Pagina 110 - UNA REGINA SEDUTA SUL MARE

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Il 25 luglio 1925 vi viene stipulata, alla pre-
senza di S.E. Benito Mussolini, la Convenzione
fra Italia e Jugoslavia diretta a regolare le con-
dizioni degli italiani in Dalmazia.
Benito Mussolini, dal racconto di Giuseppe
Carnabuci, uomo di fiducia del barone, facto-
tum ed addetto alle cucine, che in seguito, pen-
sionato, vivrà a Nettuno facendo il pescatore
dilettante per passione, frequenta spesso il
castello nel corso degli anni trenta, ospite del
barone Fassini, incontrandovi personalità di
spicco (Stimson, Sottosegretario di Stato ameri-
cano), reali (la Regina Maria e la Principessa
Ileana di Romania), letterati (tra cui Trilussa,
che incantava gli ospiti con le sue poesie), ha
l’abitudine di mangiare brodo cucinato con solo
ali di pollo, quindi più leggero, per non aggrava-
re una fastidiosa gastrite.
Nel 1938 passa di proprietà alla principessa
Enrichetta Barberini – Frankestein e ancora
oggi l’ospedale di Nettuno conserva il nome
Barberini, in memoria del figlio della principes-
sa, Urbano, scomparso nel periodo della perma-
nenza a Nettuno. La famiglia terrà il castello
per tre anni per poi venderlo ad un industriale
di macchine agricole nel 1942, mentre sul suc-
cessivo passaggio di proprietà avvenuto nel
1960 a favore di una casa cinematografica, la
Dear Film, meglio sorvolare.
Acquisito al patrimonio comunale nel 1988,
ospita al suo interno l’Antiquarium, con nume-
rosi reperti archeologici raccolti nel territorio
ed il Museo dello Sbarco con documenti e mate-
riale bellico rinvenuto nelle zone delle operazio-
ni di guerra. Interventi di restauro effettuati
recentemente ne consentono l’utilizzo per con-
vegni e manifestazioni culturali.
T
ORRE
A
STURA
E’ tradizione che il nome Astura derivi dall’uc-
cello selvaggio Astore, ma più probabilmente ha
origini greche: Plutarco chiama la località Astira,
Stradone nomina il fiume Stiras, Plinio descrive il
sito come un’isola,
Astura insula
, colonia di Anzio.
Nella tavola Peutingeriana, Astura viene
citata come una stazione lungo la via Appia.
Ad Astura, i romani allestiscono un porto ed
un palazzo in età imperiale.
A palazzo Braschi, in Roma, sono conservate
due colonne provenienti da Astura ed una sta-
tua marmorea raffigurante Pappasileno, attore
delle farse atellane.
Astura è celebre anche per la villa di
Cicerone. Vi dimora, per riposarsi dalle fatiche
degli studi e per lenire i dispiaceri che gli pro-
curano le lotte politiche della repubblica, nella
primavera del 66 a.C.
Scrive Cicerone da Astura:
… la solitudine mi
giova molto; dallo spuntar del sole entro in questa
folta selva e ne ritorno la sera. Oltre a voi, niuna
cosa mi è tanto cara quanto la solitudine. Non mi
intrattengo con altri che con i miei libri; e se la let-
tura è interrotta, lo è dalle mie lacrime
InAstura,
locus quidam amoenus, in mari ipso,
qui ab Antio et circejs aspici possit,
farà costruire
una villa per esser vicino alla salma della figlia
Tullia, alla cui memoria erigerà un tempietto.
Vi soggiornano Augusto, Tiberio e Caligola.
I monaci di Sant’Alessio in Roma entrano in
possesso della terra di Astura nel 987 d.C. per
un atto di donazione di Benedetto e Stefania
Senatrice.
Nel 998, l’antipapa Filogato si rifugia nel
castello di Astura in attesa degli aiuti da parte
delle truppe greche-bizantine, ma raggiunto dai
cavalieri del Sacro Romano Impero viene bar-
baramente trucidato.
Prima del XI-XII secolo, le fortificazioni che
difendono Astura dalle scorrerie saracene rical-
cano e riutilizzano le antiche costruzioni roma-
ne. In seguito ad un’intesa tra l’abate di
Sant’Alessio e Tolomeo, conte di Tuscolo, que-
st’ultimo assume nel 1140 con un contratto di
enfiteusi il controllo di Astura.
Nel 1193 se ne impadroniscono i Frangipane
riedificando la fortezza sulla peschiera che in
origine era larga 15000 mq. Il complesso dei
Frangipane è meno ampio dell’attuale e la torre
era a forma quadrata a differenza di quella pen-
tagonale che si erge maestosa a circa dieci chi-
lometri a sud di Nettuno, isolata in mare e col-
legata alla terra ferma da un ponte. Nel 1268, è
teatro del tradimento ai danni di Corradino di
Svevia, il giovane appena sedicenne sceso dalla
Germania per rivendicare il regno di Napoli a
Carlo d’Angiò, qui ripara dopo la sconfitta di
Tagliacozzo, per imbarcarsi alla volta di Pisa,
città a lui fedele. Catturato dagli uomini di
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