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LA FIGLIA DI IORIO

Tragedia pastorale
di Gabriele D'Annunzio

a cura di
BENEDETTO LA PADULA

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La Figlia di Iorio


La vicenda della tragedia si svolge in un Abruzzo d'altri tempi, rurale e patriarcale. Nella casa dì Lazaro di Roio e della moglie Candia della Leonessa si stanno festeggiando le nozze del figlio Aligì, pastore, con la giovane Vienda di Giave.
All'improvviso si precipita in casa una giovane sconosciuta che cerca di sfuggire a un gruppo di mietitori ubriachi. La giovane donna è Mila di Codra, figlia del mago Iorio, "putta di fienile e di stabbio", anch'essa sospetta di stregoneria. I mietitori vogliono la giovane donna, mentre Aligi, che prima appare pronto a scacciare l'intrusa, la trattiene presso di sé, credendo di aver visto piangere l'angelo scolpito nel camino, e accende un cero sulla soglia della porta, a segnare l'impossibilità di violare la sua casa.
A questo punto appare Lazaro di Roio, il padre di Aligi, insanguinato nella rissa dei mietitori per il possesso di Mila. Aligi scappa via e va a rifugiarsi in montagna. In seguito, Aligi, pur avendo già contratto il matrimonio con Vienda, ma senza averlo consumato, accoglie Mila nella grotta sulla montagna. Egli è ormai innamorato di Mila e vuole andare a Roma, per chiedere al Papa lo scioglimento del vincolo matrimoniale. Ma nella grotta arriva anche Lazaro, il quale fa legare il figlio e tenta di violentare Mila. Aligi interviene per difendere la donna e uccide il padre con un colpo d'ascia. Per questo viene condannato dalla comunità locale alla morte che spetta ai parricidi: dapprima gli sarà tagliata la mano colpevole, poi verrà messo in un sacco con un cane e infine sarà gettato nel fiume. Prima, però, Aligi sarà portato a casa per ricevere il perdono della madre. A questo punto interviene Mila, che raccontando di aver ammaliato Aligi con una stregoneria, lo discolpa e lo libera dalla punizione. Così tocca a Mila essere condotta al rogo, anche se la sorella di Aligi, Ornella, che conosce tutta la verità, tenterà invano di scagionarla.
Il 5 luglio 1903 Gabriele D'Annunzio scrive da Roma a Giuseppe Treves, confidenzialmente chiamato Pepi: "Domani partirò per Nettuno...". Nel grande parco di lecci e di pini di villa Borghese ha con sé per alcuni giorni Eleonora Duse, grande interprete delle sue principali opere teatrali e anche, per un periodo, sua appassionata amante.
In villa, nella stessa estate, è data per certa la presenza di Edoardo Scarfoglio, marito di Matilde Serao e fondatore del Mattino di Napoli. Qui vengono a trovarlo amici e collaboratori come Annibale Tenneroni, il giornalista Giuseppe Antonio Borgese, Adolfo De Carolis, il pittore e incisore abruzzese, autore delle illustrazioni di molte sue opere.
In Villa Borghese quell'estate di cento anni fa è presente la piccola Renata Èva Adriana Anguissola, l'amata figlioletta, chiamata affettuosamente "Cicciuzza", nata nel 1893 da una relazione di D'Annunzio con la principessa Maria Gravina, moglie del conte Anguissola.
In questo periodo, in una cameretta dell'ultimo piano di villa Borghese, D'Annunzio compone la tragedia pastorale "La figlia di Iorio".





OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO" Edizione del Gonfalone 2003
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