P. Anesi: Villa Corsini, Anzio, 1746.
J.J.Frey: Acquedotti nella campagna, Roma 1865.
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L’O
TTOCENTO
Vincenzo Monti
La Terra di Nettuno, all’inizio del secolo, faceva parte del vasto ter-
ritorio dello Stato della Chiesa, prossimo a Roma, chiamato
“Comarca” e successivamente Agro Romano o Campagna Romana.
Tutto questo territorio è stato ben descritto dai vari viaggiatori e
pittori che percorrevano il circondario di Roma, allora terra della soli-
tudine e del silenzio, fatta di paludi, prati, ampie distese disabitate,
punteggiate da ruderi d’acquedotti, torri, boschi inaccessibili, burroni
scoscesi. A popolarlo erano più bufali e pecore che non uomini. Pur
tuttavia la luce e i colori di queste terre affascinarono un po’ tutti gli
artisti nella prima metà dell’Ottocento, creando forti emozioni e sug-
gestioni incomparabili, soprattutto per chi proveniva da città ormai in
piena civiltà industriale.
La popolazione di Nettuno e Porto d’Anzio, che nel 1782 era com-
plessivamente di 1.757 abitanti, iniziava gradualmente ad aumentare,
rispecchiando la tendenza demografica dei territori dello Stato
Pontificio nei quali si manifestava un incremento, sia pure lento e
discontinuo, per poi diminuire successivamente, a causa di una crisi
agricola, durante il periodo bellico napoleonico.
La Rivoluzione francese aveva trovato in Italia numerosi sostenito-
ri, specialmente tra i ceti borghesi, che si erano uniti con entusiasmo
alle idee rivoluzionarie. Negli anni successivi, però, la campagna anti-
religiosa e il terrore avevano prodotto un sentimento antifrancese nel
popolo. E’ in questo quadro che s’inserisce la discesa di Napoleone
Bonaparte in Italia.
In questo periodo Nettuno e Porto d’Anzio sono pienamente coin-
volte nelle vicende politiche dello Stato della Chiesa; dopo la procla-
mazione della Repubblica romana, un distaccamento repubblicano
crea un quartiere generale a Villa Corsini in Anzio e subisce i continui
C. Eckardt: Nettuno 1874.
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