DESCRIZIONE DEL FORTE SANGALLO
di Oscar Rampone
Entrati in Nettuno si può leggere un segnale turistico. "Castel Sangallo - XV secolo". Ben visibile l'insegna, molto meno visibile il castello infossato e in gran parte coperto dall'edera e dagli alberi; prospetta del resto su una via a scorrimento veloce, seppur prossima alla piazza centrale, e dal livello stradale è possibile rilevarne solo il coronamento e gli spalti superiori. Totale invece, la vista del prospetto dalla parte del mare, da dove si gode un'immagine della sua grande e obsoleta magnificenza.
La fortezza fu iniziata nel 1501, come da bolla pontificia dello stesso anno e fu compiuta nel 1503. Venne inaugurata alla presenza di Alessandro VI e del Duca Valentino (Cesare Borgia); per il collaudo vi furono anche Antonio e Giuliano Giamberti, da Sangallo, i quali a testimonianza del Bounarroti illustrarono la Storia della marina con monumenti di classica scuola. Il disegno fu eseguito da Giuliano e la costruzione da Antonio suo fratello. Complessivamente, l'opera fa fede del progresso dell'arte nuova, a decorrere dal 1501. I concetti informativi, riguardo ai quadrilateri bastionali, s'ispirano all'idea di dominare sulle acque e possibilmente introdurle nel fossato interno per ricovero di barche. L'architetto, stabilito il punto più alto di Nettuno, trovandolo di pietra dura e a piombo sul lido, lo credette idoneo a formare una fortezza. Isolato da terra, vi scavò il fosso intorno, la base forma un piramide tronca a basa quadrata di quaranta metri per lato, costruì attorno ad essa la muraglia di cortina e quattro baluardi di forma perfetta.
Il quadrilatero si sviluppa in trecentoventi metri di muraglia e dai singoli punti era in grado di scoprire il nemico. Otto difensori, in appostamento sui fianchi ritirati e sgli orecchioni, erano sufficienti a battere il nemico per ogni verso, con fuochi incrociati. Nei fianchi ritirati indietro e nelle basse troniere si collocavano i pezzi d'artiglieria chiamati "traditori" perché senza essere notati dall'esterno, colpivano improvvisamente gli attaccanti, che entrassero nel fosso o che si avvicinassero all'ingresso della Fortezza per aprir breccia e dare l'assalto.
Giuliano Giamberti da Sangallo lasciò i suoi preziosi taccuini al Comune di Siena, ove risultano tutti i disegni dei forti da lui creati a Torino, a Pisa, a Roma e a Nettuno. Questi piani grafici e relative innovazioni hanno considerevole pregio artistico e monumentale.
E' assai ammirevole, nella fortezza di Nettuno, la cornice, ora quasi completamente rovinata, composta del cordone, fascia e dentelli, di un'accuratissima eleganza che abbelisce la costruzione nelle sue linee maggiori e minori: tanto che a molti venne il desiderio di riprodurla.
I laterizi ,di cui è composta, sono di una speciale fabbricazione. Ogni singolo pezzo d'artiglieria venne appositamente forgiato per inserirlo nei rispettivi posti, non esclusi quelli che girano intorno ai fianchi ritirati. All'interno del forte, nel mastio, ci sono gli stemmi di papa Alessandro VI, danneggiati dai nemici di quella casata. Tra essi è rimasto soltanto l'emblema pontificio, e in qualcuno si nota appena l'insegna gentilizia dei Borgia. Tali segni confermano indubbiamente l'epoca ed il nome di chi fece costruire il maestoso edificio in questo privileggiato punto costiero.
All'interno, sulla parte superiore del grosso parapetto merlato, a coda di rondine, e munito do piombatoi, giravano i rondelli per le guardie e archibugieri e le piazze dei quattro baluardi per la grossa artiglieria.
Il masti torreggiava nel mezzo verso il mare; aveva scale segrete per le casematte, per i corridoi e per la porta di soccorso. L'ingresso, di puro stile sangallesco, veniva isolato da un ponte levatoio. In cima al mastio vi era il ballatoio, dove il Castellano spaziava con lo sguardo sulla campagna e sul mare. Il mastio, in epoche posteriori, subì delle trasformazioni, sopraelevandosi, in esso, camere sotto tetto per alloggio di militari; ma la parte bassa, esternamente, ha conservato il puro carattere originario.
Nella fortezza esistono tuttora due ingressi: uno principale, dalla parte di terra, con ponte militare, che univa la fortezza alla campagna e munito di ponte levatoio a saracinesca; L'altro, di soccorso, permetteve l'uscita dalla parte di mare, dove scendeva una scala fra i due baluardi. |