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A
LBERTO
S
ULPIZI
All’interno dei castelli possiamo individuare
due aree dialettali diverse: una fa riferimento
alle zone di Ariccia, Castel Gandolfo, e Albano,
più vicina alla capitale e dunque da questa più
influenzata. L’altra fa capo a Genzano, Lanuvio e
Nemi, che invece ha subìto l’influenza del cosid-
detto dialetto
mediano
, vale a dire un dialetto
dell’Italia centrale, specie della bassa Umbria,
dell’Abruzzo aquilano e delle Marche meridiona-
li. Questi tratti differenziano e allontanano il dia-
letto genzanese da quello più propriamente
romano. Un esempio: ad Ariccia si dice o cane, o
gatto mentre a Genzano, u cane, u gattu
. Inoltre
a Velletri
la notevole distanza da Roma ha fatto
in modo che l’area campana esercitasse una certa
influenza linguistica sul comune velletrano.
Spostandoci dai castelli all’agro pontino in
particolare a Cisterna,
a due passi da Nettuno,
vediamo che la storia della lingua è la storia del
territorio, e la varietà di dialetti presenti a
Cisterna emblematicamente ne rappresenta le
sue vicende, fatte di ripetute ondate migratorie
dovute alla transumanza, alla bonifica, all’inse-
diamento delle grandi industrie negli anni ’70.
Il risultato? Tanti dialetti e nessun dialetto. Il
cisternese
doc
, infatti, è pressochè del tutto per-
duto, soppiantato da una sintesi delle parlate
delle varie etnie insediatesi dal dopoguerra ad
oggi. Caratteristico del cisternese era il suono
piuttosto aspro e duro, ritmato da accenti e paro-
le tronche, con frequenti elisioni ed apostrofi.
Termini tipici erano
jo,’ chisso, chìo. (
curio-
samente tipici anche di Nettuno n.d.r.). La riu-
scita integrazione tra diverse etnie e l’origina-
ria popolazione cisternese nonché l’influenza
esercitata dai mass-media e la scolarizzazione,
hanno portato all’abbandono dei vari dialetti
verso un uso medio o standard della lingua con
termini italiani ma con una cadenza che ricor-
da le lontane origini, seppure anche questa
oggi risenta dell’influenza romana dilagante in
tutto il centro Lazio, in particolar modo nelle
città direttamente collegate alla Capitale come
Cisterna, tramite la linea ferroviaria, l’Appia e
la Pontina ( Mauro Masi, Il Caffè, n.57, settem-
bre, 2004).