Il periodo del Regno dei Franchi in Italia,
segna il ritorno della sede imperiale a Roma,
anche se il Papato rappresenta sempre per
Roma un enorme potere politico oltre che spiri-
tuale. La scena politica romana, comincia ad
evidenziare una
FORTE ARISTOCRAZIA
sorta dalle
ceneri dell’Impero Romano e che ha come capo-
stipiti le grandi famiglie senatorie sopravvissu-
te all’impatto con la
barbaritas
.
Esse continuano a vivere in una Roma disa-
bitata, arroccate nelle loro antiche e fatiscenti
dimore, sempre ancorate alle loro proprietà di
campagna. I Crescenzi, i Savelli, i Colonna, i
Massimo, i Caetani, gli Orsini, i Santacroce, i
Frangipane, i Tuscolo, che posseggono i loro lati-
fondi sin dalla fine dell’Impero d’Occidente, si
ritengono nelle loro proprietà dei sovrani, non
avendole avute né dal papa né dall’imperatore.
Le mantengono con astuzia e prepotenza,
appoggiandosi di volta in volta o al Papato o
all’Impero e cercando di rafforzare il loro patri-
monio.
Nettuno subisce durante i secoli IX e X, i
ripetuti assalti dei S
ARACENI
che
“come nugoli
di cavallette si spingono nella campagna roma-
na consumando eccidi…”
tanto che i nettunesi
sono spesso costretti a rifugiarsi all’interno in
cerca di scampo.
Il papa G
IOVANNI
X, durante il suo pontifica-
to (915-928), interpretando il desiderio del
popolo stanco di tante rovine, ordina di cacciare
i Saraceni dall’Italia. Un forte esercito li asse-
dia per tre mesi consecutivi, da terra e da mare,
presso la foce del fiume Garigliano. Inseguiti e
battuti, si disperdono e nel 1016 sotto
Benedetto VIII
saranno cacciati dall’Italia.
Nasce in questo periodo il fenomeno dell’
“incastellamento”, un villaggio difeso da costru-
zioni e palizzate in terra battuta e legno. In
seguito i castelli diventano grandi edifici che
servono da abitazione al feudatario, alloggio per
soldati e servitù, stalla per animali. Nell’area
più interna e fortificata si trova il “mastio”, ulti-
ma difesa nel caso in cui i nemici entrino nella
cinta muraria. Con l’aumento della popolazio-
ne, attorno al villaggio fortificato, si costituisce
il borgo anch’esso fortificato ed a sua volta cir-
condato dal “fundus”, il territorio dipendente
dal castello, che comprende campi e boschi. I
nettunesi provvedono, in particolare sotto il
pontificato di Benedetto VIII a munire il borgo
di torri, mura, fossato e bastioni.
Un cenno su A
STURA
che nel Medio Evo fa
parte del patrimonio del cenobio Aventinense di
Sant’Alessio, ampliato con terreni donati il 23
ottobre del 987, da Benedictus comes et
Stefania,
per quanta terra si arerebbe da tre
paia di bovi entro un anno.
G
REGORIO DE
T
USCOLANA
, nel 999 è
praefectus
navalis,
signoreggia con le sue navi su tutta quel-
la spiaggia per la difesa di Roma; i signori
Tuscolani tentano di trasformare Nettuno in un
centro feudale. In una lettera datata 1126 e spedi-
ta da Tolomeo, vescovo di Tuscolo, al nipote, si
nomina Nettuno per la prima volta come
Neptunia Castrum e compare successivamente in
un’altra lettera inviata dai monaci di
Grottaferrata al pontefice Innocenzo II nel 1140 in
cui i monaci supplicano il papa di intervenire in
loro favore nella controversia contro Tolomeo di
Tuscolo il quale, a loro dire, li priva con la forza del
diritto di proprietà su Nettuno. Forse Tolomeo rie-
sce ad impadronirsi di Nettuno con l’aiuto della
popolazione stanca dei tributi imposti dai monaci.
In quell’anno, mutate le condizioni politiche
a Roma per la recuperata sicurezza, i monaci di
G
ROTTAFERRATA
e quelli di S
ANT
’A
LESSIO
insor-
gono verso Tolomeo II; in quel periodo Nettuno
risulta già fortificata.
I monaci di Sant’Alessio chiedono allo stesso
Tolomeo la restituzione di Astura poiché ne
trarrebbero buona pesca. Risulta altresì che
Astura sia un centro abitato visto che compare
in un atto del 29 settembre 1037,
UN
I
OANNES DE
A
STURA
, di mestiere
potionarius
.
Nel 1163 Nettuno è un possedimento dei
monaci di Grottaferrata, ma Tolomeo II conte di
Tuscolo riesce a tornarne in possesso.
Da un documento di quel periodo risulta che
la popolazione coltiva il terreno prevalentemen-
te a cereali e che il feudo viene considerato il
granaio del Lazio.
Il 25 agosto 1189, reduce da una mancata
visita al Papa Clemente III, R
ICCARDO
“C
UOR DI
L
EONE
” diretto in Terra Santa, si ferma a
Nettuno ad ammirarne la porta antica e le crip-
te scavate nel locale castello e Roger De
Hoveden, cronista del re anglo-normanno,
nomina Nettuno, pur storpiandone il nome,
nella sua lingua franco-latina in
Lettun
.
15
A
LBERTO
S
ULPIZI