IL POEMA
I
Venere io son, la madre de l'Amore,
Che scendo oggi dal cielo in questa parte
Dove serba i vestigi e le ruine
Del tempio di Fortuna il lido ancora.
(Venere, Prologo, vv.11-14)
II
Dolce parlar d'Amor oggi udiranno
Questi scogli, quest'alghe, e quest'arene.
(Venere, vv. 86-87)
III
Altri d'Apollo, e de le Sacre Muse
Segue i sacrati studi, altri di Marte
Le sanguinose insegne, altri solcando
Va di Nettuno i salsi ondosi campi
Per trovar nuove genti, e nuovi mari,
E per accumular ricchezze: ognuno
Segue quel che gli aggrada...
(Eurilla, atto I, scena I, vv. 40-47)
IV
Alceo, ch'è prima gloria et ornamento
Di questo mar, che nacque nel castello
Che dal gran Dio de l'onde ha preso il nome.
(Alcippe, atto I, scena I, w. 211-215)
V
...e già sei volte
Abbiam veduto verdeggiar le selve,
Et altrettante biancheggiar la cima
Al monte che da Circe ha preso il nome...
(Alceo, atto I, scena I, vv. 506-510)
VI
... prima vedrassi
Sorger il sol da l'Occidente, e Teti
Per gli elevati gioghi di Appennino
I suoi glauchi destrier mover il corso,
che di me sia pietosa Eurilla...
(Alceo, atto I, scena I, vv. 538-542)
VII
Per Dio mirate or quale
E la città eh'un tempo
Fu nobile e superba;
Ricopre arena ed erba
Le pompe sue; consuma e fura il tempo
I regni e le ricchezze,
Non che i caduchi fior de le bellezze.
(Coro, atto I, scena I, vv. 590-596)
VIII
Tu mi fuggì crudel, né saper curi
Chi sia quei cui tu fuggì: io son Tritone
Di Salmacia figliuolo, e di Nettuno,
Che dando spirto al cavo bronzo, a questa
Muscosa conca, faccio rimbombare
Le più remote parti d'Amfitrite.
(Tritone, atto II, scena I, vv. 47-52)
IX
...io so che spesso
Di venire a pescare hai per usanza
Presso al porto che d'Anzio ancor s'appella.
(Tritone, atto II, scena I, vv. 88-90)
X
Questa mattina a punto, ch'era appena
Apparita l'Aurora in Oriente,
E uscendo il nuovo dì di grembo a Teti
Con i tremuli raggi percotea
Le placid'onde, che parean d'argento,
Eurilla ritrovai, che se n'andava
A una pesca ordinata, e incominciai,
Né fu la prima volta, a tentar s'io
Potevo far men duro il suo rigore,
Or le lusinghe, or le minacce oprando...
(Alcippe, atto II, scena II, vv. 178-187)
XI
Esser pareami al nostro mare in riva,
Là dove ombroso seggio a' pescatori
Porge un lauro et un pino; ivi sedendo
Con amor mio compagno, e mio tiranno,
Spandea dagli occhi un rio caldo di pianto,
Che al mar l'onde accresceva, e l'amarezza...
(Alceo, atto II, scena III, vv. 345-350)
XII
Tu che tra' nuotatori il pregio e 'l vanto
Tieni, Alceo, corri al porto qui vicino,
Corri, corri veloce a dar aita
A la bella figliuola di Melanto
(Lesbina, atto II, scena III, vv. 408-411)
XIII
La dove il lito rientrando forma
Un arco, e quasi un giro, entro al cui grembo
Hanno fido ricovero, e sicuri
Stanno da le procelle i naviganti,
Sono, come sapete, alquanti scogli
Ch'entrano in mar, facendo quasi torre
Agli estremi del porto; ivi pescando
Si stava meco Eurilla con molt'altre
Giovani pescatrici sue compagne...
(Lesbina, atto II, scena III, vv. 415-423)
XIV
Quando gitta le reti, o scioglie a' venti
Le bianche vele, o prende in mano il remo,
Altri chiama Amfitrite, altri Nettuno,
Io te sola, o mio nume, ognor chiamai
(Alceo atto III, scena IV, vv. 477-480)
XV
Forse ch'elle verranno, questa strada
Le conduce dal lido a le capanne;
In questo mezzo, dove questo scoglio
Forma muscoso seggio ai pescatori,
Adagiar ci potremmo, e far cantando
Al sol che ahbrugia i lidi illustre oltraggio:
Ecco io m' assido, tu ti assidi ancora,
E la sampogna che ti pende a Iato
Al suon desta, e incomincia, che ti seguo.
(Mormillo, atto IV, scena I, vv. 68-76)
XVI
... Distese in giro
Avea le reti al sol per asciugarle
Presso a l'antico scoglio che s'appella (1)
Del famoso guerrier che forsennato
Per Angelica bella errò gran tempo,
E sopra un seggio e letto d'alga steso
In parte ove il terren lo scoglio adombra,
Stava sopra pensier...
(Nuncio, atto IV, scena III, vv. 268-275)
XII
Scrivete il duro caso in questi scogli,
Sì che sia noto a tutti i pescatori,
Sì che lo sappia Eurilla, e se ne goda,
Quasi di suo trionfo; e i naviganti
Che verranno d'Astura, o d'aìtro loco,
Fuggan sapendo ciò, quest'onde infami
Per la mia morte; e così detto, il nome
Chiamò d'Eurilla mille volte e mille:
AI fin dicendo, Eurilla, io vado, a Dio,
Col capo in giù precipitò nel mare
(Nuncio, atto IV, scena III, vv. 385-394}
(1) II riferimento è all'Orlando Furioso di L. Ariosto - Non individuando uno scoglio denominato "d'Orlando", D. Chiodo (Favole, cit., pag. 129), ipotizza che possa trattarsi del complesso di rovine della Villa di Nerone, affioranti dalle acque. In realtà, prospiciente il Borgo Medievale di Nettuno, a poche decine di metri nel mare, si ricorda l'esistenza di uno scoglio, chiamato, appunto, "scoglio d'Orlando".
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