“
Nettuno 1872” acqueforti
, mm 200x300 con
moltissime immagini di Villa bell’Aspetto,
Nettuno, scogli, riviere, l’arco muto, la Torre del
Monumento, Torre S. Anastasio ed inoltre nobi-
li che giocano a croquet o passeggiano per i viali
alberati, marinai che sistemano le reti, avanzi
di rovine romane…tutti luoghi ritratti infinite
volte anche a penna ed a olio.
Gli eredi conservano due esemplari dell’album
con
venti incisioni
, nella cui prima pagina trovia-
mo la dedica:
“Queste prime prove di un’arte per
me nuova consacro alla mia buona madre”
ed è
stato commissionato all’artista come dono per
una festa in onore del principe Borghese.
Dello stesso album esiste una versione con
sedici vedute
compreso il frontespizio,
superba-
mente rilegato
che tanto è piaciuto al principe
che viene deciso “
ch’io dovessi lavorarne altre
cinque onde compirne il numero di venti..”
Con il ricavato della vendita di quasi tutta la
collezione di disegni, circa quindicimila pezzi, a
due famiglie di collezionisti americani,
gli
Hewitt e i Brandegee,
Giovanni Piancastelli
compera, ristruttura e decora personalmente
una casa in via Saragozza a Bologna dove pas-
serà la vecchiaia.
Rimane in contatto comunque con i committen-
ti romani tanto che nel luglio del 1910 intrapren-
de un viaggio in Umbria e Toscana con il principe
Torlonia, allaccia rapporti intensi con la nobiltà
bolognese e, libero da impegni nella capitale,
torna a partecipare a numerose
esposizioni
locali;
dona, spinto da sincera religiosità ai frati del con-
vento di Castel bolognese, i disegni di soggetto
mistico francescano; continua a dipingere sebbene
malato ed a vendere a collezionisti facoltosi locali.
Torna spesso al suo paese, dove risiedono paren-
ti e amici,
non più a piedi come da ragazzo
, ma con
la carrozza di Antonio Scardovi, vetturino locale
che, dietro richiesta lo va a prelevare a Bologna,
dove scompare il 23 settembre 1926 nella casa di
via Saragozza, tuttora residenza di suoi eredi (S.
De Santi, V. Donati,
Giovanni Piancastelli
).
Illustri nettunesi
GEORG KEIL
Nasce fra le montagne d’Innsbruck nel 1935
e si trasferisce in Italia nel 1948, artista di
grande capacità e serietà.
E’ sempre stato coerente, ligio ad una tema-
tica ben chiara e precisa senza mai lasciarsi
suggestionare dalle mode correnti che di volta
in volta si affacciano all’orizzonte.
Se sotto l’aspetto formale può essere colloca-
to in un filone figurativo rigoglioso nell’ultimo
scorcio del secolo passato, per la sua squisita
sensibilità va inserito nel panorama pittorico
del nostro secolo come una delle personalità più
compiutamente valide.
Il suo vocabolario cromatico filtra una luce
mediterranea calda.
Le sue marine popolate di velieri hanno lo
squillo perentorio delle rievocazioni del passato
in cui traspare la passione indomabile di un
uomo che combatte da solo, la propria battaglia
umana ed artistica.
L’uomo Keil e l’uomo artista si fondono in un
personaggio emblematico. Georg Keil, come gra-
fico, merita un lungo ed approfondito studio in
quanto questo genere d’arte non ha più segreti
per lui: è quello che si dice un grande maestro.
Silografia, bulino, acquaforte sono il suo regno.
Partecipa a numerose mostre sia personali che
collettive dal 1955 sino al 1993 fra Roma e din-
torni: Anzio, Nettuno, Lavinio ( nella foto di
Luigi Raniero Avvisati, un bellissimo quadro del
Keil mostra la vecchia stazione di Nettuno ).
GIOVANNI AQUILECCHIA
Nato a Nettuno il 28 novembre del 1923,
figlio di un ufficiale in servizio presso il
Poligono Militare. Il padre, secondo il racconto
fattomi dal dott. Giovanni Cappella che lo cono-
sce durante la sua carriera di medico condotto,
viene ricordato per esser l’inventore della spo-
letta che porta il suo nome: Aquilecchia.
Il figlio Giovanni ultimato il liceo si formerà
a Roma con maestri quali Sapegno, Schiaffini,
Monteverdi dei quali ricorderà spesso il peso e
l’incidenza avuti nell’avvio delle sue ricerche.
Sposatosi nel 1951 con Costantina Becchetta,
ha tre figli, due maschi ed una femmina. Il
matrimonio si scioglie nel 1973 e nel 1992 sposa
Caterina Posford.
E’ uno dei massimi esperti del Rinascimento
Italiano, del Bruno e dell’Aretino.
Consegue la laurea all’Università di Roma
nel giugno del 1946, con una tesi sullo stile
della prosa del Tasso e subito dopo, su consiglio
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A
LBERTO
S
ULPIZI