavatta
all'amico Mario Di Cara
"io dopo tanto dolore, tanta crudele delusione, non so se potrò ritrovare la pace nel cuore! Forse la tradita e abbandonata pittura potrò darmi quella consolazione minima che mi impedirà il suicidio. Dio, la Patria, la Famiglia e l'Arte saranno il mio viatico. Ma la pittura dovrò rappresentare per me non un ozioso hobby, peraltro oneroso in questo mio momento difficile. Dovrò dipingere concedendo ogni giorno di meno al bello e al grazioso. Vorrei dire con i pennelli quello che tu sai esprimere con la tua chiara parola, e più ancora (scusami la presunzione) vorrei parlare agli uomini, che io considero tutti fratelli, il linguaggio dell'amore, della fratellanza, della tolleranza. Vorrei fulminare i potenti e i criminali che hanno condotto l' umanità ad un baratro pauroso. Questo presumo! Ma questa presunzione è la mia sola cagione di vita. Ed aggiungo che non vorrei esaurire la mia nuova, benefica frenesia, in una squallida esposizione polemica. In poche parole, non vorrei fare del realismo o del neorealismo e, soprattutto, non in funzione politica ma vorrei che dietro ogni mia figurazione vi fosse una preoccupazione estetica"
(Lamberto Ciavatta all 'amico Mario Di Cara, 1945)
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