Pagina 109 - UNA REGINA SEDUTA SUL MARE

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I
l forte Sangallo è un simbolo fortemente rap-
presentativo della città, essendo uno dei
monumenti meglio conservati e più antichi
dell’intero territorio, oltre un magnifico esempio
di fortificazione difensiva militare del litorale
laziale. Difende Nettuno, all’epoca considerata
granaio del Lazio,
dagli assalti per mare, collocan-
dosi in un sistema difensivo ben articolato che
unisce le torri litoranee, dalla rocca di Ostia a Tor
San Lorenzo, da Torre d’Anzio fino a Torre Astura.
Il forte Sangallo viene costruito per volere di
Alessandro VI Borgia, su progetto di Giuliano
Giamberti ed eseguito da suo fratello Antonio
da Sangallo. Nessun documento certo attesta la
paternità dell’opera, ma molti indizi convergo-
no ad indicare nella figura di Antonio da
Sangallo il Vecchio l’artefice del progetto della
fortezza. Gli architetti da Sangallo, notoria-
mente si aiutano a vicenda, Giuliano istruisce
Antonio, suo fratello minore e ambedue tirano
su l’altro Antonio, il nipote, detto il giovane
(Leonardo Faraone, 2005).
Secondo il Rocchi, indipendentemente dal
fatto che i disegni di Giuliano si riferiscano a
studi di massima e che vi sia scarsa somiglianza
tra essi e il disegno del forte di Nettuno, le prece-
denti esperienze di Antonio, come la fortezza di
Civitacastellana, 1497, bastano a designarlo
come unico artefice dell’opera. La fortezza viene
terminata nel 1503, come testimonia la visita del
giorno 11 maggio fatta dal papa e dal duca
Valentino: “
Questa mattina avanti zorno el pon-
tefice con el duca sono montati a cavallo et anda-
ti verso Nettuno, terra dei Colonnesi, et staranno
fora fino a marti proximo
”, secondo il dispaccio
dell’ambasciatore veneziano Antonio Giustinian.
Nel forte Sangallo, dal lato mare, spicca il
corpo a tre piani destinato originariamente ad
appartamento papale, lato strada, vi è l’ingres-
so con ponte levatoio. Il mastio in origine è
distribuito su due livelli, la posizione decentra-
ta ha suggerito, in tempi recenti, l’ipotesi molto
interessante di una sua possibile preesistenza
come torre di vedetta, inserita tra le torri di
Astura e Capo d’Anzio (Cesare Puccillo, 1990).
Alla morte di Alessandro VI, il forte va ai
Colonna, che in seguito ne subiscono la confi-
sca, passando nelle mani di Paolo IV che nel
1556 ne fa dono ai Carafa.
A seguito della guerra fra Stato Pontificio e
Spagna, fra il 1560 ed il 1563, torna nuovamen-
te sotto il controllo dei Colonna che nel 1564 lo
restaurano. Il 23 settembre del 1594, sotto il
pontificato di Clemente VIII, per i debiti con-
tratti a causa delle campagne militari,
Marcantonio Colonna III e sua nonna Felicia
Orsini vendono il Territorio di Nettuno, Anzio
ed Astura alla Camera Apostolica.
Sotto il papato di Paolo V, 1605 – 1621, nel
forte vengono effettuati importanti lavori: viene
sostituita la copertura del mastio con un tetto a
falde spioventi e abbassato il livello del fossato
lungo il perimetro delle mura, nonché risanate
le stanze del castellano e realizzate nuove porte
e finestre, rientrato tra i possedimenti della
Camera Apostolica diviene una importante
difesa litoranea dello Stato Pontificio.
Annesso al governo italiano nel 1870, viene
nuovamente ristrutturato nel 1876 e visitato da
Giuseppe Garibaldi.
In seguito, caduto in rovina, invaso dai rovi e
quasi inabitabile, viene acquistato da un farma-
cista per circa quaranta mila lire, quindi nel
1920, diviene proprietà del barone Alberto
Fassini Camossi che lo fa rimodernare perden-
do la sua caratteristica di presidio militare e
divenendo, per opera dell’architetto Busiri Vici,
una lussuosa abitazione.
La trasformazione comporta l’alterazione di
numerosi ambienti e dei portici del cortile, oltre
la creazione di un giardino nell’area dell’antico
fossato.
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A
LBERTO
S
ULPIZI
La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda
le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia.
Jean Cocteau
Amo la vita semplice d lle cose
Sergio Corazzini