riparano sul promontorio dove sorge il tempio
del dio Nettuno, o quel che ne resta. Essendo un
posto alto e relativamente sicuro, col tempo vi
sorgerà un castello fortificato: l’attuale borgo.
Questa ipotesi, secondo l’interessante studio
condotto da
B
AIOCCO
L
AURA E
G
IANCARLO
in
Le
Chiese Perdute, Quaderni, Memorie di Nettuno,
non trova spiegazione nei motivi difensivi o di
sicurezza addotti, in quanto la rupe di Nettuno
appare più modesta e più esposta di quella
anziate delle Vignacce.
Inoltre,
LA NASCITA
della futura Nettuno
potrebbe risalire al concentrarsi delle famiglie
del personale di servizio delle lussuose ville
costiere e delle attive fattorie rustiche dell’in-
terno, abbandonate dai proprietari quando, con
la decadenza di Roma, vengono a mancare le
condizioni di sicurezza, come ad esempio
Frascati, nata dal nucleo di abitanti che si è
radunato prima nella villa di C. Pessieno
Crispo e poi in quella di Agrippina e di Nerone.
Infatti, nell’area di levante del nostro borgo,
potrebbe esser già presente in questo periodo,
una prima comunità costituita da liberti e da
legionari reduci, come appare da numerose
iscrizioni funerarie rinvenute.
Fra le prime notizie certe sul territorio di
Anzio e Nettuno, dopo le memorie imperiali, vi
è quella che vuole nel 418 ivi rifugiato P
APA
B
ONIFAZIO
in attesa dell’ordine dell’imperatore
Onorio da Ravenna, essendo stato eletto insie-
me con Eulalio poi deposto ed esiliato; in tale
notizia Antium è detta “civitas”.
L’agro anziate nel quale si svilupperà la
Nettuno medioevale partecipa a tutte le fasi di
quel processo che vedrà l’affermazione del pote-
re temporale della Chiesa nel Lazio.
In questo territorio, dopo una prima donazio-
ne da parte di Costantino di un latifondo
(
massa
) per la spesa delle lampade che ardono
nella basilica di San Pietro, viene insediata una
diocesi; il
PRIMO VESCOVO
di cui rimane il ricor-
do è Gaudenzio Anziatino che nel 465 partecipa
insieme ai vescovi di Albano e Velletri al Sinodo
Romano convocato da Sant’Ilario. Al tempo del
vescovo Gaudenzio il processo di formazione
della comunità di Nettuno è già formato ed il
declino di Anzio definitivo.
Un altro vescovo di cui ci rimane memoria è
F
ELICE
, presente nel concilio di Papa Felice III
del 487. Infine, il vescovo V
INDEMIO
presente
insieme con quello di Tres Tabernae (Cisterna)
nei sinodi di papa Simmaco del 499 e del 501.
Secondo Vincenzo Cerri, Nettuno nel 600 figu-
ra tra i paesi che fanno parte
DEL
D
UCATO
R
OMANO
, costituito con la donazione alla Chiesa
delle terre vicino a Roma, dopo il dominio dei
Longobardi in Italia. Momento determinante per
l’assetto politico del territorio laziale è proprio il
periodo che va dal secolo VI all’VIII, caratteriz-
zato da incessanti contese tra i Longobardi ed i
Bizantini, i quali stabiliscono un nucleo ammini-
strativo e militare: il Ducato di Roma.
In questo quadro si inserisce la Chiesa che, in
possesso a partire dalla fine del VI secolo di alcu-
ni territori, avvalendosi del favore acquisito tra
le popolazioni, si sostituisce progressivamente
alle autorità bizantine. Nasce il nucleo originario
dello Stato Pontificio, la cui fisionomia giuridica
prende evidenza alla fine del Regno Longobardo.
L’evoluzione del centro abitato nel medio
evo, è in direzione esclusivamente agricola
come dimostra la presenza di
UNA DOMUSCULTA
,
ossia un villaggio sparso nell’antico e vasto ter-
ritorio di Anzio e Nettuno, sotto il papa
Zaccaria (741-752).
Contemporaneo a questo periodo è l’abban-
dono, secondo il
T
OMASSETTI
, del porto neronia-
no e lo spostamento degli ultimi anziati a
Nettuno. A questo momento storico si riferisce
la tradizione, raccolta da Alessandro Andrea,
che gli abitanti di Nettuno discenderebbero da
una colonia di arabi abbandonata (
impedimen-
ta
) dopo una infruttuosa invasione e probabil-
mente composta da donne e fanciulli che rifu-
giatisi nel castello avrebbero conservato e tra-
mandato le loro tradizioni.
Ne sarebbe testimone
IL COSTUME DELLE DONNE
DI
N
ETTUNO
, diverso da tutti quelli dei paesi vici-
ni e che fino all’ottocento prevede un turbante di
bende di vari colori, una guarnaccia senza mani-
che e che fino al secolo sedicesimo ha le sottane
corte al ginocchio e sarà allungato per l’Anno
Santo straordinario (1575) da Gregorio XIII non
senza forte opposizione delle donne di Nettuno.
Gli uomini indossano abiti dai colori vivaci e
sulla testa portano berretti rossi.
Il Nibby, non si mostra convinto di questa
tesi osservando che costumi simili si riscontra-
no anche in
ISOLE NAPOLETANE
.
U
NA REGINA SEDUTA SUL MARE
14