Pagina 66 - UNA REGINA SEDUTA SUL MARE

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una volta circondava l’intera cinta di mura,
ancora oggi parzialmente percorribile ed altret-
tanto passeggiando sotto la suggestiva marcia-
ronda.
Alla marciaronda si può accedere anche da
PIAZZA
C
OLONNA
, scendendo per
via del mare,
dove
era la mola, alimentata dall’acqua di Cadolino.
Imponente vi spicca il palazzo Doria
Pamphilj poi divenuto Borghese.
Eretto nel 1656 al posto della villa del cardi-
nal Cesi, l’edificio contiene affreschi del pittore
romano PierFrancesco Mola.
La marciaronda, silente complice delle pas-
seggiate di tutte le coppie di nettunesi innamo-
rati, continua idealmente sotto il lungomare
antistante il municipio con quattro stabilimen-
ti balneari: il Delfino, il Tridente, il Dopolavoro
ferroviario ed i Bagni Astura.
Spostiamo lo sguardo sul borgo con l’interno
di piazza Colonna e con la veduta dell’oratorio
del
S
S
.
MO
S
ACRAMENTO
andato perduto forse a
causa degli eventi bellici del ’44.
Dietro il palazzo baronale, a destra, dove
attualmente è il bar “Gabbiano”, una volta si
incontrava la sora Anita, popolare fra i ragazzi
per la vendita dei “capoccioni” e più in su in via
Marcantonio Colonna, era ubicato il negozio
dell’artigiano Angelo Morelli, noto per aver
lavorato al sarcofago di S. Maria Goretti.
Una delle più rare ed interessanti cartoline
del panorama locale immortala la
TABACCHERIA
-
DROGHERIA
-
CARTOLERIA
dell’editore
V
ENTURINI
.
In primo piano, un gruppo di nettunesi ed una
bella vetrina con tante cartoline esposte.
Altra bella cartolina, sempre dell’editore
Venturini, è quella dedicata al mercato, il famo-
so “
GABBIONE
”, in ferro, stile umbertino, sotto le
mura castellane è adibito alla vendita (all’inter-
no) di pesce e verdura. Fuori alcune venditrici
di uova e pollame. Demolito nel 1929, uno dei
cancelli viene acquistato dal cavalier Lotti, per
essere installato all’ingresso della sua villa, ai
piedi della salita di S. Barbara.
Verso la fine dell’ottocento, Nettuno entra a far
parte delle località di villeggiatura, divenendo
una delle spiagge della capitale: si diceva che fosse
frequentata soprattutto dal “generone romano”.
Tra le spiagge più gettonate segnaliamo a
ponente, il lido
B
ELVEDERE
, costruito su palafit-
te di castagno e piloni in cemento armato, su
una superficie di circa 2000 mq. In asse con la
triplice tondeggiante terrazza del Belvedere su
via Roma, viene distrutto da una mareggiata
nel novembre del 1936 e non più ricostruito.
A levante, lo stabilimento le
S
IRENE
;
il primo
complesso balneare, è opera di Isidoro Porfiri,
nel 1937, con alcuni soci: Ricci, Mariola,
Massarelli.
Le
NUOVE
S
IRENE
,
invece, ultimate nel 1947
dal cavalier Dotti ed aperte il 26 giugno 1948
per sostituire il vecchio stabilimento distrutto
nel corso degli eventi bellici del ’44, sono inau-
gurate con l’orchestra diretta dal maestro
Gustavo Ferroni e per l’occasione, viene compo-
sta la canzone “Le Sirene di Nettuno”, cantata
da un giovanissimo Claudio Villa.
La costa del golfo nettunese, rientra nella
tipologia a falesia costituita da un’arenaria fos-
silifera conosciuta con il nome di macco.
I residui del macco, uniti ad avanzi di anti-
che costruzioni romane, formano quei famosi
scogli che i nettunesi ricordano con grande
nostalgia.
Non vi è la sabbia ma dei sassolini arroton-
dati, chiamati in dialetto
pallandoli
.
Una foto di Guido Barattoni degli anni venti,
mette in bella evidenza il caratteristico
SCOGLIO
ROSSO
, nei pressi dello stabilimento Massarelli.
Poco più in giù, dove forse un tempo è il
Caenon, porto militare anziate distrutto nel 417
di Roma dal console C. Menio, sfocia il
L
ORICINA
che, distrutto ed abbandonato il porto, con i
secoli lo ricopre di detriti formandovi un largo
pantano. Qui, oltre a capanne di pescatori, solo
la foce del Loricina scavalcato dal vecchio
ponte, quindi lontano, il borgo, il palazzo comu-
nale in costruzione, orti suburbani ed uliveti.
Tra le più interessanti immagini religiose dei
primi anni del novecento ci soffermiamo su una
veduta della chiesina dell’Annunziata, detta di
S. R
OCCO
, forse risalente ai primi del secolo
XVI, sulla cui area, su progetto di Fratel
Costanzo Dodet e dell’ingegner G. Venarucci, il
14 maggio 1914 viene riaperta al culto la nuova
chiesa poi a sua volta ampliata a tre navate
negli anni sessanta.
Infine, uno sguardo al romantico trasporto
su rotaie con il tram dapprima in via S. Maria,
vicino la Grande Caserma del Distaccamento e
quindi in Piazza Umberto I.
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