Se il quadro di Francesco Paolo Michetti e i ricordi della "terra d'Abruzzi" hanno ispirato a D'Annunzio la vicenda della sua "tragedia pastorale", sicuramente i suoi stati d'animo furono influenzati dal "mare Neroniano" e dai lecci dalla "immensa Villa Borghese", che lo ospitarono nell'estate del 1903.
La ricorrenza dei cento anni della Figlia di Torio, compiuti il 29 agosto, "alle sette di sera", come al poeta piacque chiudere la sua opera, è motivo di vanto per la nostra Città, come per qualunque paese è l'aver dato i natali a personaggi illustri.
E per la letteratura e la storia del teatro italiano questa tragedia è importante, essendo stata letta e rappresentata innumerevoli volte, a cominciare dalla prima interpretazione che ne fece Irma Gramatica il 2 marzo 1904 al Teatro Lirico di Milano.
La lettura che noi proponiamo è tratta dall'allestimento dell'A.T.P.C, con la regia di Maurizio Faraoni e le interpretazioni di Margherita Adorisio nella parte di Mila di Cedra, di Marco d'Alberti nei panni di Aligi, di Anna Ferzetti nella parte di Ornella dell'indimenticato Gabriele Ferzetti nella parte di Lazaro di Roio.
Alla fine sensibilità del principe Giovannangelo Borghese e alla disponibilità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali dobbiamo la realizzazione di questa rappresentazione nel luogo in cui la Figlia di Iorio è nata: la Villa Borghese di Nettuno.
Ci sia consentito, perciò, considerare un pò anche nostro il capolavoro di D'Annunzio e riproporlo oggi tra le iniziative di promozione e divulgazione del patrimonio culturale della città di Nettuno e dei suoi cittadini.
Nettuno, Villa Borghese, 27 settembre 2003
Vittorio Marzoli, Sindaco della città di Nettuno |