per le due che riproducono
Nettuno celibe e
Nettuno sposa.
Nell’immediato dopoguerra
le cartoline
diventano
grandi,
di formato 10 per 15 e la
carta verso i primi anni cinquanta prevalente-
mente
lucida
, per un po’ ancora stampate in
bianco e nero
prima di passare ai colori
all’ani-
lina;
la presenza del costume di Nettuno in car-
tolina, assume minore importanza, quindi il
costume tradizionale tenderà a scomparire per
ripresentarsi di nuovo in quest’ultimo decennio
grazie a fotografi ed editori locali sensibili, pro-
tagonista nella nuova cartolina con formato 12
per 17, ironicamente detta
tovagliolo
dai puristi
che amano solo la
piccola;
un prodotto comun-
que molto valido.
Certo è che, come la cartolina si è rivelata un
notevole strumento didattico iconografico, un
modo per valorizzare le proprie radici, il proprio
costume, così la cartolina fotografica può conte-
nere una informazione reale, concreta, sosti-
tuendosi in parte alla pittura.
Si rivela insostituibile nella ricerca e nella
documentazione etnografica, sociale ed urbani-
stica. Si può affermare che la cartolina illustra-
ta dalla sua origine fino all’avvento della televi-
sione sia stata il mezzo principale nella comuni-
cazione di massa, l’unico che abbia trasferito
immagini di città e paesi da un angolo all’altro
della penisola, diffondendola tra le classi più
varie non solo dell’aristocrazia, consentendo di
custodire, archiviare testimonianze di un pas-
sato variamente vissuto. Oltre a riproporre
alcune delle più belle immagini di priore nettu-
nesi in questo capitolo del libro, non resta altro
che rimandare gli appassionati cultori di questa
tematica al recente volume
Il costume popolare
di Nettuno
di Vincenzo Monti, opera completa e
con una straordinaria rassegna di dipinti, foto,
cartoline, in elegante veste editoriale.
Chiesa del Ss.mo Sacramento
Racconta il Canonico Giovanni Matteucci, in
Cenni Storici dell’Anzio antico, Nettuno e Porto
d’Anzio, del 1872
, che la Confraternita del
Ss.mo Sacramento e Morte,
addetta alla parroc-
chia
e
dipendente dal parroco
, ha origine nel
1530 mentre quella del Carmine nel 1630.
Queste due Compagnie hanno due cappelle
nell’antico Duomo e nelle Domeniche e nelle
Feste assistono a turno nel Coro alla Messa can-
tata,
ponendovi del proprio sei candele all’altare
maggiore in tempo di Vespero e Messa.
Nell’antica chiesa del Ss.mo Sacramento e
Morte, vi si officia la Messa tutte le domeniche,
durante l’ottavario dei morti ed anche in altre
ricorrenze, quando si effettua il “mezzo giro di
processione”, che consiste nel percorrere la via
Sacchi ed il suo vicolo, via del Baluardo e rien-
trare poi a piazza Colonna.
Di fronte all’ingresso di tale chiesa, tra via
Sacchi e via Stefano Porcari (oggi, una yougur-
teria), vi e’ il magazzino in cui si ripongono gli
stendardi, le palette, le tuniche, le croci, ed i
crocioni
con altri arredi, tra questi le barelle,
che vengono adoperate dagli spazzini comunali,
in camicione nero, per portare in spalla le salme
prelevate dalle loro abitazioni, nella chiesa per
le ultime esequie.
La maggior parte delle arciconfraternite
dedicate alla devozione del Cristo in
Sacramento vengono alla luce nell’arco di
tempo che va dal 1494 al 1530, infatti a Roma
la prima arciconfraternita viene fondata nel
1501 in San Lorenzo in Damaso.
Intorno al 1620, la confraternita del Ss.mo
Sacramento assorbe quella di San Rocco con
l’obbligo di provvedere all’officiatura del piccolo
Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di
amministrare le poche rendite.
Anche la presenza delle cosiddette Priore ha
un legame con il Ss.mo Sacramento come svela
Monsignor
Vincenzo Cerri
in una intervista rila-
sciata per la pubblicazione,
La festa di Nostra
Signora delle Grazie a Nettuno: La Confraternita
del Santissimo Sacramento, anticamente, aveva
anche la sezione femminile; e come ogni anno si
eleggeva il Priore tra gli uomini, si usava elegge-
re anche la priora tra le donne. Questa, con due
assistenti, interveniva alla processione di maggio
e a quella del Corpus Domini indossando, per l’oc-
casione, il tradizionale e bellissimo abito festivo
delle donne maritate.
Nell’anno santo 1700 un gran numero di
Nettunesi, guidati dalle Confraternite del
Carmine e del Ss.mo Sacramento, si recano in
pellegrinaggio a Roma con la venerata statua di
Nostra Signora delle Grazie per acquistare il
U
NA REGINA SEDUTA SUL MARE
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