Infine, la signora Giovanna Milazzo sicilia-
na, la maestra Adriana Bozzino ed il maestro
Salvatore Di Trapani.
Dopo la prima guerra mondiale, la Direzione
Didattica viene assunta dalla prof. Annunziata
Cavalli Campari che la tiene fino al 1935;
l’ispettore territoriale è il prof. Giammarusti di
Velletri.
Tra i bidelli il professor Rondoni ricorda:
Ettore Taurelli che controlla la scuola anche
esternamente e suona la campanella; Giggia De
Franceschi che provvede alla pulizia delle aule
ed alla quale si aggiungeranno in seguito i figli
di Ettore Taurelli, Mario ed Alessandro.
Le scuole rurali: 1900 – 1920
Intorno a Roma, si estende un territorio
immenso, circa trecentomila ettari, malarico,
fertile in buona parte ma posseduto da pochi
proprietari, coltivato, salvo rare eccezioni, da
contadini nomadi che vengono dalle zone mon-
tuose della provincia di Roma ed oltre.
La malaria è domata solo in parte dall’apo-
stolato di Angelo Celli e le condizioni di vita
agricola e sociale, non consentono ai contadini
del Lazio, né una stabile dimora, né un punto
fisso per cominciare a tessere rapporti ed inte-
ressi di vita civile ed umana.
L’agricoltura è ridotta, nella maggior parte
del territorio, alla vegetazione spontanea di
boschi e prati.
I prodotti principali sono il fieno, i legnami
ed il carbone; poche le zone coltivate a grano,
biada e granturco. Si pratica anche l’allevamen-
to degli ovini.
La vita sociale di questi nomadi, che arriva-
no ad ottantamila unità, con salari irrisori, che
hanno per abitazioni alcuni cameroni o fetide
capanne fumicose, come unica risorsa l’acqua
del fosso e come cibo abituale la pizza di gran-
turco, è inesistente.
I medici del comune di Roma e della Croce
Rossa visitano di quando in quando, in carretti-
no o a cavallo, le vaste zone assegnate ma con
pochissima possibilità di pratica igienica sep-
pur elementare.
Abbastanza curata, specie sul finire della
primavera la profilassi antimalarica dovuta
alla tenacia di Angelo Celli, vero bonificatore e
redentore dell’Agro e della Palude.
La scuola, pericoloso strumento che desta le
coscienze e con esse aspirazioni, sentimenti e
diritti, è malvista dai pochi ricchi proprietari
terrieri.
A malincuore si permette l’ingresso del mae-
stro, ma se possibile lo si osteggia, gli si nega il
passaggio, l’abitazione:
l’opera delle scuole dei
contadini
è una dura prova di pazienza, sacrifi-
cio e fede.
La funzione di queste scuole ambulanti richie-
de elasticità e libertà di movimenti, adattamen-
to e specializzazione di mezzi, particolare disci-
plina e fervore quasi apostolico nell’operare.
Esse sono in genere a corso serale, ma sorgo-
no anche quelle diurne. Hanno vita annuale, da
ottobre a maggio, la dove si riscontra la possibi-
lità di raccogliere trenta-quaranta alunni di
ogni età e sesso, di avere un ricovero per tener-
vi lezione, di trovare un mezzo di trasporto per
l’insegnante che vi si deve recare.
Dal 1907 al 1917 la scuola viene portata in
settantotto località dell’agro e della palude.
Nel 1917, il Comitato per la “coltura popola-
re” dispone di dieci capanne-scuola, dieci padi-
glioni smontabili, un edificio scolastico, unico
esistente in tutta la provincia di Roma per le
scuole rurali.
I maestri, quasi tutti insegnanti nelle scuole
diurne del centro, si recano in campagna ser-
vendosi di treni, trams o carrettini, spingendo-
si per decine di chilometri.
Ma per le località molto distanti, impossibili
da percorrere di notte in carrettino, vengono
istituite scuole con maestro fisso con corsi diur-
ni e serali come nei villaggi di capanne tra i
boschi dei
Colli Albani
e delle selve delle
Paludi
Pontine.
I maestri si chiudono nella selva,
fanno vita comune con i contadini e coi pastori
ed abitano nelle capanne.
Queste scuole, che richiedono ai maestri spi-
rito di abnegazione, danno ottimi risultati dal
punto di vista didattico e morale e sono assidua-
mente frequentati. Inoltre, dove è possibile, si
tengono lezioni domenicali di cucito per le bam-
bine, per le giovinette, per le madri del villaggio.
Dopo la mietitura in giugno, contadini e pasto-
ri tornano ai loro paesi di origine in montagna e,
dove è possibile, sono aperti corsi estivi per dar
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NA REGINA SEDUTA SUL MARE
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