nell’
Autoritratto
con i
simboli della vanità
del 1651 di David Bailly, nei quali
è raffigurato in primo piano, ad ammonimento della morte, un teschio
umano; nonché le atmosfere melanconiche e notturne proprie di certa
poesia medio e tardo Barocca di tono concettistico, eppure nello stes-
so tempo sentita e partecipata, del Cardinale Giovanni Delfino
(Venezia 22 aprile 1617- Roma 1699), la cui vita, per l’avvicendarsi di
momenti laici ed ecclesiastici, tanto rassomigliò all’altra del più giova-
ne concittadino, Cardinale Marco Antonio Francesco Barbarigo
(Venezia 16 marzo 1640 (Montefiascone 26 maggio 1706), il quale ebbe
una importanza fondamentale nella vita di Lucia Filippini, e che, tra-
sferitosi a Roma al seguito dell’altro suo concittadino Cardinale
Gregorio Giovanni Gaspero Barbarigo (a questi Paolo Segneri dedicò
la seconda edizione, nel 1684, dei suoi
Panegirici Sacri
) in occasione del
Conclave del 1676 in cui fu eletto Innocenzo XI, soggiornò su esplici-
ta richiesta del papa appena eletto, prima che gli venissero affidate le
Diocesi di Corneto e Montefiascone, nella città santa nella quale, a
opera di alcune figure prestigiose nel campo della cultura, quali
Sforza-Pallavicino, Maffeo Barberini, Virginio Cesarini, Francesco
Caetano, Giovanni Cristoforo, Giovan Battista Ciampoli, Daniello
Bartoli, Paolo Segneri e Andrea Sacchi, si era sviluppata quella corren-
te poetica e artistica di moderato Barocco che aveva preso le mosse da
Campanella del commento ai
Poemata
di Maffeo Barberini e della
Poetica
, corrente che da Roma, passando per la Toscana e la Liguria,
arrivò sino a Venezia.
A tale secolo si oppose, appunto, il 1700, il secolo della ragione che
in Italia, colle personalità di Muratori, Giannone, Vico, anticipò la
nascita di un nuovo modello di cultura critica, orientata all’azione pra-
tica, alla pubblica utilità, che da lì a breve fu la caratteristica della
Bildung
europea e che trovò piena fortuna ed espressione nell’opera
degli Illuministi francesi. Insomma il 1700 fu il secolo che segnò la
nascita di un nuovo modello culturale il quale, dagli anni ’30 in poi,
conquistò vaste adesioni sulla scena mondiale e segnò in modo decisi-
vo l’evolversi delle vicende storico-politiche, etico-morali, di pensiero
e di costume del mondo occidentale tutto, e quindi di Nettuno, certa-
mente non estranee le idee della Rivoluzione Francese, che nel frattem-
po andavano favorendo e diffondendo una nuova laica
Weltanschauung
, quale emblema di una definitiva e più matura moder-
nità che produsse una consequenziale pratica politica la cui forza
modificatrice non risparmiò certamente neppure lo Stato pontificio
governato da Pio VI, papa Braschi, l’iniziatore, nel 1777, della bonifica
della palude pontina, vicinissima confinante con il territorio nettunese.
Pio VI dapprima perdette tutti i possedimenti in Francia che gli
furono confiscati dai rivoluzionari i quali non contenti bruciarono il
suo ritratto nel Palazzo Reale di Parigi e, poi, nel 1796, fu costretto, da
Napoleone che aveva invaso l’Italia, all’umiliante armistizio di
Bologna, con cui dovette cedere Bologna, Ferrara e Ancona, nonché
versare 21.000.000 di scudi e consegnare numerose opere d’arte.
Quando Pio VI si alleò con l’Austria al fine di dar vita a una coalizio-
ne contro la Francia, Napoleone, a sua volta, si unì in un patto politi-
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Stoskopff, Vanitas, 1630,
Basilea, Kunstmuseum.
Papa Pio VI.
D
AL
C
INQUECENTO AL
S
ETTECENTO