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CHIESA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI

L'ANTICA DIOCESI ANZIATINA
(di Don Vincenzo Cerri)


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L'ANTICA DIOCESI ANZIATINA
(di Don Vincenzo Cerri)

Gli storici ritengono, e con fondate ragioni, che l'antica città di Antium, come tutte le città considerate "colonie romane", sia stata sede vescovile fin dai primi secoli della Chiesa. È probabile che nel secondo secolo la fede cristiana si fosse già diffusa in mezzo al popolo anziate, come farebbe supporre il fatto che il Papa San Vittore vi mandò San Callisto per metterlo al sicuro dalla persecuzione.

Il Lombardi (1) dice testualmente:
"Egualmente, è verosimile che fin dai primi tempi (Antium) avesse il suo Vescovo, avuto riguardo a' molti fedeli che dovevano essere, e crescere, in una città cotanto nobile e fiorente. Né dee recar meraviglia, se la loro successione e la serie dei nomi non giunse completa fino a noi; sia ciò addivenisse per incuria degli scrittori, sia per le continue guerre. Perciocché difetto consimile hanno a lamentare altre città cospicue, dove non è a dubitarsi che fiorissero (e principali sedi vescovili; come, a cagion di esempio, di Albano narra il Canonico Giorgi, là dove tesse la serie cronologica dei suoi Vescovi (Stor. d'Albana - Lib. Il, cap. I). E vuolsi inoltre notare, che nell'anno istesso, e nella circostanza identica in che prende incominciamento la serie dei Vescovi albanesi, anche quella degli anziatini comincia".

Il primo Vescovo di cui si ha memoria è un certo Gaudenzio, il cui nome (Gaudenzio anziatino) si trova registrato con quello del Vescovo di Albano e di altri cinquanta, convenuti a Roma in occasione del Sinodo indetto da Sant'Ilario, l'anno 465 (2).
Un altro Vescovo di Antium fu Felice, che con altri 38 Vescovi intervenne al terzo Concilio Romano celebrato dal Pontefice Felice III nel 487 (3).
Il terzo è un certo Vindemio, che nel primo Sinodo convocato dal Papa Simmaco nel 499, si firmò: "Vindemius Episcopus Antiatinae Ecclesiae subscripsi" (4).

A questo punto finiscono le memorie storiche della Sede Vescovile di Antium; tuttavia è molto probabile che essa continuasse a sussistere fino alla sua incorporazione alla Diocesi di Albano avvenuta nel settimo secolo. Se i nomi dei Vescovi posteriori non giunsero fino a noi, forse si deve attribuire alle ben note incursioni barbariche che fin da quei tempi cominciarono a devastare la Diocesi anziatina. Del resto anche nella serie dei Vescovi di Albano si riscontra una lacuna di quasi un secolo.

 

II Capitolo (5) di Nettuno erede del Capitolo dell'antica Cattedrale di Antium(6)

L'antica Diocesi anziatina ebbe certamente la sua Cattedrale e il suo Clero, dal quale si ritiene che derivi l'attuale Capitolo di Nettuno.
Purtroppo, numerosi documenti sono andati distrutti durante la peste del 1656, perché gran parte delle vecchie scritture furono date alle fiamme nella convinzione che fossero mezzo di diffusione dell'epidemia. I primi registri parrocchiali che tuttora si conservano rimontano all'anno seguente la peste, e precisamente al maggio del 1657.
Si aggiunga che nell'anno 1780 si sviluppò improvvisamente un incendio nella Sagrestia della Collegiata, che distrusse anche l'archivio che vi si trovava.
Tuttavia le notizie che ancora rimangono sono sufficienti a far ritenere che il Capitolo di Nettuno discenda da quello dell'antica Antium. In proposito diamo soltanto alcuni accenni che riassumono quanto detto nel manoscritto di Monsignor Temistocle Signori.

1 - L'antichità immemorabile.
Nessuno di coloro che hanno scritto sulle cose di Nettuno è riuscito a indicare almeno un'epoca approssimativa dell'erezione del suo Capitolo. La sua origine si perde nell'antichità, a differenza delle altre Collegiate della Diocesi, compresa la Cattedrale di Albano, le quali possono leggere nella storia l'epoca della loro erezione (7).
Peraltro, le prove positive della sua esistenza, che pur ci rimasero fra le mille fortunose vicende dei secoli, risalgono a oltre il 1400 e dimostrano chiaramente che i Canonici avevano un Capo, una Dignità (l'Arciprete), formavano un Capitolo legalmente costituito, venivano eletti dagli Eminentissimi Vescovi, avevano la loro canonica, la loro amministrazione, e facevano vita comune.
- Nei primi anni del secolo XII San Francesco d'Assisi fondò il Convento di Nettuno con l'annessa Chiesa dedicata a San Bartolomeo Apostolo, Comprotettore del paese. Da memorie scritte e dalla viva tradizione del Clero locale, si sa che l'Arciprete della Collegiata di San Giovanni vi si recava ogni anno per la festa del Santo Titolare e vi celebrava la Messa solenne.
- Cosi come si usava fare ogni anno anche per la Chiesa Abaziale di San Nicola, dove l'Arciprete, terminata la S. Messa, procedeva alla distribuzione del pane benedetto; consuetudine che tuttora è in vita presso la Collegiata.
- Nel libro delle Sacre Visite che si conserva nell'archivio della Curia Vescovile di Albano del 1569, si legge testualmente:

"San Giovanni, chiesa curata di Nettuno et Collegiata ha l'Arciprete et quattro canonici che sono:
M. Pomponio De Terentiis Arciprete
M. Hieronimo Mattei , .
M. Cesare De Troili
M. Sante Ciotti
M. Benedetto De Guarellini
tutti da Nettuno. Ci sono stanze della Chiesa ove i predetti canonici habitano et ci è l'habitatione per l'Arciprete.
La cura è comune tra tutti et è servita una settimana ciascuno. Ogni dì si dice due messe et le feste tre, che una se ne canta. Ogni vespro si canta vespro. Alle confessioni tutti sono obbligati ancorché tocchi principalmente allo hebdomadario (canonico di turno settimanale). Ecc.".

 

2 - Le Costituzioni capitolari.
Antichissime anch'esse. Nel 1689 avevano subito già due riforme e non si sa da chi furono date la prima volta.

 

3 - I beni del Capitolo
Da un inventario del 1609, riportato nel piccolo catasto del 1670, contenuto in 140 pagine, si ricava che oltre a vari fondi urbani e poste per caccia, l'ammontare dei fondi rustici del Capitolo di Nettuno ascendeva a circa 400 rubbi (pari a 7.200.000 mq.) (8).
Non si deve credere che tutti questi beni fossero stati donati dai ricchissimi padroni che dal 1100 fino al 1594 si contesero l'importante contrada. I Monaci di Grottaferrata, circa il 1100 (9), ne avrebbero conservata memoria nell'archivio della loro vetusta Badia.
Gli Orsini, dal 1191 al 1427, più che donare "cercarono di estorcere dai poveri Nettunesi tutto ciò che la propria rapacità gli permetteva e per diritti di regalia e in ogni altro modo possibile" (Cale. Soffredini, op. cit., pag. 139).
I Colonna, dal 1427 al 1557, i Carafa nel 1557, e ancora i Colonna dal 1557 al 1594, si comportarono più o meno nello stesso modo. Solo Antonio Colonna, Prefetto di Roma e Principe di Nettuno, donò al Capitolo alcune vigne nel 1460.
Se i suddetti Feudatari si fossero resi benemeriti di così generosa donazione, certamente avrebbero riservato a sé il diritto di conferire i canonicati, che invece furono sempre di libera collazione del Vescovo.
C'è da pensare allora che il Capitolo di Nettuno possedesse questi beni prima del feudalesimo, in quanto erede del Capitolo della Cattedrale anziatina.

 

4 - La Collegiata di Nettuno, Chiesa Madre di Anzio e di Conca (10). Concattedrale di Albano.
Da tempo immemorabile la Chiesa di Nettuno conserva il titolo di "MADRE di Anzio e di Conca", come è indicato anche dall'antichissimo sigillo usato in moltissimi atti privati e in tanti istrumenti che si conservano nella Cancelleria vescovile di Albano e nelle Congregazioni romane: CAPITULUM. COLLEG. ECCL. NEPTUNI. MATER. ANTII. ET CHONCHAE. (11)

È noto che solo una Chiesa Cattedrale può fregiarsi del titolo di "Madre" di tutte le Chiese di una Diocesi. Ora se la Chiesa di Nettuno lo ha sempre usato attraverso i secoli, è da supporre che essa sia stata sede episcopale, quindi a buon diritto "MADRE" della Diocesi anziatina. E deve averlo avuto prima della sua incorporazione alla Diocesi di Albano, avvenuta nel settimo secolo; mai nessuno glielo ha contestato nei secoli successivi, anzi più volte ufficialmente riconosciuto. Così in occasione della celebrazione dei Sinodi diocesani, nei quali il Clero nettunese formava un solo corpo con quello di Albano e incedeva sotto la medesima Croce. Più chiaramente poi con la bolla di Benedetto XIV (Lambertini, 1740-1758) "Assidua omnium ecclesiarum sollicitudo" del 2 settembre 1745, dove si legge:

"... Che la nuova Parrocchia (di Porto d'Anzio) sia filiale relativamente alla Matrice, da cui sarà dismembrata, di Nettuno. Che possa il nuovo Parroco amministrare tutti i Sacramenti della Chiesa, eccetto il Sacramento del Battesimo, l'amministrazione del quale sia e s'intenda sempre riservata alla Chiesa Matrice di Nettuno in segno e memoria della sua matricità. Finalmente dovrà il nuovo Parroco del Porto prendere ogni anno dalla Chiesa Matrice di Nettuno l'Olio Santo degli infermi, e questo parimenti in segno e memoria di detta matricità".

Questa riserva, circa l'amministrazione del Battesimo, fu abrogata con breve di Pio VII (Chiaramonti, 1800-1823) in data 9 gennaio 1821; ma si stabilì che il Parroco di S. Antonio in Porto d'Anzio, in riconoscimento di questo antico diritto e preminenza della Chiesa di Nettuno, le offrisse ogni anno, in perpetuo, una candela di cera bianca nel giorno della festa del Santo Titolare: "... in signum antiqui iuris et constantis praeminentiae".
Come per la nuova Chiesa di Porto d'Anzio, così avvenne per quella di Conca, cui fu riconosciuto nuovamente il diritto al Fonte battesimale nel 1868.
Ora questo "antico diritto e costante preminenza" sulle nuove Parrocchie e su tutto il territorio può spiegarsi solo col fatto che la Chiesa di Nettuno è rimasta erede dei diritti dell'antica Chiesa Cattedrale anziatina.
L'erudito A. Galieti (12) sostiene che la Chiesa di Nettuno sia stata riconosciuta Chiesa Matrice di Anzio e di Conca, rispettivamente nel 1746 dal Papa Innocenzo XII, che costituì Parrocchia la nuova Chiesa di Porto d'Anzio, e nel 1868 dal Vescovo Albanese Cardinale Camillo Di Pietro, che restituì il diritto al Fonte battesimale alla Chiesa di Conca, cui era stato tolto nel 1759. Ma stupisce che il Galieti non abbia tenuto conto di quanto dimostra lo storico nettunese G. Matteucci, a lui ben noto per averlo citato più volte nella sua opera: vale a dire che la Chiesa di Nettuno aveva da molti secoli innanzi il titolo di Madre di Anzio e di Conca. In particolare si ricorda che già nel 1636, in occasione della visita pastorale compiuta dal Cardinale Altieri (13), il Capitolo di Nettuno affermò, tra l'altro, di avere anche il suo sigillo, con la dicitura che noi conosciamo: MATER ANTII ET CHONCHAE.

Concluderemo con l'Arciprete Matteucci (14):
"Una Chiesa non può chiamarsi Madre di una Diocesi se non è sede episcopale, se non è o non fu la Cattedrale. Ma non può esser Cattedrale senza un Vescovo, almeno in origine. Ma la Chiesa di Nettuno fu "Madre" di tutta la Diocesi: dunque fu Cattedrale. Ebbe il suo Vescovo... Anni molti pertanto dopo la morte di Vindemio almeno, se non vogliamo un successore opinare come plausibile: i! Capitolo Anzio-Nettunese si pose al governo, e di qualche avanzo di Anzio, di Nettuno e Conca. E per esso Capitolo, come fu sempre nei primi secoli, l'Archipresbitero, o prima dignità, siccome tempi dopo, il Vicario Capitolare, in Sede vacante. E dovendo nel suo spiritual governo emanar ordini decreti, atti, giudizii, dovette per necessità averne timbro, o segno, portante il titolo di sua autorità: e senz'altro il natural titolo di CAPITULUM. COLLEGIATAE. ECCLESIAE. NEPTUNI. MATER. ANTII. et CHONCHAE.

 

5 - I documenti.
Nel novembre del 1787 il Capitolo di San Giovanni scriveva un memoriale al Cardinal Negroni, Pro-Datario, allo scopo di ottenere le insegne del rocchetto e mozzetta (15). I Canonici di quell'epoca, bene informati delle cose capitolari, così esordivano
"II Capitolo della Collegiata di Nettuno, Diocesi di Albano, composto di un'Arcipretura, dignità principale curata ed unica e di sei Canonici, essendosene eretti altri due colla soppressione della Confraternita del Carmino in forza della bolla di Benedetto XVI in data 14 marzo 1748, Ore U.mo della E.V. ossequiosamente l'espone, essere d.a. loro Collegiata la più antica di tutte le altre della riferita Diocesi, e quasi coetanea della stessa Cattedrale; quale oltre quando questa assunse il titolo di San Pancrazio, lasciando quello di San Giovanni Battista, questo venne attribuito alla Chiesa del Capitolo oratore, come il più degno di tutti gli altri della mentovata Diocesi, e perciò in occasione di Sinodo Diocesano, ha per lo passato fatto corpo col Capitolo di d.a Cattedrale sotto la sua Croce".

Non è credibile che i Canonici di Nettuno esponessero una cosa per un'altra allo scopo di ottenere il favore richiesto. Erano certi di riferire con sicura coscienza, perché avevano conosciuto i documenti esistenti nel loro archivio andato in fiamme appena sette anni prima.
Da questo documento risulta chiaramente:

1) I Canonici del 1787 erano certi che la loro Collegiata fosse più antica di tutte le altre della Diocesi di Albano e quasi coetanea della stessa Cattedrale, la quale come scrive il Can. Giorni (16) "istituita vi si vuole dal medesimo Costantino".
L'unico anello che possa far risalire la Chiesa di Nettuno all'epoca dell'antica Cattedrale di Albano è la Chiesa anziatina. E ciò è tanto evidente che quando la Cattedrale di Albano prese il titolo di San Pancrazio (verso la fine del secolo IX, come afferma il Giorni) quello di San Giovanni Battista passò alla Collegiata più antica e più degna, cioè a quella di Nettuno. Si deve quindi pensare che tale antichità le fosse riconosciuta perché derivante dal Capitolo dell'antica Cattedrale di Antium.

2) Nel passato, in occasione di Sinodi Diocesani, i Canonici di Nettuno formavano un solo corpo con quelli della Cattedrale di Albano, sotto la medesima Croce capitolare. Lo ha testimoniato autorevolmente anche l'Internunzio Apostolico Mons. Bartolomeo Soffredini nella sua "Storia di Nettuno", nel 1750:
"... Nell'ultimo Sinodo Diocesano questo Clero di Nettuno formava corpo colla Cattedrale, ed andava sotto la sua Croce, siccome avea costumato nei Sinodi anteriori".
Quel Sinodo era stato celebrato nel 1687 da! Cardinal Vescovo Chigi: Mons. Bartolomeo Soffredini, morto in tardissima età nel 1760, era stato dunque contemporaneo del fatto.
I Canonici erano così certi di questa tradizione, che in un Sinodo successivo celebrato dal Cardinal Vescovo Ostini nel 1847 osarono esporre gli stessi loro antichi diritti. Uno dei presenti era il Canonico Innocenzo Farrotti che, pregato di lasciarne una relazione scritta, così ha testimoniato:

Certificato.
Ad onor della verità si certifica da me sottoscritto Canon, di questa Insigne Collegiata di Nettano, Diocesi di Albano. Che nell'ultimo Sinodo Diocesano, tenuto dalla ch.m, dell'Emo Card. Vescovo Ostini, essendovi invitati per questa Collegiata, ed io, come Vicario Foraneo, ed il fu D. Antonio Gaffòri come Arciprete e Parroco: in tale circostanza rappresentammo al prelodato Cardinal Vescovo, il diritto, che a forma di viva tradizione aveva il nostro Capitolo di far parte del corpo della Cattedrale, siccome erasi costumato in altri Sinodi. L' E.mo nuovo in questa pretesa, né rimise la risoluzione avanti la dotta, e ch.m. del Signor Arcidiacono Varroni. Il quale convenendo in vero aver a notizia questa costumanza: occorrendo altronde qualche documento, ed ignorando noi la bolla Ap. di Pio VI in proposito, né avendo altra ragione, che la Tradizione: così fu risoluto di passar oltre in questa occasione. Tanto per la verità, e fatto proprio ecc. Nettuno li 15 Giugno 1871. Innocenzo Canonico Farròtti".

"A questa costante Tradizione, scrive ancora il Matteucci (17), aggiungiamo la primitiva ed imperscrittibile Consuetudine della Chiesa, che mancata una Sede Episcopale (dicendo sol quanto per noi occorre) se quella vedovanza è di recente, incorporandosi ad altra Diocesi, resta Essa Chiesa con i diritti suoi, e suo Clero in Concattedrale. Se da anni moltissimi estinta, o vacata, incorporandosi a viciniore Diocesi, non se ne assume più il titolo invero di Essa, ma se vige il suo Capitolo, vien questo considerato come faciente corpo del Capitolo della Cattedrale incorporante. Si fu, e tanto devesi, e per decoro del Capitolo di una Cattedrale, ma vieppù ad imperitura memoria ed onor di estinta Episcopale Sede: né vi sono esempi in contrario".

 

6 - La tradizione.
È stata sempre costante nel Capitolo di Nettuno la tradizione di essere una continuazione del Clero anziatino. Può essere testimonianza anche l'uso invalso da tempo immemorabile, di fare la commemorazione di San Pancrazio, Titolare della Cattedrale di Albano, durante la recita del breviario; ciò che non si praticava dalle altre Collegiate della Diocesi, appunto perché non vantavano il titolo di Concattedrale.
Si aggiunga l'altra costante tradizione che il Capitolo di Nettuno fosse composto all'origine di 12 Canonici, come quelli delle Cattedrali. A tale proposito l'avv. Calcedonio Soffredini, nella sua Storia di Nettuno, dopo avere accennato all'opinione più comune secondo cui la Sede vescovile di Antium venne soppressa e riunita alla Suburbicaria di Albano, a comprova, soggiungeva:

"... Il che potrebbe dedursi dall'aver conservato il Capitolo della Chiesa di Nettuno il numero di 12 Canonici per molti anni appresso, e dal fatto che nei Sinodi diocesani il Capitolo di Nettuno incedeva sotto la medesima Croce del Capitolo della Cattedrale di Albano",

E nella seconda nota, a pagina 105:
"Questa osservazione mi venne confermata oralmente dal Canonico De Castellar, già per età venerando, per notizie registrate nell'archivio del Capitolo andato distrutto dal fuoco".

E a pagina 165 afferma nuovamente:
"La Chiesa (Collegiata di Nettuno) è al presente officiata da sette Canonici, compresovi l'Arciprete; ma nelle memorie esistenti nell'archivio del Capitolo andato a fuoco in gran parte nell'anno 1780, era registrato che fosse composto da dodici, siccome le Cattedrali, e ciò forse in memoria della Chiesa Vescovile di Antium".

Ancora l'Avv. Soffredini in una lettera inedita, in data 23 gennaio 1880, conservata nell'archivio capitolare, riferisce:
"II Canonico Giuseppe De Castellar morto in mia casa di anni 88 che ben conosceva il suddetto archivio mi diceva (sono già decorsi 60 anni) che il Capitolo di Nettuno era una continuazione di quello della Chiesa Vescovile anziatina, composto di dodici Canonici".

Concludendo: l'antichità, le costituzioni, i beni, la matricità, i documenti e la tradizione ci convincono pienamente di quanto attestava con fermezza lo stesso storico di Nettuno Avv. Soffredini, che cioè "IL CAPITOLO DI NETTUNO DISCENDE DALL'ANTICO CAPITOLO DELLA CHIESA VESCOVILE ANZIATINA".
Una conferma viene dal fatto che fino al 1953 tutte le Chiese della Diocesi di Albano, ad eccezione della Cattedrale, celebravano l'anniversario della loro consacrazione il 25 novembre, nel giorno stesso in cui fu realmente consacrata la Collegiata di Nettuno.
Dovendo fissare una data, diversa da quella della Cattedrale, era stata scelta quella della consacrazione della Chiesa più antica.

 

 

NOTE

(1) F. Lombardi, op. cìt. pag. 227.

(2) Sacrosancta Concilia ad regiam editionem exacta etc. apud Labbeum. Venetiis, 1728 - Tom.V.

(3) Op. cit. Tom.V, pag. 443.

(4) "lo Vindemio, Vescovo della Chiesa Anziatina, ho sottoscritto".

(5) Collegio di Canonici, sacerdoti che fanno vita in comune, sotto un'unica regola.

(6) Oggi Neltuno fa parte della diocesi suburbicaria di Albano (RM).

(7) II nuovo Capitolo della cattedrale di Albano fu eretto nel 1594; la collegiata di Marino nel 1650; quella di Ariccia nel 1664; quella di Lanuvio nel 1675; quella di Genzano nel 1820, (v. F. Giorni, storia di Albano, 1842)
Dal secolo XVI in poi, in varie relazioni di "visite pastorali", è notato: "Nettuno - Non può precisarsi l'origine dì questo Capitolo"; "...Questo Capitolo è antico molto..."; "Si sono fatte molte ricerche per conoscere l'origine di questo Capitolo, e della sua possidenza, ma inutilmente"; ... Si sono fatte ricerche in Paliano, nell'archivio dei Colonna, di cui era feudo Nettuno, ma nulla si è rinvenuto di positivo", (v. Matteucci, op. cit. pag. 71).

(8) Tutti i terreni di proprietà del Capitolo di San Giovanni sono stati ceduti alle famiglie di Nettuno mediante corresponsione di un canone annuo, detto "livello". Al presente risultano quasi tutti affrancati.

(9) I Monaci di Grottaferrata furono i primi Feudatari del vasto territorio e del castello di Nettuno. "Gli Abati delle comunità monastiche potevano essere padroni di un feudo. Sul principio del secolo XII si installava un cenobio di Monaci Basiliani nel fabbricato S. Nicola, prossimo a Nettuno, a nord del castello. La chiesa costruita in quell'epoca, con affreschi che ritraevano immagini e decorazioni giottesche, è oggi completamente distrutta... I terrazzani di Nettuno, per sfuggire alla prepotenza di dispotismi abominevoli, data l'invadente corruzione dei tempi, e per la malvagità dei despoti, si diedero in commenda ai Monaci di Grottaferrata." (v. Brovelli Soffredini, op. cit. pag. 82). Questo diritto feudale fu soppresso da Papa Innocenzo XII, con breve del 27 giugno 1698, che ne assegnava i beni al Venerabile Ospedale dei Poveri.

(10) Conca (oggi: Borgo Montello), una volta: Satrico, Colonia degli Anziati, più volte abbattuta e sempre risorta, fu definitivamente distrutta dall'esercizio di Silla.

(11) "... tacendo con ragione Nettuno, perché non era paese isolato e proprio, ma parte di Antium" (.Matteucci, op. cit. pag. 84).

(12) A. Galieti: Contributi alla storia della Diocesi di Albano Laziale. Tip. Poliglotta Vaticana, 1948.

(13) Archivio Vescovile di Albano: Sacra Albani eiusque Dioecesis visitatio habita de anno 1636 ab ill.mo et r.mo D.no loanne Altieri episcop. Camerinensi ac totius Urbis Districtus Visitatore Ap.lico a S.Pont. Urbano VII dep.

(14) Matteucci, op. cit. pp. 82, 83, 84.

(15) Cotta in tela bianca con maniche strette e lunghe, e mantellina paonazza usate nelle funzioni dai Prelati e dai Canonici.

(16) Can. D. Giorni; Storia di Albano, Roma, 1842.

(17) Matteucci, op. cit. pag. 93.




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