Estratto dalle <<Memorie storiche sul Santuario e sulla Statua della Madonna delle Grazie>> di Temistocle Signori anno 1881
La carestia del 1648 Data la scarsezza della raccolta, il prezzo del grano era salito, in quell'anno, fino a 18 scudi il rubbio. Grande somma per quei tempi . Poi venne a mancare il pane e il paese languiva nella più straziante miseria. I buoni Nettunesi fecero ricorso alla Madonna delle Grazie e la Provvidenza non si fece attendere.Una forte tempesta fece naufragare un vascello carico di frumento, a poca distanza dal Santuario. Gran parte del grano che era stato gettato nel mare per alleggerire la nave, fu raccolto dai Nettunesi, e il rimanente fu acquistato a buon mercato. Ce ne fu per un bel pezzo.
Nettuno liberata dall'aggressione dei soldati francesi Un testimonio contemporaneo narra che nel 1798, al tempo dell'occupazione francese, il capo della guarnigione di Porto d'Anzio chiese d'urgenza rinforzi militari a Roma per dare l'assalto a Nettuno. Si sparse rapidamente la notizia tra lo spavento dei Nettunesi. Alcuni fuggirono, altri si nascosero, mentre molte donne si recarono al Santuario della Madonna delle Grazie per implorare la sua potente protezione.
Un gruppo di uomini decise di tendere un'imboscata ai rinforzi che giungevano da Roma lungo il tratto della strada romana che s'inoltrava nella selva. Mentre i soldati a cavallo provenienti da Roma avanzavano ignari del pericolo, un cacciatore fece partire un colpo. Bastò quello a mettere in fuga i Francesi, che terrorizzati sparavano all'impazzata, a destra e a sinistra della strada. Quando giunsero ad Albano, riferirono di aver visto i boschi di Nettuno pieni di gente armata e decisa ad impedire ad ogni costo la loro marcia. L'assalto a Nettuno non ebbe luogo e dal cuore di ognuno si sprigionò un clamoroso inno di ringraziamento alla celeste Regina.
Nettuno soccorsa nella siccità Nell'anno 1816 una grande siccità colpì la campagna di Nettuno. Ancora un poco e tutto il raccolto sarebbe stato compromesso. Si fece ricorso all'intercessione della Madonna delle Grazie con un solenne pellegrinaggio di penitenza presieduto dal Vescovo diocesano, che in quei giorni si trovava a Nettuno in sacra visita. Passò qualche giorno e il cielo si ricoprì di nubi e cadde copiosa la pioggia. Il cronista dell'epoca afferma che questo favore non una, ma più e più volte si ebbe mediante l'intercessione della Madonna
Abbondanza nella carestia All'inizio dell'ottocento i nostri vecchi raccontavano che dopo le funeste vicende del governo francese, vi fu un anno di raccolto così scarso che i Nettunesi dovettero importare il grano da Norma. Pur essendo di infima qualità, lo si vendeva a caro prezzo : 32 scudi il rubbio. Prezzo favoloso per quei tempi. Il granoturco proveniente da Terracina, di cattivo sapore, lo si poteva acquistare a 22 scudi il rubbio. Insomma mancava il pane. In tali ristrettezze il clero promosse tridui di preghiere alla Madonna delle Grazie. Il popolo accorse fiducioso.Ed ecco il prodigio: in poco tempo le nostre selve furono popolate da una straordinaria quantità di selvaggina, tale da assicurare il nutrimento dal mese di ottobre fino alla nuova raccolta. Prima comparvero le anitre, che prese con facilità dai cacciatori venivano poi vendute a basso prezzo. Poi fu la volta dei colombi, mai visti in così gran numero; a questi seguirono le quaglie, mentre i fiumi e le piscine fornivano in abbondanza rane ed anguille. Grazie, Maria!
Nettuno per tre volte liberata dal colera Nel 1837 in quasi tutta l'Europa infuriava il flagello del colera, provocando strage e rovina. Il contagio, che si diffondeva a macchia d'oglio, giunse fino al Forte Sangallo di Nettuno. Fu allora che i Nettunesi fecero ricorso alla protezione di Maria e decisero di trasportare in paese, con una processione penitenziale, la venerata Immagine. Se non che, il Parroco del tempo, Don Innocenzo Gorla, per impedire il propagarsi del male tra la gente, nottetempo, fece trasportare la sacra Immagine alla Collegiata. Incredibile: il flagello del colera si arrestò alle mura di Nettuno e tutto il popolo, riconosciente, volle che a ricordo di tanto beneficio fosse collocato un quadro nel Santuario con la relativa iscrizione.
Lo stesso pericolo si riaffacciò nel 1856 ed anche in quell'occasione i Nettunesi ne rimasero esenti.Ancora più rimarchevole il fatto che accadde undici anni dopo, nel quale i Nettunesi toccarono con mano, per così dire, la protezione della loro celeste Patrona. Il colera riprese ad imperversare in molte province italiane. Il 5 agosto 1867 un uomo di Nettuno colpito dal morbo morì. Lo spavento dei Nettunesi fu generale. Solo un miracolo poteva impedire il diffondersi del male contagioso. E il miracolo avvenne. Come per il passato, i Nettunesi fecero ricorso al potente aiuto della loro Regina e il 9 agosto, in processione di penitenza, trasportarono la statua della madonna e quelle di San Rocco e San Sebastiano alla Chiesa di San Francesco, dato che la Collegiata in quell'anno era chiusa per lavori di restauro. Fu un avvicendarsi continuo di preghiere comunitarie, dalla mattina alla sera. Intanto in altre contrade il morbo mieteva vittime in grande quantità. A Nettuno si arrestò a quell'unico caso. La prima domenica di ottobre la sacra Immagine fu riportata al Santuario tra la commozione e la gratitudine di tutto il popolo, che anche questa volta volle ricordare ai posteri tanto beneficio, con un quadro raffigurante l'avvenuta liberazione.
Liberazione di un ossessa Nell'Anno Santo 1700 il popolo di Nettuno volle compiere un pellegrinaggio di penitenza a Roma, per l'acquisto del Santo Giubileo, portandosi dietro la miracolosa immagine di Nostra Signora delle Grazie.
Il 16 giugno, la processione nettunese, attraversando la città per recarsi a San Pietro dal Papa Innocenzo XII, si trovò a passare davanti al Pantheon. Tra la folla che assiepava la piazza, c'era una donna ossessa. All'apparire della statua costei incominciò ad agitarsi paurosamente e dopo urli e spaventosi contorcimenti, si calmò, rimanendo libera dallo spirito immondo. Questo fatto è anche attestato da un testimonio oculare, che ne lasciò memoria in un libro della Confraternita del Carmine, dove così si esprime:<< Per la strada davanti la Chiesa della Rotonda di Roma, la Beata Vergine di San Rocco deliberò una spiritata, quale stava sotto il portico di detta Chiesa, e fu veduta da me quale stavo presente per essere primo mazziere di detta processione.>>
Marinai scampati dall'aggressione dei pirati Era l'anno 1777. Alcuni marinai tornavano dalla pesca del corallo, quando furono sorpresi da una furiosa tempesta. A questo pericolo già grave se ne aggiunse un altro peggiore, che li riempì di terrore: alcune navi piene di pirati stavano per aggredirli e gia erano sotto il tiro dei loro moschetti. Che fare? Videro da lontano il nostro Santuario e pieni di fede si raccomandarono alla Vergine Maria. Fu in quel momento che le loro barche, come se avessero le ali ai fianchi, si sottrassero velocemente all'inseguimento dei barbari, che per non cacciarsi sotto il tiro delle batterie terrestri, credettero più vantaggioso abbandonare la preda agognata. Quei buoni marinai, grati per lo scampato pericolo, offrirono alla celeste Patrona le due belle corone d'argento che tuttora si vedono, dove è scritto: A DIVOZIONE DELLI MARINARI DEL BORGO RETO - 1777
Una fanciulla recupera la vista Una bambina di nome Cleofe, di Anzio,da tre mesi, a causa di una forte infiammazione non poteva più aprire un occhio. La mamma vedendo che le medicine non giovavano a nulla fece ricorso alla protezione della Madonna. Era il sabato della festa. All'improvviso la bimba la guardò, aprendo anche quell'occhio che sembrava irreparabilmente perduto. Piena di riconoscienza corse a ringraziare la Madonna e la sciò testimonianza del fatto.
Altri miracoli Ottobre 1857 un carro carico di Nettunesi si rovescia, tutti incolumi
11 agosto 1867 due sorelle salvate da sicuro annegamento
Un infermo moribondo riacquista perfettamente la salute |